giovedì 19 novembre 2009

Si stanno succhiando l'acqua


POST
in
aggiornamento
permanente
sull'acqua
bene
pubblico
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A TORINO l'acqua
rimane
pubblica
.
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20
Marzo
2010
Manifestazione nazionale a Roma
Per la ripubblicizzazione dell’acqua
L'appello organizzativo su:
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19/11/09
A Parigi dal 1° gennaio 2010, dopo 25 anni di gestione privata, la gestione delle acque ritornerà pubblica al 100%. Il sindaco Bertrand Delanoë ha preso la decisione di ritornare ad una gestione idrica pubblica e di non rinnovare i contratti di distribuzione e fatturazione delle acque parigine alle multinazionali francesi Veolia e Suez, in scadenza il prossimo 31 dicembre. Dal 1° gennaio 2010 sarà un Ente di diritto pubblico che si chiamerà EAU DE PARIS che si occuperà dalla erogazione alla fatturazione, ed il Comune risparmierà 30 milioni di euro l’anno. La Francia che per prima iniziò a privatizzare ora torna a municipalizzare; in Italia facciamo il contrario, come al solito ultimi e senza avere imparato nulla dagli errori dei primi (f.z.)
notizia dle Comune di Parigi riportata suhttp://www.ciaccimagazine.org/?p=2559
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Nella serata del 18 novembre 09 TG1 e TG2 delle 20,00 e delle 20,30 sono arrivati al più alto livello di disinformazione: non hanno dato informazione sul voto di fiducia del Parlamento sul decreto che contiene la privatizzazione dell'acqua. E' evidente che i due TG hanno fatto la scelta di non parlare di privatizzazione dell'acqua durante la fascia di massimo ascolto. Nella mattinata del 19 il decreto è stato approvato, la Lega nord che si opponeva a queste misure si è limitata solo a una poco significativa contrarietà e nel contempo ha votato per la sua approvazione.
un link sull'approvazione del decreto
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Nelle giornate del 18 e 19 novembre in borsa si è concentrata una vasta speculazione sulle società che si occupano di acqua:
18 novembre 09
il titolo Acque potabili è salito in un solo giorno del +21,19%;
il titolo Mediterranea acque è salito i in solo giorno del +14,22%
a fronte di una giornata negativa per tutti i titoli del listino azionario che ha fatto registrare un -0,22%.
19 novembre 09 ore 13.00
il titolo Acque potabili è salito in un solo giorno del +27,93%;
il titolo Mediterranea acque è salito i in solo giorno del +15,56%
a fronte di un dato negativo per tutti i titoli del listino azionario che ha fatto registrare un -1,34%. (f.z.)
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Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua - Documento Appello

http://www.acquabenecomune.org/spip.php?article6760
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Appello di padre Zanotelli
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(immagine – “teschio 1 a” tecnica mista © liborio mastrosimone http://libomast1949.blogspot.com/ )
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Nel commento al post, sotto allegato, fatto pervenire da Libomast si descrivono gli effetti operativi della privatizzazione a Caltanissetta e in alcuni comuni della Sicilia - si riportano i link proposti per facilitare la consultazione immediata

martedì 17 novembre 2009

Porco mondo o mondo cane, deludenti i risultati del convegno Fao di Roma


17/11/09

Riguardo al convegno della FAO a Roma possiamo dire: porco mondo o mondo cane? Né l’uno e né l’altro, perché i porci e i cani sono innocenti.
Ma gli uomini sono colpevoli perché dotati di quell’accidente chiamato intelligenza.

Non si capisce perché di fronte al problema della fame nel mondo l’intelligenza scompare: restano le sceneggiate dei leader, le chiacchiere e perfino le barzellette
Come si può accettare che si parli di dimezzamento del problema della fame del mondo a partire dal 2015? Appena arriva mezzogiorno tutti ci prepariamo per andare a mangiare. Possiamo accettare che ci dicano: oggi non si magia, prova a tornare nel 2015 e forse ti diamo mezzo piatto di riso?
Per arrivare almeno al dimezzamento entro il 2015, il segretario generale della Fao nel convegno, ha ribadito la necessità di investire 44 miliardi di dollari l'anno per lo sviluppo agricolo nel Sud del mondo, una piccola somma rispetto ai 365 miliardi di dollari destinati nel 2007 dai Paesi Ocse a sostegno dei rispettivi agricoltori e ai 1.340 miliardi di spesa militare registrata nello stesso anno. Se confrontiamo questa necessità con il piano di stanziamento di 20 miliardi di dollari in tre anni predisposto dal G8 dell'Aquila è veramente poca cosa. Allora al Convegno non si sono trovati neanche i fondi per il dimezzamento entro il 2015.
E’ un problema irrisolvibile? Il Papa nel suo intervento ha detto : "E' necessario maturare una coscienza solidale, che consideri l'alimentazione e l'accesso all'acqua come diritti universali di tutti gli esseri umani, senza distinzioni né discriminazioni". Ed ha concluso l’intervento dicendo: "Non è possibile continuare ad accettare opulenza e spreco, quando il dramma della fame assume dimensioni sempre maggiori!".
Tanto per parlare di spreco si possono citare i dati diffusi dalla Coldiretti (nella stessa giornata era in atto a Roma una protesta degli agricoltori italiani): nei paesi sviluppati ben il 30 per cento del cibo acquistato finisce nella spazzatura, solo in Italia restano invenduti nei retrobottega dei punti vendita 240mila tonnellate di alimenti per un valore di oltre un miliardo di euro, che potrebbero sfamare 600.000 cittadini con tre pasti al giorno per un anno. Ad essere gettati nel bidone sono non solo gli avanzi quotidiani della tavola ma anche prodotti scaduti o andati a male come frutta, verdura, pane, pasta, latticini ed affettati.
Bene quello che ha detto il Papa e bene quello che hanno detto gli agricoltori, ma su spreco ed opulenza è opportuno fare chiarezza, come è opportuno fare qualche precisazione sulle responsabilità.
La riduzione individuale dello spreco delle famiglie occidentali non si traduce automaticamente in alimenti che possono arrivare a chi soffre la fame. Se una casalinga individualmente sta attenta al consumo ed evita sprechi quotidiani ci sarà un riflesso positivo nella sua economia domestica ma non si traduce immediatamente in cibo per gli affamati dell’Africa, a meno che versa in un c/c destinato a una qualche società umanitaria tutto il risparmio degli sprechi. Come non possiamo risolvere i problemi della fame nel mondo con gli avanzi e i cibi scaduti.
La riflessione sugli sprechi deve sicuramente portarci a comportamenti più corretti all’interno delle nostre economie per evitare assurdi sperperi; ma la questione non si traduce in una automatica risoluzione del problema della fame nel mondo.
Riguardo poi all’opulenza occorre veramente chiarezza; l’opulenza non può essere considerata quella di un impiegato americano che si trangugia tre panini con l’hamburger e due coca cola; quella non è l’opulenza, è solo l’effetto della miseria di un povero disgraziato che comincerà ad ingrassare e si rovinerà il fegato.
La vera opulenza è quella dei ricchi occidentali ed orientali che frequentano i migliori ristoranti e che curano l’immagine con diete appropriate; si spostano in auto di lusso tra i migliori hotel, approdano con le loro barche e con i loro harem in porti esclusivi, spostano i loro capitali da una banca all’altra per tutti gli angoli del mondo o si fanno una banca per conto loro.
Occorre guardare con chiarezza alla “soverchieria” che domina il mondo e indicare con chiarezza le responsabilità. La concentrazione della ricchezza e la continua imitazione dei ricchi nei loro comportamenti è il tarlo che sta distruggendo l’umanità; la distrugge nel fisico e la distrugge nei sentimenti.
La chiesa ha un esempio da seguire: San Francesco, può mettersi subito all’opera.
Gli uomini di cultura hanno la responsabilità di non sollevare ogni giorno sul piano culturale il problema della fame e della soverchieria e si dedicano solo alle loro fisime esistenziali.
I politici debbono considerare che sono loro i primi responsabili tecnici della fame nel mondo, il loro operare e il loro non operare ha un riflesso diretto e immediato. La questione fame nel mondo va posta come il primo dei problemi da risolvere da ora, e non rinviabile al 2015. Non si tratta di utopia, si tratta di necessità.
I politici debbono individuare energie e metodi e non può bastare un periodico convegno annuale di un qualche organismo internazionale.
C’è il primo aspetto urgente di derrate alimentari da reperire e distribuire insieme all’aiuto sanitario, e tale aspetto va legato ad almeno altri due aspetti:
- istruzione e tecnologia per avviare centinaia di migliaia di piccole imprese agricole
- fare in modo che gli aiuti in denaro non vadano a foraggiare gruppi di affaristi locali.
Può bastare un fondo mondiale alimentato da una sorta di Tobin tax (giusto come la prevedeva lo stesso premio nobel).
Può bastare un cinque per mille in tutti i paesi ricchi, destinato veramente ed esclusivamente al problema della fame.
Può bastare che per un solo anno non si spenda per armamenti e si è risolto il problema della fame nel mondo; non ci sono attenuanti. Mondo boia!
francesco zaffuto

questo argomento è stato trattato in questo blog anche con i post

UN ALTRO G20 in Scozia, le exit strategy e le pia...ghe umane

OBAMA - AFRICA - G8

Tra noi: uno su sei non mangia

Dove non c’è crisi: intermediazione bancaria nel c... commercio armi

Draghi: la crisi si abbatte sui paesi poveri

(immagine – “l’età dell’argento” acquarello © francesco zaffuto link dalle Metamorfosi di Ovidio)

venerdì 13 novembre 2009

Il ponte, il terremoto e i trasporti in Sicilia

http://nuovosoldo.wordpress.com/2010/01/15/ponte-stretto-corte-dei-conti-verificare-fattibilita-e-traffico/
IL POST DEL 13/11/09
Il 6 novembre 09 il Cipe (comitato interministeriale per la programmazione economica)
ha dato il via al progetto già deliberato con il decreto legge n.78/2009 per il ponte sullo Stretto di Messina, parte di conseguenza l’investimento di 1.300 milioni di euro (è la prima trance dei 6 miliardi di euro previsti). Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Altero Matteoli, ha annunciato che i lavori del Ponte sullo Stretto di Messina inizieranno il 23 dicembre di quest'anno. (nota aggiornamento: ora si parla del dicembre 2010)

L’8 novembre 09 due scosse di terremoto, la prima di magnitudo 3 e la seconda di magnitudo 4.2, sono state registrate in Sicilia . A tremare è stata la faglia sismica che attraversa i Nebrodi, nella zona nord-orientale della Sicilia. I Nebrodi sovrastano la provincia di Messina. Questo terremoto non ha fatto danni di rilievo e vittime, quindi non ha raggiunto le prime pagine dei giornali, meno male. Ma in ogni caso dà il segnale del continuo spostamento di una faglia sismica nelle vicinanze di Messina.
L’accostamento di queste due recenti date può sembrare arbitrario allo scopo di diffondere un allarmismo ingiustificato per portare avanti la campagna contro il ponte sullo Stretto. Ma il terremoto recente ha dei precedenti storici di notevole portata: il terremoto del 1908 distrusse quasi interamente la città di Messina.

La Calabria meridionale e l'area dello Stretto di Messina sono zone ad elevata sismicità; risultano infatti colpite da almeno 8 eventi sismici di magnitudo pari o superiore a 6 in epoca storica.
Il ponte sarà costruito nella zona più sismica d’Italia.

Il ponte è previsto a campata unica, una struttura lunga 3660 m, la parte in sospensione chiamata luce centrale sarà di 3300 m. sarà largo 60 m e conterrà in tutto 6 corsie autostradali (3 per senso di marcia) e 4 corsie ferroviarie.
Il sistema di sospensione della trave sarà costituito da 4 enormi cavi del diametro di circa 1,24 m, disposti su due coppie a una distanza di 52 m che saranno lunghi ciascuno 5.300 m e partiranno da due ancoraggi (in Sicilia e in Calabria) su due torri alte 376 m l'una (più dell'Empire State Building di New York).
I progettisti assicurano che il ponte di Messina sarà in grado di resistere ad un sisma pari a una magnitudo di 7,1 gradi della scala Richter e di affrontare venti con velocità superiore a 216 chilometri all'ora, avrà una vita di servizio di 200 anni.

In teoria dovrebbe resistere anche ad un terremoto equivalente a quello del 1908 che fu proprio di magnitudo 7,1 gradi Richter. Nel progetto questa indicazione pare inserita allo scopo di rassicurare, non è facile accertarsi su tale impatto trattandosi di un’opera che non ha precedenti in tutto il mondo, i ponti esistenti hanno campate di gran lunga inferiori e sono costruiti in zone che non hanno le stesse caratteristiche di sismicità. Il dato di tale sicurezza è pertanto solo un’ipotesi.

Il ponte è un’opera per accreditare alla Storia un Faraone, poi se il tempo lo conserverà, come la piramide di Cheope ancora in piedi o come il Colosso di Rodi di cui non si ha più traccia, lo potranno valutare i posteri.
Riguardo al presente abbiamo gli interessi delle aziende che lucreranno in questa attività e l’interesse dei politici che vogliono presentarsi come realizzatori di grandi opere per i siciliani e i calabresi, magari a furia di dirlo ci credono pure loro.
Ci sono opere meno rischiose, meno faraoniche, meno costose, ma sicuramente più urgenti per la Sicilia e la Calabria. L’elenco delle priorità è stato fatto più volte dalla sicurezza all’acqua, dalla gestione dei rifiuti alla messa agli interventi per evitare frane. Ma restando sullo stesso tema dei trasporti possiamo citare il necessari interventi per l’autostrada Salerno-Reggio e il necessario ammodernamento del trasporto ferroviario in Sicilia che è attualmente catastrofico.
Se esaminiamo il collegamento di Messina con le altre principali città della Sicilia, sulla base degli orari di Trenitalia, tranne la tratta elettrificata tra Messina e Catania che richiede pur sempre ore 1 e 40 minuti abbiamo i seguenti dati:
Messina – Palermo treni con orari previsti dalle 3 ore e 15 minuti alle 4 ore
Messina – Caltanissetta treni con orari previsti dalle 4 ore alle 4 ore e 45 minuti
Messina – Agrigento treni con orari previsti dalle 4 ore e 45 minuti alle 5 ore e 30 minuti
Messina – Trapani treni con orari previsti dalle 6 ore e 19 minuti alle 6 ore e 45 minuti
Messina – Ragusa treni con orari previsti dalle 5 ore e 42 minuti alle 11 ore e 51 minuti
Messina – Gela treni con orari previsti dalle 3 ore e 44 minuti alle 5 ore e 30 minuti
Messina – Modica treni con orari previsti dalle 5 ore e 15 minuti alle 7 ore e 15 minuti
Messina – Sciacca non ci sono collegamenti ferroviari
Questi gli orari ufficiali, ma se si considera che trattasi di ferrovia con un solo binario, spesso le coincidenze comportano notevoli ritardi. Se andate in Sicilia e dite che per spostarvi state utilizzando il treno vi prendono in giro.

Allora, che senso può avere percorrere lo stretto con il ponte in soli tre minuti per poi impiegare da Messina ad Agrigento, ad essere fortunati, ben 5 ore?Ponte no grazie; ma occorrerebbe evitare che si comincino a spendere i soldi; una volta iniziata la macchina degli appalti sarà capace di succhiarsi tutti i 6 miliardi di euro anche senza realizzare un bel nulla (sicuramente da qui al 2016, data prevista per la realizzazione, riusciranno a spendere molto ma molto di più degli stessi 6 miliardi).
Certo queste posizioni espresse in questo post possono sembrare oscurantiste di fronte ad un’opera di ingegneria che sfida il vento e i terremoti.

francesco zaffuto
immagine, mappa sismica epicentro terremoto di Messina del 1908
Intervento dell'Architetto Giovanni Sirna pervenuto via mail
Ho letto la tua riflessione sul ponte ed anch'io sono molto perplesso sulla decisione del CIPE di autorizzare il primo lotto di spesa. Nutro parecchie riserve sull'effettiva utilità logistica del ponte, qualcuna meno sulla realizzazione tecnica. Maggiori perplessità le ho anche per le opere connese al ponte, (raccordo feroviario interrato per Messina, nuova stazione ferroviaria a sud della città - Tremestieri-, raccordo con le linee ferroviarie ed autostradali per Catania e Palermo)di cui poco si parla e che richiederanno ulteriori significativi finanziamenti. Peraltro, non mi risulta che ci sia ancora un progetto esecutivo del ponte (senza il quale non è possibile fare alcuna credibile verifica d'impatto ambientale). che verosimilmente vedrà la luce solo dopo l'incasso dei fondi autorizzati dal CIPE. Nel complesso sono molto perplesso su tutta la faccenda relativa al Ponte sullo stretto; credo ci siano altre opere più urgenti da realizzare....prime fra tutte la messa in sicurezza del territorio ed il rifacimento/manutenzione degli impianti idrici e di depurazione delle acque.

Si inserisce di seguito il commento di Libomast per rendere operativi i link allegati
Sono d’accordo con te, il post è molto interessante e ben fatto.
Questo è un argomento scottante che interessa e divide non solo i Siciliani e i Calabresi, ma anche il resto degli italiani.
Tratti in modo elegante la questione economica che è molto più grave di quella che descrivi.
Per quanto riguarda il lato economico, credo che andrà a finire come per il tunnel della Manica e tutte le mega strutture simili distribuite nel mondo che lavorano in perdita.
Ti rimando ai seguenti post :
Mario Tozzi e il ponte sullo stretto
http://www.youtube.com/watch?v=eZ5H3yra9J0

Il ponte sullo stretto
http://santagatando.wordpress.com/2009/04/02/il-ponte-sullo-stretto-4/

ma sono di parte…… allora vai

http://www.osteriapadana.net/articoli.php?view=75

Recensione L'Atlante geologico d'Italia
Una grande forra sottomarina grande quanto il canyon del Colorado nel golfo di Napoli fra Capri ed Ischia profonda più di mille metri, il lento sollevamento dell'arco alpino che a tratti provoca frane grandiose, strutture geologiche derivanti dalla rottura superficiale della crosta terrestre presso Messina, oppure l'insieme dei sette vulcani che nel tempo hanno costituito l'unico edificio vulcanico dell'Etna, sono solo alcuni degli esempi macroscopici che attirano l'interesse del lettore scorrendo le pagine dell'affascinante atlante “Mapping Geology in Italy” pubblicato dal Servizio Geologico d'Italia presso l'APAT, l'Agenzia nazionale per la Protezione dell'Ambiente e per i Servizi Tecnici ed edito da S.EL.CA di Firenze.

Aspetti geologici e di stabilità per il Ponte sullo Stretto di Messina
Conclusioni
Lo studio sulla stabilità del versante calabrese interessato dal costruendo Ponte sullo Stretto di Messina, eseguito nel
presente lavoro indica che, in caso di sisma di particolare energia, la struttura potrebbe essere coinvolta in fenomeni gravitativi di importanti dimensioni. Articolo completo su:

http://www.geoitalia.org/upload/home_page/giornale_di_geologia_applicata/GGA.2006-03.0-11.0104.pdf

Ponte, a dicembre il primo cantiere in Calabria
http://www.terrelibere.it/terrediconfine/3858-ponte-a-dicembre-il-primo-cantiere-in-calabria

VERITA' riguardo al ponte sullo stretto di Messina
http://www.youtube.com/watch?v=d1HQiIPkg1c

Report - Ponte sullo stretto di Messina
http://www.youtube.com/watch?v=eHUItU4Sze8

Adesso un mordace momento ludico.
Ficarra e Picone
http://www.youtube.com/watch?v=ZWLoDZidRvg

Come lo vede il novello MOSE’
Il Ponte sullo Stretto di Messina

http://www.youtube.com/watch?v=KAxvtMdMWjA



Per finire la mia opinione.
Quando frequentavo le elementari non erano necessari tanti libri, avevo solo un sussidiario ( per le nuove generazioni “Internet “ senza né alimentatori né rete) dove c’era tutto lo scibile umano, tra questo ricordo la parte dedicata alle leggende una di quelle che mi ha profondamente colpito è stata quella di “Cola pesce”, pertanto ti propongo qualcosa che ho trovato, oggi, su internet.

http://free.imd.it/colapesce/Home.htm

In particolare da leggere “ Cola è stancu e a terra trema” in alto a destra

http://free.imd.it/colapesce/PaginePrincipali/terratrema.htm

La leggenda di Colapesce

http://www.youtube.com/watch?v=_8HVVetmjH4

Colapesce
http://www.youtube.com/watch?v=Z6dpjocJhIM

La leggenda di Cola Pesce di Italo Calvino
http://www.youtube.com/watch?v=_xCt_RVlgWI

Otello Profazio - Cola Pesce
http://www.youtube.com/watch?v=BXOqFD9Szwk

Da quanto sopra si evince che non condivido la realizzazione del ponte, perché il Governo demanderebbe il compito di sorreggere la colonna rotta, delle tre su cui appoggia la Sicilia, al ponte e ai suoi mega cavi di acciaio e pensionando Cola pesce ( la natura ).

lunedì 9 novembre 2009

Scorciatoie e discipline


09/11/09
L’intervento di Ernesto Galli della Loggia sul Corriere di domenica 8 novembre 09 sull’insegnamento di Cittadinanza e Costituzione ha invitato ad un’attenta riflessione sulla scelta di introdurre un’apposita materia nella scuola (di ogni ordine e grado) avente per scopo quello di educare il cittadino ad essere rispettoso dei principi della Costituzione.
Condivido le preoccupazioni di Galli della Loggia. Con l’ora di Cittadinanza e Costituzione si può creare l’ennesima educazione di tipo comportamentale (come quella alla salute, quella stradale, quella ambientale, etc) contribuendo a snaturare il compito della scuola, ridotta sempre più a un“erogatore” di servizi vagamente educativi; questo l’insegnamento può anche assumere un connotato “etico” astratto e privo dei legami con le discipline.
Aggiungerei che nella scuola lo studio della Costituzione è definibile in precisi ambiti disciplinari:
- la Storia – poiché alla Costituzione italiana si arriva tramite un processo storico complesso costato sacrifici e vite umane;
- la Filosofia – poiché si arriva alle carte costituzionali attraverso il grande travaglio delle idee;
- il Diritto pubblico – poiché il diritto costituzionale è parte sostanziale di tale disciplina.
Nelle scuole superiori non ci possono essere dubbi, le discipline esistono, sono ben definite, ed esistono docenti in grado di insegnarle. E’ compito del Ministro indicare quanto tempo dedicare a queste discipline nei diversi licei, e negli istituti tecnici e professionali. Ma l’ultima riforma della scuola superiore non ha preso in considerazione l’insegnamento del Diritto pubblico e anche lo studio della Storia e della Filosofia, che in un primo tempo la riforma Moratti aveva posto in evidenza, è stato subito ridimensionato. Parlare di educazione alla Costituzione per le superiori al di fuori delle tre discipline è solo una stupida scorciatoia di indottrinamento che serve a ben poco e che può solo tediare gli studenti.
Per le scuole medie inferiori è l’insegnate di Italiano e Storia che ha il compito di introdurre la conoscenza di alcuni aspetti della Costituzione; specialmente quegli aspetti che portano a consolidare il rispetto dell’uomo. Nelle elementari sarà compito del maestro trovare aneddoti e parabole che portano al rispetto del prossimo senza arrivare alla lettura arida di articoli e norme.
francesco zaffuto

La mollica di pane e il grande collisore adronico



09/11/09


L’acceleratore nucleare, costruito per sperimentare il Big Bang si blocca un’altra volta.


Pare che sia stata una mollica di pane.
Come sia finita dentro gli ingranaggi è un mistero, ma durante una ispezione si è scoperto che aveva messo fuori uso una delle unità esterne di raffreddamen­to che mantengono la tempera­tura a 1,9 gradi sopra lo zero as­soluto.

Il grande collisore adronico, Large Hadron Collider, LHC, è situato in un tunnel lungo 27 chilometri, a 50 metri nel sottosuolo della frontiera franco-svizzera. Costo 6 miliardi investiti da venti paesi europei, più gli Stati Uniti. Collaborano i più quotati fisici internazionali e circa 2000 addetti, una specie di grande affare che comporterà prestigio per i ricercatori, potenza per gli stati che hanno investito, soddisfazione per tutti i comuni mortali che sfioreranno le capacità di Dio.

Con questo acceleratore si vogliono ricreare le condizioni che esistevano all’inizio del mondo, il microcosmo di violente collisioni che si produssero un picosecondo dopo il "big bang". Nella macchina circoleranno fasce di particelle (protoni) ad una velocità prossima a quella della luce (99,999991% di velocità della luce): 11.000 rotazioni al secondo dentro al tunnel. Si pera di trovare il bosone di Higgs, una particella che non è mai stata individuata, ma solo ipotizzata dallo scienziato scozzese Peter Higgs e che sarebbe responsabile di aver dato materia a ogni altra particella esistente.

Prima del settembre 2008, alcuni scienziati che non partecipano al programma avanzano delle preoccupazioni con un ricorso alla Corte di Strasburgo, temono che l'esperimento possa andare ben oltre le aspettative e creare effettivamente un mini “buco nero” che può crescere di dimensioni e potenza fino a risucchiare dentro di sé la Terra. Questi scienziati, guidati da Markus Goritschnig, chiedono alla Corte di sospendere l’esperimento perché in violazione dell'articolo 2 e dell'articolo 8 della Convenzione europea per i diritti umani, ovvero il diritto alla vita e il diritto al rispetto della vita privata e familiare.

Gli scienziati interessati all’esperimento hanno sostenuto non poteva avere alcuna conseguenza negativa. In una intervista Michelangelo Mangano, fisico nucleare veronese e ricercatore del Cern, così si espresse: «Noi non neghiamo di cercare anche di generare dei buchi neri, ma se anche venissero prodotti, ed è difficile che accada, questi decadrebbero istantaneamente senza conseguenze».

Ma il danno che si può ipotizzare per il pianeta e per tutti gli esseri umani è assolutamente da escludere o è una ipotesi molto remota che può anche accadere come le vincite al superenalotto?
Di fronte un danno come la fine del pianeta, anche una sola ipotesi molto remota non dovrebbe far protendere per la prudenza?

La Corte di Strasburgo si espresse per la continuazione dell’esperimento e rigettò il ricorso, ed è stato un po’ come dire: visto che è molto difficile che possa accadere, continuate pure; preferiamo credere agli scienziati accreditati, voi siete solo una manica di incompetenti e invidiosi; la libertà di ricerca è un bene che deve essere salvaguardato sempre.

Tutti pare dobbiamo sottometterci alla verità scientifica accreditata, anche quando si tratta di sola ipotesi di ricerca. Ad opporsi si rischia di essere indicati come oscurantisti. Non ci sono state grandi opposizioni all’inizio dell’esperimento, non si sono levate indignate proteste da parte di quelle autorità religiose che tanto spesso intervengono sui motivi etici. Stranamente questa volta hanno taciuto o parlato molto debolmente, forse per non rischiare di essere tacciati come oscurantisti o forse perché desiderano al più presto l’arrivo dell’Apocalisse.
Il giorno dell’esperimento nel 2008 (sempre intorno all’11 settembre) solo un maggiore interesse della stampa dopo la decisione della Corte, e presso il Cern di Ginevra si sono accreditati 800 giornalisti da tutto il mondo.

Ma ecco accade l’imprevisto: al momento dell’inagurazione una scintilla, puzza di bruciato, e l’acceleratore è a K.O.; non si avvia, pare un banale errato intreccio di fili e l’esperimento viene rinviato per un anno.

Oggi l’evento misterioso della briciola di pane negli ingranaggi.
Si tratta di sabotaggio interno di qualche scienziato che silenziosamente si oppone o di segnali divini o solo del caso. Cosa è il caso?
Sappiamo ben poco dell’universo che ci circonda, giusta la nostra sete di conoscenza, ma una dose di umiltà ci è forse necessaria per le sorti di questo pianeta e per le sorti dell’uomo.
francesco zaffuto


articolo di Beppe Severgnini 8 novembre 09

http://www.ilgiornaledelfriuli.net/2009/11/08/la-macchina-del-big-bang-si-blocca-e-un-uccellino-con-briciola-di-pane-a-sabotarla/

informazioni sull’incidente del settembre 2008 e sugli scienziati che operano all’esperimento

http://www.swissinfo.ch/ita/scienza_e_technologia/Un_acceleratore_che_accelerera.html?siteSect=511&sid=11198112&cKey=1256725278000&ty=st

informazioni sugli scienziati che hanno avanzato il ricorso alla corte di Strasburgo
http://www.consolelab.net/off-topic/513-nucleare-ginevra-acceleratore-piu-potente-al-mondo.html


(immagine “uomo vulcano” tecnica mista © francesco zaffuto link Uomo vulcano)

domenica 8 novembre 2009

UN ALTRO G20 in Scozia, le exit strategy e le piaghe umane


08/11/09
Brown propone di tassare le transazioni finanziarie che speculano in valuta sul breve periodo (la cosiddetta Tobin tax http://it.wikipedia.org/wiki/Tobin_Tax ) , il gelo di tutti i grandi boccia la proposta fin dall’inizio.
La proposta di Brown anche se non avrebbe eliminato i processi speculativi delle banche, avrebbe almeno fatto pagare alle banche qualcosa per i loro comportamenti speculativi, un qualcosa che poteva essere destinato ai disastri della crisi soprattutto provocati nei paesi più poveri. Allora niente; forse perché la proposta pareva avere il sapore di socialismo, e il premier Britannico è stato indicato dalla stampa internazionale come interessato alla sua campagna elettorale.
Allora quali misure? Sui superbonus da eliminare per i grandi manager delle banche solo timide affermazioni di principio, su una autorità di sorveglianza internazionale di borse e mercati ben poco, sui paradisi fiscali operazioni come quella italiana dello scudo fiscale. Le scelte dei grandi sembrano soprattutto scelte di attesa.

Dalla crisi del ’29 si uscì con qualche misura di controllo del sistema bancario: si operò la divisione tra credito a breve e credito a medio-lungo termine, si volle distinguere tra banche di affari e banche operanti sul credito ordinario, si intervenne con la fondazione d’istituti di credito pubblico. Oggi per la crisi del 2009 si stenta a trovare una via d’uscita ma il ruolo delle grandi banche private sembra più forte di allora ed è capace di condizionare i governi; le grandi banche hanno portato a casa l’aiuto degli stati ma vogliono ritornare a lavoro come se nulla fosse mai accaduto.
Il mercato va pulito dai puri meccanismi speculativi e da titoli di scommessa; il ruolo delle banche è un ruolo d’interesse pubblico anche se viene esercitato dai privati e le banche debbono sottostare a una sorveglianza pubblica; questa sorveglianza pubblica dovrà in gran parte essere assunta da una autorità internazionale.
La crisi in qualche modo sarà superata; è nella natura stessa dell’economia capitalista la ripresa della produzione dopo che è stato distrutta buona parte della stessa produzione, ma ritornare agli stessi meccanismi del passato potrà portare a ventate inflazionistiche e a un possibile ripetersi della crisi fra qualche decennio o anche tra qualche anno.
E’ necessario guardare al mondo con qualche necessaria Utopia per non farlo cadere in un disastro ancora più grande; la necessaria Utopia potrebbe perfino essere condivisa considerato che il mondo è diventato più piccolo e superaffollato di esseri umani. Si può anche arrivare a una moneta unica mondiale e ad un mercato veramente libero ma bisogna farsi carico della fame nei paesi poveri e della disoccupazione nei paesi che vengono chiamati ricchi, perché sono queste le due piaghe più profonde delle crisi e sono le due piaghe più profonde della società umana.
francesco zaffuto
(immagine – “l’età dell’argento” acquarello © francesco zaffuto link dalle Metamorfosi di Ovidio)

venerdì 6 novembre 2009

MAL D’AMERICA: TASSO DISOCCUPAZIONE al 10,2%


06/11/09
Oggi 6 novembre 2009, il Dipartimento del commercio USA ha comunicato i dati della disoccupazione: in ottobre il 10,2%, il tasso più alto dall’aprile 1983
Si sono aggiunti altri 190mila disoccupati, si tratta del 22esimo mese consecutivo di perdita di posti lavoro. Il totale dei disoccupati è salito a 15,7 milioni. Per 5,6 milioni di disoccupati lo stato disoccupazione è di oltre sei mesi.
Chi non ha perso il posto di lavoro si massacra con gli straordinari: la produttività del lavoro è cresciuta del 9,5% nel terzo trimestre 2009, l’incremento maggiore degli ultimi sei anni. Lo ha comunicato Dipartimento del lavoro USA. Risultato dovuto all’incremento della produzione e alla riduzione delle ore complessivamente lavorate. Il costo unitario del lavoro è diminuito del 5,4%.
Le borse (USA ed Europee) che avevano nei giorni scorsi dato dei segnali di ripresa hanno accusato diffuse diminuzioni dopo l’annuncio dei dati sulla disoccupazione americana.
In Italia il Governo per dire che “tutto va bene” ricorre al Superindice dell’Ocse i cui dati sono stati diffusi anche oggi: il superindice dell'area Ocse avanza a settembre di 1,3 punti rispetto ad agosto e di 3,4 punti rispetto allo stesse mese del 2008 a quota 100,6. In Italia l'indice sale rispettivamente di 1,3 e 10.8 punti a 105,6. In Gran Bretagna di 1,7 e 7 punti a 103,9, in Francia di 1,3 e 8,4 punti a 104,6 e in Cina di 1,6 e 7 punti a 103,6. Negli Usa l'incremento e' di 1,4 punti in entrambi i casi a 99,2 punti, in Europa e' di 1,4 e 6,3 punti a 102,7 punti e in Giappone e' di 1,3 e -0,7 punti a quota 98,8.
Apprendere che nel generale malessere stiamo un po' meglio degli inglesi non può essere un grande motivo di soddisfazione.
Gli indicatori economici generali sulla produttività, come il Superindice Ocse, vanno sempre visti in confronto con gli indici di disoccupazione ed è la stessa Ocse che qualche settimana ha fatto previsioni molto negative per la disoccupazione in tutta l’Europa per il 2010, ha previsto che potrà superare il 10%.Si può considerare superata la crisi solo quando diminuirà notevolmente il dato sulla disoccupazione. I governi USA ed europei si sono dati da fare con misure anticrisi ma occorre avere consapevolezza che le misure per la ripresa del lavoro non sono ancora sufficienti.
Non si tratta di essere ottimisti o pessimisti nei confronti della Crisi, occorre guardare agli aspetti più gravi del malessere sociale della crisi economica e cercare di porvi rimedio con misure per la ripresa dell'occupazione e con misure di copertura sociale per la disoccupazione. La disoccupazione è un reale e disperante malessere e non un accademico esercizio di dati; non è tollerabile neanche l'1% dei disoccupati, figuriamoci il 10%.
francesco zaffuto

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giovedì 5 novembre 2009

A venti anni dalla caduta del muro di Berlino


05/11/09
Già la Glasnost e la Perestrojka erano state lanciate da Gorbaciov durante il ventisettesimo congresso del PCUS, nel mese di febbraio del 1986.
Il muro di Berlino era ancora in piedi e nonostante la svolta di Gorbaciov segnava ancora il gelo del passato. A capo della Germania dell’Est c’era ancora in carica Erich Honecker che era stato il principale organizzatore dell'erezione del Muro di Berlino nell'estate del 1961; ma l’avvento di Gorbaciov aveva sicuramente indebolito la sua posizione in seno al Partito comunista tedesco.

La mattina del 1º giugno 1988 le guardie di frontiera dell'area della Potsdamer Platz si trovarono a fronteggiare una "fuga di massa" di più di 200 punk berlinesi dell'Ovest, abitanti della baraccopoli del cosiddetto triangolo Lennè, in direzione di Berlino Est; il fatto assumeva un aspetto paradossale, visto che per trenta anni le fughe erano sempre state verso l’ovest, ma era anche il sintomo di qualcosa che stava rapidamente cambiando.

Cadute, nell’agosto del 1989, le restrizioni di frontiera tra Ungheria ed Austria, nella Germania Est inizia il passaggio dei primi treni provenienti dall'Ungheria e dalla Cecoslovacchia. Il leader della DDR Erich Honecker esce di scena e si dimette il 18 ottobre 1989, la caduta del Muro è un evento atteso ma avverrà improvvisamente e con un’esplosione di gioia

Il 9 novembre 1989, alle ore 18,00 viene recapitata la notizia che tutti i berlinesi dell’Est avrebbero potuto attraversare il confine con un permesso, ma non furono date altre informazioni.
Poco più tardi alle 18,53 il corrispondente Ansa da Berlino Est, Riccardo Ehrman, chiese a Günter Schabowski (dirigente Partito socialista Unitario della Germania Est) da quando le nuove misure sarebbero entrate in vigore e lui risposte “immediatamente”. Le misure tecnicamente dovevano partire dai giorni successivi, ma quella parola “immediatamente” volò con le ali della libertà, decine di migliaia di berlinesi dell’Est, avendo visto l’annuncio di Schabowski in diretta alla televisione, si precipitarono inondando i checkpoint e chiedendo di entrare in Berlino Ovest. Le guardie di confine, disorientate, dopo avere telefonato ai loro comandi aprirono i checkpoint e, considerato l’elevato numero di berlinesi, nessun controllo fu eseguito sull’identità; i berlinesi dell’Est furono accolti festosamente dai berlinesi dell’Ovest, i bar vicini al muro iniziarono a offrire birra gratis a tutti, comincia una grande festa, la demolizione continuerà nei giorni successivi, Berlino diventa una sola grande città.

La caduta del muro è stata nei fatti la caduta finale dello stalinismo, poiché di stalinismo si trattava. Il comunismo nei fatti non è mai esistito; c’è stato un breve tentativo di decollo nell’Unione Sovietica di Lenin, un tentativo molto contraddittorio durato solo pochi anni.
Le tesi di Stalin trionfarono totalmente fin dal 1926, quando il Comitato centrale del Partito si schierò sulle sue posizioni isolando definitivamente Trockij, da allora ebbe inizio il processo di costruzione del socialismo in un solo paese; decolla una società autoritaria e totalitaria in parte disegnata sulla vecchia autocrazia zarista e in parte disegnata sul progetto stalinista.
I nuclei dello stalinismo furono: una società centralizzata e controllata dal partito, un partito controllato dal comitato centrale, un comitato centrale controllato nel fatti dal segretario, uno sviluppo dell’economia sulla base di piani pluriennali centralizzati e traguardi da raggiungere, una industrializzazione forzata, un’agricoltura industrializzata e centralizzata a scapito delle piccole unità contadine, una alfabetizzazione delle masse accanto a una cultura controllata dal partito, un tenere sotto controllo le gerarchie religiose e il fenomeno religioso nel suo complesso, un potenziamento dell’industria bellica, un egualitarismo diffuso accanto a prerogative di vario tipo accordate ai burocrati e ai dirigenti di partito, una persecuzione di ogni dissenso sul piano ideologico e culturale anche portando avanti metodi inquisitori, e sul piano internazionale l’URSS come punto di riferimento della realizzazione del socialismo per tutti i partiti dell’Internazionale. Questo è stato lo stalinismo conosciuto come comunismo e che nei fatti ha distrutto ogni idealità del comunismo.
Il primo nemico di Stalin è costituito dagli stessi comunisti: quasi tutti i rivoluzionari bolscevichi sono stati condannati a morte o a lunghi anni di carcere da Kamenev a Zinov'ev, da Radek, a Sokolnikov, da J. Pjatakov a Bucharin, da Rykov a G. Jagoda, da M. Tuchačevskij a Trockij; e 35.000 ufficiali dell'Armata Rossa.
Il secondo nemico è quella parte del popolo che viene considerata come una malattia da tagliare: si parla di milioni di morti e l’analisi è ancora incompleta; ma anche avvalorando i soli dati minimi degli archivi di stato dell’URSS siamo di fronte a qualcosa di spaventoso, tra il 1937 e il ‘38 ben 681.692 sentenze di condanna a morte, alcune commutate in terribili forme di detenzione nei gulag.
La costruzione dello stato stalinista si basava su questi eventi, ed era ben lontana dagli ideali di uguaglianza e giustizia sociale che affascinavano i comunisti europei che vivevano nelle società democratiche.
Dopo la morte di Stalin, avvenuta nel marzo 1953, sembrò predominante la figura di Lavrenty Beria, il capo della polizia segreta. Diversi esponenti del Comitato centrale, anche per paura di nuove eliminazioni, ostacolarono Beria e appoggiarono Krusciov. Il nuovo Leader al XX Congresso del PCUS il 25 febbraio 1956, demolisce la figura di Stalin e fa luce su buona parte dei crimini delle purghe staliniane. Krusciov cerca di distanziarsi dalla politica di Stalin ma nel contempo vuole mantenere compatto l’Impero sovietico; manda i carri armati a reprimere la rivoluzione ungherese nel novembre del 1956 e nel 1961 approva il piano per la costruzione del muro di Berlino proposto dall’allora leader della Germania Est Walter Ulbricht allo scopo di fermare le ormai massicce emigrazioni clandestine.
Ma i deboli tentativi di apertura all’ovest di Krusciov, la sua politica interna orientata verso il potenziamento dell’agricoltura, i suoi timidi passi verso aspetti di democrazia e la messa in accusa dei metodi staliniani, vengono viste come un pericolo dalla dirigenza burocratica del PCUS e comincia a prepararsi la sua destituzione; si completerà il 15 ottobre 1964 e inizierà l’era di Leonid Brežnev.
Il temuto ritorno ai duri aspetti dello stalinismo non accade; Brežnev pare orientato a tenere stabili gli equilibri di potere all’interno dell’URSS e in politica estera continua con le aperture come quella alla Ostpolitik di Willy Brandt; nel contempo è pronto a intervenire sui paesi dell’est in caso di derive democratiche e pertanto mette fine con i carri armati alla primavera di Praga nel 1968. L’era Brežnev è lunga, pare improntata a un grigio rigore conservativo e dura fino al novembre del 1982.
La breve durata delle meteore Andropov e Černenko non è facile da definire ed ai fini dell’avvio di ipotesi riformatrici tutto pare ricadere su Gorbaciov. Il processo riformatore in URSS viene nei fatti iniziato con forza da Gorbaciov, dal marzo del 1985 è un continuo avvicendarsi di eventi riformatori che travolgeranno successivamente lo stesso Gorbaciov.
L’impero sovietico si sfalda all’esterno: in Polonia i temuti carri armati sovietici non arrivano e nel giugno dell’89 le elezioni concretizzano l’azione di Solidarność; sempre nell’89 l’Ungheria abbandona l’URSS, poi la Cecoslovacchia e la Bulgaria; l’anno della caduta del Muro di Berlino è un anno di svolta definitiva con lo stalinismo in Europa.
Nella stessa Unione sovietica si determina definitivamente la crisi del sistema. L'economia in URSS - tra tentativi di liberalizzazione e resistenze collettivistiche - perde colpi e nell'agosto 1991 gli ultimi stalinisti tentano un colpo di Stato. Gorbaciov è la vittima più importante di quel colpo di stato e viene recluso per tre giorni nella villa presidenziale in Crimea, ma Yeltsin (allora sindaco di Mosca) gli contesta la responsabilità di non avere ostacolato i golpisti. Il 25 dicembre 1991 Gorbaciov si dimette; il partito Comunista viene messo al bando e i suoi beni confiscati. E’ l’ultimo atto dell’URSS che ritorna a chiamarsi Russia. Ma comincia a sfaldarsi anche come vecchia Russia, viene messo in discussione anche l’assetto del vecchio Impero zarista: Ucraina, Georgia, ed anche altri stati ad influenza islamica come la Cecenia rivendicano il ruolo di stati autonomi.

Da quel novembre 1989, ricordato sinteticamente per la caduta del muro di Berlino, sono passati solo 20 anni, la geografia politica dell’Europa è completamente cambiata, sembrano passate diverse generazioni. Gli effetti della caduta del Muro si riversano su tutti i vecchi partiti europei, non è più facile fare appello alle divisioni ideologiche. Anche in Italia gli eventi politici successivi dovranno fare i conti con l’inesistenza del muro e con l’impossibilità di fare appello al pericolo comunista. Achille Occhetto segue l’onda del rinnovamento e il 12 novembre 1989 dà inizio al processo di cambiamento del vecchio PCI, processo che si concluderà con lo scioglimento il 3 febbraio 1991. La stessa crisi del 1992 di tangentopoli non riesce ad essere riassorbita dal sistema politico, il collante dell’anticomunismo è debole perché i comunisti del vecchio PCI sono già svaniti in Italia e di conseguenza la funzione storica della DC scompare, la DC viene travolta dagli scandali e fa la stessa fine dei socialisti. Inizia i processo di sostituzione delle vecchie componenti politiche conservatrici con la costruzione di Forza Italia, movimento politico italiano che vedrà la sua definitiva fondazione il 18 gennaio 1994. La politica di oggi in Italia è un po’ figlia della caduta del muro di Berlino, il presidente Berlusconi spesso paventa il pericolo dei comunisti per raccogliere qualche consenso elettorale, ma i comunisti non ci sono più, e forse non c’erano neanche prima, il primo liquidatore dei comunisti fu il compagno Stalin.
L’Italia ha conosciuto nel drammatico novecento il fascismo, un altro mito del novecento di costruzione di una società autoritaria e totalitaria. Il fascismo cadde per una guerra e per una resistenza portata avanti da comunisti, socialisti e democratici. Il comunismo del dopoguerra in Italia è descrivibile come un comunismo bonaccione improntato alla figura di Peppone che contrasta Don Camillo; ma anche un comunismo ideale di lotta con vittime come quelle di Portella delle Ginestre e di tanti sindacalisti. Una storia quella dei comunisti italiani ben diversa da quella dell’URSS, ma c’erano anche gli incontri internazionali e i convegni con i compagni dell’URSS, e c’era anche il compagno Togliatti che aveva abitato per tanti anni in URSS, che conosceva bene Stalin e il suo modo di costruire il socialismo in un solo paese. Togliatti sapeva anche più di Krusciov ma ben si guardò di parlare di esecuzioni e di gulag; parlò di una Via italiana al socialismo improntata al rispetto delle regole democratiche, poteva dire qualche parola di più su quello che era accaduto e stava accadendo in URSS ma si guardò bene dal farlo. Quando nel 1953 Stalin morì, l’Unità così scrisse: “Gloria eterna all'uomo che più di tutti ha fatto per la liberazione e per il progresso dell'umanità”.

francesco zaffuto

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(immagine “il tramonto dell’ideologia”china © francesco zaffuto link Altre allegorie)

martedì 3 novembre 2009

Corte europea di Strasburgo, crocefissi e politici italiani


03/11/09
Secondo una sentenza della Corte europea di Strasburgo la presenza dei crocifissi nelle aule scolastiche è "una violazione della libertà dei genitori ad educare i figli secondo le loro convinzioni e della libertà di religione degli alunni". Il Governo italiano intende presentare il ricorso e, in caso di accoglimento, il caso verrà ridiscusso nella Grande Camera.
Tranne qualche sparuta voce di plauso dei Radicali e del segretario del Prc Ferrero, la stragrande maggioranza degli esponenti politici di PDL, PD, IDV, UDC, Lega, considerano scandalosa la sentenza della Corte di Strasburgo. La posizioni spesso ripetute sono: “il crocifisso esprime la nostra identità culturale” – “vanno difesi i valori tradizionali e fondanti''. Ma queste posizioni sono contraddittorie sotto un duplice aspetto:
- il simbolo del crocefisso non può essere ridotto a simbolo di una cultura identitaria, è qualcosa di ben più elevato è il simbolo di una religione, di un culto, di Dio che si è fatto uomo;
- la scuola non è un luogo di culto e non è neanche il luogo dove si esprime una cultura identitaria, è il luogo dove si debbono esprimere conoscenza e ricerca in tutti i campi, nel rispetto della libertà di insegnamento.

La Corte di Strasburgo con la sua sentenza penso che abbia voluto evidenziare l’aspetto laico della scuola pubblica. Poteva la Corte di Strasburgo, interpellata su una questione di diritto, esprimersi in modo diverso?
Non mancano chiese nel nostro paese, piccole cappelle, Calvari, dove esporre una croce con tutta la pienezza del suo significato; l'esposizione del crocefisso nelle scuole e negli uffici riduce il simbolo ad una specie di atto burocratico di rispetto delle tradizioni.
francesco zaffuto
Una annotazione del 9 - 11 - 09
Di tutto rispetto le dichiarazioni del Cardinale Tettamanzi sull'argomento, apparse sulla edizione milanese del Corriere (08/11/09):
"Un simbolo non solo confessionale ma umano, la cui eliminazione non rappresenta un passo avanti. Il punto però non è conservare un "simbolo", un oggetto, bensì il modo di viverlo nella realtà. Questo è l'aspetto che dovrebbe essere considerato con maggiore serietà. Mi pare che di ciò si parli poco".
(immagine – “papaveri rossi tra le colonne dell’Acropoli” foto © maria luisa ferrantelli)