domenica 22 luglio 2012

Megaprovince. Ma che senso ha?


Dopo la lunga diatriba se abolire o salvare le province la scelta del governo Monti pare essere quella di costruire 43 megaprovince al posto delle attuali 107. In base agli accorpamenti alcune province saranno cosi grandi al punto di coincidere con tutta la regione; avremo solo una duplicazione di uffici provinciali e regionali con spigolosi aspetti di competenza amministrativa.
Ma che senso ha?
Mi pare una scelta poco funzionale che non va certo nella direzione di una ipotesi federale. Fatta eccezione per le due province autonome di Trento e Bolzano; se si vuole imbroccare un percorso federale, la Regione può organizzare uffici periferici a seconda delle sue necessità istituzionali con un migliore utilizzo degli organici e senza l’oneroso costo della macchina politica elettorale provinciale.
22/07/12 francesco zaffuto
Altri post sullo stesso argomento
Immagine – un elmo romano

sabato 21 luglio 2012

Una volta tanto


Le buone notizie sono rare, quando poi si tratta di un buon funzionamento delle istituzioni del nostro paese sono rarissime. Ebbene, una volta tanto, una buona notizia: la Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’articolo 4 della finanziaria-bis 2011 che introduceva la possibilità di privatizzazione dei servizi pubblici da parte degli enti locali.
Tale norma era stata inserita con un decreto legge firmato dal ministro Tremonti nell’agosto del 2011 e veniva a vanificare nei fatti quello che gli italiani avevano espresso con il referendum del giugno 2011; dove si era raggiunto il quorum con 57% , e gli italiani si erano espressi per mantenere l’acqua come servizio pubblico con il 96% dei voti.
A ricorrere presso la Corte costituzionale, contro il decreto Tremonti, sono state sei regioni; dopo la Puglia di Nichi Vendola, sono intervenute anche Lazio, Marche, Emilia-Romagna, Umbria e Sardegna.
Ora il verdetto della Corte costituzionale deve diventare subito tangibile e in qualche modo va posta in discussione attenta la delibera del Sindaco di Roma, che intende vendere a privati il 21% della quota pubblica della società Acea (società di controllo delle acque romane), Intanto Alemanno ha dichiarato che: "La sentenza della Corte Costituzionale libera gli enti locali da vincoli rigidi nei processi di privatizzazione e liberalizzazione dei servizi pubblici locali ma non rende affatto illegittima la nostra delibera sulla costituzione della holding e la vendita del 21 per cento di Acea".
Una buona notizia dalle istituzioni ogni tanto, ma conviene che il movimento per l’acqua pubblica rimanga in piedi e continui nella sua opera di sensibilizzazione e vigilanza; sono tanti gli interessi di speculatori privati su questo bene. L’acqua vale più del petrolio in questo mondo inquinato, è il nostro nutrimento vitale.
21/07/12 francesco zaffuto
Immagine – un bicchiere d’acqua

venerdì 20 luglio 2012

Tirare la cinghia per 20 anni


Il Parlamento italiano ha ratificato il Fiscal Compact – 368 sì 65 contro e 65 astenuti; nessuna discussine e non è stato necessario un voto di fiducia. Quasi tutti d’accordo in Parlamento, una volta tanto, quando si tratta del generico tirare la cinghia … purché non sia la propria.
L’Italia con un debito pubblico superiore al 60% del PIL deve tirare la cinghia per venti anni per rientrare nel limite con un ritmo pari ad un ventesimo dell'eccedenza in ciascuna annualità. Se si resta a bocce ferme e senza crescita si può prevedere di dover reperire circa 45 miliardi l’anno di entrate e/o diminuzione di uscite da destinare alla diminuzione del debito. Se ci sarà una crescita questa cifra può diminuire, ma il miracolo della crescita richiede anche investimenti e gli investimenti si fanno con denaro, pare che il topo si morda la coda. Se si pensa che le operazioni fino ad oggi eseguite dal governo hanno avuto soprattutto di mira i ceti medi e i servizi pubblici, continuare solo su questa strada può significare un disastro; la domanda di beni continuerà a contrarsi e di conseguenza le possibilità di lavoro possono solo diminuire, rischiamo di saltare 2 generazioni.
La grande espansione del nostro debito ha due origini: una dissennata politica dei governi e l’effetto della speculazione finanziaria su interessi alti al momento del rinnovo del debito. Alle due origini occorre rispondere con due soluzioni: equità sociale come politica nazionale e strumenti di coesione europei per fermare la speculazione sui tassi d’interesse. Sul fronte europeo non è ancora decollata alcuna misura per frenare i tassi e riguardo all’equità sociale i provvedimenti dell’attuale governo sono ben lontani.
20/07/12 francesco zaffuto
Immagine – sono io alle prese con la mia cinghia - immagine solo simbolica, nel mio caso un po’ di dimagrimento non fa male ed è difficile ch’io possa durare per 20 anni.

giovedì 19 luglio 2012

Monti, Lombardo, Casini e la Sicilia


L’Immagine, trovata su internet, di una particolare antica cartolina della Sicilia dove ogni città mostra i suoi preziosi monumenti, qua e là piccoli grappoli d’uva e limoni, contornata da un mare pieno di pesci, di navi e di bagnanti – una Sicilia che può essere ricca e serena, se amministrata bene.
Martedì 24, l’incontro tra Monti e Lombardo (governatore della Sicilia) forse potrebbe andare così:
1 : Come state in Sicilia?
2 : Benissimo.
1: Allora perché te ne vai?
2: Magari per tornare con un’altra faccia.
1: E i debiti?
2: Ma quali debiti, tutta colpa delle chiacchiere messe in giro da Omero.
1: Omero?
2: Sì Omero, ma anche Verga, Pirandello e Tommasi di Lampedusa sparlano male di noi.
Nell’aprile 2008 il neoeletto governatore Lombardo fece parlare di sé con delle dichiarazioni su Polifemo di grande “arditezza storica”.
Qui alcuni blog che ancora conservano le dichiarazioni
Successivamente Lombardo iniziò con una campagna contro le assunzione in Regione per fare ordine nel bilancio siciliano; alla fine chiude con una raffica di nomine di suoi uomini e con un aumento della spesa.
Oggi, un personaggio politico come Casini stigmatizza il governatore Lombardo dimenticando che il debito siciliano viene da lontano e che c’è stato il contributo di un esponente del suo partito, Totò Cuffaro (a capo della regione dal 2001 al 2008).
19/07/12 francesco zaffuto
Riporto il commento di Liborio Mastrosimone dal post collegato Noi e quelli di Moody’s
La posizione della Sicilia è molto critica, ma non da default. Il vecchio governo Cuffaro ha lasciato al governo Lombardo un pesante debito. La politica economica Cuffariana è riuscita, come quella di Tremonti, a nascondere grossi debiti di bilancio. La Regione Siciliana non riesce a pagare così come il Governo Italiano. Mancanza di liquidità (Sic!). La grana scoppia per beghe e arrivismo politico.
La Sicilia viene considerata la fucina e/o il banco di prova della nuova castroneria politica di sinistra, di centro e di destra. Purtroppo molti politici siciliani e rappresentanti delle varie istituzioni sono dei …………

Dalle nostre parti si dice “cummanari è megghiu di futtiri”. Allo stato attuale la guerra politica non tiene conto dei bisogni degli uomini e sta sfociando in carneficina. Oggi sta ai Siciliani chiedere con fermezza il rispetto delle condizioni umane, sta ai Siciliani decidere se affrancarsi dalla schiavitù politica o divenirne conniventi.

mercoledì 18 luglio 2012

Noi e quelli di Moody’s


Quelli di Moody's sono una strana banda di “veggenti” , non c’è certo da fidarsi, ma…
… ma questa volta questa volta ci mandano a dire che sono loro a non si fidarsi del debito dei nostri enti locali:
“ Il rating della provincia autonoma di Bolzano è stato tagliato ad A3 da A1, così come per quella di Trento. Il rating della Lombardia è stato ridotto a Baa1 da A2, con Milano declassata a Baa2 da A3. Il rating del Lazio è stato tagliato a Baa3 da Baa2. Napoli è stata tagliata a Ba1. Giù sono andate le Regioni Lombardia, Lazio, Sicilia, Piemonte, Veneto, Puglia, Calabria, Campania, Liguria, Umbria, Sardegna, Abruzzo, Molise, Basilicata, 4 città capoluogo di Provincia (Milano, Napoli, Venezia e Siena), oltre alle due Province autonome. (ANSAmed)”.
E noi possiamo fidarci?
Non solo lo Stato fa debiti ma anche i suoi enti autonomi, come a dire che in un famiglia oltre al padre indebitato si sommano anche i debiti contratti dai vari figli minorenni.
Autonomia (e anche federalismo) non significa avere la libertà di fare debiti. In Italia, ancora prima di realizzare il “sogno federalista bossiano”, è stata data a Regioni, Comuni, e Province la possibilità di indebitarsi. E’ una perversione che ha poco a che fare con autonomia e federalismo; agli enti locali va lasciato il più ampio margine di autonomia decisionale ma solo entro i limiti delle proprie entrate, e se hanno bisogno di un prestito debbono rivolgersi allo Stato (unico capo famiglia) facendo riferimento a una unica cassa centrale di depositi e prestiti. La strada del debito degli enti locali ha poco a che fare con l’autonomia, è solo la strada dello sfascio.
18/07/12 francesco zaffuto
Immagine – pinguini – non so se siamo noi o quelli Moody’s – forse siamo entrambi a rischio estinzione – immagine da internet - http://www.ecologiae.com/pinguini-rischio-estinzione/21431/

martedì 17 luglio 2012

L'aiuto


“Sto annegando tirami giù una corda”
“Sì, vado a chiamare l’addetto alle corde”
Da 5 luglio 2012 il Tasso BCE (Banca Centrale Europea) è fissato a 0,75%. Un tasso di interesse molto basso, basta pensare che nel luglio del 2008 era del 4,25%. Quindi le banche per finanziarsi possono accedere presso la BCE ad un tasso del 0,75, quindi potrebbero fare credito alle aziende con tassi del 2% e ottenere anche un margine di guadagno; ma ciò non accade o almeno fino ad ora non è accaduto, le aziende trovano tassi ben più elevati e le banche si fidano poco a concedere credito in questo momento di crisi, evitano perfino di prestarsi denaro tra loro perché non si fidano. Molto di quel denaro le banche preferiscono investirlo in titoli degli stati, anche degli stati che considerano a rischio, i conti sono facili e ci guadagnano sul notevole differenziale dei tassi (esempio i bot annuali italiani nell’ultima asta hanno registrato un tasso del 2,69%).
Certo qualcuno potrà dire che in fin dei conti questo è un aiuto per gli stati che hanno difficoltà a collocare il proprio debito pubblico, e senz’altro è vero, ma … ma immaginiamoci se l’aiuto arrivasse agli stati direttamente al tasso dello 0,75%, buona parte dei problemi di Italia, Spagna, Grecia sarebbero, non dico risolti ma, notevolmente contenuti.
Quindi si tratta di un aiuto improprio e con un’alta intermediazione sull’aiuto stesso.
17/07/12 francesco zaffuto
Immagine – corde – da internet - http://marcoe.wordpress.com/tag/speranze/

lunedì 16 luglio 2012

Si avvicina un altro ventennale


Dopo il ventennale di Giovanni Falcone ora arriva il 19 luglio 1992; la data in cui viene messo a tacere il giudice Paolo Borsellino, viene uccisa la sua mente lucida e la sua memoria di tanti fatti; scompare anche l’agenda rossa dove il giudice appuntava qualcosa, ogni traccia della sua memoria è sparita.
I familiari sentono ancora la piaga del lutto ancora aperta perché non è stata fatta luce su quel delitto, al link l’intervista del fratello
ci sarà una manifestazione, ecco il link del programma
L’agenda rossa scomparsa è diventata un po’ il simbolo della nostra stessa memoria
non dobbiamo dimenticarla ci serve per costruire un paese migliore.
16/07/12 francesco zaffuto
immagine - un'agenda rossa

domenica 15 luglio 2012

Il viaggio


In questi giorni di calura estiva in tanti ci prepariamo ad un viaggio spesso nervoso e distratto, ma se quel viaggio lo collochiamo nel tempo ristretto della vita forse acquisisce un sapore intenso; dobbiamo solo non farci travolgere dalla nostalgia dei viaggi e dei sogni più lontani, osservarli come possibili luci di un percorso.
Ho ricevuto tempo addietro questa composizione in regalo da Liborio Mastrosimone. Nell’immagine proposta delle valige vagano su un paesaggio montano, alcune sono di antica foggia e ricordano viaggi lontani, un collage di sogni e speranze. Allego le ultime frasi di una lettera personale dell’autore che possono riguardare tutti …
… Si notano strani bagliori, lapilli di quello che resta del fuoco. Si vede la porta dei sogni spalancarsi sulla realtà. Un bicchiere di vino rosso semivuoto sul tavolo di legno tarlato, un pezzo di cacio sardo brulicante di vita. Il risveglio: trovarsi un vestito addosso non perfettamente calzante, non l’uomo e il suo destino senza luce, ma l’adulto che può riconquistare …

lunedì 2 luglio 2012

Sindrome di Lyell, allopurinolo e sentenza Tribunale di Monza

Ci sono dei post che comportano una particolare fatica se richiamano drammi personali, e questo è uno di quelli; ma vanno redatti perché possono servire ad altri sventurati.
La sindrome di Lyell, conosciuta anche come necrolisi tossica epidermica, è una patologia molto grave che spesso porta alla morte, le varianti più lievi sono la sindrome di Stevens Johonson e l’eritema multiforme. In particolare, nel caso di sindrome di Lyell, il soggetto colpito presenta una perdita acuta delle funzioni della pelle come per le ustioni di un incendio, possono essere colpiti l’esofago, il tratto intestinale e altri organi interni; anche gli occhi possono essere distrutti dal processo incendiario. Essere colpiti dalla sindrome di Lyell è un caso raro (la pubblicistica scientifica parla di un caso su un milione di persone in generale), ma la sindrome si contrae come reazione a seguito dell’assunzione di farmaci ed allora la statistica va fatta sul numero più limitato di chi ha assunto tali farmaci (e si riduce a 1 caso su 10.000 o 15.000). Più di 220 farmaci portano nelle loro avvertenze la possibile insorgenza della sindrome ( in particolare: sulfamidici, oxicam, carbamazepina, fenitoina, acido valproico, fenobarbitale, diclofenac, allopurinolo, cefalosporine, penicilline, chinolonici.). L’insorgenza della sindrome di Lyell è particolarmente subdola perché gli effetti si possono manifestare anche dopo qualche settimana dall’assunzione del farmaco; i primi sintomi possono avere l’aspetto di bolle come una scottatura della pelle. Una volta diagnosticata la sindrome il paziente può essere sottoposto a una terapia intensiva presso un centro di rianimazione; viene sedato artificialmente per sopportare atroci dolori; spesso arriva alla morte o può continuare a vivere con organi compromessi.
Parlo di questa sindrome per una esperienza familiare, perché nel 2007 ha colpito mia sorella e dopo 58 giorni in sala di rianimazione è deceduta; nel caso specifico il farmaco che provocò la reazione è stato l’Allopurinolo, farmaco molto usato nella cura e nella prevenzione delle uricemie. Dopo il decesso di mia sorella, con i miei familiari, abbiamo scritto all’AIFA (agenzia italiana del farmaco – organismo di vigilanza governativo) sottoponendo il caso della pericolosità del farmaco usato e chiedendone l’eventuale ritiro dal commercio. L’AIFA ci rispose che il farmaco era considerato indispensabile per la cura delle iperuricemie anche se ammetteva la sua associazione all’insorgenza della sindrome di Lyell. Nella lettera di risposta l’AIFA faceva riferimento alla responsabilità dei medici nella prescrizione di tale farmaco: “Ci occupiamo da molti anni dei rischi da allopurinolo, con l’obiettivo di fornire elementi ai medici per un uso razionale e oculato di questo farmaco. Ne parliamo in congressi, conferenze, corsi di formazione per medici. Di recente, al fine di sensibilizzare i medici e gli operatori sanitari sulla necessità di una prescrizione ragionata dell’allupurinolo e sulla importanza di una diagnosi precoce della sindrome di Lyell, sono stati redatti dall’AIFA due articoli pubblicati su due diverse riviste dell’Agenzia”. La risposta dell’AIFA in pratica stava a significare: abbiamo detto ai medici che si tratta di sostanza pericolosa, vedetevela con loro.
A seguito di un esame dei documenti clinici che riguardavano mia sorella scoprivamo che non solo non c’era stato “l’uso razionale ed oculato di questo farmaco” come raccomandato dall’AIFA, ma addirittura era stato prescritto erroneamente e in dosi massicce nella struttura sanitaria dell’Ospedale di Sesto San Giovanni. Per questo motivo abbiamo deciso di iniziare una causa civile presso il Tribunale di Monza competente territorialmente. Gli avvocati Michele Borello e Domenico A. Rodà, sulla base delle documentazioni cliniche, hanno sostenuto di fronte al Tribunale di Monza l’erroneità della prescrizione e la correlazione con l’insorgenza della sindrome di Lyell. Dopo diverse udienze il giudice del Tribunale di Monza, visto il parere della perizia medica del C.T.U., ha emanato la sentenza di condanna dell’ Ospedale di Sesto San Giovanni: 1030/12 – Nr. 240/2009 R.G. – REP 000602 – depositata il 10 aprile 2012. Nella sentenza si sostiene:
“E’ inoltre incontestato che la sindrome di Lyell sia derivata dall’assunzione di Allopurinolo somministrato alla paziente nel corso del ricovero (Zyloric). - Non vi è infine dubbio che l’Allopurinolo fosse oggettivamente controindicato nella situazione clinica per la quale la Zaffuto era stata ricoverata (attacco di gotta) in quanto “la precipitazione dei cristalli di acido urico a livello articolare, provocata dall’allupurinolo, può esacerbare la sintomatologia dolorosa”: sul punto la C.T.U. medico-legale è chiara e sostanzialmente incontestata. - Analogamente non vi è dubbio che al momento delle dimissioni non sussistessero riscontri clinici necessari per la prescrizione dell’Allupurinolo. - La precisazione di tale punto è importante. - Se, infatti, la prescrizione del farmaco all’esito del ricovero fosse stata clinicamente corretta, la reazione allergica sviluppata a causa della somministrazione già durante il ricovero avrebbe costituito una mera anticipazione di un rarissimo effetto collaterale che si sarebbe comunque sviluppato in seguito (in tal senso va intesa la precisazione del CTU circa l’irrilevanza del momento della somministrazione rispetto all’insorgenza della sindrome di Lyell). - E’ invece del tutto irrilevante, ai fini che qui interessano, che gli effetti potenzialmente nocivi, descritti dal CTU e costituenti la controindicazione al farmaco durante il ricovero, non si siano manifestati nel caso concreto, così come è irrilevante che tali effetti negativi non ricomprendano, per la sua rarità, la reazione allergica alla base della sindrome di Lyell: ciò che rileva è che non sussisteva alcuna valida indicazione terapeutica alla somministrazione dell’Allopurinolo nè nel corso del ricovero né all’esito dello stesso.- In tali condizioni la malattia sviluppata dalla paziente non può essere considerata una rara conseguenza della legittima somministrazione/prescrizione di un farmaco, qualificabile come incolpevole e sfortunato effetto collaterale di corretta terapia sanitaria, ma struttura di un evento lesivo ascrivibile ad imperizia medica stante l’assenza di giustificazione terapeutica alla somministrazione prima e alla prescrizione poi dell’Allopurinolo. - Giuridicamente, infatti, rileva solo il fatto che la malattia e il decesso sono stati cagionati all’assunzione di un farmaco che non doveva essere né somministrato né prescritto; la reazione di tipo allergico innescata dal farmaco, se per la sua rarità può essere considerata evento imprevedibile e non imputabile in caso di corretta prescrizione, qui non trova alcuna giustificazione sanitaria e determina quindi la responsabilità giuridica dell’ospedale. La CTU ha riscontrato tutto questo e ha anche riconosciuto come la somministrazione sia avvenuta in dosi oggettivamente eccessive, ciò che, secondo alcuni studiosi, incrementerebbe la probabilità dell’insorgere della reazione allergica. Da quanto detto sopra si deve concludere che la malattia e la morte di Venera Rosalia Zaffuto siano avvenute per fatto e colpa dei sanitari del presidio ospedaliero di Sesto San Giovanni; della colpa dei medici, qualificabile come inadempimento contrattuale, la convenuta risponde ex art. 2049 c.c,. “
La sentenza poi prosegue nella quantificazione del danno; e qui il Giudice, per fare pagare il meno possibile l’Ospedale, ha sostenuto: che il danno biologico riconoscibile alla paziente è stato costituito solo per i 58 giorni in rianimazione; che per il danno morale non si ha avuto prova che la paziente fosse in grado di sentirsi in pericolo di morte visto che era stata sedata; che il danno subito dai familiari per “la lontananza delle residenze di alcuni di loro” viene considerato come un solo decesso anagrafico. C’erano tutti gli elementi per fare un nuovo ricorso in appello per un giusto riconoscimento economico, ma dato che il problema per noi non erano i soldi ci siamo soddisfatti del riconoscimento dell’errore commesso nella somministrazione del farmaco.
Questa sentenza l’ho voluto pubblicare nel blog perché magari può servire a qualche altro malcapitato in simili vicende, cosa che non auguro a nessuno. Ma va fatta una ulteriore attenta riflessione: nel caso specifico è stato condannato l’ospedale per una erronea prescrizione, ma la sindrome di Lyell può verificarsi anche in caso di prescrizione corretta e in tal caso il danno viene lasciato in capo al malcapitato paziente che ha la particolare caratteristica fisica di reagire sfavorevolmente al farmaco. In pratica il farmaco può curare 10.000 e poi uno cade morto o gravemente invalido, e ciò non importa. Nel frattempo ne hanno beneficiato i guariti e le aziende farmaceutiche, e non importa se uno è rimasto stritolato. Il mancato riconoscimento nel nostro paese della sindrome di Lyell come malattia rara a cui dare una protezione porta a una mancanza totale di solidarietà. Da questa vicenda se ne ricava che è necessaria la prudenza dei medici nelle prescrizioni di farmaci che possono scatenare la sindrome di Lyell; ma è anche necessaria una mutua assicurazione di cui si dovrebbero fare carico le industrie farmaceutiche, non basta cavarsela con la dizione “questo farmaco può comportare gravi effetti collaterali”.
02/07/11 francesco zaffuto

domenica 1 luglio 2012

e mo … ?


Dopo tre giorni di iperbolici accostamenti fatti da stampa e TV tra i tre Mario; dopo tre giorni di un pesante minestrone di politica, calcio ed economia il tutto si conclude con 4 a 0 per la Spagna. In base a tutti gli accostamenti fatti nei tre giorni di gloria, domani si dovrebbero concretizzare: le dimissioni del governo, le elezioni anticipate ed anche la fine della leadership di Bersani.
01/07/12 francesco zaffuto
Immagine – lo stesso pallone della partita precedente