sabato 12 dicembre 2015

Dal 12 dicembre al 13 dicembre

quell'orrenda scena finale di Piazza Fontana 1969

Dal 12 dicembre al 13 dicembre sembra che possa passare solo un giorno eppure non è così.  Oggi 12 dicembre è l’anniversario della strage di piazza Fontana a Milano del 1969 – Domani 13 dicembre 2015 è la data che ci indica un mese di distanza dalla strage di Parigi.
 Due stragi così lontane tra loro e così diverse, però accomunate dallo stesso colore del sangue e dallo stesso dolore delle vittime. Accomunate dallo stesso disprezzo dell’essere umano, e dallo stesso calcolo di chi per creare terrore li ha commissionate.  
 Le menti e le mani assassine sono diverse perché i soggetti, in una Storia che muta, sono cambiati, ma il motivo è lo stesso: creare paura.   Chi vuole creare paura,  lo fa però per un ulteriore scopo: radicalizzare lo scontro e determinare nuovi assestamenti sociali e politici.
 La strage di piazza fontana del 1969 portava a criminalizzare tutto il movimento di opposizione, isolarlo e depotenziarlo. In buona parte la mente criminale (rimasta oscura nonostante anni ed anni d’indagini), riuscì in parte nei suoi scopi, perché l’ondata di adesioni pacifiche al movimento del ’68 si fermò, aumentò la repressione e si radicalizzarono successivamente gli elementi più facinorosi del movimento stesso che teorizzavano lo scontro. Non vennero però seppellite in Italia le libertà garantite dalla Costituzione e si generò un grande movimento democratico di reazione che impedì lo stravolgimento istituzionale del paese.
 La diversa mente criminale che sta dietro gli attentati di Parigi usa la paura per determinare nuovi assestamenti sociali e politici, addirittura di ordine internazionale: vuole che la paura porti a diffidare di tutti i mussulmani; e nel contempo, vuole che la paura porti tutti i mussulmani a rifugiarsi nell’appartenenza ad un popolo ideale, ostile e diverso; l’obbiettivo era diffondere un clima di guerra e ci sono riusciti.
La paura non porta solo a rinchiudersi nelle proprie case;  la paura ci porta a condividere idee che distruggono la nostra stessa civiltà: distruggere  la libertà di espressione, la libertà di associazione, i diritti dell’uomo e del cittadino; fino al punto di considerare la pena di morte come una buona amica della civiltà.  Se l’occidente seppellisce i diritti dell’uomo e del cittadino, la mente criminale si può dire che è riuscita nel suo obiettivo.   

La paura non vinse dopo il 12 dicembre del 1969,  e la paura non deve vincere neanche adesso. Non bisogna smettere di pensare. Se sono necessari atti di difesa di polizia e militari dal terrorismo dell’Isis;  è altresì necessario un grande movimento per la difesa dei diritti dell’uomo di portata internazionale, che metta al centro il singolo uomo come centro del rispetto e del riconoscimento dei diritti. La fratellanza universale  degli uomini è l’unico valore che si può contrapporre alle appartenenze che generano la guerra tra gli stati e alla stessa guerra diffusa che si vuole portare nelle città e nelle case. (f.z.)

lunedì 7 dicembre 2015

BANCHE: truffatori e truffati


 I truffatori sono quelli che hanno venduto azioni ed obbligazioni ad ignari risparmiatori, i truffati sono quei risparmiatori che non si accontentavano di essere solo risparmiatori.
Una cosa sono gli azionisti, un’altra cosa sono gli obbligazionisti ed  un’altra cosa ancora sono i risparmiatori con solo depositi in banca e con qualche titolo del debito di Stato.
Cerchiamo di capirci:  se si comprano azioni di una banca si diventa proprietari della banca. Ora se un piccolo risparmiatore si è fatto convincere a compare azioni di una banca non si trova nella posizione di risparmiatore, ma si trova nella posizione di padrone delle banca con tutto quello che ne può derivare in termini di profitti e di perdite. Il piccolo azionista nei fatti non è un padrone perché, con poche azioni, non controlla un bel nulla; e non è neanche un risparmiatore,  è solo uno che pensava di fare un buon affare o che si è illuso di aver fatto un buon affare.
 Passiamo agli obbligazionisti: questi soggetti a fronte di un interesse un po’ più elevato si sono assunti il rischio di prestare somme ad una singola società; è un rischio meno forte degli azionisti ma è pur sempre un rischio, sono dei prestatori di denaro che si sono legati al rischio di una società.
 Ben diversi sono i risparmiatori che si sono limitati a depositare i risparmi in una banca su un conto corrente o su un deposito a risparmio; e che si sono limitati ad acquistare  qualche titolo del debito dello Stato. Queste persone hanno solo depositato il denaro, per quel deposito non hanno ricevuto interessi o hanno ricevuto un interesse insignificante, ed hanno anche pagato la banca per le operazioni e per i servizi bancari;  queste persone non si sono volute legare ad alcun rischio dell’impreditoria bancaria.
 La Banca d’Italia e lo Stato hanno l’obbligo di tutelare il sistema bancario per evitare ripercussioni su tutto il sistema economico. La Banca d’Italia doveva vigilare sui comportamenti delle banche. Cosa ha fatto? Evidentemente ben poco e male. Se una banca opera con il criterio delle prudenza non può fallire.
Se una banca si trasforma in venditrice di titoli di aziende spericolate, e in venditrice di titoli propri che assistono gli spericolati, non fa il lavoro di vera  banca che esercita il credito,  ma solo quello di un’impresa speculativa. Se i suoi impiegati stanno lì a convincere i risparmiatori ad investire in forma non prudenziale li stanno nei fatti truffando approfittando delle propria ignoranza.

 La Banca d’Italia è lo Stato debbono intervenire per tutelare i risparmiatori, ma c’è una gerarchia:  i primi ad essere tutelati nella completezza debbono essere i risparmiatori che non si sono esposti al rischio dell’impresa bancaria e si sono limitati al comportamento di effettuare depositi sui propri conti. (f.z.)

giovedì 3 dicembre 2015

Onnivori ma non torturatori


L'appello di Giulia Innocenzi è l'invito a 



la legge è uguale per tutti, ma con gli animali l'uomo fa quello che vuole. Arriva perfino a non applicare le leggi che si è dato. Così può accadere che vacchedestinate al macello vengano trascinate con catene, fatte strisciare sul pavimento, trasportate e buttate a terra con il muletto o spinte con la forca.
Tutte azioni illegali, sotto gli occhi di veterinari consenzienti. Che danneggiano gli animali e la nostra salute.

Alcune settimane fa ho raccontato in una video-inchiesta per Servizio Pubblico ciò che accadeva nelmacello Italcarni di Ghedi, in provincia di Brescia, oggi sotto sequestro: un "macello degli orrori", specializzato in mucche a terra, dove gli animali venivano maltrattati e torturati. In seguito alla segnalazione di una veterinaria, la procura di Brescia ne ha filmato per un mese le attività, portandone alla luce le pratiche crudeli, dolorose per i bovini e dannose anche per la carne che ne deriva.

Operai che attaccano catene alle zampe di mucche vive, per poi trascinarle con il muletto e buttarle a terra, vacche spinte alla linea di macellazione con una forca senza lembi protettivi. Ho pianto. Poi ho provato rabbia.

Il ministero della Salute, da cui dovrebbero dipendere i controlli, non può più restare in silenzio. E deve fare luce sugli altri macelli: Italcarni è un caso isolato?

Secondo la procura di Brescia, queste pratiche avrebbero infettato anche la carne: l'Istituto Zooprofilattico di Torino ha trovato cariche batteriche 50 volte superiori a quelle consentite dalla legge e due salmonelle pericolosissime, Livingstone e Agama, che possono uccidere l'uomo. Possibile che per fermare il commercio di carne così dannosa, per l'ennesima volta si sia dovuto aspettare l'intervento della magistratura?

La ministra della Salute Beatrice Lorenzin istituisca con urgenza una commissione di inchiesta sulle condizioni degli animali negli allevamenti e nei mattatoi.
 Non c'è più tempo: questo massacro inutile è durato anche troppo. Ne va della nostra salute, ma soprattutto della nostra umanità.
Giulia Innocenzi

giovedì 19 novembre 2015

L’abisso della mente umana

Ciò che è accaduto la sera del 13 novembre a Parigi, viene definito atto di guerra o atto terroristico, purtroppo è qualcosa di più catastrofico: è un abisso della mente umana.
 Alcuni uomini dotati di mente umana scelgono di uccidere altri uomini in particolari momenti: durante una partita di calcio, durante un concerto di musica; durante il semplice consumo di una pizza in un ristorante; e alcuni, per portare a termine il loro disegno omicida,  mettono in conto di morire anch’essi diventando bombe.
 Atti di questa portata noi europei eravamo abituati a sentirli distrattamente come cronache  provenienti dal Medio oriente; più volte abbiamo sentito che un uomo (o donna bomba)  si era fatto esplodere in un mercato di una città in Irak. Il 13 novembre questi atti arrivano  nel cuore dell’Europa a Parigi; alcuni degli attentatori hanno maturato una parte della propria vita in Francia ed il rapporto con la cultura francese non ha scongiurato tali atti.
 Possiamo dire che la mente umana può essere condizionata fino al punto di commettere simili atti.
 Come è potuto accadere un tale condizionamento e quali fattori possono averlo determinato?
 L’assassino per atti di guerra non è mai solo,  risponde per il suo comportamento ad un gruppo e si aspetta il riconoscimento di un gruppo.  La stessa entità del crimine è in relazione all’aiuto e al riconoscimento del gruppo. Il suo atto di assassinio può essere portato a termine per eseguire un ordine o come atto volontario, ma in ogni caso il riconoscimento del gruppo di appartenenza è determinante.  Per atti particolarmente gravi necessità che il gruppo di appartenenza gli abbia dato un forte riconoscimento stimolando l’appartenenza stessa; che il riconoscimento del gruppo di appartenenza si sia concretizzato in diverse esperienze di riconoscimento. Cerimonie, rituali, gratificazioni, premi in denaro o in onori, sono il percorso del minimo indottrinamento;  fede e ideologie sono il più forte completamento. Più l’inquadramento e l’indottrinamento sarà elevato e più l’assassino di guerra è in condizione di considerare lo sterminio come atto necessario. Le vittime possono diventare: solo incidenti di percorso;  il sentimento e il dolore della vittima cessa di provocare compassione; la vittima diventa  oggetto  da sacrificare, ostacolo a sé e al suo gruppo;  se l’indottrinamento è radicale, può arrivare a considerare la vittima colpevole di ogni possibile colpa ed odiarla per la diversa appartenenza. 
 In tutto questo processo può intervenire anche l’uso di droghe, che gli indottrinatori possono procurare agli assassini,  per superare paure e mantenere alterato lo stato di coscienza.
 Gli elementi sopra citati sono comuni per gli atti di terrorismo e di guerra; ma se consideriamo che l’assassino è disposto a diventare uomo bomba, è necessario un premio al suo sacrificio che si può concretizzare in diversi modi: onore e memoria del gruppo di appartenenza; benefici per la vita dei suoi familiari; promessa di un aldilà dove potrà ricevere un compenso divino; convinzione prospettica di riuscire come uomo/strumento a cambiare le cose; fine di un’esistenza vissuta con angoscia. Per l’aspetto premiale del sacrificio il fattore religioso assume un notevole peso.
L’abisso della mente ora è pronto, c’è solo da chiedersi quante menti abisso ci sono in giro e quante ancora se ne possono formare, e perché tali menti abisso possono nascere anche in città come Parigi o altre capitali europee.
 Ci siamo meravigliati che cittadini Francesi e Inglesi siano diventati esponenti dell’Isis, eppure si sono prodotti.
 L’Europa parla di accoglienza, ma non riesce ad essere accogliente per gli stessi europei; l’emarginazione e la disoccupazione ha toccato livelli inauditi ed è arrivata ad escludere giovani con alti livelli d’istruzione. L’accoglienza per i nuovi arrivati è diventata  strumento per acquisire manodopera a basso costo e per aumentare i livelli di selezione,  forti contraddizioni si sono determinate tra strati di popolazione indigena e nuovi arrivati. La società europea non riesce a dare un riconoscimento a tanta parte dei suoi giovani; domina l’interesse e si riconosce come valore addirittura la fortuna. In una società così fatta diventa facile sentirsi esclusi;  esclusione e mancanza di riconoscimento determinano la ricerca di appartenenza in gruppi fuori della società. Il malessere prodotto da una società espulsiva può determinare reazioni ben diverse, e in altri periodi storici ha prodotto fenomeni ben diversi; ma questo fenomeno di esclusione,  interno alle società occidentali,  oggi si viene a combinare con i fenomeni internazionali esistenti; il fenomeno internazionale esistente è il magma del Medio oriente. Giovani mussulmani di seconda e terza generazione residenti in Europa, che non hanno trovato un riconoscimento,  diventano permeabili alla propaganda di predicatori di un ipotetico riscatto.
  Dalla fine della seconda guerra mondiale il Medio oriente è continuato a vivere in una continua destabilizzazione.  Dalla destabilizzazione del Medio oriente hanno ricavato un beneficio le grandi lobby del petrolio occidentali e le potenti famiglie venditrici del greggio, i popoli che potevano beneficiare di tale ricchezza sono stati costretti a vivere in povertà o ad emigrare.  
 Il disastro conclusivo della guerra in Irak,  combinato con la crisi siriana, e combinato con errori strategici degli USA, hanno determinato la nascita di uno stato come l’Isis. Tale Stato è diventato punto di riferimento stanziale e territoriale dell’ideologia del terrore;  anche se va considerato che il terrorismo fondamentalista era riuscito anche senza una base statuale a produrre uno stato di guerra.
  Il fatto si è determinato; ed ora con i soli appelli all’umanità non si potrà uscire da questo pessimo incrocio della storia. Purtroppo Hitler non fu bonariamente convinto a farsi da parte e i nazisti continuarono a professarsi nazisti fino agli ultimi giorni della disfatta.
 Sul breve periodo si è prodotta nei fatti una guerra e la sua portata sarà determinata:  dai comportamenti di tutti gli stati arabi e da Israele;  dai comportamenti delle potenze mondiali, USA, Russia e Cina; l’Europa,  che non ha un suo centro politico,  andrà in ordine sparso e con tutte le sue contraddittorie divisioni.
  Dallo sterminio del nemico non si troverà una soluzione, ci saranno tanti morti innocenti che con l’Isis hanno poco a che fare, ed che hanno la sola disgrazia di esser nati nel posto dove cadranno le bombe “intelligenti” di USA, Russia e Francia.
 Il 13 novembre, dal punto di vista fisico,  il danno tremendo l’hanno subito i francesi, ma la strategia di questo terrore ha di mira i mussulmani; è una strategia atta a farli diventare nemici di tutta la cultura europea e li pone di fronte ad una radicalizzazione della guerra con un tremendo appello a schierarsi;  appello che vuole fare leva sull’appartenenza religiosa, culturale, familiare.
   Per superare l’abisso è necessario l’aiuto degli stessi mussulmani. Quando sentiamo mussulmani che dicono che l’Islam è religione di pace dobbiamo pur crederli perché molti di loro fanno riferimento a un desiderio di evoluzione umanitaria della propria appartenenza religiosa. Le religioni nella storia sono state usate a pretesto per guerre;  in Europa sono tanti gli esempi sanguinosi di guerra  tra cattolici e protestanti;  le stesse pagine della Bibbia grondano di antichi messaggi di guerra.  L’evoluzione umanitaria del pensiero religioso può contribuire alla pace;  se le religioni si liberano delle appartenenze di popoli e razze riusciranno a guardare all’uomo nella sua miseria e nel suo dolore e provare la compassione necessaria che porta alla pace.
 Per superare l’abisso è necessario che l’Europa costruisca una società inclusiva capace di dare lavoro e dignità, a partire dagli stessi cittadini europei; nessuna vera cultura dell’accoglienza può nascere se ci sono disoccupati europei espulsi ed emarginati; abbiamo bisogno di una cultura che poggia sulla solidarietà umana; sul lungo periodo la strada è questa e non ci sono scorciatoie .

Francesco Zaffuto

giovedì 15 ottobre 2015

IL FUTURO SENATO


Il Senato c’è o non c’è.
Il Senato c’è ma non vale.
Il Senato continuerà a costare ma non vale.
Mi chiederanno anche con un referendum cosa ne penso.
Ti piaceva prima? No
Ti piace quello di adesso?No
Ma allora vuoi ritornare a quello di prima? No
Veramente non lo volevo proprio: mi basterebbe una Camera di soli 300 deputati, con uno stipendio per ogni deputato non superiore mai a tre volte quello di un operaio, e con una legge elettorale costituzionale ben diversa …che …
E no, risposte così complicate non sono previste, potrai solo dire di sì a questo che ti hanno preparato o tornare a quello di prima, oppure stare zitto.

lunedì 12 ottobre 2015

RENZI: INTERVENTO PER I BAMBINI POVERI

RENZI: INTERVENTO PER I BAMBINI POVERI
Sabato 10 ottobre 2015, il Premier Renzi,  nel suo intervento in merito alla legge di stabilità in un convegno di industriali, promette che  dopo l'abolizione di Imu e Tasi, il Governo si dedicherà ai bambini poveri
 “per la prima volta il governo farà un intervento ad hoc per i bambini sotto la soglia di povertà”. In Italia, ha sottolineato il Presidente, “ci sono un milione di bambini sotto il livello di povertà”.
Ma quei bambini che hanno dei padri e delle madri, presidente come intende aiutarli?  Intende dichiararli adottabili da altre famiglie, o da istituti religiosi?
Se i bambini con dei genitori sono sotto la soglia di povertà vuol dire che i genitori sono sotto la soglia di povertà.

Lei Presidente giorni fa ha ridicolizzato ogni proposta di reddito di cittadinanza. Chi non ha un lavoro e non ha altri redditi è un povero, se ha dei bambini sicuramente la sua situazione si aggrava. Allora aiutare i bambini poveri significa aiutare i genitori a fare i genitori, dargli un lavoro o un minimo reddito di sopravvivenza. Se dice, Presidente,  che il primo denaro a disposizione lo vuole utilizzare per diminuire le tasse a chi non naviga in miseria e non vuole dare un minimo reddito di sopravvivenza, come intende aiutare i bambini poveri? Con il solito metodo del bonus, dell’ogni tanto si mangia la rimanenza? (f.z.) 12/10/15 

domenica 11 ottobre 2015

Onoranze …. del cardinale per Marino

Onoranze …. per Marino. Il Vaticano dà per scontato che ormai non c’è più.
"Ripartire dalle molte risorse religiose e civili presenti a Roma", esorta il Cardinale Vallini, vice del Papa per la città di Roma, ed auspica anche la "formazione di una nuova classe dirigente nella politica".
Ma perché il cattolico Marino è stato così inviso al Vaticano? Può essere attribuito solo alla gaffe del suo viaggio in Filadelfia? Forse il registro delle unioni civili al Comune di Roma può essere stato un motivo più forte ….? …..o altro?

In quanto al ripartire dalle molte risorse religiose, e formare una nuova classe dirigente, sarebbe opportuno ricordare al cardinale che a Roma il Vaticano ci sta da tanti secoli; si poteva ripartire già tante volte. (f.z.)
11/10/15

mercoledì 7 ottobre 2015

L'appello di medici senza frontiere


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6 Ottobre 2015
Dalle 2.08 alle 3.15 nella notte del 3 ottobre, il nostro ospedale traumatologico a ‪‎Kunduz‬, in Afghanistan, è stato colpito da una serie di bombardamenti aerei a intervalli di circa 15 minuti l’uno dall’altro.
12 operatori ‪‎MSF‬ e almeno 10 pazienti, tra cui 3 bambini, sono stati uccisi. 
Non è stato solo un attacco contro il nostro ospedale, è stato un attacco contro le Convenzioni di Ginevra. È inaccettabile. Queste Convenzioni governano le regole della guerra e sono state stabilite per proteggere i civili nei conflitti, compresi pazienti, operatori e strutture sanitarie.
Chiediamo che venga avviata un’investigazione completa, trasparente e indipendente, condotta dalla Commissione d'Inchiesta Umanitaria Internazionale per sapere esattamente cosa sia successo e come sia potuto accadere un evento di questa gravità. Questa Commissione esiste ma non è mai stata usata.
Chiediamo agli Stati firmatari di attivare la Commissione per stabilire la verità e riaffermare lo status di protezione degli ospedali nei conflitti.
Oggi abbiamo bisogno di voi, come esponenti della società civile, perché siate dalla nostra parte nel ribadire che anche le guerre hanno delle regole. Mostraci la tua solidarietà e il tuo supporto condividendo (con privacy "Pubblico") su Twitter, Facebook e Instagram foto e messaggi con la richiesta#IndependentInvestigation e #Kunduz, che compariranno automaticamente nella nostra Tagboard. Grazie!

Aiutaci a rafforzare la nostra richiesta! Condividi #‎IndependentInvestigation‬ e #kunduz sui social network

domenica 4 ottobre 2015

Il carattere della guerra

Errore o effetto collaterale della guerra o atto estremo per uccidere il nemico sacrificando medici, infermieri e malati dell’ospedale di Medici senza frontiere.
Bombe americane colpiscono l'ospedale di Medici senza Frontiere (Msf) a Kunduz, in Afghanistan, città sotto il controllo dei talebani e da giorni teatro di scontri con le forze di sicurezza governative: almeno 20 morti il bilancio provvisorio, secondo quanto detto al Guardian online fonti di Msf. I feriti sono numerosi e il bilancio è destinato a salire. Il bombardamento è proseguito per mezz'ora dalla segnalazione alle forze armate Usa e afgane, denuncia Msf su Twitter, aggiungendo che "tutte le parti in conflitto, incluse Kabul e Washington, conoscevano le coordinate delle nostre strutture già da mesi".
Le forze americane, tramite il portavoce delle forze Usa in Afghanistan, colonnello Brian Tribus, hanno detto che l'operazione "potrebbe avere causato danni collaterali ad una struttura medica della città". "Indaghiamo sull'incidente", ha aggiunto. "Le forze Usa hanno condotto un raid aereo sulla città di Kunduz alle 2,15 locali, contro individui che minacciavano le forze".
Mentre Kabul sostiene che nell'ospedale "si nascondevano 10-15 terroristi", tutti "uccisi, ma fra le vittime ci sono stati anche dottori".
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Questo fatto non va lasciato cadere nel tritatutto del dimenticatoio dove una notizia nuova ed atroce fa dimenticare la precedente.

domenica 19 luglio 2015

sImu punto e a capo

Anche se siamo nel pieno di una caldissima estate possiamo ben dire Buon capodanno, perché apprendiamo ciò che avverrà nel futuro 2016: il premier Renzi promette l’eliminazione dell’imposta sulla prima casa. Intanto non si chiama più Imu e viene chiamata Tasi (che i Comuni hanno combinato in miscela con la Tari e con normative diverse da un comune all’altro). Ebbene in qualsiasi modo viene chiamata, la tassa sulla prima casa è odiata da tutti gli italiani padroni di una casa, da quelli che hanno uno sfigato monolocale a quelli che hanno un bell’appartamento di 150 metriquadri nel centro storico di Milano. Tutti uguali ovviamente perché quando si parla di tasse nasce una stupida uguaglianza tra ricchi e poveri, non vogliono pagarle. Dire  e spiegare agli italiani che c’è una certa differenza tra: non avere una casa, avere una casa da morti di fame, avere una casa un minimo decente ed avere una casa di lusso è impresa difficilissima. La sinistra, un tempo ci provava, poi venne Berlusconi e dimostrò che si potevano vincere l’elezioni proprio perché quella differenza non veniva capita. Ora Renzi comincia a fiutare l’avvicinarsi del tempo delle elezioni e visto che gli è difficile pescare nel mare dei disoccupati, prova a preparare la rete per pescare nel grande mare chi si crede padrone almeno di una casa e nel grande mare degli uguali che odiano le tasse.
Sei il solito gufo che non crede in Renzi? All’inizio qualche vaga speranza che potesse fare qualcosa ce l’avevo
Fare qualcosa però non significa fare qualsiasi cosa. In Italia nel febbraio 2014 c’era un’urgenza e continua ad esserci: dare una mano a chi stava precipitando nella povertà con un reddito minimo di cittadinanza, costruire qualche opportunità di lavoro per i disoccupati.  Le risposte sono state: qualche soldo in più per chi già lavorava con i famosi 80 euro; e si dice oggi che anche per il futuro la priorità sarà il grande bacino elettorale del leader.  
sImu punto e a capo.

19/07/2015 francesco zaffuto

venerdì 17 luglio 2015

Cannonate e non cannoli


 Esistono due tipi di siciliani: quelli che straparlano e quelli che stanno muti. Quelli che straparlano arrivano verbalmente ad uccidere tutto il mondo e riescono a mettere in moto l’intera Apocalisse biblica, anche per una multa per un divieto di sosta. Quelli che stanno muti si esprimono per sillabe che non arrivano neanche al pronunciamento del sì e del no e addirittura usano deboli schiocchi della lingua indecifrabili, tipo gn o ng, ci sono suoni che non si possono scrivere perché la lingua sbatte sul palato schioccando.
 Provate a liberarvi di un amico siciliano e diventate un traditore dell’intera Sicilia. Se è un antico amico fraterno siete un traditore di tutta la fraternità umana. E’ quasi più facile liberarsi di un parente: si trova una giustificazione del tipo “ci fu lite in famiglia”; ma con l’amico non viene compresa la motivazione della lite. Lo stesso amico penserà che non è vero niente e che continuate ad essere suo amico,  anche dopo l’essersi chiamati reciprocamente emeriti coglioni.
 Provate ad avere un amico siciliano di quelli che straparlano, che vi ha telefonato, che voi non volete continuare a sentire le stupidate che vi dice, e sperate che la telefonata finisca subito;  allora non reagite a nessuna delle stronzate che dice, perché sapete che se reagite la telefonata non finisce più e quello continuerà a straparlare per ore aumentando la dose di Apocalisse.
 Il reato di Crocetta pare che sia: non essersi riuscito a liberare di un amico, avere ascoltato una telefonata senza reagire o solo pronunciando qualche indecifrabile schiocco con la lingua.  
 Cosa diceva l’amico?  Apocalissi,  e nelle apocalissi aveva messo dentro anche una vittima della mafia. Le vittime della mafia sono intoccabili e innominabili e Crocetta doveva accettare di prolungare la telefonata dicendo al suo amico che era un coglione.
 Ma chi ha dato via l’intercettazione, l’ha fatta uscire dalle sedi di competenza giudiziaria, l’ha fatta arrivare all’Espresso, ha sicuramente commesso un reato.
Ora proviamo ad immaginare un dialogo tra Mister X e Mister Y.
Mister x = Su Crocetta abbiamo questo, che facciamo?
Mister y = Colpite ad alzo zero.  
Questo quello che posso dire come siciliano su Crocetta, e per quanto riguarda  la sua  futura salute un consiglio: riposarsi dalla politica e cambiare medico
17/07/15 Francesco Zaffuto

mercoledì 15 luglio 2015

L’accordo e la bomba


Le reazioni all’accordo di Caio, Tizio e Sempronio
Caio:
Se il petrolio non mi manca, se il sole per l’energie pulite non mi manca, per quale motivo desidero avere una centrale nucleare? Voglio una bomba, anche non subito, magari tre dieci o quindici anni, ma la voglio, perché avere una bomba è sempre una buona cosa visto che il mondo degli uomini non cambierà.
Tizio:
Non potete lasciare che quel Caio si costruisca in futuro una bomba,  è meglio che siamo solo noi ad avere la bomba, ne vale della nostra sicurezza.
Sempronio:
Ma va là, non l’avrà subito, intanto commerciamo con lui e gli vendiamo gli attrezzi per la bomba e tante altre cose, e se tra dieci anni avrà una bomba è un pericolo limitato, perché noi abbiamo cento bombe.
Considerazioni finali:
Una bomba si chiama bomba, anche quando si prospetta nel futuro, e non possiamo essere contenti di come la pensano Caio, Tizio e Sempronio.


Immagine – la vecchia centrale di Chernobyl

domenica 21 giugno 2015

Grecia: comunque vada domani

Comunque vada domani, lunedì 22 maggio 2015;
dal fallimento della Grecia, l'Europa e l'Euro ne ricaveranno un disastro.
Si possono chiedere alla Grecia riforme per cominciare a rientrare dal suo debito, ma non si possono dettare le tipologie di riforme togliendo a un popolo la sua libertà di decidere la sua politica sociale. 
Se alla Vittoria togliete le ali della Libertà è solo Oppressione.

sabato 20 giugno 2015

EXPOLIAZIONE

La Food policy milanese.
Un’altra carta che Expo regala ai posteri.
di Emilio Molinari

In questi appunti per una discussione pubblica, redatti in preparazione del Convegno Internazionale che si terrà a Milano nelle giornate di venerdì 27 e sabato 28 giugno 2015, Emilio Molinari mette a fuoco una serie di ragioni ineludibili e che sono mille miglia distanti da quanto il rutilante e fantasmagorico circo dell’Esposizione Universale ci ha proposto. Queste riflessioni indicano la nervatura indispensabile per una Carta dei popoli autentica, che metta al centro i bisogni dell’umanità, del suo sostentamento, della cura dell’habitat di cui è parte integrante e delle sue risorse nobili: cibo, acqua, aria, suolo. Il modo di riconsiderare queste risorse e la loro distribuzione egualitaria, non hanno nulla in comune con le linee politiche disegnate dalla cosiddetta Carta di Milano. Questi appunti sono un ottimo punto di partenza per un dibattito serio e propositivo.    

La locandina del Convegno Internazionale

Expo sforna un'altra carta oltre quella di Barilla/Renzi. È la carta per fare di Milano la città del cibo lanciata questa volta dal Comune di Milano e dalla Fondazione Cariplo e scritta e “ragionata” da un comitato di esperti dell'associazionismo di sinistra. 24 pagine impegnative corredate da tanto di grafici consegnate Sabato 9 Maggio alla consultazione pubblica delle zone di Milano dopo di che sparita dalla circolazione.
Uno dei tanti espedienti per dare una cosmesi all'inutilità di Expo. Molte parole specialistiche prese a prestito dal linguaggio degli esperti di sinistra e delle associazioni e alcuni concetti corretti e cose condivisibili.
Ma l'insieme è un qualcosa che nulla a che vedere con una vera Carta che seccamente definisca impegni concreti e soprattutto alternativi alle scelte che hanno determinato, e determinano tuttora, lo sviluppo di questa città, il suo rapporto con il suo territorio circostante, la campagna, l'acqua, la grande distribuzione ecc. Il documento è solo una “cosa” difficile per una consultazione che non sarà mai ne pubblica ne partecipata.
Intanto Expo diventa ogni giorno di più una fiera e una rassegna gastronomica, una festa, che alimenta nei cittadini l'indifferenza per le cause del disastro alimentare, sociale, ambientale che le multinazionali in vetrina in Expo hanno determinato e che loro per primi subiscono chiusi e indifferenti (in senso gramsciano, al grido della Terra e dei poveri di cui parla l'enciclica di Papa Francesco e a ciò che avviene alla stazione centrale).
Dentro a queste 24 pagine si perde il filo del disegno di quale città vogliamo e gli intenti di una politica del diritto al cibo nella città metropolitana.
Nelle 10 domande poste:
Governance - Milano dialoga con la città
Educazione - Milano educa al cibo
Sprechi - Milano riduce e trasforma
Accesso - al cibo Milano nutre tutti
Ambiente - Milano riduce gli impatti
Agroecosistema - Milano cura della sue terra e la sua acqua
Produzione - Milano genera qualità
Finanza - Milano investe sul cibo
Commercio - Milano alimenta le relazioni
Non c'è una riflessione su come dare una sterzata al modello di sviluppo della città che ha avuto ricadute drammatiche sull'agricoltura e sulla salubrità del territorio, sull'acqua, sul piccolo commercio e soprattutto non si fa i conti con quanto ha espresso ed esprime ancora la politica la quale va nel senso della continuità con il passato. Non si sente che Milano è al centro di un bacino (Lambro Seveso Olona) dichiarato dalla UE area di disastro ambientale. Che è al centro di una delle aree mondiali con le più alte emissioni di inquinanti e gas serra del mondo. Che le prime falde sono state abbandonate perché irrimediabilmente inquinate. Che è un’ area in Europa tra le più alte nella cementificazione che ha divorato campagne, fontanili, rogge e canali e che Expo ha aggiunto a questa realtà 1 milione di mq e che in prossimità di questi ad Arese, si vuole fare il Centro Commerciale più grande di Europa.
Che è la città in Europa con meno verde.
Che la distribuzione del cibo e delle merci è affidato quasi totalmente alla grande distribuzione, e ai centri commerciali.
Nella Carta non si sente questa consapevolezza e quindi non si sente la volontà del cambiamento.
Si resta nel minimalismo e vengono inseriti degli abbellimenti.
1.l'educazione del popolo a mangiare sano, (come se fosse solo un problema di ignoranza e non di reddito e di pubblicità consumistica).
2.lo spreco e il risparmio (come se fosse responsabilità delle famiglie, senza prendere atto che si produce di più di quanto siamo in grado di consumare le ragioni dell'economia spingono a produrre e consumare sempre di più).
3.La carità, gli avanzi recuperati per i poveri.
4.La qualità del cibo ovvero il made in Italy nel quale occorre investire perché produce ripresa e commercio.
Nella sostanza la Food Policy milanese parla alla città che sta bene, ai suoi consumi, parla di buone pratiche non disegna la città del cibo e dell'acqua come si vorrebbe far credere.
La cartina di tornasole di ciò è che:
Nella Carta l'acqua è quasi completamente ignorata. Si accenna solo alle casette dell'acqua che si perdono di fronte a Nestlè e allo statuto della città metropolitana che su richiesta del movimento, dichiara che l'acqua è un diritto umano. Ma appunto cose minimali e petizioni di un principio.
Si ignora che: L'acqua è l'alimento principale e l'acquedotto è la struttura centrale della vita di una città cui va riservato il massimo dell'attenzione e della cura.
L'acqua potabile, diversamente dal cibo, dipende istituzionalmente e totalmente dai comuni e dalle città metropolitane.
Non che il cibo non abbia a che fare con i compiti dei comuni, ma riguarda prevalentemente le refezioni scolastiche.
L'ortomercato, il macello e il mercato del pesce sono ormai marginali o inesistenti. Una volta c'erano i mercati comunali in ogni quartiere, c'era la centrale del latte ecc. Veri e propri strumenti del comune, piattaforme per i coltivatori e gli allevatori dell'area milanese. Sono stati liquidati brutalmente dalla furia privatistica.
In ogni azienda c'erano gli spacci aziendali anche questi liquidati.
Oggi tutto ciò dovrebbe essere oggetto di riflessione ed entrare nella food policy.
Ma torniamo all'acqua.
È incomprensibile la mancanza di impegni del comune e l'indifferenza di tante associazioni che hanno dato vita ad Expo dei Popoli, nel dare concretizzazione al diritto alla buona e sana acqua in una città come Milano dalla quale è partito il movimento dell'acqua in Italia e la grande partecipazione dei cittadini ad un referendum.
Fare di Milano la città dell'acqua e del cibo è cosa ben diversa.
Vuol dire destinare un’ area di Expo per farne la sede dove i movimenti contadini, le municipalità del mondo, i governi dei paesi in via di sviluppo le aziende pubbliche dei servizi idrici possono incontrarsi dar vita ad iniziative, progettare il futuro ecc.
Non vogliamo solo fare critiche ma fare proposte
Una Water policy delle città, deve voler dire,
un patto tra sindaci e cittadini per una rivoluzione dell'acquedotto per:

-Definire l'acqua potabile il cibo base, che va garantito dal Comune a tutti sano e nella quantità per una vita decente.

-Mettere in sicurezza l'acqua da ogni possibilità di privatizzazione del servizio idrico. Anche a Milano finché gestita da una SPA in house non è esente da simili pericoli. Inoltre le politiche governative vanno tutte in questa direzione.

-Promuovere una politica che dia la priorità alla fiscalità generale per riparare e migliorare gli acquedotti (l'esercito e gli F35, la Tav e Expo stessa, sono pagati dalla fiscalità generale) Perché non gli acquedotti, le reti idriche e fognarie i depuratori?

-Potenziare i controlli e rendere pubblico i dati sugli inquinanti in particolare quelli di nuova generazione e quelli dipendenti da pesticidi e diserbanti.

-Rendere partecipi cittadini e lavoratori di MM e CAP alla gestione degli impianti cessando la continua esternalizzazione dei lavori.

-Progettare le aree metropolitane in rapporto con l'acqua di falda e di superficie. E unificare gli ambiti territoriali della metropoli e le aziende che gestiscono il servizio idrico.

*introdurre i 50 litri per persona garantiti come diritto inalienabile
*Garantire questo minimo vitale e non chiudere i rubinetti a nessuno.
*Costituire un Fondo per la cooperazione internazionale
*impegnare le conoscenze delle aziende pubbliche in progetti di solidarietà altrettanto pubblici nel sud del mondo in rapporto con le ONG
*Creare la cultura dell'acqua nella città e pubblicizzare tra i cittadini con campagne pubblicitarie, l'acqua dell'acquedotto
*Garantire l'unicità della gestione in un unico ambito e in una unica azienda.
Vorrei chiudere ricordando che nel 1888 il sindaco Gaetano Negri della destra storica con una delibera istituì l'acquedotto pubblico milanese nella quale si diceva: l'acqua potabile è un elemento talmente importante per la vita e la salute dei cittadini che non può essere gestita da privati.

giovedì 18 giugno 2015

CHISSA' CHI sta firmando per il 2 per mille ai partiti?

CHISSA' CHI sta firmando per il 2 per mille ai partiti?

L’elenco dei partiti finanziabili sta nelle lista dell’Agenzia delle entrate a questo link:
Ma ci sono cittadini che stanno apponendo in questi giorni la fatidica firma?
Nel 2014 fu un vero flop solo 16.500 contribuenti decisero di utilizzare questo canale, per un totale di circa 325mila euro per tutti i partiti. Vale la pena di ricordare che la legge aveva previsto una copertura, per il 2014, di oltre 7, 75 milioni di euro.
Ci sarà un flop anche quest’anno???????
 Per quest’anno lo stanziamento massimo previsto è invece di 9,6 milioni, che saliranno a 27,7 milioni nel 2016 e 45 milioni nel 2017.
Ma occorre fare attenzione
Il paradosso del fallimento del 2 per mille è che anche lo Stato risparmia, perché se i cittadini non firmano non possono arrivare soldi ai partiti per la parte non espressamente destinata. Ma la torta continua ad essere negli anni sempre più appetibile;  occorre avere la massima vigilanza,  perché basta cambiare di poco la legge, adeguarla alla normativa dell’otto per mille,  e si avrebbe l’effetto di una destinazione in proporzione anche per la parte di finanziamento non espressa con le firme, e la torta sarebbe di nuovo perfetta per chi se la deve mangiare.

18/06/15  francesco zaffuto

lunedì 1 giugno 2015

salute elettorale degli italiani

Dopo le elezioni regionali del 31 maggio 2015 lo stato di salute elettorale degli italiani è:
la metà non votano
l'altra metà sono quasi tripolari