giovedì 28 ottobre 2010

E’ vero o sono balle??????



E’ vero o sono balle??????

Sui mestieri che nessuno vuol fare.

In una condizione come quella italiana con un 11% di disoccupazione reale stimato dalla Banca d’Italia, con migliaia di cassaintegrati, con lavoratori che stazionano in disoccupazione per periodi superiori all’anno, sentire giornali che parlano di mestieri che nessuno vuole fare diventa un mistero.
Ecco i link delle notizie diffuse in ottobre dai due più grandi quotidiani d’Italia.
http://www.repubblica.it/economia/2010/10/24/news/sarti_cuochi_falegnami_i_mestieri_introvabili_che_i_giovani_snobbano-8379586/
http://www.corriere.it/economia/10_ottobre_23/mestieri-introvabili-studio_12d15cc0-deda-11df-99d6-00144f02aabc.shtml
Nessuno vuole fare il panettiere, nessuno il gelataio, nessuno il tapparellista, nessuno il falegname ecc...
E’ vero o siamo di fronte al solito luogo comune colpevolizzante?
Se al primo annuncio per fare il gelataio correte e presentarvi, il colloquio prevedibilmente sarà questo.
Per quanto tempo l’hai fatto il gelataio e dove?
Mai.
Non hai esperienza nel settore!?
E che è, si nasce gelatai? Posso imparare, guardò un po’ e imparo.
Ti pare facile imparare, fare i gelati è complesso. Che scuole hai fatto?
Sono laureato il lettere classiche.
Ma non se ne parla proprio, il gelataio non è mestiere tuo.
Ma sé ho imparato il greco che sarà mai?
A questo punto non puoi insistere perché ci vai a litigare di brutto.
In Itala è così: la separazione tra la testa e le mani è netta.
Se chiedi per un mestiere ti dicono che ci vuole un lungo apprendistato o un corso triennale. TRRRRRIENNALE!?!?!? Sì, triennale per qualsiasi mestiere, quanto una laurea breve.
Negli anni sessanta dopo una settimana di apprendista dal barbiere ti consegnavano il rasoio, il primo cliente riportava qualche piccolo taglio ma poi filava tutto liscio come l’olio; oggi la forbice per tagliare un capello te la danno dopo tre anni e devi imparare tutta la storia delle parrucche nei secoli; se poi devi mettere un po’ di sale nel brodo e fare il cuoco almeno cinque anni e un master.
Poi abbiamo gli articoli dei giornali sui mestieri che nessuno vuol fare, sulle dichiarazioni di Tremonti e Brunetta, su i fannulloni e i bamboccioni.
Basta, con questo maledetto imbroglio. A scuola, a tutti i liceali, specie a quelli del classico, insegniamo un mestiere in modo che alla fine dei cinque anni, oltre alla maturità classica ricevano la qualifica di gelataio o panettiere. A scuola, in tutti i professionali, insegniamo un po’ di storia e filosofia, in modo che gli operai non si facciano prendere in giro dal sindacalista o dal Marchionne di turno.
La nostra testa e tutta l’intelligenza dell’uomo non si sarebbe mai sviluppata senza le mani, e le nostre mani non funzionano senza una testa che li guida, neanche per farsi una sega.
Siamo un paese dove la maggior parte delle famiglie disprezza l’educazione al lavoro manuale per i propri figli; per lo stesso meccanismo di disprezzo chi si occupa di lavoro manuale cerca di infiorare ogni mestiere con orpelli vari fino a fare diventare un ciclo di apprendistato una specie di laurea.
Diamoci una regolata perché con le questioni del lavoro e con la vita dei giovani non si scherza. I contratti di apprendistato debbono essere intensivi e brevi e poi si deve passare all’assunzione; gli stessi corsi professionali non possono avere durate di lauree; deve essere data l’opportunità di riuscire ad ottenere una o più qualifiche in tempi brevi; il resto della professionalità la si acquisisce lavorando e ricevendo una prima retribuzione; questo è necessario se si vuole parlare di flessibilità, gli attuali ritmi di apprendistato e di corsi professionali stanno introducendo una rigidità esasperante e sono un proficuo business per chi tiene i corsi.
29/10/10 francesco zaffuto
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(immagine “l’oracolo” fotocomposizione © liborio mastrosimone http://libomast1949.blogspot.com/)

Nota descrittiva dell'immagine per disabili visiviSi tratta di tre figure umane antropomorfe, al primo istante potrebbero ricordare la rappresentazione di non vedo, non sento, non parlo. Ma le tre figure sono uguali nell’atteggiamento e nella proporzione, stanno tutte con le gambe divaricate e le braccia a penzoloni, solo una porta il suo volto dentro un quadrato nero: è l’oracolo, è come gli altri, ma chiuso dentro in quel quadrato pensa di vedere più cose.

martedì 26 ottobre 2010

La madre

la madrequadro ad olio di Liborio Mastrosimone.
L’opera è inserita, insieme ad altre, in un post dedicato al danno fatto dalla TV ai minori
http://libomast-digiart.blogspot.com/2010/10/minori-e-tv.html
© liborio mastrosimone

seguono alcune parole che ho dedicato a questo quadro

la madre

potrà correre questo mio figlio
come un libero puledro nella steppa
senza alcun laccio
ingoiando vento
fino a trovare un mare azzurro come il cielo?
incontrerà fratelli?
costruirà sogni
per poi frantumarli ad uno ad uno?
mi nominerà
nel dolore per lenirlo?
diventerà uomo
nella città degli spettri?
mi sorriderà alla luna?

24/10/10 francesco zaffuto

nota descrittiva dell'immagine per disabili visivi

quest’opera di Liborio Mastrosimone si può definire pervasa di un simbolismo innocente e primitivo. In un campo azzurro una giovane madre osserva suo figlio, è una madre con pochi tratti essenziali e quasi infantile lei stessa, il suo corpo è rosa e con le mani conserte, il suo vestito è azzurro come il cielo del fondale, ma il suo volto è verde come a volere esprimere una intensa preoccupazione e con una piccolissima bocca rossa. Gli occhi della giovane donna sono rivolti verso la figura appena accennata di un bimbo che gattona su un piano ocra. Al centro del quadro la figura di un cavallo che per la sua linea esprime giovinezza, sta fermo ma come in attesa di iniziare una corsa. Dentro il quadro c’è una sezione a parte, come un altro quadro separato in alto a sinistra: un grande cumulo di case attaccate tra loro, un paese rischiarato dalla luna. La scelta delle variazioni cromatiche è per accostamento, risaltano i contrasti ma sono contrasti morbidi ripresi più volte, l’azzurro è dominante ma solo per porre in risalto le forme e il cromatismo degli altri colori.

lunedì 25 ottobre 2010

Dimenticato come segretato

Ciò che viene dimenticato, perché i massmedia non ne hanno parlato o ne hanno parlato cosi sinteticamente al punto di sfuggire all’attenzione, diviene nei fatti come segretato: consegnato al grande dimenticatoio e scompare.
Necessita qualche volta riesumare qualche notizia, anche se è passato un po’ di tempo, e pensarci sù, giusto per non fare la figura con noi stessi di dementi.
Il giorno 21 settembre 2010 il Deputato Antonio Borghesi dell'Italia dei Valori ha proposto l'abolizione del vitalizio che spetta ai parlamentari
I risultati alla Camera sono stati i seguenti:Presenti 525Votanti 520Astenuti 5Maggioranza 261Hanno votato sì 22Hanno votato no 498).
Una stragrande maggioranza che ha attraversato le diverse componenti politiche si è espressa per il mantenimento del vitalizio.
Ecco un estratto del discorso alla Camera dell'onorevole che ha proposto l'abolizione del vitalizio :“Penso che nessun cittadino e nessun lavoratore al di fuori di qui possaaccettare l'idea che gli si chieda, per poter percepire un vitalizio o unapensione, di versare contributi per quarant'anni, quando qui dentro sonosufficienti cinque anni per percepire un vitalizio. È una distanza tra ilPaese reale e questa istituzione che deve essere ridotta ed evitata. Nonsarà mai accettabile per nessuno che vi siano persone che hanno fatto ilparlamentare per un giorno - ce ne sono tre - e percepiscono più di 3.000euro al mese di vitalizio. Non si potrà mai accettare che ci siano altrepersone rimaste qui per sessantotto giorni, dimessisi per incompatibilità,che percepiscono un assegno vitalizio di più di 3.000 euro al mese. C'è lavedova di un parlamentare che non ha mai messo piede materialmente inParlamento, eppure percepisce un assegno di reversibilità.Credo che questo sia un tema al quale bisogna porre rimedio e la nostraproposta, che stava in quel progetto di legge e che sta in questo ordine delgiorno, è che si provveda alla soppressione degli assegni vitalizi, sia peri deputati in carica che per quelli cessati, chiedendo invece di versare icontributi che a noi sono stati trattenuti all'ente di previdenza, se ildeputato svolgeva precedentemente un lavoro, oppure al fondo che l'INPS hacreato con gestione a tassazione separata.Ciò permetterebbe ad ognuno di cumulare quei versamenti con gli altrinell'arco della sua vita e, secondo i criteri normali di ogni cittadino e diogni lavoratore, percepirebbe poi una pensione conseguente ai versamentirealizzati.Proprio la Corte costituzionale, con la sentenza richiamata dai colleghiquestori, ha permesso invece di dire che non si tratta di una pensione, chenon esistono dunque diritti quesiti e che, con una semplice deliberadell'Ufficio di Presidenza, si potrebbe procedere nel senso da noiprospettato, che consentirebbe di fare risparmiare al bilancio della Camerae anche a tutti i cittadini e ai contribuenti italiani circa 150 milioni di euro l'anno."

Cari Onorevoli,
cosa dire!?
Non si trattava di ridurvi in miseria, si trattava di diventare pensionati come gli altri.
Capisco che possiate essere restii alla parola uguaglianza, visto che non va più di moda; ma se la proposta di Borghesi la trovavate troppo penalizzante potevate farne un’altra, ma mi pare che vi siate limitati a dire di no, non ci sono altre notizie, siete riusciti a salvare capra e cavolo.
A noi resta di evitare di dimenticare.
25/10/10 francesco zaffuto
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(immagine “segretato” fotocomposizione © liborio mastrosimone http://libomast1949.blogspot.com/)
nota descrittiva dell'immagine per disabili visivi
una mano sta depositando un teschio dentro una scatola, sono visibili anche i quattro lati laterali interni della scatola, un tutti e quattro i lati si ripete l’immagine del gioco dell’oca.

Fratellanza









La Sinistra e le parole, sesta parola: Fratellanza




“Proletari di tutto il mondo unitevi”
Il movimento socialista nasce all’insegna di una fratellanza universale che voleva abbracciare tutti i proletari del mondo; la fratellanza continua ad animare il movimento socialista, anche se attraversato da diverse correnti di pensiero, per tutta la seconda metà dell’ottocento. Ma agli inizi del novecento il socialismo europeo si accontentò di rappresentare un riformismo nazionale ben lontano dalla fratellanza universale, l’interesse delle nazioni diventò prevalente e il socialismo europeo venne travolto, la fine della seconda internazionale e la prima guerra mondiale rappresentarono la prima grande crisi dell’anima degli uomini del novecento.
Dopo la prima guerra mondiale diversi tentativi di internazionalismo sono stati messi in campo ma non si sono più riannodate le fila di un discorso unitario del movimento socialista sulla fratellanza: la terza Internazionale fu solo una emanazione della politica di Stalin, la quarta internazionale fondata da Trotsky si è tradotta solo in una speranza minoritaria, e infine nel 1951 l’internazionale socialdemocratica e laburista si è ispirata ad un vago riformismo capace di digerire anche gli aspetti più deteriori del capitalismo.
Il mondo uscito dalla seconda guerra mondiale cercò di darsi un ordine a prescindere dalle scelte ideologiche per scongiurare una nuova guerra, l’ONU divenne una sede per tutte le nazioni. L’ONU, anche se debole e legato al ruolo delle superpotenze che esercitano il diritto di veto, comincia a godere di un prestigio dato dalla necessità: il mondo è diventato stretto, super armato nuclearmente, e alcuni livelli di convivenza pacifica vengono considerati un obbligo.
L’Europa, uscita dalla seconda guerra mondiale, comincia a marciare verso una istituzione aggregativa, parte dagli interessi economici e riesce a costruire una forma di mercato comune; successivamente si evolve verso qualche forma di rappresentanza politica istituzionale come il Parlamento europeo; oggi ha ancora difficoltà ad aggregare i popoli d’Europa ma detta legge sulle regole economiche e condiziona le scelte degli stati membri.
All’ombra dei grandi organismi come ONU e UE sono nati accordi e istituti come: GATT (Accordo Generale sulle Tariffe ed il Commercio), WTO (Organizzazione Mondiale del Commercio), la Banca Mondiale, il Fondo Monetario Internazionale, la BCE (banca comune europea); istituti che dovevano dare regole al capitalismo e che si sono mostrati legati al capitalismo. Banche private sempre più potenti, multinazionali industriali e del settore energetico, società finanziarie offshore, hanno costruito una sorta di fratellanza universale degli interessi del capitalismo mondiale. Una fratellanza atipica fondata su un sangue comune: il denaro fluido e scivoloso su tutti i mercati che disdegna i controlli e che tende a controllare le leve della politica.
Il riformismo socialista di fronte alla fratellanza universale degli interessi capitalistici diventa sempre più debole e viene solo chiamato in causa per risolvere crisi economiche, fare da aggiustatore per poi fare ripartire di nuovo la stessa macchina capitalistica.
La sinistra e il movimento socialista per rifondare una fratellanza universale devono ripartire dal singolo uomo come centro dei diritti e della libertà, rimettendo in campo le questioni: pane, lavoro, uguaglianza.
Oggi merci e capitali si spostano sulla base della ricerca del massimo profitto e uomini disperati si spostano per cercare pane e lavoro e vanno in paesi dove altri uomini tendono a perdere pane e lavoro.
La fratellanza oggi va definita ad un livello spirituale più alto: se la fratellanza della seconda metà dell’ottocento e del novecento faceva riferimento soprattutto all’appartenenza di classe oggi la nuova fratellanza deve fare riferimento a tutti gli uomini che vogliono essere liberi.
Fratellanza è tentare di capire cosa passa nel cuore di un uomo che attraversa il mare su un barcone, mentre fugge disperato dalla sua terra, e vede quella striscia di terra nuova dove ha riposto una speranza.
Fratellanza ha come obbiettivo oggi un uomo libero cittadino del mondo; traguardo difficile ma necessario in un mondo che tende a diventare un villaggio globale.
L’uomo cittadino del mondo deve essere libero di muoversi per il mondo; dobbiamo arrivare a un uomo che viaggia non per disperazione, non perché stimolato da voglie di consumo, ma per bisogno di conoscenza. Ma solo se si mettono al centro delle questioni mondiali il pane e il lavoro si può avere un qualche risultato.

La difficile realtà della fratellanza oggi



Occorre parlare nel concreto dei problemi difficili connessi con l’emigrazione per evitare un generico e facile possibilismo.
I viaggi per mancanza di pane e di lavoro generano flussi migratori che vanno in qualche modo contenuti per non aggiungere disperazione ad altra disperazione.
Vanno stipulati accordi con i paesi da dove provengono realmente i flussi migratori per contenerli con investimenti economici; vanno evitati gli accordi con i paesi di passaggio che si limitano a operazioni di polizia; vanno messi sotto accusa i regimi che provocano fughe di massa di rifugiati.
L’accoglienza per gli emigrati va vista all’interno di un progetto lavoro che non si può basare sul lavoro irregolare, precario e in nero. Le forme di reclutamento della mano d’opera straniera non possono essere lasciate alla iniziativa di padroni e padroncini privati, sono necessari aspetti di collocamento con vigilanza pubblica.
La cittadinanza italiana deve essere attribuita con regole e tempi certi e deve comportare la tutela della famiglia e dei minori.
I cittadini italiani di etnia ROM vanno considerati cittadini italiani a tutti gli effetti e non cittadini di serie B. La UE deve trovare un accordo con la Romania anche per una soluzione territoriale autonoma per i ROM.
L’Italia e la UE debbono considerare l’Africa come continente in sviluppo investendo soprattutto in formazione culturale, tecnica e scientifica per le nuove generazioni. Con lo sviluppo dell’Africa non solo si arginano i flussi emigratori ma si buttano le premesse per un nuovo moderno sviluppo europeo.
Queste sono solo delle tracce per costruire qualche forma reale di fratellanza e per non rimanere nel vago.

La fratellanza nei diritti dell’uomo



Il capitalismo delle nazioni ci portò alla prima e alla seconda guerra mondiale; oggi pare che il capitalismo sia meno coinvolto dagli interessi nazionali per la sua nuova capacità di raccogliere potentati internazionali interessati ad un arricchimento sterminato; ciò fino ad ora non ha determinato una guerra mondiale ma ha determinato un pullulare di piccole guerre e nuove diffuse forme di schiavitù.
La fratellanza degli uomini liberi non può fare riferimento agli interessi del capitalismo internazionale ed è proprio in contrasto con questi interessi che può cominciare a produrre qualche risultato, per questo è necessaria la nascita di un grande movimento sindacale internazionale dei lavoratori capace di dialogare con le forze politiche.
E’ necessario che la politica non sia soffocata dall’interesse economico. La sinistra deve essere una componente politica completamente autonoma dagli interessi economici. La sinistra italiana deve essere aperta e in grado di promuovere il movimento socialista mondiale, partendo dai diritti del singolo uomo, mettendo al centro le questioni riguardanti il pane e il lavoro.
25/10/10 francesco zaffuto
Link alle parole

Pane ......Lavoro . .....Libertà ..... Uguaglianza

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(immagine “la mano sinistra” fotografia © liborio mastrosimone http://libomast1949.blogspot.com/)

venerdì 22 ottobre 2010

La monnezza non è una emergenza, è malgoverno.


La monnezza non è una emergenza, è malgoverno.
Può esistere una emergenza per un terremoto, per uno tsunami, per una epidemia, per la monnezza no.

La monnezza si produce ogni giorno, è frutto del comportamento quotidiano umano nelle città grandi e piccole, è prevedibile, è misurabile.
Non ci possono essere giustificazioni.
Si tratta di malgoverno, le responsabilità del Sindaco di Napoli esistono, le responsabilità di Berlusconi esistono, le responsabilità di Bassolino prima e di Caldoro oggi esistono, le responsabilità di Bertolaso esistono, le responsabilità dei cittadini di Napoli esistono.
Gli amministratori, in particolare quelli locali, quando si presentano alle elezioni debbono avere come scopo quello di essere monnezzari, se questo mestiere gli fa schifo è meglio che non si presentino alle elezioni. Monnezza, cloache e acqua sono i problemi essenziali di una grande città e di un piccolo comune.
I cittadini che non vogliono vivere accanto alle discariche protestano contro questo malgoverno.
La monnezza può diventare ricchezza e lavoro, ma i primi a cominciare a lavorare debbono essere gli amministratori. Il piano di riciclaggio deve coprire almeno il 90% dei rifiuti.

22/10/10 francesco zaffuto
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(immagine “ordine pubblico” china © francesco zaffuto)
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nota descrittiva dell'immagine per disabili visivi
un casco, un manganello e uno scudo si avventano su un uomo che protesta

mercoledì 20 ottobre 2010

Villa ad Antigua

Villa ad Antigua
dieci wc
tutta dorata
mi costa una vita
per niente la darei
ma ho il cuore malato
e so che guarirei

Non dire no
non dire no
la puoi desiderare
ma mi tengo quello che ho


Ma che ci posso fare
io sono un milionario
perché vi voglio amare.
perché vi voglio amare

Adesso dimmi sì
dimmi di sì
domani tu puoi votare
e dirmi ancora sì
ti basta il tempo di sognare
e dirmi ancora sì

io sono un milionario

perché vi voglio amare

io sono un milionario

perché vi voglio amare
(liberamente ispirata a una antica canzone di Battisti – Mogol)

Pare che molti italiani siano rimasti felicemente impressionati per la super villa ad Antigua di Berlusconi, e sognano comprando un biglietto del superenalotto di imitarlo.

http://www.corriere.it/cronache/10_ottobre_17/rizzo-investimenti-berlusconi-antigua-report-gabanelli_4e9fc8f0-d9d9-11df-8dad-00144f02aabc.shtml


Tutto normale si chiama capitalismo; ora dopo avere smesso di sognare, riponete bene il vostro ombrellone da qualche parte perché vi servirà per la prossima estate, quando faticosamente cercherete un pezzo di spiaggia libera.

20/10/10 francesco zaffuto


(immagine “solitudini – testa di palma e mare” acquerello © francesco zaffuto)
.nota descrittiva dell'immagine per disabili visivi
piccolo acquerello – una sezione di cielo, di mare e di spiaggia, in basso fuoriesce appena una testa di palma.

martedì 19 ottobre 2010

Giustizia


La Sinistra e le parole, quinta parola: Giustizia



Giustizia
In un conflitto tra due cittadini lo Stato può ergersi a giudice, ma in un conflitto tra un cittadino e lo Stato chi dovrebbe essere il giudice? Se uno dei due contendenti è giudice è abbastanza ovvio che non darà torto a se stesso. La terzietà del giudice è requisito necessario per la giustizia.

La divisione dei poteri dello Stato in legislazione, amministrazione e giurisdizione è una preziosa eredità del pensiero illuminista di Montesquieu, sta a garanzia dell’equilibrio sociale e in difesa della libertà del cittadino più debole; anche se questa garanzia a volte ha un deficit, per le conventicole che attraversano tutti i poteri, crea in ogni caso difficoltà al cattivo operare.

Viviamo un momento in Italia in cui il potere esecutivo ha cominciato a prevalere su quello legislativo: spesso si fa ricorso a decreti di Governo e diverse leggi complesse (omnibus) vengono approvate con ricorso al voto di fiducia. Il potere esecutivo pare volere estendere un controllo anche sulla giurisdizione attraverso la riforma delle carriere della magistratura: separando la carriera della magistratura inquirente da quella giudicante, legando la magistratura inquirente al ministero della giustizia, limitando l’obbligatorietà dell’azione penale, dando alla polizia più poteri procedurali.

La separazione della magistratura inquirente da quella giudicante se configurata come una misura di garanzia di assoluta terzietà della magistratura giudicante può essere condivisibile; ma la magistratura inquirente deve mantenere la sua autonomia dal potere politico come quella giudicante, deve rimanere l’obbligatorietà dell’azione penale, e deve restare in capo alla magistratura il ruolo inquisitorio e non va affidato agli organi di polizia. Un potere esecutivo che vuole esercitare un controllo verso la magistratura inquirente crea le premesse per scelte autoritarie.

L’elenco dei mali della Giustizia nel nostro paese è notevole, ma spesso non trattasi di mali che si possono fare risalire ai giudici, le responsabilità maggiori sono in capo all’organo legislativo che non prende le adeguate misure e spesso è dominato da gruppi politici che fanno calcoli di convenienza o di protezione di interessi.

L’alleggerimento per la Giustizia



Molti reati, specie quelli di minore portata, dal furtarello al contrabbando o al piccolo spaccio di droghe, derivano da un tessuto dove si propaga il malessere sociale. La malavita organizzata spesso usa queste sacche di malessere per il suo primo reclutamento. L’affrontare la questione sociale di cui si è detto alle parole pane e lavoro determina un forte alleggerimento per la giustizia, perché verrebbero a cessare i reati occasionali provocati dal malessere sociale e verrebbe a diminuire anche la base di reclutamento per la malavita organizzata. Di questo alleggerimento ne verrebbe a godere tutta la società in generale.

Sui tempi della giustizia



La giustizia deve essere giusta. E’ una affermazione lapalissiana che rasenta la stupidità ma diventa quasi necessaria per chiarire che è ancora più stupido dire che “la giustizia deve essere breve”. Se la lentezza della giustizia si traduce nei fatti in una ingiustizia per un indagato innocente, la mancanza di un giusto processo e lo scagionamento di un colpevole danneggia le vittime e la società. La giustizia non può trasformarsi in un terno a lotto dove si gioca ad aspettare ritardi e incongruenze procedurali.
Con la giustificazione della difficoltà per i tempi della giustizia nel nostro paese si sono già introdotti: rito abbreviato, patteggiamento con sconti pena, riduzioni di termini di prescrizione e di custodia; oggi si vuole procedere ancora su questa linea con il cosiddetto “processo breve”. Già il patteggiamento e gli sconti di pena hanno introdotto di fatto un processo disuguale per chi ha commesso gli stessi reati: tutti i delinquenti che si caricano subito di una colpa e non fanno perdere tempo alla giustizia ottengono sconti; quelli che testardamente vogliono dimostrare la loro innocenza rischiano di prendere un pacco di anni in più di galera.
Occorre riformare questa riforma che ha introdotto una giustizia non uguale per tutti e non introdurre ulteriori riforme in danno dell’uguaglianza di fronte alla legge. Tutti debbono avere lo stesso giusto processo.
I tempi di attesa dei diversi gradi di giudizio vanno accorciati dotando la giustizia di un sufficiente organico di magistrati, cancellieri e strumenti tecnici idonei.
Se non bastano i giudici, non ci sono problemi, si aprano i concorsi; non mancano avvocati con grande capacità ed esperienza disposti a transitare verso la magistratura. Se non bastano i soldi per pagarli, non ci sono problemi, si riduca lo stipendio a tutti i politici, ai giudici cassazionisti, ai docenti ordinari universitari, ai generali e colonnelli, a presidi di scuola, e si trovano i soldi per pagare i nuovi giudici. Chi degli elencati privilegiati osa dire che la giustizia non serve? Lo dica ad alta voce.
Non se ne vengano con la solita chiacchiera dell’informatizzazione che risolve tutto, l’informatizzazione può sicuramente aiutare ma gli urgenti problemi di organico vanno affrontati, la stessa informatizzazione viene avviata da uomini competenti in organico.
Una riforma che può essere necessaria è rivedere gli aspetti del terzo grado di giudizio, il cosiddetto ricorso in Cassazione. L’accentramento di tutti i processi nella sola sede di Roma porta in effetti a una strozzatura della conclusione dei procedimenti. Il ruolo della Cassazione va rivisto in termini di competenza e in termini di decentramento.

Sulle pene detentive



Le nostre carceri scoppiano, sono sovraffollate, c’è un alto numero di suicidi tra i detenuti e perfino tra le stesse guardie carcerarie. Non mancano le rivolte nelle carceri e si fa ricorso a forme di indulto per sfoltire la popolazione carceraria facendo mancare la certezza della pena.
Va operata una riforma della giustizia penale, introducendo misure alternative alla carcerazione per i reati minori con forme di lavoro forzato risarcitorio, con periodi di sorveglianza, con limiti alla circolazione nel territorio. La pena detentiva deve rimanere per tutti i reati gravi e per tutti i casi di pericolo sociale e di possibilità di reiterazione del reato. Considerata l’urgenza dell’adeguamento delle pene detentive è necessario che il Parlamento (e in particolare la sua commissione giustizia) stia a lavorare giorno e notte fino a trovare le soluzioni.
19/10/10 francesco zaffuto
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Link alle parole

Pane ......Lavoro . .....Libertà ..... Uguaglianza

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(immagine “la mano sinistra” fotografia © liborio mastrosimone http://libomast1949.blogspot.com/)

domenica 17 ottobre 2010

Fussi ca FIOM la volta bona


Fussi ca FIOM la volta bona

«Piazza San Giovanni è gremita, la gente non riesce ad entrare, le strade intorno sono piene. Ai giornalisti diciamo, contateci voi», risponde così il segretario generale dei metalmeccanici della Cgil, Maurizio Landini.
(l'intervento di Landini è stato di ampio respiro; è reperibile su
http://www.viddler.com/explore/micromega/videos/14/ )Chi voleva una Fiom alle corde ha visto che non è così, chi si augurava qualche incidente ha dovuto tenersi la sua iattura.
Ho fatto il tifo per la Fiom, non per nostalgia di un passato, ma perché non mi piacciono le dieci, cento, mille Pomigliano auspicate da Bonanni.
Guardiamo in faccia la realtà e diciamole tutte fuori dai denti:
sulla base dei conti che ha fatto sul mercato internazionale Marchionne vuole pagare meno il costo del lavoro in Italia ,
pagare in meno il costo del lavoro potrebbe voler dire dare circa un 100 euro in meno agli operai,
dare un salario più basso vuol dire perdere i lavoratori come consumatori potenziali del prodotto industriale poiché in Italia le paghe sono già molto basse,
la scelta di Marchionne diventa quella di fare diminuire il costo del lavoro per altra strada, diminuendo i diritti.
Come: eliminando o riducendo la pausa pranzo, avviando produzioni a ciclo continuato con turni che vanificano le festività e il sabato, introducendo straordinari obbligatori, cercando di incidere su malattia e sullo stesso diritto di sciopero. Dunque operai che a salario invariato riescano a rendere molto di più e che possano restare come potenziali consumatori: questa è la strategia “cinese” di Marchionne.
Di fronte a questa strategia “cinese” Bonanni, al posto di trovare un intesa con la Fiom per cercare di limitarla nei danni, ha preferito cavalcarla anche perché si accorge che può essere accettata da tanti operai. Il rischio salute e il rischio perdita di diritti sono i rischi più lontani da percepire e molti lavoratori sono disposti a correrli pur di mantenere la propria occupazione e il proprio tenore di vita. Bonanni non è sciocco e neanche un traditore, diciamo che è un calcolatore; preferisce rappresentare quella percentuale di operai attanagliati dalla paura, percentuale che in alcuni casi può superare il 50%, va a giocare su un bipolarismo sindacale che gli può fare guadagnare iscritti e consensi. Se a farlo non fosse Bonanni, potrebbe farlo un qualsiasi altro soggetto: UIL, UGl, fino a un possibile sindacato leghista.
Il bipolarismo sindacale non fa certo bene ai lavoratori alle prese con una crisi economica non superata. E’ necessario un sindacato che sappia valutare anche l’ipotesi di un contenimento salariale per uscire dalla crisi ma non barattando su diritti e salute. Il ruolo della politica e dello Stato come ha detto Epifani in questa fase è essenziale perché devono assumersi una responsabilità sul fenomeno della disoccupazione e non cercare di sminuire gli stessi dati. Il dato di disoccupazione media in Italia è di circa l’11%, se si considerano cassaintegrati e scoraggiati nella stessa ricerca del lavoro; questo è il dato diffuso dal governatore della Banca d’Italia Draghi che non è certo un militante dei Centri sociali.
Sono necessari: un welfare che protegga i lavoratori dai danni della disoccupazione e l’avvio di nuove scelte produttive, l’attuale bipolarismo della politica non ha prodotto idee ma solo propaganda e una banale attesa che l’economia possa riprendersi da sola; un bipolarismo sindacale può solo ripetere gli errori della politica.
Intanto nella serata di ieri c’è stato in tutte le televisioni una specie di occulto passa parola: nessun servizio di approfondimento sulla grande manifestazione sindacale neanche sulle reti 3 e 7, non si parlato di Fiom ma si è parlato del mostro e della figlia del mostro, in questo modo si costruisce solo una società di mostri.
17/10/10 francesco zaffuto
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(immagine “Giurlanno e la Storia contemporanea” fotocomposizione © liborio mastrosimone http://libomast1949.blogspot.com/)
nota descrittiva dell'immagine per disabili visivi
Giurlanno è come Giufà: un giovane demente, almeno così è considerato dalla società, anche se è capace di fare riflessioni semplici e giuste. Nella fotocomposizione il suo volto è sovrastato da una ruota dentata che parte dalle sue spalle e che arriva alla sua bocca, come se ogni parola che dice venisse macinata e distrutta dalla Storia.

venerdì 15 ottobre 2010

Le storie tristi


Coma irreversibile e alto rischio di morte per la donna colpita con un pugno a Roma da un giovane ventenne.
http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/10_ottobre_15/maricica-potrebbe-morire-bollettino-venerdi-1703957285937.shtml?fr=box_primopiano

Due vite spezzate dalla mancanza della pazienza.

Viviamo costantemente con i nervi a fior di pelle, pronti a scattare, a reagire in modo spropositato, e nel contempo siamo soli e viviamo da indifferenti nell’indifferenza e nella paura.

Possiamo dare la colpa alla società, allo stile di vita che conduciamo, all’intima cattiveria con cui fu impastato l’uomo, alla sorte cattiva che quel giorno si abbattuta su di noi, alle macchie solari che da qualche tempo emanano energia negativa. Tutte le scuse sembrano non bastare per spiegare l’assurdo di questi fatti ormai non rari:
il vecchietto che accoltella due vicine di case perché non sopporta più l’abbaiare del cane
http://corrierefiorentino.corriere.it/firenze/notizie/cronaca/2010/13-ottobre-2010/accoltellate-madre-figlia-fermato-vicino-casa-1703946646229.shtml
il tassista in coma a Milano
http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/10_ottobre_14/tassista-aggredito-testimoni-donna-prima-colpire-coma-1703948809320.shtml
Possiamo dire che ciò a noi non può mai accadere?
Se fai un errore mentre guidi la macchina o semplicemente rallenti per leggere il nome di una strada, vieni rimproverato dal suono del clacson e poi anche con gesti ed insulti; ti viene voglia di scendere dalla macchina e spaccargli il muso anche a costo di finire steso tu stesso, chiudere così in modo miserevole il tuo soggiorno su questo pianeta terra. Quando starai a terra i passanti correranno allontanandosi da te ed eviteranno di guardarti, corrono e tu non sei nessuno, per loro vali molto meno di un cane.
In queste storie tristi ci viviamo tutti, potrebbe essere la nostra storia, terribilmente miserrima.
E dire che per vivere una vita migliore può bastare un po’ di pazienza, un po’ di gentilezza, un sorriso.
15/10/10 francesco zaffuto
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(immagine “ uomo foglia di autunno” biro © francesco zaffuto )
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nota descrittiva dell'immagine per disabili visivi
volto di uomo che tende a sgretolarsi, rimane ben poco del suo naso e l'occhio è assente, solo la bocca e il mento di un profilo angosciato e sbigottito, per il resto tracce di linee che si perdono.

martedì 12 ottobre 2010

Italia – Serbia, ottima decisione dell’arbitro


Italia – Serbia, ottima decisione dell’arbitro


Dopo il minaccioso atteggiamento di un gruppo di tifosi serbi con lancio di fumogeni e rischio di scontri, c’è stato lo stesso l’inizio della partita.
Dopo pochi minuti di gioco e visto il rischio per i giocatori l’arbitro si è assunto la responsabilità di sospendere la partita.
Il gesto coraggioso e responsabile dell’arbitro Thomson di sospendere una partita internazionale forse aprirà una stagione di civiltà nel mondo del calcio. Non si possono giocare partite se non esiste un clima di sicurezza per giocatori e spettatori. Una partita è un evento sportivo, un evento di pace e non di guerra
12/10/10 francesco zaffuto
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Immagine televisiva della partita Italia - Serbia, un tifoso serbo incità ai disodini nello stadio di Genova.
link sull'argomento
il dopo partita
Belgrado critica la polizia
GIUSTIZIA PATTEGGIAMENTO degli Ultà E GIA' FUORI possono ricominciare
Polemica su Maroni, per le misure mancate di prevenzione prima della partita

domenica 10 ottobre 2010

La guerra non è pace


Quando la morte dei soldati è lontana, sembra solo un gioco di numeri; quando si avvicina scopri che quel soldato morto aspettava ogni giorno di ritornare al più presto a casa. Cosa dire poi di quell’uomo che non era un soldato e che ha visto saltare in aria la sua casa e i suoi figli.

Oggi il ministro La Russa ha parlato della eventualità di dotare i nostri aerei in Afghanistan di bombe; le bombe ovviamente servono per i bombardamenti. Subito dopo il ministro ha meglio precisato che cerca un conforto nel parere della Commissione parlamentare; è evidente che cerca allargare le responsabilità di una scelta ad un ampio schieramento parlamentare.

La conta dei morti in Afghanistan dall’inizio di questo ultimo conflitto è impressionante.
I dati dei loro morti in Afghanistan gli americani evitano di pubblicizzarli, e spesso bisogna fare ricorso alle agenzie informative private.
ANSA-AFP) - KABUL, 1 SETTEMBRE - Con 323 morti in otto mesi, il 2010 è già l'anno più nero per i soldati americani in Afghanistan. Il calcolo si basa sui dati del sito indipendente icasualties.org.
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/mondo/2010/09/01/visualizza_new.html_1788095782.html
Il dato riassuntivo ufficiale di tutti i morti della coalizione dall’inizio della guerra al 9 ottobre 2010 pare sia di 2.055, di cui 34 italiani.
http://translate.google.it/translate?hl=it&langpair=en%7Cit&u=http://en.wikipedia.org/wiki/Coalition_casualties_in_Afghanistan
Se proviamo a fare una ricerca su internet degli afghani morti non riusciamo ad avere dati complessivi; si tratta questa volta di una sommatoria di talebani e di popolazione civile. Per la sola popolazione civile pare che trattasi di 7.000 morti dall’inizio del conflitto.
http://translate.google.it/translate?hl=it&langpair=en%7Cit&u=http://www.guardian.co.uk/news/datablog/2010/aug/10/afghanistan-civilian-casualties-statistics
In Afghanistan la guerra è iniziata dopo l'attentato terroristico dell'11 settembre 2001: gli Stati Uniti decisero di invadere l'Afghanistan; l’ONU diede un parere favorevole all’intervento di forze internazionali che non facevano capo all’ONU ma bensì agli stessi USA e agli alleati NATO. (Il Consiglio di sicurezza dell’ONU autorizzò gli Usa ei loro alleati della NATO per creare la International Security Assistance Force (ISAF) )
Gli obbiettivi erano: la fine del regime dei talebani, la distruzione dei campi di addestramento della rete di Al Qaeda. Il regime integralista venne rovesciato in poco più di un mese, nel novembre del 2001 e si venne a insediare al potere la vecchia monarchia e il capo di governo Hamid Karzai. Dopo nove anni il nuovo potere non si è consolidato, la resistenza afghana si è mostrata forte in diverse parti del territorio, lo stesso Hamid Karzai dopo avere toccato con mano la debolezza del suo potere pare si stia orientando a trattare con capi tribù locali e con i talebani, restano confuse le notizie su Al-Qaida e sul suo capo Osama bin Laden (che non si sa se veramente sia ancora vivo); il ruolo giocato dall’ONU e dai paesi arabi moderati pare diventato di secondo piano.

Parlare di un trascinamento dell’attuale stato di guerra per altri due anni significa potersi cacciare in un vicolo cieco. E’ necessario avviare un processo di pacificazione al più presto ed è necessario trovare la mediazione degli stati arabi moderati e degli stessi palestinesi; l’ONU deve riprendere la guida del processo di pacificazione e la questione afghana non può essere rimessa in capo al solo presidente USA. L’ONU deve coinvolgere nel processo di pacificazione anche le due potenze, CINA e Russia. La strada non può essere quella della continuazione della guerra, perché di guerra fino ad ora si è trattato, l’Italia deve fare concrete proposte di pace e non attendere ordini dai comandi USA.
Gli atti concreti di Emergency in aiuto del popolo afghano e degli stessi soldati in conflitto sono stati un esempio di quello che si può fare per avviare un processo di pacificazione.
10/10/10 francesco zaffuto

(immagine dal film La Grande Guerra – soldati che attendono in riposo in trincea – le modalità di una guerra possono variare – il comune denominatore una morte violenta)

sabato 9 ottobre 2010

Sto con Liu Xiaobo


Ieri avevo scritto un breve intervento in cui dicevo che stavo con Feltri ed avevo precisato che ci stavo solo per un giorno; oggi voglio dire che sto con Liu Xiaobo, per più motivi.

Da giovane sono stato comunista, addirittura maoista; ma nel profondo del mio cuore desideravo un comunismo fondato su pane, lavoro e libertà. Scoprire, da meno giovane, che poteva essere fatto di poco pane, di tanto duro lavoro e senza la libertà di espressione, mi ha portato ad essere vicino a chi protestava in Piazza Tiananmen. Infine da vecchio, sentire che una Cina, che non ha ammainato la bandiera rossa, sia piena di liberi ricchissimi capitalisti e di pensatori in prigione, mi porta a stare con Liu Xiaobo, anche se confesso che lo conosco poco.

Oggi non so come definirmi politicamente, sono solo vagamente di sinistra, sto con Liu Xiaobo, ma desidero ancora per me e per tutti pane, lavoro e libertà.09/10/10 francesco zaffuto

(immagine “ tramonto dell’ideologia”china © francesco zaffuto )

nota descrittiva dell'immagine per disabili visividisegno in china: profilo in primo piano, appena tratteggiato, di un uomo seduto e in stato di abbandono, che guarda verso un incrocio di colline dove il sole tramonta; in centro si dispiega una bandiera, appena toccata di rosso, sta sospesa, nessuno la tiene.

venerdì 8 ottobre 2010

Sto con Feltri, solo per oggi


Oggi sto con Feltri. Terribile ma può capitare anche questo.
Ma cosa cercavano i magistrati che hanno disposto la perquisizione alla sede de Il Giornale e personale a Sallusti e Porro? Armi e droga non mi pare.
Pare cercassero un dossier che avrebbe potuto determinare un possibile dossieraggio. Ma quale sarebbe il reato di dossieraggio?
Per la mia limitata preparazione giuridica ricordo che a mezzo stampa si possono commettere i reati di: diffamazione, notizie false e tendenziose, falso ideologico, procurato allarme, aggiotaggio a mezzo stampa e... mi pare di avere finito; chiedo aiuto a qualche blog che si occupa di argomenti giuridici. Ma in ogni caso, trattasi di reati tutti che si realizzano con l’effettiva pubblicazione di un articolo; fino a quando l’articolo non c’è non esiste neanche il reato. Dossieraggio non significa nulla, esistono pezzi di carta, appunti, qualche file, indirizzi di informatori, e il reato non è neanche ipotizzabile. Anch’io ho un link che riguarda una ditta dal nome Marcegaglia, eccolo, spero continui ad essere attivo

Può darsi che Sallusti, Porro e Feltri si preparassero ad ampliare l’argomento riportato nel link, e che fossero venuti in possesso di qualche prova o presunta tale. Sorge allora un interrogativo più complesso: i magistrati stavano cercando prove che potessero riguardare una ditta Marcegaglia? Forse daranno qualche spiegazione nei prossimi giorni.

Non voglio paragonare Feltri, Sallusti e Porro a i giornalisti del Washington Post Bob Woodward e Carl Bernstein, ma se la magistratura americana si fosse comportata allo stesso modo forse non ci sarebbe stato il caso Watergate http://it.wikipedia.org/wiki/Scandalo_Watergate
Riguardo poi al dossieraggio sui casi Boffo e Fini, saranno stati sicuramente spiacevoli i contorni, gli aggettivi, i titoli a caratteri cubitali, ma il documento di Boffo faceva riferimento ad un atto giudiziario e la casa a Montecarlo abitata dal cognato di Fini esiste.
Porro, Sallusti e Feltri sono degli antipaticoni, la Marcegaglia è più carina e parla in modo meno greve di Berlusconi, viene voglia di essere partigiani; ma la partigianeria sulle questioni di libertà di stampa va messa da parte. La libertà di stampa è il punto più delicato di una democrazia e va difesa senza dubbi.
Se poi vogliamo veramente essere partigiani, diciamo pure che Berlusconi e Marcegaglia sono ambedue padroni e forse e meglio stare con gli opera Fiom che manifesteranno a Roma il 16 Ottobre.
08/10/10 francesco zaffuto
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(immagine - il complesso edilizio del Watergate - l'immagine fu esibita come prova al processo)

giovedì 7 ottobre 2010

Uguaglianza


La Sinistra e le parole, quarta parola Uguaglianza

Uguaglianza
Uguaglianza seconda parola della Rivoluzione francese e la prima ad essere abbandonata; la borghesia nell’800 preferì tornare ad allearsi con i residui della nobiltà più retriva per fronteggiare i movimenti popolari; e nel ‘900, per porre un ostacolo all’uguaglianza, ha inizialmente condiviso il pensiero fascista e nazista. Il comunismo reale in URSS costruì all’Uguaglianza una sorta di simulacro; era diventata una entità astratta e di riferimento per ogni rito liturgico e nel contempo si svilupparono i “satrapi” più uguali degli altri che si misero a capo di sedi di partito e di istituzioni pubbliche, l’uguaglianza divenne invadenza.

La parola Uguaglianza va coniugata con la parola Libertà altrimenti non ha senso.
Ogni essere umano è diverso e va rispettato e valorizzato per la sua diversità; l’Uguaglianza ci deve salvare dalla selvaggia lotta della natura, da una sorte avversa e dall’ingiustizia sociale; l’Uguaglianza deve renderci uomini all’interno dell’umanità riconoscendo la nostra unicità.

Uguaglianza contro la cattiva sorte


Uguaglianza per difenderci dalla malattia, dalla inabilità, dalla vecchiaia, dagli incidenti gravi.

L’assistenza sanitaria per tutti e di buona qualità è il primo cardine dell’uguaglianza. Visto che in Italia una assistenza sanitaria per tutti ce l’abbiamo, dobbiamo difenderla e migliorarne la qualità. L’aspetto pubblico dell’assistenza va difeso, ogni interesse speculativo dei privati va posto sotto osservazione, eliminato o fortemente limitato.

L’assicurazione obbligatoria per la pensione in Italia è terreno di attacchi riformistici che tendono a spazzare via il suo carattere pubblico e a limitarla. L’istituzione della pensione deve avere un carattere pubblico e mutualistico, chi ha di più deve in qualche modo venire in solidarietà con chi ha di meno e costruire insieme a tutti la pensione di Stato. Un solo istituto assicurativo pubblico per raccogliere l’assicurazione obbligatoria ed anche quella volontaria è la soluzione più ragionevole sul piano organizzativo ed anche la più economica..
Chi vuole costruirsi forme assicurative aggiuntive con istituti privati lo faccia liberamente ma senza aiuti e oneri da parte dello Stato. Le ultime riforme introdotte sono solo servite ad aumentare i profitti di banche ed assicurazioni private.

Assicurazione obbligatoria e pubblica per eventuali gravi incidenti, per tutelare i terzi e lo stesso artefice dell’incidente. Nei casi in cui l’assicurazione è obbligatoria per legge (vedi anche quella automobilistica) ci deve essere l’ente assicurativo pubblico che tratta il livello di assicurazione base; il costo di una assicurazione pubblica può essere ben più contenuto.

Uguaglianza per le opportunità del futuro


La possibilità data a tutti di accedere all’istruzione fino ai più alti livelli permette l’Uguaglianza ai cittadini poveri ed è fonte di ricchezza futura per lo Stato perché eleva il bagaglio della cultura e della professionalità di tutto il popolo. La scuola pubblica in Italia è stata una grande opportunità per tutti e va difesa e migliorata nella sua qualità.
La possibilità data a tutti di accedere gratuitamente ai più alti gradi di istruzione è un principio base dell’uguaglianza. Attualmente in Italia esiste una quasi gratuità fino alle medie superiori, la gratuità deve essere garantita anche nelle Università in ragione del merito e del reddito.

Attivazione periodica e senza rinvii dei concorsi pubblici con regole concorsuali trasparenti per l’accesso al pubblico impiego.
L’attivazione di liste di collocamento pubbliche anche per la chiamata al lavoro nelle aziende private in ragione di due terzi per tutte le assunzioni.
Libero accesso alle attività di lavoro autonomo e alle professioni evitando sacche di privilegio.

Uguaglianza come aspetto morale in tutti i gradi dell’amministrazione della cosa pubblica.

Chi si occupa della cosa pubblica con cariche politiche o con cariche amministrative in enti pubblici deve avere uno stipendio dignitoso, tale da mantenere la sua autonomia, ma non può introitare redditi eccessivamente elevati. Le aziende private possono comportarsi come credono, ma l’amministrazione pubblica deve avere un riferimento.
Lo stipendio di un deputato, di un ministro, di un presidente di regione, di un giudice, di un generale, di un direttore di ente pubblico deve essere in qualche modo rapportato a quello di un operaio. La sinistra proponga che non venga mai superata per un deputato la paga di tre operai.
A chi riveste la carica di deputato va garantita la possibilità di spostarsi per esercitare il suo mandato ma vanno eliminati i privilegi e contenuti i costi.

Un sistema fiscale improntato alla Uguaglianza


La sinistra deve farsi promotrice di un risparmio nella pubblica amministrazione per diminuire l’imposizione fiscale eliminando sprechi e privilegi. La sinistra non può farsi paladina di una diminuzione delle “tasse” a fronte di un peggioramento dell’assistenza sanitarie, delle pensioni e della scuola.

Il sistema fiscale deve essere improntato all’Uguaglianza nella partecipazione alla spesa pubblica in ragione del patrimonio e del reddito. Le imposte non servono solo per il mantenimento delle strutture dello Stato, hanno un carattere redistributivo della ricchezza sotto forma di assicurazione, servizi, assistenza.
Il sistema fiscale deve articolarsi in: Imposte sul reddito, Imposte sul patrimonio, Imposte sui consumi, Tasse in relazione a servizi specifici. Solo con una articolazione equa tra queste tipologie si può realizzare una Uguaglianza impositiva.

Le imposte debbono sempre riferirsi ai principi sanciti dalla Costituzione di proporzionalità e progressività. Va pertanto reintrodotta l’aliquota minima per l’IRPEF e il suo scaglionamento deve essere distribuito in aliquote progressive da 5% a 40%. La cosiddetta semplificazione delle aliquote ha solo danneggiato i ceti medi e i ceti meno ambienti.
L’ICI va fatta diventare unica imposta sul patrimonio immobiliare e va fatta pagare in ragione della ricchezza patrimoniale immobiliare; vanno eliminate o estremamente limitate le imposte di registro, e notarili, che fanno aumentare i prezzi reali nella compravendita degli immobili.
L’ ICI sulla prima casa può avere un regime di esonero ma solo per un livello patrimoniale che non supera il valore medio di una casa economica.
Obbligo di registrazione degli affitti va sostenuto con misure adeguate in grado di scoraggiare l’evasione. L’affitto pagato per la prima casa di abitazione deve poter essere portato in detrazione del reddito con gli stessi vantaggi della prima casa di proprietà.
Va eliminata l’IRAP, che per il suo meccanismo penalizza le aziende che creano lavoro, e sostituita con una imposta sul patrimonio aziendale.
Va ridotta l’imposta sugli interessi bancari al 20% ed elevata l’ imposta su tutti i titoli di reddito (dall’attuale 12,5% al 20%). Va eliminata l’imposta di bollo sui conto correnti bancari che pesa indiscriminatamente anche sui piccolissimi risparmiatori e su chi utilizza i servizi bancari.
Va aumentata l’aliquota IVA su tutti i beni di consumo di lusso e ridotta l’IVA su beni di consumo di necessità. Totale defiscalizzazione di pane e pasta e imposizione dei prezzi per le qualità comuni. Vanno reintrodotti controlli e sanzioni sugli scontrini fiscali e le ricevute fiscali.
Va eliminata ogni forma di bollo per partecipazione a concorsi, assunzioni e certificazioni di titoli di studio.
L’ammontare delle tasse per lo smaltimento dei rifiuti delle famiglie deve essere comparato ai rifiuti prodotti e tale da coprire i costi di smaltimento.

L’evasione fiscale non va combattuta con astratti studi di settore e con imposizioni forfettarie che penalizzano i piccoli commercianti, artigiani, professionisti; ma con effettivi accertamenti da parte delle agenzie delle entrate diffusi e pubblicizzati. Gli accertamenti dovranno essere indirizzati al combattere il fenomeno dell’evasione fiscale insieme all’evasione contributiva. Le sanzioni non debbono contenere la solita minaccia della galera; debbono essere gravi dal punto di vista patrimoniale, eque rispetto all’ammontare evaso e certe nell’applicazione. I procedimenti di contenzioso tributario vanno resi rapidi nei tempi adeguando gli organici e distinguendo le procedure tra livelli minimi di evasione e livelli elevati.

Uguaglianza oggi, significa poter godere dei beni della natura

Abbiamo tutti il diritto a respirare aria pulita e bere acqua pulita.
Non ci può essere per le aziende un diritto di inquinare a fonte del pagamento di una ammenda o di una imposta.
Tutta l’azione pubblica deve essere rivolta a prevenire il danno ambientale e solo successivamente a intervenire con immediatezza per le necessarie bonifiche del territorio.
Tutte le aziende debbono avere una attenta certificazione dei rifiuti industriali e un piano certo di smaltimento senza danni per l’ambiente.
Ogni euro speso per l’ambiente, è speso bene: va in direzione dell’uguaglianza dei diritti naturali dell’uomo, aumenta le possibilità di occupazione, fa diminuire i costi per successive bonifiche spesso difficili; evita i danni irreversibili.
07/10/2010 francesco zaffuto
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Link alle parole

Pane ......Lavoro . .....Libertà

torna all’introduzione
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(immagine “la mano sinistra” fotografia © liborio mastrosimone http://libomast1949.blogspot.com/)

martedì 5 ottobre 2010

Nuovo record SuperEnalotto


La febbre sale, oggi 28 ottobre 175,4 milioni di euro. Puoi provare anche tu: con un solo euro puoi diventare tu stesso come Berlusconi, Bill Gates, Soros.

Quando vado a comprare le sigarette li incontro, stanno là, giocano; a volte sono delle signore madri di famiglia, a volte vecchi pensionati, più raramente giovani, giocano. Qualcuno si lascia attirare dalle micro vincite immediate e buca qualche euro nelle macchinette, altri stanno a grattare un qualche biglietto; ma i più speranzosi hanno una combinazione di sei numeri 1 possibilità su 56.035.316.700.

Mi viene la nostalgia della vecchia schedina al totocalcio ormai, quasi dimenticata, se ti andava bene ci compravi una casa, ma se perdevi potevi pigliartela con quella squadra che non aveva segnato. Ora è rimasto solo la noia dei numeri, quei numeri della tombola natalizia che continuano mescolarsi nella pentola del demonio. Sì..., hai vinto trecento miliardi di vecchie lire!!! Che fai? Le prime telefonate le puoi fare per prendere informazioni sui servizi di scorta ...poi...poi... Ma non ti crucciare, non hai vinto, e allora avrai meno problemi; potrai andare a dormire dopo una serata di televisione passata a guardare la trasmissione dei pacchi o di qualche ruota della fortuna.

Sì, la fortuna, quella che ti ha fatto trovare un lavoro; perché anche il lavoro si trova per fortuna. Tutto nella nostra società si basa sulla fortuna. Poi ogni tanto qualcuno ci aggiunge le proprie capacità. Quali? Anche tu sapresti raccontare qualche barzelletta, ma non hai un’accolita di seguaci pronti a ridere.

Questa imperante e continua presenza del gioco per risolvere i problemi è funzionale a farci digerire il capitalismo più sfrenato. Non c’è niente di male nel gioco per divertirsi e passare una serata, ma il riporre la speranza della propria vita nel gioco è qualcosa di diabolico. Possiamo pure giocare, ma prima un pezzo di pane e un lavoro per tutti, altrimenti il gioco è sporco.

05/10/10 francesco zaffuto

(immagine – “uomo con poche cose e un cane” acquarello © francesco zaffuto link Uomo con poche cose)
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nota descrittiva dell'immagine per disabili visivi
piccolo acquerello - una striscia di mare e di spiaggia, un uomo in jeans e cappello sta con le mani sulle ginocchia e il volto affondato tra le braccia, poco più in là il suo piccolo cane anche lui in posizione di riposo e un sacco con le sue poche cose.
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Altro intervento sullo stesso tema su questo blog
Il superenalotto e il sogno del potere

lunedì 4 ottobre 2010

Samba


Samba

Elezioni in Brasile
buoni
risultati per il Brasile
e per il pianeta
terra

Rousseff, l'ex guerrigliera marxista scelta dal presidente Lula per proseguire nelle politiche economiche di centrosinistra ha ottenuto il 46,9% dei voti validi.
Grande affermazione anche della candidata ecologista Marina Silva, che ha ottenuto il 19,3%.
José Serra, governatore dello stato di San Paolo, arrivato secondo con il 32,6%.
La Rousseff non ha vinto in prima battuta, ma ci sono tutte le condizioni per vincere al ballottaggio. Il risultato dei verdi potrà contribuire per l’avvio di scelte in salvaguardia della foresta, un buon augurio per il Brasile e per tutto il pianeta terra.
Il Brasile, uno dei paesi più grandi del mondo, non torna indietro dalla strada progressista e di sinistra tracciata da Lula. In due mandati elettorali Lula non ha certo portato il socialismo in Brasile ma è riuscito a porre qualche rimedio alle sacche di profonda miseria del popolo brasiliano
04/10/10 francesco zaffuto

Qualche link sul Brasile

domenica 3 ottobre 2010

Galera per chi scarica file da Internet



Galera per chi scarica file da Internet

Chi dice ciò? Una risoluzione del Parlamento europeo. Testo passato con 328 sì e 245 no. Tra i sì ci sono quelli del PdL (dove L sta come Libertà) dell’ UdC e della Lega. Per ora solo una risoluzione, ma può tradursi in successive leggi dei singoli stati membri.
http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=113&ID_articolo=851&ID_sezione=242&sezione=
http://www.giornalettismo.com/archives/83532/europa-download-sanzioni-penali/

In pratica, per tutelare autori, editori e case discografiche si può non esitare a sbattere in galera un ragazzo che ha la mania di scaricare file da Internet.

Nei fatti autori, editori e case discografiche in parte patiscono per un mancato guadagno per l’effetto di file scaricati e in parte guadagnano in pubblicità per la loro presenza su internet; vorrebbero la botte piena e la moglie ubriaca, e, sono disposti, per difendere il loro lucro, a perseguitare i fruitori.
E’ comprensibile che autori ed editori cerchino di difendere il loro lucro, ma possono farlo solo difendendosi da coloro che intendono lucrare sulle loro spalle, non possono considerarsi danneggiati da chi fischietta in privato una loro canzonetta.

Internet, per la modalità del suo funzionamento ha introdotto una forma di gratuità; il sistema capitalistico oggi si sente danneggiato da questo margine di gratuità e vuole introdurre meccanismi di controllo per impedirlo. I meccanismi di controllo però verrebbero ad essere molto sofisticati e in grado di controllare la libertà di movimento dei singoli individui; con la scusa di perseguire reati informatici potrebbero entrare in ogni casa, in ogni computer e contarti tutti i peli della barba e del pube.

Carissimi Vasco Rossi, Giovanotti, ed autori vari, dovreste essere i primi difensori della libertà di scaricare qualsiasi cosa. Io, che ogni tanto sono autore di misere cose, aggiungerei: dopo avere scaricato tirate anche la catenella.
03/10/10 francesco zaffuto

descrizione immagine per disabili visivi
– prigione – cancello di una angusta cella – si intravede oltre le sbarre una panca di legno duro adibita a letto.

sabato 2 ottobre 2010

...solo pistole ad acqua


...solo pistole ad acqua e possibilmente caricate con acqua oligominerale, è questa l’unica soluzione...

Se Di Pietro parla in Parlamento con toni accesi arma la mano di un possibile attentatore. Maroni dice che quello accaduto al direttore di Libero può accadere nuovamente ed occorre abbassare i toni.

Le parole di Di Pietro, di Grillo, di Vendola sono diventate poco digeribili; eppure mai queste persone hanno parlato di armi, bensì di lotte e manifestazioni.

In Italia, mi pare, l’unico a parlare espressamente di fucili è stato Bossi, in alcuni suoi comizi, e mi pare fosse presente anche il fido Maroni


INTANTO A ROMA OGGI NUOVO NO B DAY

http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=121238&sez=HOME_INITALIA

http://notizie.virgilio.it/notizie/politica/2010/10_ottobre/02/no_b_day_2_popolo_viola_in_piazza_italia_svegliati_-3-,26327644.html


02/10/2010 francesco zaffuto

immagine pistola ad acqua - di tipo platica e ben colorata – in modo che non ci possano essere dubbi

venerdì 1 ottobre 2010

Libertà

La Sinistra e le parole: terza parola Libertà


LibertàLa parola Libertà è necessaria per affrontare ogni discorso sull’uomo. Ho voluto cominciare dalle parole Pane e Lavoro perché sono state quelle che hanno caratterizzato la Sinistra, ma le stesse parole pane e lavoro sono riconducibili alla parola libertà. Un uomo che si alza al mattino e che sa di non avere i mezzi di sopravvivenza per sé e per la propria famiglia si trova in una condizione di prostrazione tale che può accettare anche un patto di schiavitù. Il movimento socialista pose con le parole Pane e Lavoro un problema di Libertà che la stessa Rivoluzione borghese aveva evitato di porre. Pane e Lavoro intesi come necessità per rendere libero l’uomo dal bisogno fanno parte della stessa parola Libertà. L’idea fondante del movimento socialista di liberare l’uomo da quelle necessita estreme ed immediate che lo strozzano nel fisico e nella psiche è un’idea di Libertà.

Dopo un ‘900 in cui si sono maturate esperienze di comunismo andate in fumo e dove le poche esperienze di socialismo democratico si sono arenate su un vuoto riformista ancorato al neoliberismo, la riflessione sulla parola Libertà è centrale per la Sinistra.

Libertà di pensiero e di espressione del pensiero

Il pensiero è pane dell’uomo; se il pane che nutre è cibo per il corpo, il pensiero è cibo per la mente, e la mente è il motore primo del corpo stesso. Ogni limite alla libertà di pensiero e alla sua espressione e comunicazione rende l’uomo asfittico e la stessa società che si costruisce su tali premesse è solo apparentemente forte ma in realtà priva dei fondamenti vitali.
Non ci sono “idee giuste”, c’è il pensare che costantemente si aggroviglia e si scioglie. Le idee giuste o sbagliate che siano debbono potersi esprimere liberamente e l’esercizio di tale libertà è fondamentale per la necessaria cura che va data alla ricerca della verità.
Una Sinistra che ha alle spalle un passato di errori causati dal totalitarismo e che è capace di riflettere sul passato, sa che la libertà di pensiero e della sua espressione e comunicazione è il bene primo da difendere come il pane. Di conseguenza la libertà di stampa (anche attraverso strumenti moderni come internet); nel suo reale esercizio per ogni singolo uomo (e non solo per chi si qualifica professionalmente come giornalista); è da considerare elemento imprescindibile della Libertà; non può essere sottoposta ad alcun vincolo, censura e preventiva autorizzazione. Pertanto in Italia, sono necessarie modifiche immediate alla legge sulla stampa e a quella sull’Ordine dei giornalisti al fine di garantire la libertà di espressione all’uomo in quanto essere umano.
Gli unici vincoli possibili alla libertà di pensiero e di espressione sono legati alla tutela della libertà di espressione di altri singoli uomini:
- possibilità data ad altri uomini di smentire e precisare con lo stesso peso;
- limiti alla proprietà dei mezzi di comunicazione.
Possedere mezzi e strumenti di comunicazione per divulgare il proprio pensiero, fa parte dell’esercizio della libertà di espressione del pensiero: ogni uomo sia libero di scrivere e dire quello che vuole su un libro, su un foglio stampato, su un blog, in uno spettacolo o manifestazione o conferenza; attraverso strumenti che possono essere anche di sua proprietà e deve essere sgravato da ogni onere burocratico o fiscale che possa impedire minimamente la sua libertà .
Possedere una casa editrice o organo di stampa che pubblica il pensiero di più autori è ascrivibile alla attività di impresa; l’attività d’impresa deve essere ricondotta a leggi che impediscano posizioni di monopolio e cartelli oligopolistici; le misure antitrust diventano garanzia per la stessa libertà di espressione. Un soggetto privato non può essere proprietario di più strumenti di comunicazione nello stesso settore.

Libertà e proprietà non sono la stessa cosa

La proprietà è l’arte del segnare le cose, con l’apposizione di segni si dice che una cosa appartiene a un essere anche quando tale essere non si trova fisicamente insieme alla cosa. Un singolo uomo nella sua espansione del proprio IO potrebbe arrivare a segnare tutte le cose del mondo. L’esistenza stessa di altri uomini pone un necessario limite al segnare di un singolo uomo.
La rivoluzione borghese pose la difesa della proprietà e la difesa della libertà sullo stesso piano, ciò era congeniale allo sviluppo della libertà di impresa e all’affermazione della borghesia.
Il marxismo individuò nella proprietà dei mezzi di produzione l’accumulazione della ricchezza capitalistica tramite l’espropriazione del plusvalore.
Per evitare l’accumulazione capitalistica c’erano tre possibilità: generale ritorno a micro imprese artigiane e contadine condotte da un singolo (ipotesi scartata in partenza da tanti pensatori socialisti perché contrastava con qualsiasi modello di sviluppo industriale, sviluppo visto tutto sommato come un progresso dallo stesso Marx); l’associazionismo volontario di operai proprietari dell’impresa (ipotesi propugnata da Proudhon ma che si è tradotta solo in parziali esperienze di sviluppo del movimento cooperativistico); l’ipotesi di uno Stato proprietario dei mezzi di produzione che destina successivamente in beni e servizi il plusvalore accumulato (ipotesi in parte realizzata dell’esperienza del comunismo in un solo paese e che produsse un elefante burocratico che mangiò se stesso).
Il socialismo moderato europeo e il keynesianesimo si avviarono verso scelte di economia mista dove potevano convivere uno Stato impegnato in alcune scelte produttive e l’impresa capitalistica. Dagli anni ottanta la scelta del libero mercato come tiranno indiscusso ha orientato buona parte della stessa sinistra verso la visione di un capitalismo come entità unica dello sviluppo economico.
La Sinistra oggi non può lasciarsi fagocitare dal libero mercato e dai suoi caotici capricci; le stesse sorti del pianeta potrebbero essere pregiudicate in modo irreversibile, rischiamo di affogare nell’immondizia di una produzione inutile, rischiamo di essere sballottati e distrutti da una speculazione finanziaria ben distante dalle stesse imprese che generano lavoro, le stesse piccole imprese capitalistiche vengono costantemente distrutte dall’avanzare di interessi protetti da cartelli oligopolistici.
La Sinistra non può lasciarsi uccidere dal libero mercato e nel contempo deve riconoscere un valore propulsivo alla libera impresa; è una strada difficile e per percorrerla è necessario che la politica svolga un ruolo autonomo dall’economia. E’ necessario un sistema economico dove possano convivere: la microimpresa individuale, l’associazionismo cooperativo, uno Stato imprenditore nei settori strategici e nei settori dove è necessaria una spinta allo sviluppo, una libera imprenditoria medio/grande privata bilanciata dalla presenza di liberi organismi sindacali, un esercizio del credito che deve essere sia pubblico che privato, un ruolo di regolamentazione dei mercati finanziari svolto dallo Sato in collaborazione con altri stati a livello internazionale.
L’azienda privata non può essere considerata un impero dove l’imprenditore detta tutte le leggi; l’imprenditore potrà decidere sui suoi beni ma non sugli operai, il lavoro ha un aspetto contrattuale privato ma per la socialità che esprime ha un carattere pubblico. Nel nostro paese si pose fine al collocamento pubblico tramite liste di attesa facendo vincere la concezione più privatistica possibile: dalle liste di collocamento pubbliche si passò alla chiamata diretta dell’imprenditore sul 50% delle assunzioni e poi si passò alla totale chiamata diretta dell’imprenditore; la fabbrica come impero personale si realizza grazie alla stessa “sinistra” nel 1996. Se si può comprendere che l’imprenditore possa avere necessità di operare una scelta sulle diverse capacità dei lavoratori, tale criterio non si può accettare come ordine generale; considerato che una normale capacità può bastare per eseguire un lavoro, almeno i 2 terzi dei lavoratori vanno assunti da liste di attesa di pubblico collocamento, solo così si possono evitare le lunghe disperate soste in condizione di disoccupazione. Una società che tutela la libertà d’impresa deve tutelare in egual modo i lavoratori che cercano un lavoro.

Libertà come equilibrio nei rapporti umani
Il riferimento alla libertà del singolo uomo va considerato come misura per affrontare tutti i problemi di interesse sociale e privato, e per tutte le norme da progettare, approvare o respingere. Va sempre posta la domanda: “l’equilibrio che si sta realizzando è rispettoso della libertà del singolo uomo?” Solo in questo modo si possono evitare gravi errori quando si mettono in campo progetti sui problemi etici, sulla convivenza, sulla religione, sulla scuola.
01/10/10 francesco zaffuto
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(immagine “la mano sinistra” fotografia © liborio mastrosimone http://libomast1949.blogspot.com/)