sabato 27 febbraio 2010

di non facile comprensione



28/02/10
Checchino Antonini e Piero Sansonetti , uno come giornalista e l’altro come direttore del giornale, sono stati condannati il 9 febbraio dal Tribunale di Roma per diffamazione a una pena detentiva di otto mesi. Il Pubblico ministero aveva chiesto la condanna solo ad una ammenda di 400 euro.
Checchino Antonini, con un suo articolo apparso su Liberazione, riportava le posizioni espresse in sede parlamentare di un senatore del PRC Gigi Malabarba a proposito della decisione del Capo di polizia De Gennaro, di attribuire voti positivi, relativi al 2001, a due funzionari coinvolti nelle violenze di quell’anno al G8 di Genova.
Un pezzetto di quell’articolo o tutto, perché non l’ho ben capito, è riportato su un blog:
http://lavocediroma.blogspot.com/2010/02/condanna-per-diffamazione-sansonetti-e.html

Leggendolo, pare che il giornalista si limitasse a riportare le posizioni di un senatore, condividendole. Ovviamente il senatore non subisce nessuna condanna perché fa politica e non cronaca. La stessa giornalista che riporta l’articolo nel suo blog non si meraviglia del peso di otto mesi di galera.
Mi sorge un dubbio atroce: se io mi mettessi a riportare tutte le frasi di Berlusconi sui magistrati di Milano, dicendo che li condivido, a quali condanne potrei espormi?
E’ difficile vivere oggi la giustizia nel nostro paese?
Allego a questi interrogativi un’immagine della Cattedrale di Notre Dame per trovare qualche plausibile spiegazione.
francesco zaffuto
.
Allego l’appello di solidarietà promosso da “Articolo 21”
L'appello di solidarietà a Checchino Antonini e Piero Sansonetti per la condanna ricevuta
http://www.ilmegafonoquotidiano.it/news/libera-la-cronaca-0
.
Un più dettagliato articolo sull’argomento su
http://www.liberazione.it/news-file/828648215.htm

28 febbraio: naso Moratti o naso Formigoni



28 febbraio stop alle auto

27/02/10

“La qualità dell'aria è migliorata grazie alle politiche di divieti e incentivi messe in campo da Regione Lombardia: anzi, l'andamento del 2010 è il migliore degli ultimi anni". Lo ha detto il naso di Roberto Formigoni, presentando in una conferenza stampa i dati scientifici raccolti dall'Agenzia per la Protezione dell'Ambiente (ARPA). “"L'aria è più pulita – prosegue il naso di Formigoni - al di là di quanto sostengono alcune centrali allarmistiche, smentite dai dati scientifici resi noti oggi".
http://www.cittaoggiweb.it/cronaca-del-territorio/25-02-2010/Smog-dati-Arpa-Formigoni-aria-piu-pulita_28537.html
Nonostante ciò il naso della Moratti pare allarmato, si consulta con il naso di Chiamparino, e parte una iniziativa che va oltre la stessa Lombardia. Giorno 28 febbraio ci sarà lo stop alle auto in circa cento comuni di Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, una specie di stop della Padania. L’adesione alla domenica senza smog, anche se diffusa in tutto il nord, non coinvolge certo tutti i comuni vicini a Milano e Torino, grazie alla poca collaborazione di nasi come quello di Formigoni.
http://www3.lastampa.it/torino/sezioni/cronaca/articolo/lstp/143472/
I nasi della Lega Nord si sono opposti all’iniziativa Moratti-Chiamparino, liquidandola: "è inutile e penalizza chi lavora". Ma fino ad ora cosa c’è stato di utile da parte degli amministratori? Non certo l’Ecopass di Milano, che si è rivelato solo uno strumento di incasso di denaro con la licenza di continuare ad inquinare. Ma anche le idee brillanti di Moratti e Ciamparino sono improntate agli incassi, vogliono proporre una tassa di circolazione sulle tangenziali che poi dovrebbe essere devoluta ai comuni per iniziative antinquinamento.
Intanto per quello che riguarda i nostri nasi, nonostante i progressi di cui parla Formigoni: dall’inizio dell’anno a Bologna ci sono stati 28 sforamenti dei limiti per i livelli di Pm 10. A Brescia, Monza e Milano hanno già superato il limite consentito di 35 giorni. Otto città hanno superato i 30, tra queste Padova e Torino.
francesco zaffuto
(immagine “divagazioni su “il naso” di Gogol” biro e matita © francesco zaffuto)

mercoledì 24 febbraio 2010

Condannati 3 dirigenti Google per mancata censura


24/02/10
La condanna è stata di sei mesi di galera ed è stata inflitta dal Tribunale di Milano nell'ambito del procedimento avviato nel capoluogo lombardo dopo la diffusione in rete, nel 2006, di un video in cui un giovane disabile di Torino veniva vessato dai compagni di scuola.
Si tratta di una sentenza che non ha precedenti in occidente ed è stata stigmatizzata dall’ambasciata americana.
la notizia è reperibile su:
http://www.adnkronos.com/IGN/News/Cronaca/Video-choc-condannati-3-dirigenti-Google-Ambasciatore-Usa-negativamente-colpiti_49854537.html

Il video era indubbiamente lesivo della dignità di una persona debole; la persona diventava vittima di uno spregiudicato atto di teppismo; il video incitava in qualche modo alla emulazione di atti nefandi.
Sorgono alcuni interrogativi.
Si può considerare un compito di Google controllare tutto il materiale che viene messo in rete da milioni di utenti?
Vogliamo che i provider si prestino a una funzione di controllo come è stato in Cina?
Stabilire il principio di obbligo di controllo può diventare l’inizio della fine della libertà del web?
A mio avviso i minori e le persone più deboli vanno tutelati; di fonte a una denuncia o a una segnalazione di reati simili a quelli accaduti al provider va l’obbligo di intervenire per rimuovere il materiale inserito. Qualora il provider, a seguito della segnalazione, non rimuova il contenuto o lo fa con ingiustificato ritardo si può considerare responsabile per i contenuti. Chiedere una censura preventiva stravolge il principio di libertà di espressione e si può ritorcere alla fine sulla manifestazione del pensiero.
francesco zaffuto
(immagine “mano che guarda” fotocomposizione © liborio mastrosimone http://libomast1949.blogspot.com/)
reazioni al post anche su:
l'intervento di Grillo dal suo blog

martedì 23 febbraio 2010

la soluzione del filtro al naso


privi di un senso e forzati in tutti i sensi
23/02/10

Un piccolo filtro che si infila nel naso e che ci protegge dallo smog. Già è stato testato al Policlinico di Milano da un luminare dei disturbi respiratori. «Ecco la soluzione allo smog. È molto più efficace rispetto ai filtri da montare sulle auto» dicono gli inventori, basta montarlo al naso. A maggio entrerà in produzione e immediatamente dopo sarà venduto in farmacia. Gli inventori hanno già depositato il brevetto ed assicurano che è in grado di ridurre di oltre il 90% le inalazioni di polveri nocive, Pm10 e particelle di smog.
Basterà infilarsi questi filtri e andare in giro tranquillamente anche se privati da uno dei cinque sensi, l’olfatto.
Ma cosa importa se non potrete sentire gli odori della primavera, il profumo di un fiore, in una città come Milano l’olfatto è secondario. Un modesto ridimensionamento della vostra libertà di odorare e gli altri saranno liberi di scoreggiare con le loro automobili.
Cosa importa se non potrete sentire l’odore del panzerotto che state per addentare, conserverete gli altri sensi intatti: potrete sentire con l’udito i messaggi pubblicitari, i discorsi dei politici e le canzoni di Sa Remo; potrete continuare a vedere con i vostri occhi i cartelloni pubblicitari e tutti i televisori installati nella metropolitana e nelle stazioni ferroviarie di Milano.
francesco zaffuto

la notizia del filtro per il naso è stata riportata, con un vago entusiasmo, dal Giornale di Feltri al link:
http://www.ilgiornale.it/milano/lotta_veleni_traffico_arriva_filtro_naso_che_uccide_linquinamento/cronaca_milano-inquinamento-traffico-gel-polveri_sottili/02-02-2010/articolo-id=418456-page=0-comments=1

(immagine “divagazioni su “il naso” di Gogol” biro e matita © francesco zaffuto)

lunedì 15 febbraio 2010

Lavoro come riconoscimento dell’uomo



15/02/10
Sono recenti i due casi di suicidio in provincia di Torino e in provincia di Bergamo connessi alla perdita del posto di lavoro. Ma tutto il 2009 è stato costellato da gravi fatti di cronaca di suicidi e di atti di disperazione connessi alla disoccupazione vissuta come un abisso.
In un convegno che si è tenuto ieri (14 febbraio 10) a Padova si è discusso di suicidi a seguito di licenziamenti. I suicidi e le depressioni sarebbero aumentate del 3 per cento proprio in conseguenza delle pesanti difficoltà economiche. Istituzioni, sindacati e associazioni imprenditoriali, fondazioni e Chiesa tentano di avviare un progetto di coesione sociale, di ascolto e sostegno
Non è facile determinare percentuali e motivazioni quando si tratta di casi estremi come il suicidio. Ma le particolari condizioni di vita che si producono nella società possono fare aumentare le scelte estreme di suicidio; Durkheim già agli inizi del ventesimo secolo dimostrò come nei periodi di crisi economica i casi di suicidio potevano aumentare.
La perdita del lavoro diventa spesso perdita anche del riconoscimento sociale, familiare, affettivo. Se un uomo pensa, in un dato momento, che siano caduti tutti gli elementi di riconoscimento la sua fragilità diventa estrema. Certo, gli uomini che hanno un cemento culturale o religioso più forte riescono a resistere a momenti di grave incertezza e riescono a trovare la forza di reagire e ricominciare; ma se alla condizione di disoccupazione si somma anche un’assoluta mancanza di mezzi per sopperire ai bisogni primari, si viene a creare una miscela capace di dilaniare un singolo individuo.
La condizione di disoccupazione nel nostro paese esiste per tanti cittadini italiani, nonostante ci siano centinaia di migliaia di lavoratori stranieri; ed è più forte e più lacerante di quanto si possa credere. Non è solo misurabile con una percentuale perché si è aggravata sotto il profilo esistenziale. Se è vero che molti cittadini italiani cercano un lavoro meno umile, perché pensano di utilizzare un titolo di studio che hanno conseguito, è anche vero che, quando sono disposti a fare un qualsiasi lavoro manuale, non lo trovano perché spesso si tratta di lavoro in nero e massacrante; e chi offre una occupazione massacrante preferisce offrirla a lavoratori stranieri molto più facilmente ricattabili sul piano della disperazione.
Nel nostro paese si è accettata la logica della ricerca del lavoro con il sistema più selvaggio del fai da te; le liste pubbliche di attesa nei fatti non sono più usate, essere disoccupati da più tempo non dà nessun requisito di precedenza; un lungo periodo di disoccupazione viene visto dal datore di lavoro come incapacità di adattamento. Nel nostro paese la disperazione di non trovare lavoro è un fatto privato anche se la Repubblica si fonda sul lavoro.
Ben vengano tutti i progetti e tutte le iniziative di sostegno, da quelle religiose a quelle laiche, da quelle psicologiche a quelle culturali; ma la collettività sociale deve innanzi tutto operare con una solidarietà economica. Per operare una solidarietà economica va retribuita la disponibilità al lavoro e va in qualche modo ordinato un pubblico collocamento.
francesco zaffuto

Inserisco di seguito i link su convegno di Padova e alcuni brani di cronaca recenti
http://mattinopadova.gelocal.it/dettaglio/padova-task-force-contro-i-suicidi-da-crisi/1859342

Torino, 13 feb 2010. (Apcom) - Emanuele, giovane di 28 anni suicidatosi ieri all'interno del magazzino della Tecnodrink di Vinovo, dove lavorava. La cooperativa dove lavorava da 4 anni mercoledì scorso aveva annunciato la mobilità ai dipendenti.

Bergamo, 31 gen. 2010 (Ign) - E' morto l'operaio che si era dato fuoco - 36 anni - A spingere l'uomo a compiere il drammatico gesto sarebbe stata la depressione causata dalla perdita del lavoro. L'operaio aveva lavorato fino allo scorso novembre in una ditta di Zingonia, che dopo due mesi di cassa integrazione era stata chiusa.


Mercoledì 14 Ottobre 2009
Erchie (Br) - Aveva perso il lavoro, nel dicembre scorso.
Faceva il ragioniere in una ditta di Francavilla ed era stato licenziato, a 52 anni. Si è procurato una pistola, l’arma che non aveva mai detenuto, e ha premuto il grilletto. In aperta campagna a Erchie, seduto alla guida di una Kia si è tolto la vita puntando la pistola alla tempia destra. Dopo la perdita del lavoro, a quanto pare, il 52enne di Erchie era sprofondato nella depressione.

19 settembre 2009
Laureato in matematica e fisica ma da anni precario e con un’occupazione da muratore, si è tolto la vita dopo essere stato licenziato dalla ditta edile nella quale lavorava.
L’uomo, 49 anni, residente a Sora (Frosinone), ha deciso di farla finita sparandosi un colpo al petto.
L’uomo, che fino al 2000 ha lavorato come vigilante in un istituto di sicurezza, da otto anni si arrangiava con lavori saltuari, contratti a tempo determinato presso il Comune e presso alcune ditte in attesa della chiamata per l’insegnamento.

Martedí 09.06.2009

Anni fa il divorzio dalla moglie con un figlio a carico, di recente la perdita del lavoro, la frustrazione di non riuscire a trovarne un altro e l'avvio a momenti di una causa di sfratto perché non riusciva a pagare l'affitto. Problemi che ieri hanno spinto Oliviero B., 63 anni, al suicidio, ma con un ultimo gesto di altruismo: "Dalle visite avrei il cuore di un ventenne - ha lasciato scritto in un biglietto firmato -, se possibile donatelo

Perde il lavoro geometra si suicida
Repubblica — 30 marzo 2009

GENOVA - Un uomo di 54 anni, geometra, dopo avere perso il lavoro si è inoltrato in un bosco della Valbisagno e si è tolto la vita impiccandosi, dopo avere a lungo tentato di trovare una nuova occupazione. Con sé aveva due biglietti scritti di suo pugno: nel primo spiegava il gesto disperato, nel secondo chiedeva di avvertire l' unico figlio della sua morte.

18/3/2009
Perde il lavoro, 52enne si suicida

Bari, non riusciva a mantenere famiglia
Dieci mesi fa aveva perso il lavoro e da allora le difficoltà economiche non lo avevano più abbandonato. Così un 52enne ha deciso di farla finita, impiccandosi a un albero di un suo piccolo podere a Gravina in Puglia (Bari). L'uomo, negli ultimi tempi, aveva cercato di tirare avanti facendo il muratore, ma guadagnava troppo poco per mantenere la moglie e i tre figli. Di recente aveva confidato a un parente le sue preoccupazioni.

LA LISTA POTREBBE CONTINUARE, LI HO RICAVATI SOLO CON UNA RAPIDA RICERCA SU GOOGLE. MA LA LISTA POTREBBE ANCHE NOTEVOLMENTE RIDURSI SE LA SOCIETA’ E’ DISPOSTA A DARE UNA MANO, ALMENO PER EVITARE IL BARATRO DELLA DISPERAZIONE ECONOMICA.

(immagine – “triste pensando” china © francesco zaffuto link Meditazioni )

domenica 14 febbraio 2010

Protezione civile S.p.A. – No grazie



14/02/10
Che Bertolaso abbia telefonato per una massaggiatrice o per una escort non ce ne può importare un fico secco. Quello che ci interessa è lo snaturamento della protezione civile che è già diventata un nodo per gli appalti e che ancora di più lo può diventare se assumerà la veste di S.p.A. Il presidente Berlusconi vuole costruire un ibrido, una società che interviene nel pubblico senza le responsabilità pubbliche, una sorta di “stazione per appalti” con ampie deroghe normative, libertà nelle assunzioni, riserva di super poteri per il premier. (f.z.)

Per la disanima degli interventi legislativi passati sulla protezione civile e per quelli in arrivo rinvio a due attenti articoli di Claudio Sardo sul Messaggero.it: uno di oggi 14 febbraio e uno del 2 febbraio.

http://www.ilmessaggero.it/articolo_app.php?id=26473&sez=HOME_INITALIA&npl=&desc_sez=


http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=89867&sez=HOME_INITALIA
Sulla Protezione civile SpA hanno fatto marcia indietro
Protezione civile Spa, addio
http://www.aprileonline.info/notizia.php?id=14215


.

(immagine - " uovo ad occhio e/o occhio all'uovo" fotocomposizione © liborio mastrosimone http://libomast1949.blogspot.com/ )

sabato 13 febbraio 2010

da un prete operaio divorato dall'amianto


13/02/10

dal sito
Don Giorgio De Capitani, parroco di una frazione di Rovagnate, provincia di Lecco ha diffuso tramite il sito sopracitato la lettera di don Sandro Artioli, prete operaio divorato dall'amianto.
Cari amici,
sento il bisogno di dirvi cosa sta succedendo nella mia vita.

Io ho fatto 27 anni di lavoro molto pesante perché, spinto dal mio Gesù, volevo affiancarmi agli operai più massacrati. Fabbro-saldatore-carpentiere. L’avevo scelto per poter vivere la vita basso-operaia.Ho subito cinque infortuni (schiena, 2 bracci, ginocchio, mano).

Sono andato in pensione nel 2002 perché mi hanno notato una presenza di amianto sul mio polmone. Nel 2008 ho cominciato poi ad avere la drammatica perdita della mia memoria; peggiorando continuamente non capisco più in gruppo parole, nomi, vie, città, e non riesco a leggere libri e giornali e capire radio e televisione. Da 2 anni sto prendendo 15 farmaci al giorno ma purtroppo non mi danno nessun miglioramento. Adesso mi hanno notificato di avere anche Alzhaimer.

Sono in situazione molto sconforta e talvolta mi preferirebbe ormai di morire. Essendo così conciato non sono molto in grado di fare il mio modo di vivere che avevo deciso quando mi sono buttato prete operaio.

Fin da bambino e poi nel seminario, io ho capito che Gesù proponeva di mettersi in basso e aiutare i poveri e i massacrati. Questo Gesù a cui da sempre mi aggancio continuamente mi ha inserito la sua vera religione che mi fa prendere distanze da come si è generata la religiosità cattolica. Vi ho inviati tanti brani dei vangeli che non sono stati presi onestamente dalla chiesa. Questa religione gerarchica attiva ormai da 2 mila anni, il mio Gesù non l’avrebbe avuta così. La ricca struttura di vaticano, cattedrali, chiese enormi e rapporto con i potenti del mondo, non era voluto dal mio Gesù. Ci sono state anche uccisioni ma anche la dimenticanza di mettersi in basso e affiancarsi seriamente a tutti i poveri del mondo.

Oggi i poveri stanno aumentando oltre 1 milione : ogni giorno muoiono 30 mila bambini senza cibo e senza casa. Se io non avessi la tragedia della mia testa, senza memoria e molto dolorante, mi dedicherei a questi poveri del mondo, dando loro quello che posso. Forse sarei scomunicato ma il mio Gesù mi dice che se fosse di nuovo nel mondo sarebbe ancora ucciso dalla struttura religiosa. Io conciato come sono mi sento molto disperato. Se riesco faccio qualche vicinanza a esseri umani che sono tristi e massacrati. Ma vorrei essere in grado di fare per loro e per tanti altri molto di più.Abbiate misericordia di me. Avrei tanto bisogno di vedermi con alcuni di voi, soprattutto quelli disponibili, per non passare le mie giornate chiuse solo in una stanzetta, che mi sembra di essere in prigione. Pregate per me per sperare di riattivarmi oppure per chiudere la mia triste vita. Vi ringrazio.
Don Sandro
INVITO A LEGGERE tutto l'articolo su http://domani.arcoiris.tv/?p=4040?#comment-41650
(immagine – “papaveri rossi tra le colonne dell’Acropoli” foto © maria luisa ferrantelli)

venerdì 12 febbraio 2010

La flessibilità va pagata

12/02/10
L’introduzione di maggiore “flessibilità” viene considerata una misura necessaria per le ristrutturazioni aziendali e per aumentare l’offerta di prodotti quando si verifica una maggiore richiesta di mercato; e viene altresì considerata come una potenzialità in grado di aumentare l’occupazione.
L’uso dei contratti a tempo determinato può avere una influenza positiva sull’occupazione, ma se aumenta il ricorso a tali contratti gli effetti negativi diventano preponderanti (i dati del 2008 ci presentano 2.812.000 lavoratori precari circa il 12% del totale occupati).
Nei vari rapporti di lavoro a tempo determinato, il potere discrezionale di un mancato rinnovo tiene in una condizione di soggezione psicologica il lavoratore, annulla ogni ipotesi di rivendicazione salariale di chi ha un contratto a tempo determinato e comprime le rivendicazioni salariali dei lavoratori con contratto a tempo indeterminato.
Sacche elevate di lavoratori precari comprimono la stessa economia per il freno domanda interna; la propensione al consumo di questi lavoratori è estremamente limitata ed ha la duplice capacità di riflettersi anche in una riduzione dei consumi delle famiglie dei genitori dei lavoratori precari; l’incertezza di una retribuzione e l’incertezza previdenziale futura, non possono certo spingere la domanda interna di consumi. L’avidità di quegli imprenditori che speculano sul precariato si ritorce sulle aziende corrette e sull’intero sistema.
Allora, se la “flessibilità” è utile per le ristrutturazioni aziendali e per un maggior aumento della produzione, occorre rispondere coerentemente: ad una maggiore utilità deve corrispondere una maggiore retribuzione.
Il lavoratore precario a tempo determinato deve necessariamente avere una retribuzione superiore, c’è una motivazione economica e morale che giustifica ciò: il lavoratore precario si assume involontariamente un rischio d’impresa superiore a quello dello stesso datore di lavoro e a quello del lavoratore a tempo indeterminato.
Con normative e contratti che recepiscano il principio di una retribuzione superiore si potrà arginare il ricorso al precariato che sta diventando nel nostro paese strutturale.
La parte di maggiore retribuzione per il lavoro a tempo determinato deve diventare contribuzione da devolvere all’INPS; presso l’INPS va costruita una cassa di protezione del lavoro precario in modo che il lavoratore a tempo determinato possa sempre avere una indennità retributiva nei periodi di mancato impiego.
francesco zaffuto

(immagine “varianti dell’aglio” fotocomposizione © liborio mastrosimone http://libomast1949.blogspot.com/)

Ho usato questa immagine per commentare l’intervento perché nel nostro paese ci sta chi mangia pasta aglio-olio e peperoncino per sfizio e chi la mangia molte volte per risparmiare (f.z.)

martedì 9 febbraio 2010

Berlusconi e l'uso della morte



9 febbraio 10
dal blog il nuovo mondo di Galatea
riporto questo intervento che condivido pienamente

Ci sono atti che sono offese in sé. Ecco, la lettera che Silvio Berlusconi ha spedito alle suore misericordine ad un anno dalla morte di Eluana Englaro secondo me è proprio questo: una offesa, tanto più grave ed ingiustificata perché non ha nemmeno la scusante di essere stata fatta a caldo, sull’onda di un’emozione. No, è un ceffone a freddo, pensato e studiato e perciò ancora più ingiustificabile.
Eluana è morta da un anno. In qualsiasi maniera la si voglia pensare in merito a questa vicenda, la vicenda è chiusa. In qualsiasi maniera la si voglia interpretare, essa riguardava un padre ed una figlia, una famiglia: quella di cui tanto si ciancia e per cui tanto si chiedono aiuti e tutele.
Non capisco dunque a che pro scrivere, ad un anno dalla morte, da parte di un Premier alle suore Misericordine. Che a Eluana avranno certo prestato tutte le cure che potevano, e immagino con grande abnegazione, persino con affetto. Ma che, dal punto di vista tecnico e pratico, erano delle perfette estranee, non più legate a lei di quanto possa esserlo stata la sua maestra delle elementari, la portiera del suo palazzo, la sua edicolante.
È curioso che il capo di un Governo che non riconosce e si rifiuta di riconoscere come famiglia qualsiasi coppia che non sia legata da vincoli matrimoniali e considera famiglia potenziale solo una coppia che possa generare prole, scriva una lettera in cui implicitamente considera come legate a Eluana da un vincolo più stretto di quello del padre alcune suore che le prestavano assistenza. Lascia addirittura intendere che loro, le suore, sarebbero state la sua vera famiglia, ed infatti a loro, e non al padre, scrive ad una anno dalla morte.
A loro, alle suore, chiede perdono per non aver fatto in tempo a “salvare” Eluana, come se loro, le suore, fossero state le legittime custodi di quella vita, le tutrici, come se a loro, alle suore, egli dovesse rendere conto di uno sforzo mancato. A loro, alle suore.
Evidentemente per Silvio Berlusconi un estraneo ha ben diritto, persino più diritto di un padre, di decidere sulla vita di un qualsiasi essere umano che non ha mai né generato né sposato, e a cui non è legato da alcun vincolo, nemmeno lontano, di parentela e affinità. Basta che porti un saio.
.
Breve rassegna stampa
-
.
FINI: ERA MEGLIO IL SILENZIO - Gianfranco Fini avrebbe preferito il silenzio, nel giorno dell'anniversario della morte di Eluana Englaro. E, a chi ha avuto modo di parlargli, il presidente della Camera non ha nascosto la sua posizione: «Avrei sperato che tutti tacessero, che nell'anniversario della morte di Eluana non venisse strumentalizzata la vicenda...».
http://www.corriere.it/politica/10_febbraio_09/berlusconi_eluana_dolore_a739d5e4-156e-11df-a154-00144f02aabe.shtml
.
ELUANA: BEPPINO, SVANITA "L'URGENZA" DI UNA NUOVA LEGGE
http://www.repubblica.it/cronaca/2010/02/09/news/englaro_un_anno-2231677/
.
(immagine “retrointrospettiva 1” fotocomposizione © liborio mastrosimone http://libomast1949.blogspot.com/)

Qualche minima considerazione sulla minima riforma della scuola


09/02/10
Di epocale la riforma delle superiori ha solo l’attesa che è durata più di 40 anni. Questa lunga attesa aveva portato all’effetto moltiplicativo delle sperimentazioni “assistite”, nei fatti di assistito avevano solo l’inizio e poi venivano abbandonate ad un solitario trascinamento (204 corsi degli istituti tecnici e 396 nei licei).

Alla riforma, ci hanno messo mano diversi ministri della Repubblica, gli ultimi che ne sono usciti con l’opera incompiuta sono stati Berlinguer e Moratti. L’ultimo progetto Moratti è stato modificato in alcuni punti da Fioroni, in particolare per quanto riguarda l'istruzione tecnica e professionale.
Il ministro Gelmini ha avuto il “pregio” di non avanzare un nuovo progetto, ha proseguito quanto già fatto ed ha trovato qualche intesa con l’opposizione. Gran parte dell’impianto di riforma si basa sul lavoro compiuto dagli esperti del ministro Moratti tra il 2001 e il 2006.

Vediamo di esaminare alcuni aspetti.
La riforma non scioglie il nodo del cosa farò da grande: il ragazzino sarà avviato ad un indirizzo a 14 anni, peseranno ovviamente le esigenze famigliari più che le inclinazioni individuali. Ma era già così nella situazione attuale, quindi niente di nuovo

I licei saranno sei. Accanto ai 4 già esistenti (artistico, classico, scientifico, linguistico) ne nasceranno due nuovi; scienze umane (che sostituisce le vecchie magistrali) e musicale-coreutico.
Dagli otto progetti di licei si è passati a sei, quelli che mancano sono: il liceo economico e il liceo tecnologico. Dopo una lunga diatriba (durante la reggenza ministeriale della Moratti) si è preferito mantenete in vita nel nostro paese le figure intermedie di ragionieri e periti industriali nel cosiddetto limbo dei Tecnici. Nella diatriba intervenne con il suo parere la Confindustria, disse, in poche parole: che preferiva avere quadri di medio calibro senza tanti grilli per la testa. Ricordo che nel primo impianto la Moratti prevedeva lo studio della filosofia per otto licei; sia mai cominciassero a pensare. Il parere “docet” della Confindustria è stato accolto sia dalla sinistra come dalla destra.

Viene introdotto un ampio margine di flessibilità alle scuole (20% nel biennio iniziale e nell’ultimo anno, 30% nel secondo biennio, e ancora di più, fino al 40%, negli istituti professionali). Questa flessibilità può fare ritornare in campo tutte quelle differenzazioni che si sono volute eliminare. Ma il freno diventa quello del complessivo pacco orario che non può essere aumentato. Il numero delle ore di lezione viene ridotto in tutti gli indirizzi, il motivo addotto è quello di rendere più sostenibile il carico orario delle lezioni per gli studenti; un buon motivo, ma, ovviamente, c’è anche quello di un forte contenimento della spesa per la pubblica istruzione.
Nel quadro orario più snello, le ore pare che dovrebbero ritornare ai 60 minuti; sarà eliminata la prassi di sperimentare la riduzione a 50 minuti con recuperi non realizzabili nei fatti.
Certo se si ha la pazienza di andare a guardare tutti i quadri orari si può scorgere il taglio di qualche materia, l’ampliamento di qualche altra; alcuni docenti scoprono di essere stati tagliati e giustamente vogliono difendere il loro posto di lavoro. Molti docenti poi scivoleranno nel limbo delle scelte ancorate alla flessibilità, dipenderanno dai capricci di amministratori locali e di consigli d’istituto; diventeranno precari.
Il prezzo di questa miniriforma, perché di miniriforma si tratta, sarà pagato dagli insegnanti. Alcuni insegnanti pensano che il risparmio di spesa si potrebbe tradurre in un aumento degli stipendi, a questa favola forse potrà crederci ancora qualcuno.
francesco zaffuto
(immagine - La scuola di Atene - Raffaello - Stanze vaticane - Roma)

lunedì 8 febbraio 2010

Ondata di speculazioni al ribasso in borsa

Sull'ultima ondata di speculazione nelle borse europee, ho ricevuto via mail, l'intervento dell'on. Alfiero Grandi che volentieri ospito su questo blog.

08/02/10
Dopo tanta insistenza per tentare di convincere che ormai la crisi economica è alle spalle all’improvviso è tornata la preoccupazione e si sta scoprendo che la situazione è tuttaltro che risolta, le borse crollano, i deficit dei bilanci pubblici sono guardati con preoccupazione dai risparmiatori.
Del resto la “febbre” della crisi è calata ma gli effetti occupazionali si fanno ancora sentire e continueranno a farlo anche nei prossimi mesi. Malgrado le reprimende di Sacconi, ormai tutti ammettono che la disoccupazione reale in Italia è oggi sul 10%. La percentuale è ufficialmente inferiore per effetto della cassa integrazione che maschera e ritarda i licenziamenti e dello scoraggiamento verso chi vorrebbe un lavoro ma sa che non lo troverà e quindi neppure lo cerca. Meno occupati, monte salari più basso vuol dire meno domanda interna, meno consumi, sostanziale stagnazione economica.
Almeno la crisi, prima finanziaria e poi economica, ha portato a creare argini contro il suo possibile riprodursi ? Purtroppo no. Parole a fiumi ma fatti pochini e soprattutto le poche misure sono state adottate a livello nazionale, ampiezza del tutto insufficiente ad affrontare i problemi posti dalla crisi. Del resto questo è il limite principale dell’azione del Presidente Obama che ha affrontato le risposte alla crisi in un’ottica prevalentemente nazionale, quindi da un lato insufficiente e dall’altro non in grado di trascinare il mondo verso nuove regole per i mercati finanziari.
Qualche Governo europeo ha tentato qualcosa ma senza riuscire a fare affrontare il problema nelle sedi sovranazionali.Quindi i mercati finanziari restano nervosi, umorali, sostanzialmente ingovernabili. La speculazione finanziaria ha ripreso quota e cerca vittime. Eppure sono state spese risorse pubbliche enormi per tamponare la crisi finanziaria, per impedire il fallimento delle banche, saltando – ad esempio – a piè pari i criteri di Mahastricht, precedentemente considerati inviolabili.
La quantità enorme di risorse pubbliche impiegata per impedire il precipitare della crisi per un breve periodo ha fatto pensare a nuove regole per i mercati finanziari, alla ristrutturazione del sistema bancario e perfino ha messo sotto accusa le retribuzioni dei manager finanziari, ormai senza alcun rapporto sensato con la realtà aziendale e sociale. Il momento magico delle tanto invocate riforme è svanito rapidamente, lasciando posto al ritorno dell’andazzo precedente. Anzi ci sono peggioramenti. Ad esempio è ormai vicina la piena legittimazione dei cosiddetti fondii sovrani, cioè fondi di proprietà di Stati (Cina, Emirati, Libia, ecc.) che decidono liberamente come usarli, che non sono contendibili e che sono quindi fuori da ogni controllo se non quello dello Stato che li possiede. Sono quantità enormi di denaro che sfuggono a qualunque controllo.
La caduta delle borse in questi giorni ha ricordato a tutti che la “malattia” economica persiste e che i mercati finanziari, non riformati, continuano a cercare di fare affari alla vecchia maniera. Stride in modo inaccettabile che da un lato siano stati trovati, con misure straordinarie, i tanti soldi necessari per sostenere le banche e che sia già iniziata la presentazione del conto alle comunità nazionali più indebitate. La difficoltà a collocare i titoli di Stato della Grecia, del Portogallo, forse della Spagna, nasce proprio da un forte indebitamento pubblico cresciuto in fretta a livelli molto alti per sostenere le banche e paradossalmente questo si scarica sulla comunità di quei paesi che sono chiamate a pagare il conto del salvataggio: aumento dell’età pensionabile, blocco dei salari, ecc. La crisi presenta il conto 2 volte: prima con disoccupazione e taglio dei salari, poi con tagli drastici alla spesa pubblica per risanare le finanze pubbliche sotto schiaffo perchè rischiano di non collocare il debito pubblico. Le sedi politiche e istituzionali hanno avuto un momento magico in cui l’opinione pubblica avrebbe gradito nuove regole e misure stringenti per controllare i mercati finanziari e impedire la speculazione.
Purtroppo il momento magico è passato e ora i responsabili della crisi sono di nuovo in sella. Oggi scopriamo che la differenza di punteggio dai bund (titoli di stato) tedeschi è la nuova forbice su cui si innesta la speculazione, non più contro monete ma contro Stati dell’Euro, sfruttando i loro conti in disordine. Per ora l’Italia non sembra toccata direttamente, ma è bene non farsi illusioni. Il debito pubblico sta viaggiando verso il 120 %, cancellando quasi venti anni di risanamento dei conti pubblici. Il deficit corrente è sotto controllo ma al prezzo di non fare nulla. Questo spiega, ad esempio, perchè tante crisi aziendali che stanno scoppiando in così poco tempo non trovano alcuna risposta da parte del Governo.
Naturalmente l’alternativa non è aumentare il deficit pubblico a dismisura ma adottare misure in grado di aumentare le entrate, ad esempio con la lotta all’evasione e facendo pagare le rendite e i redditi più alti per sostenere la parte del paese che non ce la fà. Un’altra politica economica è possibile ma occorre fare scelte precise. Questo Governo che ha regalato circa 45 miliardi di euro (4 volte la finanziaria 2010) a coloro che avevano esportato illegalmente i capitali all’estero non è in grado di fare scelte socialmente ed economicamente diverse e quindi la crisi finanziaria è sempre possibile. Quando la speculazione avrà finito di attaccare i paesi più esposti passerà ad altri e a quel punto non basteranno le barzellette del Presidente del Consiglio a difendere l’Italia. Se Tremonti voleva continuare a non fare nulla doveva almeno cautelarsi con misure di regolazione dei mercati finanziari e delle banche. Così il deficit pubblico è cresciuto e l’economia italiana è più debole, più ristretta, più esposta alla speculazione e resta l’incognita di come risanare un maggior debito pubblico di 80-100 miliardi di euro.
Senza misure coraggiose prima o poi arriverà il conto da pagare e allora il risultato sarà di incidere la carne viva dello stato sociale italiano che diventerà ancora più ristretto e più ingiusto di oggi. Per questo occorre mettere in campo qui ed ora un’alternativa di politica economica, prima che sia troppo tardi.
Alfiero Grandi
(immagine – “ultimo equilibrio” china © francesco zaffuto link Altre allegorie)

domenica 7 febbraio 2010

Lavoro nero e welfare



Dalla lotta al lavoro nero si possono recuperare le economie necessarie per una riforma del welfare
07/02/10
Dopo i fatti di Rosarno, le dichiarazioni sul lavoro nero dei ministri Sacconi e Maroni non sono mancate. Maroni ha minacciato gli immigrati regolari di ritirargli il permesso di soggiorno se danno lavoro nero ad altri immigrati. Certo va trovata una misura di equivalente durezza per gli italiani che sono campioni in questa materia.

Recentemente il direttore generale di Confindustria, Giampaolo Galli, ha affermato: « le imprese in nero fanno concorrenza sleale alle imprese in regola e distorcono in maniera inaccettabile i meccanismi di mercato».
Certo Confindustria dimentica che spesso le aziende che praticano il lavoro nero sono aziende che hanno ottenuto subappalti dalle aziende “corrette”. La cosiddetta esternalizzazione di alcuni rami di produzione e servizi viene praticata dalle aziende “corrette” per risparmiare su alcuni costi di produzione, facendo fare il lavoro sporco ad altri.

In un interessante servizio di Gian Antonio Stella, pubblicato sul Corriere della sera del 6 febbraio, (reperibile anche su: http://www.corriere.it/cronache/10_febbraio_06/stella_lavoronero_59860720-12f6-11df-aca8-00144f02aabe.shtml )
si mettono in luce alcuni dati forniti dall’Inps: 98.376 falsi braccianti che nel 2009 hanno percepito abusivamente l’indennità di disoccupazione. In 7 anni quelli scoperti sono 569.841. Si tratta solo di quelli scoperti, si può ipotizzare una cifra doppia per quelli non smascherati. Nei fatti è denaro pubblico che arriva a destinatari che non sono braccianti e che spesso assumono in nero dei braccianti extracomunitari per la raccolta nei loro poderi.

Il fenomeno del lavoro in nero però non è solo qualcosa che riguarda in meridione.

“Per non dire dei lavoratori in nero trovati in giro per le fabbriche, i laboratori e soprattutto i cantieri edili: oltre 2 mila in Liguria, oltre 5 mila in Emilia e in Lombardia, oltre 3 mila in Veneto, oltre 6 mila in Piemonte. E stiamo parlando solo di quelli scoperti, probabilmente pochi rispetto al totale.” (fonte sopracitata)


Bene, per mettere in luce il nero sono necessarie le ispezioni. Ma ....

“Ma chi dovrebbe fare, questi controlli? Non c’è dipendente pubblico che frutti quanto gli ispettori dell’Inps: fatti i conti, nel 2009 hanno recuperato tra evasioni accertate e sanzioni alle casse statali (almeno sulla carta: si sa come poi vanno le cose...) un miliardo e 502 milioni di euro. Vale a dire 1 milione e 88 mila euro a testa. Al punto che lo Stato dovrebbe volerne sempre di più, di più, di più. Invece, come denuncia Antonio Mastrapasqua, l’esodo verso la pensione e il blocco delle assunzioni anche per i concorsi già fatti nel lontano 2006 fa sì che gli ispettori sono scesi nel 2009 da 1.588 al 1.380. E quest’anno se ne andranno almeno altri 200. Col risultato che dal 2011, a tentare di arginare il «nero» di un Paese con oltre quattro milioni di imprese, un’economia sommersa valutata tra il 17% ed il 25% del Pil e una gran massa di furbi, ci saranno poco più di un migliaio di «Poirot » previdenziali. Auguri.” (fonte sopracitata)


Allora, 200 ispettori in meno nel 2009 e altri 200 in meno nel 2010. Ritornando a Sacconi e Maroni: allora, come vogliono fare la battaglia contro il lavoro nero? Varando delle leggi che poi nessuno farà applicare? Leggi dure che colpiscono minacciosamente solo qualcuno e tutti gli altri continueranno a fare i loro porci comodi?
Il problema non è la durezza di una legge ma la sua reale efficacia ed applicazione.
Dal potenziamento dei controlli ispettivi può essere recuperata una buona fetta di evasione fiscale e contributiva. Questi fondi debbono essere investiti per il potenziamento di un Welfare giusto ed efficace.
post collegato Welfare - Retribuire la disponibilità al lavoro
(francesco zaffuto)

(immagine – “buio_book - Buio essere nel Buio: quando il giorno entra in occhi ” © arianna veneroni http://www.flickr.com/photos/arive11/ )

giovedì 4 febbraio 2010

Welfare - Retribuire la disponibilità al lavoro


04/02/10

E’ passato tutto il 2009 e già siamo al secondo mese del 2010 e niente di nuovo per il Welfare. Da parte del Governo non ci sono proposte innovative e neanche da parte sindacale. Intanto aumenta la disperazione di chi è sprovvisto di ogni aiuto ed aumenta la sacca del lavoro nero.

Chi cerca un lavoro non dovrebbe essere più chiamato disoccupato, ma “lavoratore disponibile al lavoro”, una ricchezza umana in potenza per la stessa società.

Dopo i periodi previsti di cassa integrazione i lavoratori debbono poter accedere ad un istituto normativo di disponibilità al lavoro dipendente che non può avere una scadenza.

All’istituto normativo di disponibilità al lavoro dipendente debbono poter accedere anche lavoratori in cerca di prima occupazione.

L’istituto di disponibilità al lavoro va costruito tramite l’iscrizione a liste di pubblico collocamento.

Ai lavoratori in attesa di disponibilità al lavoro e iscritti alle liste va riconosciuta una retribuzione pari almeno al 70% della paga base di un operaio in attività.

La retribuzione dei lavoratori in disponibilità al lavoro verrebbe a cessare con la presa di servizio e in caso di rinuncia alla presa di servizio.

Le ditte datrici di lavoro, potranno se vogliono continuare ad assumere con chiamata diretta, solo se ricorreranno per le chiamate di assunzione alle liste pubbliche di collocamento potranno godere di benefici contributivi e fiscali.

I lavoratori in disponibilità al lavoro in attesa di collocamento non potranno prestare alcuna forma di lavoro dipendente in nero; potranno dedicarsi a qualche forma di attività saltuaria autonoma e sempre regolarmente dichiarata; potranno inoltre optare per la scelta continuativa di lavoro autonomo ricevendo un bonus per inizio di attività di piccola impresa e rinunciando alla retribuzione per disponibilità.

I benefici che ne può trarre la società dal perseguimento di queste misure sono: stabilizzazione della domanda interna di beni di consumo; diminuzione delle sacche sociali di illegalità e lavoro nero con conseguente aumento delle entrate fiscali.

Il costo di questo istituto normativo sarebbe molto contenuto ed avrebbe benefici sociali superiori all’attuale indennità di disoccupazione.

E’ evidente che questa proposta va perfezionata per tutto quello che concerne il funzionamento e l’organizzazione delle liste di pubblico collocamento, ma non mancano oggi strumenti informatici per mettere a punto un buon sistema.
La questione essenziale è cominciare ad operare nel solco del riconoscimento del lavoratore disoccupato non come oggetto di carità sociale ma come soggetto che dignitosamente è disponibile al lavoro e chiede una retribuzione per questa disponibilità.
francesco zaffuto
.
(immagine – “meditazione sulla strada rossa” olio su tela © francesco zaffuto link Meditazioni )

martedì 2 febbraio 2010

NO AL NUCLEARE


02/02/10
Intervento di Alfiero Grandi,
la dichiarazione di Vendola,
le posizioni di Scaiola,
i dati con cui gli italiani dissero NO
Intervento di Alfiero Grandi (pubblicato sull’Unità del 1 febbraio 10)


Il Ministro Scaiola sul nucleare fa affermazioni gravi e sbagliate.
Scaiola confessa che dal 2012 l’Italia pagherà l’infrazione agli impegni con l’Europa (il 20- 20- 20) pur sapendo che il nucleare entrerebbe in funzione solo nel 2020 e dà per scontato che i cittadini italiani pagheranno dal 2012 nelle bollette 3 milioni al giorno, invece puntando subito sulle energie rinnovabili e sul risparmio l’Italia potrebbe rientrare negli obiettivi europei.
Scaiola dice che lo Stato sborserà solo pochi milioni di euro per l’Agenzia per la sicurezza, è la conferma che l’Agenzia prevista dal Governo non garantisce i cittadini e l’ambiente. In Francia l’Agenzia ha un budget di centinaia di milioni di euro e centinaia di tecnici.
Inoltre l’a.d. di Enel non solo vuole togliere i poteri sulle centrali alle Regioni (Scaiola è d’accordo) ma chiede garanzie tariffarie per garantire gli investitori e quindi se non pagherà lo Stato pagheranno i cittadini con le bollette.
Il nucleare non costa meno: per costruire una centrale occorrono circa 7 miliardi di euro (Canada ha rinunciato), il prezzo dell’uranio è in crescita e importeremo tutto: tecnologie e uranio. Nei costi vengono ignorati smantellamento delle centrali e scorie, che rimarrano per secoli alle nuove generazioni.
L’eolico invece ha costi inferiori (dati Governo USA) ma è fonte rinnovabile e pulita.
CGIL-Lega Ambiente hanno presentato un piano per le energie rinnovabili, confermato da Il sole 24 ore, che creerebbe 100.000 posti di lavoro qualificati, così si potrebbero rispettare gli obiettivi europei del 20-20-20 su tutta l’energia, mentre il Governo con il nucleare arriva al 5 %.
Negli USA dall’incidente di Tree miles Island (30 anni) non si costruiscono nuove centrali nucleari perchè non convenienti e non sicure.
Solo Scaiola può dire che le scorie prodotte nelle nuove centrali saranno poche, per di più quelle degli impianti chiusi sono ancora lì e lo smantellamento non è mai iniziato.
La faciloneria del Ministro conferma che il Governo vuole le centrali e nasconde la pericolosità di impianti come quelli che si vorrebbero insediare in Italia. Le Agenzie francese, inglese e finlandese chiedono per sicurezza perfino una riprogettazione informatica delle centrali EPR.
Il Governo vuole imporre comunque le centrali, anche contro le Regioni, finge di non conoscere le localizzazioni e ha previsto procedure di vera e propria militarizzazione dei siti prescelti.
Occorre un NO netto al nucleare nella campagna elettorale, sostenendo i ricorsi delle Regioni contro la legge 99/2009 e con l’impegno a promuovere un referendum abrogativo (5 Regioni possono farlo) se il Governo insisterà sulla scelta.
L’Italia non ha le risorse per fare tutto, il nucleare è alternativo allo sviluppo delle energie da fonti rinnovabili.
Alfiero Grandi
.

.
Le dichiarazioni di Vendola fatte nella trasmissione TV dell’Annunziata : "Nucleare? Per aprire i cantieri in Puglia dovranno mandarci l'esercito"
http://www.unita.it/news/italia/94412/vendola_nucleare_per_aprire_i_cantieri_in_puglia_dovranno_mandarci_lesercito
.
I DATI DEL REFERENDUM
L’8 novembre del 1987 si tennero il Italia 3 Referendum sul nucleare, i cittadini Italiani si espressero in modo inequivocabile contro le centrali nucleari:65,1% di partecipazione quorum raggiuntoAbrogazione dell'intervento statale se il Comune non concede un sito per la costruzione di una centrale nucleare: 80,6% per l’abrogazione.Abrogazione dei contributi di compensazione agli enti locali per la presenza sul proprio territorio di centrali nucleari: 79,7 % per l’abrogazione.Esclusione della possibilità per l’Enel di partecipare alla costruzione di centrali nucleari all'estero: 71,9% si espresse per tale esclusione.La volontà degli italiani si espresse in maniera inequivocabile.
Oggi dopo 22 anni chi detiene il potere da per scontato che gli italiani abbiano cambiato idea e che siano a favore di centrali nucleari.In pratica si annulla la volontà degli italiani che si espresse con 80,6% dei voti in materia di individuazione dei siti per centrali nucleari.E’ un atto di tracotanza. Certo gli italiani possono ricorrere di nuovo al referendum, ma ci vorranno almeno un tre anni per le procedure, intanto si cominceranno a spendere soldi sulla strada del nucleare.
(francesco zaffuto)
.
Altri link utili sul problema
.14/01/10 Nuove centrali nucleari dove? I possibili siti del Lazio
.
Il Senato, nel luglio 2009 ha confermato la volontà di ritornare al nucleare.
http://www.unimondo.org/Notizie/Nucleare-via-libera-dal-Senato-un-ritorno-alla-preistoria-per-favorire-le-lobby
.
Un portale sul nucleare
CHERNOBYL & NUCLEAR PORTAL

http://www.progettohumus.it/
.
Per il problema scorie nucleari vai all'interessante articolo del Sole 24 ore al link
.
(immagine – “dopo la fine” acquarello © francesco zaffuto link Altre allegorie)