venerdì 25 settembre 2009

ONUTOPIA


25/09/09

Il 24 settembre 09 è stata definita come una data storica per l’ONU: per la prima volta il Consiglio di sicurezza è stato presieduto dal presidente USA ed è stata approvata all’unanimità una risoluzione sul disarmo nucleare proposta dallo stesso Obama. La risoluzione chiama i paesi che ancora non l’hanno fatto a firmare il Trattato di non proliferazione nucleare del 1970; indica agli stati già nuclearizzati di avviarsi verso la strada di una diminuzione degli arsenali nucleari e pone come obiettivo un modo senza armi atomiche.
Questa risoluzione potrebbe essere vista come una delle tante risoluzioni ONU che, dopo avere fissato dei buoni auspici, non hanno prodotto risultati; ma vale la pena di considerare che arriva in un clima internazionale un po’ diverso rispetto al passato: gli USA si stanno appena sollevando da una grave crisi economica e lo stesso presidente Obama ha criticato le regole speculative del capitalismo americano; nell’Assemblea generale dell’ONU lo stesso Obama ha lanciato un allarme sulla situazione ecologica del pianeta; gli USA hanno dichiarato di voler abbandonare la politica di unica superpotenza e gendarme del mondo e propongono vaste intese internazionali; anche nei passi formali si tende a rivalutare l’ONU e il suo ruolo di assise mondiale di confronto e dibattito.
L’Utopia di un mondo senza guerre e di un mondo capace di ragionare insieme sulle scelte produttive e sulle regole internazionali dei mercati, pare entrare nella più importante assise di confronto mondiale. Gli utopisti non sono solo nelle piazze con dei vessilli in mano, ma pare che abbiano indossato le vesti di capi di stato.
E’ vero o si tratta dell’episodico effetto della nuova presidenza americana che presto può spegnersi?
Credo che sia moderatamente vero. Il disastro ecologico che viene vissuto a livello planetario ha determinato uno stato di necessità. La stessa Utopia è diventata una necessità. Con questa tipologia di produzione inquinante non possiamo reggere in un pianeta che continua a popolarsi di esseri umani in ogni angolo della terra. Gli stati sono in qualche modo tutti in condizioni di dotarsi di armi nucleari: lo hanno già fatto grandi stati come India e Pakistan, lo hanno fatto piccoli stati come Corea del Nord e Israele, lo possono fare a breve stati come l’Iran; se non si avvia una vigilanza attenta, potranno farlo tanti altri stati e anche organizzazioni private con fini di sconvolgimento sociale; l’atomica è diventata a portata di tutte le tasche, anche di organizzazioni mafiose. Di fronte a un pianeta che rischia di diventare irrespirabile e potenzialmente esplosivo l’Utopia di un mondo concorde e pacifico diventa l’unica possibile alternativa politica.
Ma questa nuova ONUTOPIA potrebbe rivelarsi fragile se non vengono affrontati altri due problemi: la fame nel mondo e i diritti alla libertà e dignità di ogni singolo uomo. Una pace potrebbe rivelarsi addirittura ingiusta se ci stanno esseri umani che muoiono di fame. Accanto a questa ritrovata linea di Utopia per necessità che cominciano a professare gli uomini di Stato va fatta rivivere l’Utopia nelle piazze e nel mondo della cultura. L’Utopia pragmatica deve essere riempita dai contenuti vitali dell’Utopia di chi lotta ogni giorno per la sua sopravvivenza.
francesco zaffuto
(immagine – “verso il futuro” acquarello © francesco zaffuto link Altre allegorie)

giovedì 24 settembre 2009

Pecorella - Costa e Internet e Libertà


24/09/09

Pecorella – Costa, chi sono costoro? Sono due deputati che pensano di mettere un limite alla libertà su internet. Con una proposta di legge per assimilare i siti e i blog a qualsiasi testata giornalistica. In pratica ogni blog e ogni sito con caratteristiche di informazione e di opinione dovrebbe dotarsi di un direttore responsabile iscritto all’Ordine dei giornalisti e sottostare a tutti gli obblighi in materia di registrazione.La vecchia legge del '48 sulla stampa è stata già una legge liberticida ed ha impedito che nel nostro paese nascessero liberi fogli di informazione ed opinione, ed ha riservato la libertà di stampa solo a una categoria di cittadini iscritti a un Ordine. Oggi Pecorella – Costa, che appartengono a un partito che continua ad abusare della parola Libertà, pensano di mettere il bavaglio allo spiraglio di libertà che si è aperto con internet.
Dove potremo scrivere il nostro pensiero? Ricordo un vecchio (dal nome C.T.) che ha Milano negli anni ‘70 continuava a scrivere per terra, vicino al castello sforzesco “vi uccidono con l’onda”. Bene, non intendono lasciarci neanche questa possibilità.
Il sito di Guido Scorza ha richiamato l’attenzione su questa manovra ed aperto un dibattito
http://punto-informatico.it/2709918/PI/Commenti/era-una-volta-liberta-informazione-rete.aspx
la stessa notizia è stata ripresa dal sito di Beppe Grillo, e propone un manifesto per la libertà di stampa, con una manifestazione per il 4 ottobre 09.
francesco zaffuto
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(immagine “ricordo di C.T.” china e matita © francesco zaffuto link Uomo con poche cose)

lunedì 21 settembre 2009

Uscire dalla crisi come se nulla fosse mai accaduto


21/09/09

Si
cominciano
ad
evidenziare
dei dati
che possono
far pensare
ad una
iniziale uscita dalla crisi, due principalmente: l’aumento della produzione di luglio che ha fatto registrare un +1% ; il ritorno degli acquisti di titoli in borsa.


Accanto a questi segnali di ripresa le previsioni dell’Ocse sull’occupazione per il 2010 rimangono gravi: 57 milioni di disoccupati nell’area Ue, con un tasso che tende a superare il 10%.

La crisi, iniziata come crisi finanziaria negli USA, può continuare ad avere forti ripercussioni economiche sull’occupazione per il 2009 e per il 2010; tranne un numero ridotto di banchieri che hanno visto dissolversi le loro fonti di guadagno questa crisi nei fatti la stanno pagano i lavoratori di diversi settori produttivi.

Sulla base dei dati diffusi recentemente il fronte politico in Italia si divide tra ottimisti e pessimisti: gli ottimisti enfatizzano i dati di ripresa e sono coloro che hanno responsabilità di governo; i pessimisti evidenziano i dati sull’occupazione e sono i politici dell’opposizione.

Un particolare attenzione merita la posizione di Obama espressa a Wall Street il 14 settembre, ad un anno dalla bancarotta della Lehman Brothers ; il presidente ha dichiarato che faticosamente si sta uscendo dalla crisi, ma si vuole uscire dalla crisi come se non fosse mai accaduto nulla, senza alcuna riforma dei meccanismi finanziari che hanno portato alla crisi. Obama parla di necessità di riformare le regole del capitalismo americano; in Europa questa idea pare non sfiorare i politici, come se il capitalismo europeo fosse fatto di altra natura.

Uscire dalla crisi come riprendersi da un banale raffreddore, ancora meno di una influenza, è la linea di tanti banchieri e di tanti economisti che vogliono fare digerire la crisi come un ineluttabile processo ciclico della macchina economica capitalistica.

Dalla crisi del 1929 si uscì con regole dettate al sistema bancario per separare la funzione del credito dalla speculazione e dal rischio d’impresa. Il capitalismo americano aveva già dimenticato la lezione del 1929; i banchieri alla fine del 900 (e in questo primo scorcio del 2000) avevano ripreso ad operare come prima del ’29: costruendo masse di titoli speculativi, spacciati come titoli di rendimento a tutela del risparmio, e immettendoli su tutti i mercati internazionali. La borsa, negli stessi anni, ha inventato titoli speculativi come i derivati trasformando il mercato di borsa in un specie di casinò di Las Vegas. Questa ultima crisi 2008/2009 non ha avuto gli stessi effetti del 1929 grazie all’intervento straordinario dello Stato USA che si è fatto carico dei danni distribuendoli a tutta la massa di cittadini fiscalmente obbligati, gli stati europei hanno seguito a ruota il comportamento degli USA; la crisi è stata pagata dai cittadini più deboli che hanno perso il lavoro e da tutti i cittadini con il peso fiscale.

Oggi dopo i primi segnali di ripresa cominciano a manifestarsi i segnali di chi non vuole nessun cambiamento: la politica di riforme di Obama comincia ad essere osteggiata dai potentati economici come assicurazioni e banche, gli stessi che hanno avuto i benefici salvifici del governo americano; in Europa si cerca continuamente di diminuire il peso dei dati con richiami all’ottimismo, campione di ottimismo è il Governo italiano che non ha certo brillato per proposte sul piano internazionale di controllo del mercato dei titoli e che non ha promosso un efficace sostegno alla disoccupazione.

Si vuole uscire alla crisi 2009 con misure anche più deboli di quelle che sono seguite alla crisi del 1929: le banche vogliono restare con le mani libere per amministrare un capitale finanziario enorme; le assicurazioni private vogliono dettare legge ed osteggiare la mutualità pubblica; le borse non vogliono fare la necessaria chiarezza sul mercato dei titoli; i manager, vestali di un capitalismo senza scrupoli, vogliono continuare a godere di appannaggi esorbitanti.
Se si esce da questa crisi senza avere imparato nulla si costruiscono le premesse future per una crisi di più ampie proporzioni.
francesco zaffuto
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(immagine – “ultimo equilibrio” china © francesco zaffuto link Altre allegorie)