martedì 30 novembre 2010

Addio Brancaleone



Addio Monicelli,
nei tuoi film sei riuscito a raccontare tutti i nostri vizi di italiani senza mai disprezzarci, speravi sempre che ce l’avremmo fatta. In questo 2010 ci hai messo in guardia con qualche intervento da vecchio saggio: l’Italia «ha preso sempre più un percorso di rinuncia e di conservazione del benessere, senza solidarietà con il prossimo. Importante è chiudersi in un fortino anche a costo di barare e sopraffare. Ed è quello che sta avvenendo. Stiamo perdendo forza e creatività, un cambiamento che interessa tutto l'Occidente, mentre l'asse si sta spostando verso Oriente. Ma l'Italia è sempre la pecora nera. Noi stiamo applaudendo allegramente. È un continuo di feste in tv, balli, nudità, sesso. Sembrano gli ultimi giorni di Babilonia, come un vecchio film. Poi Babilonia crollava...'. Quello che è oggi il degrado dell'Italia si poteva prevedere già da due generazioni fa. Il fatto è che noi siamo sempre stati un popolo subalterno. Sotto il dominio prima di francesi, poi spagnoli, di tedeschi, sotto lo stesso dominio del Papa. Insomma non abbiamo mai avuto una nostra reale indipendenza, mai davvero avuto il senso della libertà».


Mario, ci proveremo ancora una volta a diventare italiani; abbiamo una bellissima lingua e dei bei colori, abbiamo una cultura un po’ disprezzata, abbiamo qualcuno dei tuoi film che possiamo rivedere.
30/11/10 francesco zaffuto
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immagine – da una scena del film di Mario Monicelli – L’armata Brancaleone

lunedì 29 novembre 2010

Un NOBEL a WIKILEAKS


Un NOBEL a WIKILEAKS
A Frattini un premio di non so che


http://notizie.virgilio.it/notizie/esteri/2010/11_novembre/29/wikileaks_frattini_assange_vuole_distruggere_il_mondo_-2,27227233.html

Ci vorrebbe un Nobel particolare per la Verità - Wikileaks se lo merita come il più grande scavatore di merda segreta.

Eccoli i potenti del mondo, il più sano ha la rogna addosso.

Ecco gli ambasciatori USA che sparano giudizi su tutti, che schedano tutti, che controllano l’ONU, che senza tanti problemi parlano di possibili bombardamenti.

La verità può costruire la pace; ci dimostra la stupidità, le cattiverie piccole e grandi. Tutto l’assurdo di stati armati, e in procinto di fare guerre distruttive, comandati da esseri vanesi e prepotenti.


Presto diranno che non è niente, che non fa niente, che si tratta solo di parole, e aggiungeranno false parole per farci dimenticare tutto. Ma le parole vanno conservate come memoria viva per costruire un nuovo futuro.

L’umanità non merita questa merda di potenti, ha bisogno di liberarsene. Gli uomini di ogni angolo della terra nella loro diversità sono uguali e vogliono essere liberi; non ci porterete a una guerra distruttiva di tutti contro tutti per salvare i vostri privilegi.
Abbiamo bisogno di cibo per tutti gli esseri della terra e questo mondo ha ancora terra in grado di produrlo, non la distruggerete con la merda del vostro inquinamento e delle vostre idee.
Pane, lavoro e libertà per tutti gli uomini della terra.
29/11/10 francesco zaffuto

(immagine “segretato” fotocomposizione © liborio mastrosimone http://libomast1949.blogspot.com/)
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nota descrittiva dell'immagine per disabili visivi
Una mano sta depositando un teschio dentro una scatola, sono visibili anche i quattro lati laterali interni della scatola, un tutti e quattro i lati si ripete l’immagine del gioco dell’oca.

sabato 27 novembre 2010

SCIENZA e atti di fede



Ma non ci ho capito niente, ma che cosa è?Al momento del Big Bang, all’origine di tutto l’universo c’era questo brodo.E voi l’avete capito?L’abbiamo capito perché l’abbiamo riprodotto.E perché non vi è scoppiato tra le mani?Perché ne abbiamo fatto uno piccolissimo dentro un acceleratore nucleare.E cos’è?Una specie di grandissima pentola dove facciamo ruotare una piccolissima pallina di piombo che facciamo scontrare con un’altra alla velocità “quasi” della luce e a una temperatura di milioni di milioni di gradi.Capperi! E’ così che è nato l’universo?Sì.Volete dire che all’inizio c’era Dio che costruì, come avete fatto voi, una pentola ancora più grande e ci butto dentro un paio di palline.Non abbiamo detto questo.E che avete detto?Sei tosto e non capisci niente come tutti gli umanisti e gli economisti. Prima c’era il brodo, dal brodo nacque l’esplosione e si vennero a creare tutte le stelle e i pianeti, in pratica la materia. Ora noi avendo la materia, cioè le palline, siamo ritornati con la pentola al brodo. Te l’abbiamo detto nel modo più semplice e se non capisci, cazzi tuoi, perché questa è verità. E’ prova provata.E che vuol dire?Vuol dire che è verità perché viene dalla scienza e ce devi credere.Per fede?Nooo, perché è vero, perché è prova provata, e se non ci credi non ce ne importa niente, perché sei e rimani ignorante.Come hai detto?Ignorante.... azzo di prima ero agnostico e ora sono diventato ignorante.E’ così. Per la scienza è così.Va bene, va bene. Ma, voi con quella pentola avete finito?No, continuiamo.Nel senso che continuate a mettere palline e le fate girare per nuove forme di brodo?Certo. Si sono spesi tanti miliardi per costruire la pentola e continuiamo.E potrebbe sempre saltare pentola, palline ecc. ecc. ?Non è saltata.Si, certo, se siamo qua a parlare non è saltata. Ma è completamente esclusa ogni possibilità di saltare?Ma si tratta di un milionesimo di rischio.Come per il superenalotto?Smettila di fare l’ignorante e troglodita.27/11/10 francesco zaffuto
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su questo blog, post sullo stesso argomento:
La mollica di pane e il grande collisore adronico

(immagine – l’uomo vulcano – acquerello)

nota descrittiva dell'immagine per i non vedentiUn vulcano in esplosione, dai fumi dell’eruzione comincia a delinearsi una forma di volto umano. Colori prevalenti il rosso, il giallo e il nero; il volto umano e in nero e di profilo verso la destra del foglio.

venerdì 26 novembre 2010

Strategia per colpire l'immagine dell'Italia


"Strategia per colpire l'immagine dell'Italia" dice Frattini

CHI SONO gli strateghi?????????????????????????

I giornali che fotografano i rifiuti e il crollo della casa dei gladiatori, i magistrati che indagano su Enav e Finmeccanica, un tale Wikileaks che intende rivelare documenti segreti Italia-USA.

SIAMO AL COMPLOTTO GIUDAICO – PLUTOCRATICO – MASSONICO

Le dichiarazioni del Ministro Frattini erano state messe nero su bianco nel comunicato ufficiale di Palazzo Chigi: "Il Ministro degli affari esteri, Franco Frattini, ha riferito su vicende delicate che rappresentano il sintomo di strategie dirette a colpire l'immagine dell'Italia sulla scena internazionale", si legge nella nota diramata subito dopo la conclusione del Cdm. "L'attacco a Finmeccanica, la diffusione ripetuta di immagini sui rifiuti di Napoli o sui crolli di Pompei, l'annunciata pubblicazione di rapporti riservati concernenti la politica degli Stati Uniti, con possibili ripercussioni negative anche per l'Italia".

Subito dopo lo stesso Ministro Frattini si è affrettato a dire: "Non si tratta di un complotto"
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Intanto Berlusconi lo riprende e in conferenza stampa rincara i colpi sui magistrati e giornali.

Giorni addietro a proposito di dimissioni e nuovo governo Berlusconi è arrivato a parlare di guerra civile.

Prima si spara alto, poi si minimizza per tornare a sparare alto il giorno successivo.

Signori, siccome a colpo d’occhio non mi sembrate i ragazzi dei centri sociali che alzano il tono degli slogan; siete adulti (uno diciamo pure abbastanza vecchio), e siete il Governo del paese, avete il dovere di misurare le parole.

Le parole sono pietre, se poi a lanciarle sono gli stessi governanti c’è proprio da preoccuparsi.

Dal parlare di complotto GIUDAICO – PLUTOCRATICO – MASSONICO, chi governò un tempo poi passò alle persecuzioni contro la stampa, gli avversari politici, gli ebrei.

26/11/10 francesco zaffuto

(immagine ragno – dipinto di © liborio mastrosimone http://libomast1949.blogspot.com/)

nota descrittiva dell'immagine per i non vedenti

un ragno bianco si posa su un dipinto moderno, il ragno è proprio un grande ragno e il dipinto moderno sembra ricordare Pollock – Il ragno di Liborio Mastrosimone come un grande stratega sta pensando a come preparare la sua tela nel caos del colore.

giovedì 25 novembre 2010

IL MISTERO DEL DEBITO



Dopo la Grecia cade l’ Irlanda
(per la serie: il capitalismo per i bambini)
Prima la Grecia, oggi l’Irlanda, si attende lo sfascio del Portogallo, e (chi lo sa?) possono arrivare Spagna e Italia; la caduta per debiti di uno Stato pare un evento misterioso. Anche a me, che per tanti anni mi sono occupato di economia, provoca un certo sconcerto ed ho bisogno di fare un riepilogo; come un bambino ho bisogno di contare con le dita delle mani.

Uno Stato per reperire le entrate per mantenere le sue strutture ricorre alle imposte che fa pagare ai suoi cittadini; in base a quelle entrate deve determinare le sue uscite.
Se lo Stato vuole aumentare le sue strutture o migliorarle prevede più uscite e di conseguenza deve aumentare le imposte da far pagare ai suoi cittadini.
Non c’è alcuna ragione per cui lo Stato debba ricorrere a un debito avendo a disposizione lo strumento principe per sue entrate: le imposte.
Gli unici motivi che possono giustificare un ricorso al debito sono: una provvisoria necessità di cassa (chiedere un prestito solo per il tempo necessario ad incassare delle imposte che sono state già stabilite per legge); chiedere un prestito per la costruzione di specifiche opere capaci di determinare un reale aumento della ricchezza del paese (ad esempio una diga o la bonifica di un territorio).
Tutti gli altri motivi non trovano giustificazioni logiche; quindi tutte le emissioni di debito in Titoli dello Stato con varie scadenze per sostenere le correnti spese dello Stato sono soltanto un “maledetto imbroglio”. STOP.

Andiamo a cercare di capire qualcosa sul “maledetto imbroglio”.
Lo Stato è gestito da governanti e parlamentari che scelgono di ricorrere al prestito come una scommessa sul futuro. Se sono degli stupidi ottimisti fanno questo ragionamento: la crescita economica farà aumentare la produzione e nel futuro l’ammontare delle entrate delle imposte diventerà automaticamente più alto e potremo sanare il debito. Se sono dei cinici opportunisti fanno quest’altro ragionamento: rinviamo il problema del pareggio ai governi successivi e intanto facciamo la bella figura di non aumentare le imposte, “chi vivrà vedrà”.

Quando lo Stato si presenta a chiedere un prestito trova sempre qualcuno disposto a prestargli denaro: i ricchi, i piccoli risparmiatori, le banche private e le aziende con eccessi liquidità. Basta promettere un interesse e i Titoli dello Stato vengono piazzati. Lo Stato rappresenta come sicurezza di investimento la sponda più stabile, anche perché può dividere il suo rischio su milioni di cittadini, ma deve mostrare di poter onorare i suoi debiti. Se ogni volta che arriva il momento di restituire il debito è pronto ad emettere Titoli per chiedere un nuovo prestito ancora più grande che gli permetta di pagare debito ed interessi alla lunga si comincia a sentire puzza di bruciato. I primi a mettersi in allarme sono le grandi banche che fiutano il disastro e poi via via cominciano ad impensierirsi anche i piccoli risparmiatori. Lo Stato non riesce a piazzare i suoi Titoli e cade nelle mani delle banche più propense a speculare e che chiedono interessi sempre più alti fino al suo stritolamento.

Il “maledetto imbroglio” riesce in qualche modo ad essere tamponato dallo Stato con il ricorso alla cosiddetta “Sovranità monetaria”, spesso usando il metodo di fare intervenire la sua Banca centrale che acquista Titoli stampando nuova moneta.
Niente male come trovata. Ma...!
Considerato che la moneta, al pari di qualsiasi bene in circolazione, più ce ne è e meno vale, chi aveva prestato si troverà rimborsato con un valore reale inferiore. Un valore reale del denaro inferiore si traduce in una specie di imposta non esplicita ma generalizzata a tutti quelli che gli hanno prestato denaro.
In un primo tempo si può avere un effetto benefico sulle esportazioni (data la svalutazione gli investitori esteri con le monete più forti potrebbero trovare convenienza ad acquistare beni prodotti nello Stato con la moneta svalutata), ma il rimedio può costare caro: i prezzi dei beni importati cominceranno a salire vertiginosamente, può cominciare a galoppare l’inflazione, non si troverà più facilmente chi è disposto ad acquistare Titoli dello Stato, i tassi per le nuove emissioni di debito tenderanno a salire, tutti i tassi tenderanno ad alzarsi per trascinamento e può avviarsi una nuova stretta creditizia, presto l’iniziale vantaggio per le esportazioni sarà annullato dagli effetti dell’inflazione; infine si può allontanare ogni operazione di rientro per la parte di debito non rimborsata.

Con la strettoia EURO il “maledetto imbroglio” non può essere tamponato poiché la Banca centrale europea è diventata l’unico istituto di emissione del denaro. Le alternative diventano: ridurre il debito o uscire dall’euro. Gli stessi aiuti che sono disposti a sganciare gli altri stati per la stabilità dell’euro impongono allo Stato in difficoltà la riduzione del debito in tempi brevi.
Per ridurre il debito ci sono due sole possibilità: aumentare le imposte o diminuire le uscite (diminuzioni di stipendi agli statali, riduzioni di pensioni, licenziamenti di statali, riduzione drastica di tutti i servizi pubblici come sanità e scuola, riduzione delle spese per la politica, l’esercito, la magistratura, la polizia ecc. ecc.). Lo Stato irlandese, ad esempio, al posto di aumentare le imposte alle Società (che vuole lasciare al 12,5%) preferisce le riduzioni di stipendio e i licenziamenti; vedremo se il popolo irlandese sarà disposto a sopportare la cura.

L’euro non è un tabù, lo si può abbandonare, uscire fuori dalla zona euro e tornare alla Sovranità monetaria; ma non ci si può aspettare un miracolo dalla ricetta di stampare denaro.
Recentemente la Federal Reserve, cioè la Banca Centrale americana, ha deciso l’acquisto di debito di Stato USA per 600 miliardi di dollari, stampando di conseguenza nuovi 600 miliardi di dollari. Nei fatti gli USA pagheranno con un dollaro che varrà molto meno i debiti e gli acquisti che faranno nel mondo.
Irlanda, Grecia, Portogallo, e la stessa Italia, non sono certo come gli USA; gli USA sono ancora i padroni del mondo, la domanda di dollari resta ancora molto alta, possono limitare i danni del deprezzamento della loro moneta. Il dollaro in questi ultimi dieci anni è stato solo insidiato dalla presenza dell’Euro e della fine dell’Euro ne può trarre beneficio solo il domino monetario degli USA nel mondo.

Figuriamoci un’uscita dall’Euro dell’Italia e un ritorno alla Lira. Con una operazione di stampaggio di Lire fatta dalla Banca d’Italia si potrebbe far fronte solo in parte al debito interno; una lira sotto effetto svalutazione verrebbe rifiutata nei rapporti commerciali e gli operatori con l’estero verrebbero nei fatti a trovarsi nella condizione di comprare dollari o euro per effettuare ogni pagamento.

L’Italia a differenza di Grecia e Irlanda al momento ha un solo vantaggio: gran parte del debito pubblico è stato contratto con cittadini italiani e con banche italiane, ma questo vantaggio più deteriorarsi se il debito continua ad aumentare, gli usurai internazionali sono sempre pronti a prestare e a strozzare.

Anche i vincoli di legame internazionale nella UE stanno per diventare strozzanti per i paesi più in difficoltà e la svalutazione monetaria ad un certo punto può essere vista come il male minore e l’uscita dall’euro potrebbe avere un effetto di imitazione a catena per più paesi, per questo ancora continuano gli sforzi di salvataggio. Ma la UE non può limitarsi a imporre vincoli che in definitiva tutelano le grandi banche private prestatrici di denaro, deve avere una considerazione per la vita dei cittadini europei e dare qualche altro indicatore sociale: un tetto di disoccupazione da non superare, un minimo di welfare che gli stati si debbono impegnare a portare compimento, stimolare gli stati membri a tassare speculatori, banche e ricchi. Abbiamo bisogno di una Europa fatta di cittadini europei e non di banchieri.

Euro o non Euro, la difficile ma sacrosanta strada maestra è quella dell’equilibrio tra le entrate e le uscite dello Stato: far pagare le imposte ai più ricchi, evitare gli sprechi, pane e lavoro per tutti.

25/11/10 francesco zaffuto

altri post della serie “il capitalismo per i bambini”

prima puntata Il capitalismo per i bambini

seconda puntata Partecipazione agli utili

terza puntata Ma, cos’è la proprietà?

(immagine – “spaventapasseri e sole meccanico” cera e china)


nota descrittiva dell'immagine per disabili visiviIn primo piano uno spaventapasseri un po’ sbrindellato con una camicia a righe rosse, solleva la mano come a toccarsi la testa, una testa coperta da una cuffia da notte, dietro di lui un sole che tramonta o sorge come una palla meccanica e che delinea una smorfia. La forma grafica è volutamente infantile. Colore in campo giallo, un breve contorno verde attorno allo spaventapasseri, il sole rosso, qualche macchia blu per il cielo.

mercoledì 24 novembre 2010

Ci manca la seconda puntata

Quella che arriva prepotente e sempre l’ultima notizia anche se si tratta di quella più stupida, una sciocchezza detta da un uomo politico è capace di primeggiare sulle prime pagine per qualche giorno. Intanto, cadono nel dimenticatoio fatti gravi, scalzati dal nuovo scompaiono. Poi arriva la terza puntata e si scopre che quei fatti dimenticati sono diventati estremamente più gravi; quella che manca è la seconda puntata quella che doveva essere dedicata ai rimedi.

Di questa mancanza della seconda puntata è emblematico il caso Haiti: nella prima puntata abbiamo assistito ai servizi strazianti del terremoto, alla spedizione di soccorso degli americani che aveva visto la partecipazione dello stesso ex presidente Clinton, alla missione in trasferta del nostro Bertolaso; poi il silenzio .... ora dopo alcuni mesi, alla terza puntata, ci accorgiamo che ad Haiti è scoppiato il colera, tutta quella mobilitazione internazionale non è riuscita neanche a risolvere il problema di un po’ di acqua pulita da bere.
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L’osservazione degli organi di informazione è uno strumento molto più importante di quello che si possa pensare; quando l’attenzione diminuisce o cessa sembrano cessare anche i fatti, e forse si perdono anche i possibili rimedi.
24/11/10 francesco zaffuto

senza immagine

domenica 21 novembre 2010

La crescita


Nessuna crescita senza un minimo di redistribuzione della ricchezza.

Rallenta la crescita del Prodotto interno lordo italiano.
Nel terzo trimestre, in base ai dati preliminari di Istat, il Pil registra una crescita dello 0,2%, ben inferiore allo 0,5% del trimestre precedente. Su anno la crescita del Pil nel terzo trimestre si è attestato a 1,0%. Le altre grandi economie crescono più in fretta ma niente di eccezionale: 0,8% nel Regno Unito, 0,5% negli Usa, Francia e Germania si attestano al +0,7%.

Vendite auto crolla il mercato
si vendono solo macchine di lusso
BMW, Audi, Jaguar, Land Rover, Mercedes, Alfa Romeo
http://www.alvolante.it/news/immatricolazioni_auto_europa_ottobre_2010-363941044

Non è di certo la vendita di pochi prodotti ai super ricchi che può fare decollare l’economia.

La produzione potrà riprendere o per un impulso delle esportazioni o per la ripresa della domanda interna. Un nuovo impulso alle esportazioni con un dollaro svalutato e con una Cina a prezzi concorrenziali è difficile; la domanda interna non può prendere quota se non riprende a consumare la grande massa dei lavoratori.

Senza un impulso pubblico dello Stato la domanda interna non decolla.


Per avviare la domanda interna è necessaria una politica di redistribuzione della ricchezza che può avvenire solo con una manovra fiscale, occorre una imposizione meglio scaglionata sulle fasce di reddito: chi ha deve pagare di più a beneficio di una diminuzione impositiva per i ceti meno abbienti. Il precariato va stabilizzato e la disoccupazione va protetta con un vero welfare per creare una nuova leva di giovani famiglie che sono di impulso all’economia. Le famiglie vanno protette prima di tutto sulla questione lavoro, altrimenti si ingenera una paura che porta a diminuire tutti i consumi.
21/11/10 francesco zaffuto
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(immagine – tante piante grasse che continuano a crescere in piccoli vasi)

sabato 20 novembre 2010

Tolstoj resta scomunicato, niente male



Apprendiamo oggi 20 novembre anniversario della sua morte che:

La chiesa ortodossa ha ribadito il suo rifiuto ad annullare la scomunica a Lev Nikolaevic Tolstoj di cui domani ricorre il 100esimo anniversario dalla morte. «Nonostante il valore altissimo delle sue opere, togliere la scomunica dopo 100 anni dalla morte non è possibile perché Tolstoj si è scomunicato da solo», ha detto Tikhon Sceukunov, il segretario del consiglio del patriarcato per la cultura. Lo stesso ha poi ricordato che il santo sinodo con la sua decisione, nel febbraio del 1901, «ha solo constatato il fatto compiuto perché Tolstoj aveva rotto con la chiesa e in ogni occasione lo ricordava in maniera decisiva». Giacomo Galeazzi
Niente male, Tolstoj appartiene a una chiesa ancora più grande, quella dell’uomo che cerca un rapporto con Dio senza intermediari con il rischio dell’inferno, per superare l’inferno dell’incomprensione umana, l’inferno degli steccati, delle appartenenze, delle guerre.
20/11/10 francesco zaffuto
Lev Tolstoj da Risposta alla deliberazione del sinodo


Io non dico che la mia fede sia l'unica indubbia e autentica in ogni tempo, ma non ne vedo un'altra che sia più semplice, più chiara e che più di questa risponda alle esigenze della mia mente e del mio cuore; se la dovessi scoprire, la accoglierei immediatamente, poiché a Dio non occorre null'altro che la verità. Ma tornare a ciò da cui con tante sofferenze sono appena riuscito ad uscire, questo io non posso farlo in nessun modo, così come un uccello che già vola non può entrare nel guscio di quell'uovo da cui è uscito.

http://it.wikiquote.org/wiki/Lev_Tolstoj#Risposta_alla_deliberazione_del_sinodo_.281901.29

immagine - Lev Tolstoj, ritratto da Il'ja Efimovič Repin nel 1887

Premio ai migliori insegnanti



La Gelmini dopo aver falciato i precari della scuola, con parte dei risparmi ottenuti dalla falciatura intende dare un premio agli insegnanti “migliori”. Considerati i pochi spiccioli il ministro intende avviare il suo progetto in sole due città: Torino e Napoli. In ogni scuola di queste due città verrà fondato un nucleo (composto dal Dirigente scolastico, da due docenti eletti dal Collegio dei docenti e dal presidente del Consiglio di Istituto in qualità di osservatore) che dovrà valutare gli insegnanti che, volontariamente, avranno deciso di aderire al progetto. Le pagelle verranno stilate in base a due fattori: curriculum vitae e documento di valutazione. Inoltre verrà tenuto in considerazione l'apprezzamento dei prof da parte degli studenti ma anche dei genitori. Questi insegnanti riceveranno uno stipendio in più, nei limiti di 70mila euro per istituto ( se sei un bravo docente in una scuola di bravi docenti rischi non prendere alcun premio).

In tanti anni di insegnamento ricordo che ho avuto delle belle classi con cui ho fatto dei lavori eccellenti e anche delle pessime classi con cui era faticoso fare una normale lezione. Il premio forse lo puoi guadagnare quando hai una buona classe e perderlo quando hai una classe cattiva. Il mestiere dell’insegnante si realizza con la collaborazione di altri, di tanti altri: gli studenti prima di tutto, poi i genitori, il preside, i colleghi. Quando qualche elemento non va il processo educativo ne risente. Il premio potrà avere un effetto negativo, quello di generare discordia. Già genera discordia il fondo di incentivazione nelle scuole che premia il lavoro in più, figuriamoci un premio per la qualità.
In quanto poi alla provenienza dei soldi , dai tagli fatti ai precari, fa un po' schifo.

19/11/10 francesco zaffuto
(immagine - un pacco dono, con il suo nastrino)

giovedì 18 novembre 2010

il suicidio di un imprenditore e quello di un operaio



Il 2009 e il 2010, anni di crisi, le cronache ci hanno riportato diversi casi di suicidio di imprenditori e di lavoratori. Le motivazioni individuali che portano al suicidio sono diverse da caso a caso ed è difficile affrontare un argomento così drammatico; ma nei suicidi di questi di questi imprenditori e lavoratori (in questi anni di crisi) sono rintracciabili alcune costanti: la perdita del lavoro, probabile fallimento della ditta, difficoltà economiche, perdita del ruolo sociale.
Si tratta di uomini che si sono sentiti avvolti dalla disperazione poiché la sorte aveva reso insopportabile la vita. Sorte che andava a contrastare con lo stesso tenace impegno che avevano profuso in tanti anni.

Per le scarne descrizioni giornalistiche cito due casi che presentano una particolare crudele affinità.
Treviso - 14 novembre 2010 - Titolare di una azienda calzaturiera, ha chiuso la propria esistenza gettandosi nelle acque del canale Brentella. Anni di sacrificio che vedeva bruciati nella spirale di difficoltà finanziarie insorte per via di ditte che ritardavano i pagamenti. È crollato davanti alla vana attesa di un credito di un milione di euro.
http://www.corriereadriatico.it/articolo.php?id=126747&sez=CRONACHE

Frosinone - 19 settembre 2009 - Laureato in matematica e fisica ma da anni precario e con un’occupazione da muratore, si è tolto la vita dopo essere stato licenziato dalla ditta edile nella quale lavorava. L’uomo, 49 anni, ha deciso di farla finita sparandosi un colpo al petto. Da otto anni si arrangiava con lavori saltuari, contratti a tempo determinato presso il Comune e presso alcune ditte in attesa della chiamata per l’insegnamento.
http://www.blitzquotidiano.it/cronaca-italia/sora-precario-si-uccide-dopo-il-licenziamento-due-lauree-ma-faceva-il-muratore-103682/

In entrambi i casi abbiamo: impegno, fatica, sorte avversa, mancato riconoscimento sociale dei propri sacrifici; l’imprenditore di Treviso poteva essere tirato fuori dalle difficoltà con un credito senza interessi da strozzinaggio; il lavoratore di Frosinone da un lavoro retribuito regolarmente.
In ambedue i casi la sorte è determinata da una organizzazione sociale selvaggia, capace di distruggerti nonostante tutta la fatica prodigata e che arriva a chiamarti fallito come essere umano. Società che continua a propinare luoghi comuni come: non arrenderti mai; la fortuna aiuta gli audaci; chi non risica non rosica. Il successo negli affari o il trovare un lavoro molto redditizio, spesso dovuti a mera fortuna, vengono spacciati come qualità superiori dell’uomo.
Nella fortuna imprenditore e lavoratore sono due entità contrapposte; il primo dà lavoro e si accaparra del plusvalore arricchendosi, il secondo si deve accontentare di una retribuzione ai limiti sella sopravvivenza. Nella sfortuna diventano il primo fallito e il secondo disoccupato, una sorta di uguaglianza nella disperazione. Sono le regole di una società a capitalismo selvaggio tutta consacrata alla dea Fortuna.
La società può costruire strumenti per mitigare l’esercizio tirannico della fortuna, il lavoro è necessario che sia vissuto come una forma di partecipazione sociale e senza esclusione per nessuno. Nessuno chiami fallito un altro uomo, perché altrimenti siamo tutti falliti.
18/11/10 francesco zaffuto

( immagine - l'urlo di Edvard Munch)
.l’ argomento è stato affrontato in questo blog ai link

mercoledì 17 novembre 2010

Ahi Ahi sig. Bondi, occhio al cartello



Nel post BONDI, EX ROSSO POMPEIANO del 09/11/10 scrissi che Bondi non poteva fare cadere la Casa dei gladiatori neanche con mille testate e che il disastro veniva da lontano. Ma oggi c’è una novità “grazie a Google Street View, il servizio di mappe messo a punto dal motore di ricerca più usato al mondo e che permette anche un giro negli scavi, senza muoversi dal pc, rivela che la Schola Armaturarum, crollata poco più di una settimana fa, è stata sottoposta ad un “restauro” appena un anno mezzo fa, nel luglio 2009. “ LA FOTO è VISIONABILE a QUESTO LINK
http://www.ilgazzettinovesuviano.com/2010/11/16/crollo-agli-scavi-google-rivela-%E2%80%9Clavori-alla-schola-fatti-nel-2009%E2%80%9D/
La notizia è riportata oggi anche dalla rassegna.governo.it per la versione di oggi del CORRIERE.
http://rassegna.governo.it/testo.asp?d=52772937
Allora una testata di BONDI c’è stata, pari forse a quella di un ariete.
17/11/10 francesco zaffuto
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(immagine – due volti romani che emergono da una base di rosso pompeiano)

martedì 16 novembre 2010

Compagni, amici e conoscenti



La vittoria di Pisapia provoca un terremoto nel PD: si è dimessa la segreteria lombarda e ora si dimette lo stesso Penati dalla segreteria politica nazionale.
Ma, scusate ha vinto il compagno Pisapia.
Era solo un amico!?
Bene, ha vinto un amico.
Era solo un conoscente!?
Uno che lo avete messo nelle primarie e che non doveva vincere!
E perché non doveva vincere?
Era addirittura prevedibile che vincesse: Boeri per tanti elettori della sinistra era un o sconosciuto e l’altro candidato Onida godeva di una certa popolarità, i voti si sono distribuiti.
Ma a parte errori prevedibili; tutto questo postumo sconforto perché ha vinto un alleato di sinistra rivela la volontà di usare gli alleati solo in subordine , una sorta di ospite scomodo da tenere a distanza.
Le primarie nazionali sembrano allontanarsi, nel PD si estende la paura per Vendola.
Cari compagni, amici e conoscenti , i vostri nuovi amori per Casini e Fini non vi porteranno i voti dei lavoratori , per trovare 10 voti al centro rischiate di perderne 90 a sinistra, la disaffezione è forte; non solo i voti dei lavoratori rischiano di perdersi a sinistra, ma ci saranno (come già ci sono stati) lavoratori che voteranno Lega e ci saranno sempre più astenuti.
Datevi una regolata, e cercate di trovare un qualche significato per le parole

Pane ......Lavoro . .....Libertà ..... Uguaglianza
Giustizia .... Fratellanza ..... Laicità
Pace ..... Felicità

16/11/10 francesco zaffuto
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(immagine “toccata di Kaciaturian” china e matita © francesco zaffuto)
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nota descrittiva dell'immagine per disabili visiviL’immagine cerca di inseguire la danza musicale di Kaciaturian: una scarpa e una gamba sostengono in danza due volti, uno imbronciato ed uno felice, dal lato del volto felice esce ad arco un braccio e una mano che tiene un fiore; una specie di figura triangolare in movimento.

lunedì 15 novembre 2010

LA VILLA REALE DI MONZA CEDUTA AI PRIVATI

(aggiornamento al 15/aprile 2011 in coda)

Il 16 dicembre 2010, se Monzesi e Milanesi saranno ancora distratti e indifferenti, la privatizzazione della Villa Reale di Monza sarà un dato di fatto, entro quella data ci sarà l’aggiudicazione alla società privata vincitrice della gara. La concessione di gestione al privato durerà 30 anni e riguarderà il corpo centrale della Villa Reale, parte delI’ Ala nord, Giardini e spazi esterni di pertinenza. In tutto circa 9.000 mq2 coperti. Gli interventi prevedono: piano terreno - aree commerciali, laboratori artigianali - spazi flessibili e polifunzionali; sovrastanti piani nobili - eventi e attività culturali; belvedere - bar, caffetteria, ristorante. La concessione per la gestione di tutti questi spazi, opportunamente ristrutturati, prevede un affitto di soli 30.000 mila Euro all’anno più lo 0,5% del fatturato. II costo previsto per la ristrutturazione è gran parte pubblico: 23 milioni di Euro l’importo totale, di cui 18 milioni a carico delle Istituzioni pubbliche e 5 milioni a carico del privato che vincerà il bando. In pratica il pubblico paga gran parte della ristrutturazione; una ristrutturazione congeniale all’uso privato e poi affitta al privato a prezzi stracciati. A fronte di spese pubbliche per la ristrutturazione di 18 milioni si vengono ad incassare in trenta anni solo 900 mila euro. Nei fatti il pubblico (cioè noi) ci perde 17, 1 milioni di euro. Il privato a fronte di 5 milioni e 900 mila euro ottiene in affitto per trenta anni 9.000 mq2 di una pregevole villa storica. Se si ammortizza il costo in trenta anni + l’affitto si ottiene un costo annuo di € 166.667 , se provate a dividere questa somma per 9.000 ottenete € 21,85 al mq2. l’anno. Basta pensare ad un ufficio di 100 metri quadrati, provate a trovare chi vi affitta qualcosa a € 2.185 l’anno, a € 182 al mese. Il prezzo è assurdo ma è ancora più assurdo il vuoto di idee. Monza non ha bisogno di qualche negozio di lusso in più, ubicato dentro la Villa Reale.















Considerato che Monza è stata il centro della pittura lombarda non era più logico che la Villa potesse diventare il centro espositivo della pittura lombarda? Raccogliendo con la collaborazione di Milano e della Regione le opere sparse delle collezioni pubbliche si può realizzare una delle più grandi pinacoteche nazionali.








Niente male se un privato gestisce una caffetteria accanto a una pinacoteca, ma è diabolico cedere a un privato per trenta anni quasi tutta l’intera Villa, è come dar via un pezzo di Storia. 15/11/10 francesco zaffuto

15 aprile 2011
L'ECCO FATTO del Sindaco Mariani e del Governatore Formigoni
http://www.regione.lombardia.it/cs/Satellite?c=News&childpagename=Regione%2FDetail&cid=1213424888971&p=1213424888971&pagename=RGNWrapper

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Immagini foto scattate durante qualche passeggiata in in villa e ai giardini della villa
1) La Villa Reale di Monza in inverno con la neve
2) La parte della Villa che campeggia sul parco
3) La parte del parco che si vede dalla Villa in inverno
4) Giardini della Villa in primavera
5) Laghetto della Villa, ghiacciato in inverno

domenica 14 novembre 2010

Sciolgo la Camera e mi congelo il Senato


Sciolgo una camera
Se lo faceva Prodi nel 2008, avrebbe dichiarato
la.... la.... la ..... la..... guerra civile
Ma a decidere è Napolitano
Da una lettura attenta è vero che la Costituzione tecnicamente tecnicamente lo prevede; ma dalla stessa lettura attenta si desume che in caso di crisi è solo il Presidente della Repubblica che si assume la responsabilità di scegliere tra:
- conferire un nuovo incarico allo stesso Berlusconi;
- conferire un mandato esplorativo a una personalità;
- conferire un nuovo incarico a una personalità politica sulla base di una nuova diversa maggioranza;
- sciogliere le camere.
Va ricordato che in passato fu sciolta una sola camera per costruire la stessa scadenza di rinnovo ; per compiacere Berlusconi ora si dovrebbe fare un passo indietro costruendo scadenze diverse per Senato e Camera, con elezioni che costerebbero il doppio al paese, con l'ulteriore rischio di determinare nuove diverse maggioranze.
L'ultima battuta di Brerluscori rivela nei fatti debolezza e paura per le nuove elezioni.
Si rassegni Presidente Berlusconi, è arrivato il tempo dello squaglio
14/11/10 francesco zaffuto
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(immagine - due coni gelato, uno alla crema e uno alla fragola)
sulla storia delle scadenze dal sito del Senato
http://www.senato.it/istituzione/29374/29387/genpagina.htm

Fin dal 1953 l'equiparazione tra le due assemblee si è andata accentuando con la parificazione della durata, dapprima realizzata in via di fatto con gli scioglimenti anticipati del Senato nel 1953 e nel 1958 (in coincidenza con le scadenze della Camera) e poi anche formalmente con la modifica costituzionale del 1963. Un'equiparazione che viene scrupolosamente rispettata anche nell'alternanza che scandisce la presentazione dei governi al Parlamento ai fini della richiesta della fiducia, ovvero dei documenti che sostanziano la manovra annuale di finanza pubblica.

giovedì 11 novembre 2010

7 + 2 nove parole per la Sinistra

Per la versione cartacea del testo vai a questo link
http://groviglidiparole.blogspot.com/2010/11/72-nove-parole-per-la-sinistra.html

Oggi nella Sinistra si fanno prove e si cercano programmi. Forse è necessario ricominciare dalle parole, da quelle più antiche della sinistra, trovarne il significato per i nostri giorni, iniziare un dibattito su ciò che si vuole. Ci sono in alcune vecchie parole significati profondi e urgenze. Una società migliore la si può costruire se ci si intende su almeno sette parole: pane, lavoro, libertà, uguaglianza, giustizia, fratellanza, laicità. L’intesa su queste prime sette parole potrà farci scoprire il senso delle due parole che l’umanità attende da secoli: pace e felicità.

Link alle parole

Pane ......Lavoro . .....Libertà ..... Uguaglianza

Pace ..... Felicità


Sorge un interrogativo. Ma cosa vuol dire la parola Sinistra?

Ci laviamo con ambedue le mani ed abbiamo tutti bisogno di acqua pulita per il nostro volto che è uno e per la nostra bocca che è una. Riflettendo su questa unità potremmo rivolgerci all’uomo senza fare particolari distinzione tra sinistra e destra che sembrano dividere l’uomo in due entità opposte. Ma la nostra mente è una ed è insieme un universo, è un grande groviglio di figure e pensieri che si attorcigliano, poi si sciolgono per attorcigliarsi ancora. Navigano nella nostra mente le parole e le sembianze dei nostri genitori, dei cari amici scomparsi; navigano insieme a Cristo, Budda, Cesare, Socrate, Napoleone, e tanti che abbiamo in qualche modo conosciuto; ci viene incontro la Venere di Botticelli a consolarci e poi tragicamente ci ritroviamo in Guernica.
La Sinistra è un insieme di desideri e di Storia che si è sedimentato nella nostra mente: già a partire dalla Rivoluzione francese ci fu un tale Buonarroti che ci fece capire che la Rivoluzione borghese aveva dimenticato i più derelitti; poi arrivò Proudhon insieme ad altri, e poi Marx e Bakunin, e continuammo a perdere quasi tutte le battaglie dell’ottocento; poi arrivò il novecento, vincemmo e scontammo tutta la tragicità della vittoria, non pensavamo di potere avere Macbeth tra i nostri fantasmi. Altre vittorie si aggiunsero, ma ben lontane dall’Europa che era stata il centro di tutte le invenzioni teoriche del socialismo.
Poi nuove voci da lidi diversi e nuove dimensioni, che non si identificavano con la sinistra ma che abbiamo sentito vicine, quella di Gandhi, di Martin Luther King; e le milioni di voci dei manifestanti del mondo pacifista ed ecologista.
Nella seconda metà del novecento abbiamo assaporato tutta la tragicità dei dubbi amletici, e oggi viviamo la difficoltà del non capire la difficile lingua cinese che è riuscita a mischiare le parole comunismo e capitalismo all’ombra di una mancanza di libertà di parola.
Molti di noi si sono purgati e pentiti verso il lido del “tutto sbagliato”. C’è ancora una buona fetta di resistenti, litigiosi ma resistenti, attaccati e quelle due o tre cose che ritengono giuste.
Nel quotidiano dei grandi partiti della sinistra abbiamo carrieristi consapevoli e inconsapevoli, ma questo è un male che ci accomuna a tutta l’umanità politica.
Per chi ha navigato in qualche modo in quel mare di memorie, rivolgersi alla sinistra non è un venir meno alla unicità dell’uomo ma è un non volere dimenticare i nostri torti e quelle due o tre cose giuste che servono al mondo.
Siamo ridotti discretamente male, eppure c’è un mondo fuori che ha bisogno di quelle due o tre cose giuste che abbiamo nel nostro bagaglio, c’è sempre un mondo di derelitti come all’epoca di Buonarroti. Per questo ci è necessario ripartire dalle parole e trarne il significato più profondo, non l’uso delle parole come slogan ma come veicolo della comprensione umana.
Nel ripartire dalle parole, capiterà di incontrare uomini che non si considerano di sinistra e che nel sentire due o tre cose giuste si possono affratellare a noi in quella fratellanza che deve essere necessariamente universale.
(nota: come autore di questi appunti sulle parole, debbo precisare che in questi casi difficilmente ci si può considerare autori, le riflessioni appuntate vengono da un lungo percorso di osservazione e di ascolti – francesco zaffuto, nuddu)
11/11/2010

Link alle parole

Pane ......Lavoro . .....Libertà ..... Uguaglianza

Giustizia .... Fratellanza ..... Laicità

(immagine “la mano sinistra” fotografia © liborio mastrosimone http://libomast1949.blogspot.com/)
nota descrittiva dell'immagine per disabili visivi
La fotocomposizione “la mano sinistra” di Liborio Mastrosimone consta della foto della mano sinistra dello stesso autore in contrasto su un piano grigio sgranato e lucente. La mano nera per contrasto avanza come un inquietante ragno nero, le dita poggiano tutte ben fisse sul piano. Può incutere la paura di una presenza spettrale. Bisogna un po’ superare lo sgomento e ci si rende conto che è soltanto la nostra mano sinistra.

mercoledì 10 novembre 2010

Felicità





La Sinistra e le parole, nona parola: Felicità



Felicità





La felicità è uno stato individuale di piacere che ci soddisfa nel corpo e nello spirito che può derivare: dalla natura che ci circonda, dal nostro stesso pensiero, dal comportamento di altri individui a noi vicini, e dal complessivo comportamento del sociale umano che ci circonda; se il comportamento sociale non è riuscito a porre un qualche rimedio alla sofferenza originata nella stessa vita sociale anche le condizioni per una felicità individuale diventano molto precarie.

Del desiderio dei beni



L’uomo inappagabile per il desiderio di “cose” è l’ uomo disegnato dal capitalismo ed è funzionale alla macchina produttiva del capitalismo stesso. In epoche lontane chi gestiva il potere proponeva conquiste di nuove terre, religioni e grandi feste collettive. Oggi tutto pare ruotare attorno agli ipermercati e ai prodotti da consumare; il prodotto comprato dopo poco tempo genera di nuovo vuoto e noia e si pensa di superarla con il desiderio di un nuovo prodotto; tutto il tempo dell’uomo viene consumato dalle cose, prima per produrle e poi per utilizzarle e consumarle.
Desiderare di possedere una grande villa e un grande yacht per attraccare in ogni porto è un desiderio che sul piano individuale pare possibile, ma che diventa assurdo se si fa riferimento a tutti gli uomini della terra; basta immaginare che possa venire realizzato e la terra si trasforma in un inferno: miliardi di grandi yacht ad affollare i mari e a causa di tutte le ville sparse neanche un pezzo di terra per la produzione agricola. Allora la misura del desiderio di alcune cose, le cosiddette cose “esagerate”, non è l’avere le cose ma il fatto che gli altri non l’abbiano. Se si fa ricorso alla consapevolezza quel desiderio diventa solo una stupida prepotenza, diventa meno sciocco desiderare una piccola barca, una casa modesta, qualche amico in più, vivere senza lecchini pronti ad adularti e senza bisogno di guardie di scorta.
La battaglia contro l’ingordigia e la stupidità è una grande battaglia culturale che non realizza la felicità ma almeno crea un terreno fertile per la felicità.
Quello che rende l’uomo inappagabile non è il desiderio delle cose ma: l’ansia di essere riconosciuto, la noia dell’esistenza quotidiana, il desiderio di dimenticare la morte e di superarla, la rinuncia a pensare.

Del riconoscimento del lavoro



L’uomo oltre ad avere un bisogno di pane, di lavoro, di libertà, ha bisogno di riconoscimento del suo valore individuale. Il riconoscimento può arrivare dai rapporti privati, famiglia, amici, incontri, e può arrivare anche dal corpo sociale, il riconoscimento del corpo sociale certo non compensa il riconoscimento nei rapporti privati familiari e di amicizia ma aiuta nella ricerca della felicità.
L’apprezzamento del lavoro svolto è importante per il riconoscimento del valore dell’uomo, ed avviene con la remunerazione economica e con il prestigio sociale. Una società che riserva a chi fa lavori umili paghe miserabili e disprezzo sociale è una società che crea un inferno permanente nelle coscienze.
L’uguaglianza remunerativa non è stata portata avanti neanche dal comunismo, è stata ipotizzata solo da alcuni utopisti. L’uguaglianza remunerativa viene considerata pericolosa perché, dicono diversi economisti, potrebbe privare dei necessari stimoli alla competizione umana con conseguenze negative per gli studi e la ricerca. Se lo studio e la ricerca sono un piacere della conoscenza ciò non dovrebbe accadere; ma, considerato questo stadio di evoluzione dell’uomo, può essere utile mantenere le differenze remunerative. Va, altresì, considerato che l’eccessiva distanza remunerativa procura anch’essa dei guai, poiché la maggiore remunerazione viene riservata a pochi e si vengono a determinare processi di esclusione che possono portare lo stesso alla rinuncia dello studio e della ricerca. Una distanza remunerativa non eccessiva, che prenda in considerazione il necessario riconoscimento per i lavori umili e quello premiale per lo studio e la ricerca, può essere la via maestra per limitare i danni del mancato riconoscimento nel lavoro.

Della liberazione del tempo



Il tempo dell’uomo non può identificarsi solo con il lavoro, anche il lavoro che gode del più ampio riconoscimento può diventare una trappola alienante, è necessario per tutti gli uomini un tempo liberato dal lavoro che possa essere dedicato a libere scelte; questa libertà di tempo potrà tradursi in pensiero, arte, musica, gioco, famiglia, amicizia.
Liberare del tempo dal lavoro può realizzarsi con dispositivi contrattuali in qualche modo condivisi dalle parti sociali; ma vanno anche promosse tutte le scelte di flessibilità volontaria fatte dallo stesso lavoratore per una diminuzione del tempo di lavoro a fronte di una minore retribuzione.
L’accrescimento della produzione non genera di per sé benessere e anzi può generare addirittura malessere; un uomo liberato dalla prigionia delle cose può desiderare meno cose e arrecare meno danni alla terra, potrà scegliere di produrre e consumare solo quello che realmente gli serve.

Della ricerca della felicità tramite la dimenticanza



Molti uomini cercano la felicità tramite la dimenticanza, a volte scegliendo un mondo immaginario che li allontani il più e possibile dalla realtà, ripetendo un gioco o vizio; gli uomini che cercano la felicità attraverso la consapevolezza e l’accrescimento dello spirito sono ben pochi.
Non va demonizzata o ridicolizzata la ricerca della felicità attraverso la dimenticanza, l’immaginario o il gioco perché fa parte delle necessità umane. Una società che perseguita le prostitute e i clienti, che sbatte dentro il carcere un ragazzo che si droga, che impedisce di fumare una sigaretta anche all’aria aperta; sta solo costruendo una società del malessere come lo fu quella americana del periodo del proibizionismo.
Lo stato non può porsi come estremo moralizzatore nei comportamenti: deve però impedire quei comportamenti che nella ricerca del proprio piacere vengono a determinare sofferenza per altri individui; si impongono come necessarie leggi contro la riduzione in schiavitù, contro lo sfruttamento della prostituzione, per la tutela dei minori. In quanto alle droghe bisogna avere il coraggio di entrare nel merito delle droghe stesse e dei loro effetti, dare una informazione corretta, lasciare libero il consumo e la produzione di quelle droghe che non comportano danni, combattere strenuamente lo spaccio e il consumo delle droghe che comportano danni. E’ assurda una società che, solo per il fatto di essere grande produttrice di vino ed alcool li magnifica e li pubblicizza, pur conoscendo i gravi danni irreversibili dell’alcolismo, e, arriva a demonizzare una pagliuzza.

Della ricerca della felicità tramite la consapevolezza



La religione, che è stata per l’uso fatto dal potere l’oppio dei popoli, se le la si considera come risposta alle angosce profonde dell’uomo ha un diverso valore; gli spazi di riflessione sulla morte attraverso la religione o attraverso la ricerca culturale sono essenziali per l’uomo stesso. Le leggi debbono tutelare tutte le fedi religiose e la stessa ricerca di agnostici e atei.
Lo sport va promosso socialmente come strumento per trasformare la contesa in un gioco, per educare al rispetto dell’avversario e al rispetto delle regole che nello sport sono parte integrante del gioco.
Va promossa la grazia architettonica che crea bellezza e rende meno grigia la vita quotidiana nelle città.
Vanno promosse tutte le arti e la musica poiché per il loro procedere verso la bellezza e l’armonia aiutano l’uomo nella ricerca della felicità.
La gratuità o il prezzo molto contenuto per fruire di importanti eventi culturali avvicina individui che altrimenti sarebbero esclusi potenziando la funzione educativa dello stesso evento culturale
L’investimento in arte e cultura non si può considerare un investimento a perdere, si tratta di un investimento con un ritorno in tempi lunghi in termini di evoluzione dell’uomo e può essere un investimento con un ritorno immediato per la sua capacità di aggiungere elementi di felicità.

A conclusione delle parole



Il percorso verso la felicità parte dal pane accettando la consistenza materica del nostro corpo, prosegue nel lavoro che ci lega agli altri uomini, rivendica la libertà nella parola come espressione del pensiero, valorizza le differenze nella ricerca dell’uguaglianza, colma la nostra ansia di giustizia, allarga la speranza alla fratellanza, prepara nella laicità una casa per tutti per vivere in pace.

10/11/10 francesco zaffuto

Link alle parole

Pane ......Lavoro ......Libertà ..... Uguaglianza

Giustizia .... Fratellanza ..... Laicità

Pace

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7 + 2 nove parole per la Sinistra

(immagine “la mano sinistra” fotografia © liborio mastrosimone http://libomast1949.blogspot.com/)

martedì 9 novembre 2010

Meglio un Governo ben battuto



E’ meglio un governo ben battuto. Oggi è stata approvata alla Camera un Testo di attuazione dei rapporti Italia Libia dove si rimettono al centro i diritti dell’uomo. Il Governo viene impegnato «a sollecitare con forza le autorità di Tripoli affinché ratifichino la Convenzione Onu sui rifugiati e riaprano l'ufficio dell'Unhcr a Tripoli quale premessa per continuare le politiche dei respingimenti dei migranti in Libia».http://www.corriere.it/politica/10_novembre_09/governo-battuto_bb9f1e02-ec20-11df-8ec2-00144f02aabc.shtml?fr=box_primopiano
In pratica un Governo battuto in Parlamento è meglio di un governo non battuto..
Su piano formale un Governo battuto su specifiche leggi può continuare a Governare per tutti gli aspetti esecutivi ma deve attuare le leggi dell’organo sovrano che la costituzione pone per legiferare, il Parlamento.
Paradossalmente un Governo che si limitasse alle sue competenze di esecutivo potrebbe essere un buon Governo. Ma quale prepotente di turno è disposto a governare in questo modo? Ci vorrebbe un’altra cultura, un’altra sensibilità, un non considerare l’opposizione come un nemico ma come una componente politica con idee diverse con cui confrontarsi e magari trovare punti di concordanza su leggi di interesse sociale.
Se dobbiamo cambiare per migliorare nel nostro paese dobbiamo andare verso un Parlamento che potenzia la su funzione legislativa.
Riporto una parte del contenuto del post
La Sinistra e le parole. La settima parola: Laicit... à

Il Parlamento nazionale deve essere nei fatti l’unica sede legislativa per l’approvazione di leggi con valore su tutto il territorio nazionale. Le leggi per essere approvate vanno discusse tutte nel merito dal Parlamento e non debbono essere approvate con voto di fiducia; il continuo ricorso al voto di fiducia tiene in ostaggio la stessa maggioranza dei parlamentari riducendoli a sudditi di una ristretta oligarchia. Le leggi che implicano più materie debbono essere esaminate e approvate distintamente; fermo restando il vincolo che una legge che implica una uscita finanziaria deve avere la precisa corrispondenza in una entrata finanziaria certa.La fiducia del Parlamento al Governo va intesa come complessiva fiducia del fare e non deve essere chiesta in relazione all’approvazione di specifiche leggi; il determinarsi di maggioranze diverse in Parlamento in relazione all’approvazione di leggi non implica la caduta del Governo. Il Governo deve accontentarsi del suo ruolo propositivo, esecutivo e di coordinamento e rispettare il ruolo del parlamento in materia legislativa. La fiducia al Governo va posta solo al momento dell’insediamento al Governo, non va più richiesta in relazione all’approvazione di specifiche leggi e può essere tolta con espressa sfiducia complessiva che preveda l’espressa richiesta di insediamento di un nuovo governo con una nuova maggioranza.

09/11/10 francesco zaffuto
(immagine – un normale battipanni in vimini)

BONDI, EX ROSSO POMPEIANO


La caduta della Domus dei gladiatori Bondi non l’avrebbe potuta provocare neanche se ci avesse dato mille testate. La richiesta di dimissioni di Bondi per questo motivo è quantomeno ridicola.

Il disastro viene da lontano e Bondi ha lavorato nel solco della sbadataggine, contribuendo solo con l’ultima testata.

Intanto si preparano i falchi, quelli del “privato è bello”. I caritatevoli “mecenati “ dello sponsor, quelli che amano il patrimonio artistico; quelli che per il solo fatto di essere manager privati dovrebbero essere migliori dei dirigenti pubblici. Forse per la capacità di fiutare un proprio profitto?

Fortuna ha voluto che il crollo sia avvenuto mentre non c’erano visitatori, altrimenti, oltre allo scempio della caduta delle sacre pietre, avremmo avuto la tragica fine di qualche turista. Immaginiamoci per un attimo la morte di un turista straniero cosa avrebbe provocato di impatto a livello internazionale, una campagna tipo: "non andate in Italia a vedere antichità".

09/11/10 francesco zaffuto

(immagine – due volti romani che emergono da una base di rosso pompeiano)

lunedì 8 novembre 2010

Speriamo che non piova



Per il Veneto speriamo che questa settimana non piova.


Le piogge della settimana scorsa hanno coperto di acqua e fango buona parte del Veneto, ma sui nostri TG e servizi vari imperavano Ruby, Berlusconi e lo zio “assassino”.

Se questa settimana piove ancora nel Veneto si aggiungerà disastro a disastro; per i nostri TG e servizi vari galleggeranno sulle acque solo le dichiarazioni di Fini, Berlusconi e dello zio “assassino”.

Gli industriali vicentini minacciano lo sciopero delle tasse; in un momento in cui va riscoperta la solidarietà nazionale si sceglie il muscolo della minaccia leghista.

Speriamo che questa settimana non piova, che non ci siano terremoti, che l’immondizia possa scomparire per virtù magiche; perché in Italia ci siamo bevuti il cervello anche con il contributo dei dirigenti delle TV.
08/11/10 francesco zaffuto

link:

http://100cosecosi.blogspot.com/2010/11/alluvione-del-nord-est-arrangiatevi.html

http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cronache/201011articoli/60253girata.asp

http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/politica/2010/8-novembre-2010/ancora-piogge-torna-incubo-zaia-rilancia-tasse-veneto-1804119035751.shtml

(immagine – ombrello – colore silver esterno e verde interno)

domenica 7 novembre 2010

Pace




La Sinistra e le parole, l'ottava parola: Pace
Pace
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Le prime sette parole e l’ottava


In questo percorso delle parole le ultime due parole pace e felicità sono parole derivate; solo dopo una qualche compiutezza delle parole pane, lavoro, libertà, uguaglianza, giustizia, fratellanza, laicità, si può arrivare a parlare di pace e di felicità; altrimenti si naviga ancora nel mare della sofferenza e anche se la sofferenza può riguardare un limitato numero di persone è tale da generare un malessere che si spande per il sociale di un paese e per il mondo.

Pace sociale all’interno dello stato e l’ordine



Capire se siamo in una società dove vige la pace sociale è molto semplice: una società dove vige una pace sociale avrà sempre meno bisogno di giudici, di poliziotti e di carceri; pare che nel nostro paese ci sia molto bisogno di questi strumenti e se ne chiede il potenziamento. L’ordine è il presupposto di uno stato per esistere, ma se le leggi di uno stato per essere applicate ed accettate hanno bisogno di un grande dispiegamento di forze coercitive siamo di fronte alla mancanza di pace sociale.
In una società dove il mito è la ricchezza e buona parte dei cittadini non arriva neanche a livelli minimi di soddisfazione dei bisogni primari non c’è pace sociale, c’è una condizione di rassegnazione o fughe individuali verso l’esasperazione; le manifestazioni è gli scioperi vanno verso una forma collettiva di rappresentazione del dissenso, evitano l’esasperazione individuale e cercano di formulare richieste collettive di cambiamento.
Le manifestazioni e gli scioperi sono il simbolo di una società civile che riesce ad esprimere il suo dissenso in forma libera ed esplicita; la classe politica ha il dovere di relazionarsi con chi sciopera e con chi manifesta per adempiere al suo ruolo principe di mediazione nei conflitti sociali e per elaborare leggi che in qualche modo accolgano nuove istanze dei cittadini che protestano. Se la classe politica rinuncia a questo ruolo di mediazione si vengono a determinare fratture determinanti.
Agli inizi del novecento si è determinato in Europa e in Russia un livello di scontro tale da innescare dei processi rivoluzionari; la rivoluzione russa degli inizi del secolo ha condizionato tutta la storia del novecento. La componente politica dei comunisti bolscevichi rinunciò ad ogni ruolo di mediazione, decise di guidare tutto il dissenso e di cambiare il destino della storia per costruire un nuovo modello sociale. L’iniziale modello sociale di riferimento fu quello dei soviet, un movimento dei consigli che ebbe una sua spontanea crescita partecipativa per i primi anni e che poi si trasformò in una struttura statalista. La successiva parabola stalinista con la repressione di ogni dissenso mostra come un processo rivoluzionario non è di per se risolutivo di tutti i torti sociali e può generare nuovi torti.
Un processo rivoluzionario è spesso drammatico, genera morti e distruzione innescando successive vendette e sofferenze. La tanto osannata rivoluzione borghese in Francia è stata la più sanguinaria delle rivoluzioni e viene giustificata solo perché portò al potere la borghesia; gli altri processi rivoluzionari vengono in qualche modo demonizzati perché hanno avuto come scopo quello di uscire dal sistema sociale borghese.
Il sistema sociale borghese capitalistico di oggi in Italia è in qualche modo condizionato da alcuni istituti sociali promossi anche dal movimento operaio e socialista; questi istituti vanno dai diritti sindacali e associativi al sistema previdenziale, dal sistema sanitario pubblico alla scuola pubblica. La società italiana si può definire come una società a capitalismo frenato dai diritti e dall’imposizione fiscale; possiamo proseguire sulla strada delle riforme o accettare la logica del tanto peggio tanto meglio di una società a capitalismo sfrenato per poi sperare in un ipotetico momento rivoluzionario.
L’acquisizione della consapevolezza dei diritti dell’uomo è un processo che coinvolge tutti gli uomini del mondo, è una evoluzione dell’uomo stesso che non può essere determinata con atti forzati, può essere solo promossa e indirizzata; la strada pacifica dell’acquisizione di questa consapevolezza è sicuramente da preferire.
La strada di un lungo processo di riforme per migliorare la società non è il riformismo, non si tratta di preferire le riforme qualsiasi esse siano, si tratta scegliere e portare avanti riforme che migliorano la vita dell’uomo.
I tempi lunghi di questo processo spesso contrastano con necessità immediate e drammatiche, per questo i problemi del pane e del lavoro vanno visti sempre in capo alla gerarchia dei problemi e la sinistra deve adoperarsi per arrivare a soluzioni immediate di tali problemi.
Occorre avere la consapevolezza che la democrazia rappresentativa, la libertà di espressione del pensiero e di associazione, sono istituti su cui è necessaria una costante vigilanza, chi ha grandi privilegi può decidere con un tratto di penna di spazzare via ogni libertà per chi lotta contro questi privilegi. La pace sociale è una condizione da ricercare ed anche da difendere.

Pace tra gli stati sovrani e ordine internazionale

La pace che si è determinata dopo la seconda guerra mondiale è stato un lungo periodo di equilibrio tra due stati super armati sul piano nucleare, una continua guerra spionistica, una continua sorveglianza sulla propria sfera di influenza di USA e URSS. Siamo stati più di una volta ad un passo dalla terza guerra mondiale. Le società democratiche occidentali sono state di fatto con poteri bloccati, ogni possibile cambiamento veniva in qualche modo vanificato da operazioni di influenza spionistica e da colpi di stato. Il Vietnam, la strategia della tensione in Italia dopo il ’68, il colpo di stato in Cile, sono solo alcuni esempi della sfera d’influenza americana; sull’altro fronte si possono ricordare alcuni esempi come l’invasione della Cecoslovacchia e l’avventura sovietica in Afghanistan. I sessanta anni che ci separano dalla seconda guerra mondiale sono stati sessanta anni di pace guerreggiata nelle periferie del mondo.
La fine dell’impero sovietico non ha determinato una migliore condizione per la pace nel mondo; il ruolo degli USA si è accresciuto, il ruolo della Russia in termini di armamenti non è diminuito; è aumentata la proliferazione degli armamenti nucleari con nuovi stati che si sono dotati di tali armamenti; il conflitto storico tra Palestina e Israele è ancora nel pieno dello scontro e si è aggiunto uno scontro con il mondo mussulmano che va oltre il confine degli stati; l’ONU come organismo internazionale non si è evoluto ed è rimasto debole. Viviamo una pace precaria con rumori di guerra in lontananza, una guerra nucleare non è stata scongiurata ed è in grado di portare una catastrofe sulla terra e nell’animo degli uomini.
Operare per la pace per la sinistra è un compito primario e va visto nel senso della fratellanza universale, nel contempo trattasi di un compito difficile che non può essere affrontato con slogan che esasperano lo scontro tra i popoli: la politica USA non si può identificare con tutti gli americani, la mancanza di rispetto dei diritti dell’uomo in Cina non può identificarsi con tutti i cinesi, il terrorismo integralista non può essere identificato con tutti gli arabi, la politica dello stato di Israele non può essere identificata con tutti gli ebrei,....
E solo attraverso un grande movimento internazionale per la pace che si può costruire la pace, un movimento internazionale capace di superare i confini degli stati. Le componenti politiche più sensibili alla pace e le componenti culturali debbono partecipare alla costruzione di questo grande movimento. Le donne, se finalmente si saranno stancate di imitare gli uomini, con la loro partecipazione potranno contribuire a questo movimento per la pace in modo determinante. Si stratta di una grande battaglia culturale per il riconoscimento dell’uomo a cominciare dal problema del pane che diventa centrale per questo movimento, perché non ci può essere pace all’ombra della miseria più crudele.
L’ONU, come assise internazionale degli stati, non va messo in crisi e ne va potenziato il suo prestigio, il suo ruolo di mediazione nelle controversie deve diventare centrale. La non proliferazione delle armi nucleari deve andare di pari passo con la eliminazione delle armi nucleari e con il disarmo globale, la guerra deve diventare il tabù dell’uomo moderno; le fabbriche di armi debbono essere convertite in aziende che fabbricano macchinari per l’agricoltura e che operano per il disinquinamento del pianeta. Tutto ciò è possibile, solo l’ingordigia e la stupidità sono di ostacolo. Il mondo oggi, per questo uomo che si è disseminato in ogni angolo della terra, è ormai su una strada di non ritorno, ci sono solo due possibilità davanti: la distruzione o l’utopia di una pace che è diventata necessità.
07/11/10 francesco zaffuto
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Pane ......Lavoro . .....Libertà ..... Uguaglianza

Giustizia .... Fratellanza ..... Laicità

Felicità

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(immagine “la mano sinistra” fotografia © liborio mastrosimone http://libomast1949.blogspot.com/)