domenica 30 settembre 2012

Teatro Officina 40 anni


Quaranta anni non sono pochi e se si tratta del lungo viaggio di un teatro in Italia sono veramente tanti. Il Teatro Officina  avvia la sua quarantesima stagione 2012 – 2013; nasceva giusto nel 1973, in una Milano dove i fermenti culturali si combinavano con la vita politica e le lotte operaie. Ha resistito a tutti i tempi di magra ed oggi mostra la sua vitalità di teatro impegnato nel sociale;  con le ultime stagioni teatrali è tornato ad animare i quartieri critici di Milano ed è riuscito a dare una voce in teatro a chi viene da paesi lontani ed abita Milano come la propria città.
 Rendono omaggio al Teatro Officina per i suoi quarant’anni  due dei maggiori teatri milanesi, il Piccolo Teatro di Milano e il Teatro Elfo Puccini con due appuntamenti previsti in Ottobre (a questo link le informazioni)
Giovedì 11 ottobre alle ore 11:30 nel Comune di Milano in Palazzo Marino, Sala Alessi si terrà la conferenza stampa per il Quarantennale del Teatro Officina e sarà presentata la Stagione Teatrale 2012-13.
 Un “in bocca al lupo” per i prossimi 40 anni al Teatro Officina e al suo direttore artistico Massimo De Vita che lo dirige dal 76.
30/09/12 francesco zaffuto

mercoledì 26 settembre 2012

Profumo sulla scuola … ma de che?

E’ stato pubblicato il bando di concorso per la scuola, vengono messi a concorso 11.542 posti.
Intanto quasi niente di nuovo, il Ministro Profumo non ha fatto altro che tornare ai vecchi meccanismi: ½ di nuove immissioni in ruolo tramite scorrimento delle graduatorie e ½ tramite concorso (le megariforme annunciate dalla Gelmini sono cadute nel dimenticatoio  - ricordate tutte le chiacchiere sulla laurea abilitante con posto assicurato?).
 Il nuovo concorso però contiene alcune novità,  tutte pessime.
 Sono esclusi i giovani laureati,  il concorso è riservato nei fatti agli abilitati, non è un concorso che permette anche di conseguire una abilitazione all’insegnamento (come alcuni concorsi in passato), serve nei fatti a smazzare chi sta in attesa nelle graduatorie, una contesa tra abilitati in alto e in fondo alle graduatorie.
  La prima prova preselettiva (chi non la supera non prosegue), che dovrebbe selezionare i  “giovani”  aspiranti,   non riguarda le materie da insegnare e neanche la didattica: è un bel quizzone (nella migliore tradizione dei rischiatutto TV);  un test al computer, composto da 50 quesiti a risposta multipla da svolgere in 50 minuti; 7 domande di informatica, 7 per l'area linguistica, 18 che accerteranno le abilità logiche e 18 la comprensione del testo. Dovranno essere totalizzati 35 punti; le domande saranno estratte da una batterie di 3.500 quiz che saranno resi pubblici almeno tre settimane prima della prova. Chi ha una “bella memoria”  potrà imparare in tre settimane tutte le “scemenze”  inventate dal ministero. Sì, scemenze,  perché è assurdo ed offensivo per dei laureati ed abilitati dover dare prova di intelligenza logica, di comprensione del testo, di rispondere a qualche domandina scelta a caso in informatica e a qualche domandina di inglese. Intanto sulla base di queste “scemenze” sarà fatta una “bella” selezione,  perché sarà facile rispondere male a qualche domandina  che desta equivoci. La prova con domande sulla disciplina da insegnare si potrà fare solo dopo il superamento del quiz ammazzaspiranti, e dopo la seconda prova arriverà quella finale relativa alla didattica.
 La prima prova preselettiva, sotto il profilo giuridico, potrebbe essere impugnata per mancanza di inerenza;  essere preselezionati ed esclusi con una prova priva di inerenza potrebbe invalidare la stessa esclusione dalla seconda prova; può darsi che venga fuori qualche ricorso.
 Tutto sommato il nuovo concorso può “Profumare” di bruciato.
 Tutta la propagandata visione ministeriale sul reclutamento di giovani  e bravi laureati non corrisponderà al vero: nei fatti saranno selezionati e di malo modo dei docenti che aspettano da anni, abilitati, vincitori di altri concorsi, con anni di lavoro alle spalle, e già abbastanza stanchi.   
 Il nuovo concorso sarà una nuova girandola della disperazione, un modo per smazzare e spezzare un precariato creato dallo stesso ministero che da anni non ha effettuato concorsi  ed ha falcidiato le cattedre.
26/09/12 francesco zaffuto

Immagine – una lavagna dove sta scritto; ieri più oggi = domani. Tratta da internet


martedì 25 settembre 2012

Il bottino


La festa mascherata di Fiorito,
 ha fatto emergere l’entità del bottino:  da uno stanziamento di un milione di euro, in un paio di anni, si è passati a 14 milioni di euro destinati ai consiglieri della regione Lazio. In pratica tutti i consiglieri della maggioranza e dell’opposizione potevano accedere a questo grande bottino.
Lo scandalo viene attribuito alla megafesta e alle appropriazioni indebite che ci sono state;  ma la questione essenziale è l’entità del bottino che è stato messo a disposizione dei consiglieri del Lazio. Anche se spesi “bene” per la loro “attività politica” rimane tutta la nefandezza dell’atto di rapina alla collettività. Pagare con i soldi della collettività propri atti di propaganda elettorale, spazi pubblicitari nelle TV private,  congressi e cene di lavoro, non si può considerare meno dannoso o meno gravoso per la collettività.  Se si considera, inoltre, che questo finanziamento ai consiglieri è aggiuntivo allo stipendio percepito come consiglieri e al cosiddetto rimborso delle spese elettorali ai partiti (che viene percepito su base nazionale e regionale)  siamo di fronte a un bottino senza limiti.
I costi della politica delle regioni inseguono nello spreco quelli dello Stato e regioni come la Sicilia hanno poco da invidiare al Lazio
Giorni addietro la Camera dei deputati ha cercato di mettere una pezza  rendendo pubblici per il futuro i bilanci dei gruppi parlamentari, il Senato ancora tarda sull’aspetto della trasparenza.
 La trasparenza è sicuramente una necessaria lente per migliorare la vista sul bottino ma è urgente porre un limite al bottino.
25/09/12 francesco zaffuto

Immagine – baule del tesoro

giovedì 20 settembre 2012

perché non siamo integralisti anche noi

OGGI RICORRE UNA DATA CHE NON VIENE DEGNAMENTE CELEBRATA
20 settembre 1870 - presa di Roma attraverso la breccia di Porta Pia

Ve la immaginate un'Italia senza Roma capitale, unificata sotto un Papa Re, che ancora nella seconda metà dell'ottocento condannava a morte i patrioti (mentre Lombardia e Toscana prime in tutto il mondo avevano già abolito la pena di morte), costringeva la satira all'anonimato (vedi il doversi nascondere dietro il torso del Pasquino), scomunicava oppositori politici (Garibaldi e garibaldini e tutto il pensiero liberale). Questo rischio ha corso l'Italia che poteva diventare uno stato integralista dove non sarebbe stata praticata la necessaria separazione tra legge e religione.

mercoledì 19 settembre 2012

Ma se il lavoro non riparte ….


Continuo ad ascoltare i programmi, se possono essere definiti programmi, di partiti e movimenti. Ma sul lavoro trovo ben poco. Sì, crescita, incentivi ecc … ecc … Ma se il lavoro non riparte, che fare? A questa domanda sfuggono tutti. Non si può certo aspettare l’investimento privato. Data l’urgenza e il grave danno sociale della mancanza di lavoro non si può aspettare solo l’investimento privato e l’azione imprenditrice privata. Vuol dire che si rende necessario l’intervento pubblico per creare lavoro. Comuni, Regioni e Stato debbono farsi artefici di iniziative imprenditoriali in tutti i possibili settori: da quelli strategici a quelli dei servizi.
19/09/12 francesco zaffuto
immagine finale del film "Tempi moderni"

lunedì 17 settembre 2012

Commovente ….


La Margherita (o l’ex Margherita) restituirà 5 milioni di euro allo Stato.
E’ quello che rimane dopo la razzia Lusi; dopo gli spaghettini che costavano 180 euro, dopo le ville lussuose comprate dal tesoriere. Erano proprio tanti quei soldi dati dallo Stato alla Margherita; sono proprio tanti i soldi che lo Stato dà ai partiti, sarebbe il caso di ridurli notevolmente. (f.z.)
Immagine proprio fuori testo – lacrime – particolare della Strage degli innocenti di Giotto

sabato 15 settembre 2012

Importare pane dalla Svizzera a € 1,80 al Kg.


Le persone che vivono in Lombardia di solito quando vanno in Svizzera approfittano per fare il pieno di benzina, le forti accise che gravano sulla benzina italiana determinano da sempre questa convenienza. Per il resto tutto in Svizzera costa più caro … eppure, strano a dirsi, il pane costa molto ma molto di meno di quanto costa a Milano: € 1,80 al Kg.
Le due pagnotte che vedete riprodotte in fotografia le ho comprate oggi pomeriggio in un supermercato di Lugano, sono due pagnotte di mezzo chilo ciascuna ed ho pagato CHF 2,20 che corrispondono al cambio di oggi a € 1,80 al Kg (vedi scontrino allegato).

La farina non è di certo regalata, la mano d’opera e i costi di commercializzazione in Svizzera sono più alti che in Lombardia; in Svizzera i salari sono ben più elevati, eppure il pane costa meno. Come si spiega questo mistero? Come si spiega il mistero del pane milanese, quello comune (la michetta) venduto a € 2,70 nei supermercati; e spesso il pane comune non si trova ed occorre comprare una tipologia di pane non comune; il cosiddetto pane speciale che è solo una qualsiasi pagnotta di pane pugliese venduta a € 4,60 al Kg. Il mistero non sta nel pane Svizzero ma penso proprio che sia nel pane lombardo su cui grava sicuramente una elevata speculazione. Il pane è un alimento essenziale quotidiano di tutte le famiglie, il caro pane incide in modo costante sul magro bilancio dei lavoratori italiani, si dessero una regolata le autorità prefettizie per fermare questa speculazione, cercassero di essere almeno un po’ svizzeri una volta tanto.
15/09/12 francesco zaffuto

venerdì 14 settembre 2012

… renzigenerazione


da quel lontano odore di salamelle
delle feste dell’unità
chi l’avrebbe detto … che poi nasceva il Renzi

giovedì 13 settembre 2012

A scuola senza libri



Nell'intervista il Preside parla di un risparmio per le famiglie di un 15% circa rispetto ai libri, qualcosa di limitato. Chissà quanto sarà il guadagno delle società che lavorano in quel settore tecnologico negli anni futuri e chissà quanto sarà la perdita delle aziende che lavorano nel settore editoriale cartaceo? Ma il progresso in ogni caso non si può fermare; e soprattutto la moda non si può fermare e determina i comportamenti diffusi. Sicuramente è utile sostituire tutti i manuali con uno strumento agile e portatile, ma l'abbandono totale del libro cartaceo penso che sia un impoverimento. Un po' come dire: esiste l'auto ma la vecchia bicicletta ci può permettere una passeggiata tra i boschi.
francesco zaffuto

mercoledì 12 settembre 2012

Difficile: costruirsi una casa con le proprie mani


Ho ricevuto la richiesta di spazio per questa lotta in corso a Ravenna, volentieri inserisco nel mio blog.
(Articolo di Matteo Mattioli)
Negli ultimi anni parole come “autocostruzione” e “autorecupero” di edifici sono divenute di uso comune tra le Istituzioni pubbliche che sponsorizzano e promuovono iniziative volte a consentire a cittadini “deboli” di realizzare, partecipando attivamente, la propria casa abbattendo i costi di costruzione.
Autocostruzione significa partecipare attivamente e condividere una modalità di produzione dell’alloggio, nella quale i futuri abitanti sono direttamente e materialmente impegnati nella realizzazione delle loro abitazioni.
Così, sulla scorta di tale nuova politica abitativa, il Comune di Ravenna nel 2005 sigla un Protocollo di intesa con Alisei ONG. “Il Comune si impegna a sovraintendere, coordinare e vigilare in tutte le fasi la corretta attuazione del progetto di autocostruzione”, Alisei ONG, invece, assumeva l’onere di “mettere a disposizione la propria struttura tecnica e le proprie esperienze e conoscenze nel settore, al fine di offrire al programma una solida regia e direzione edilizia, nel pieno rispetto delle norme di sicurezza, ad assicurare il supporto tecnico per la direzione lavori”.
Nell’anno 2006, al fine di individuare le famiglie che avrebbero beneficiato di tale iniziativa, il Comune di Ravenna pubblicò un bando destinato a cittadini svantaggiati. Venivano individuate 14 famiglie, metà delle quali composte da cittadini extracomunitari, che, dopo aver ottenuto da Banca Etica l’apertura di una linea di credito a loro favore (€ 1.245.000,00) intorno al novembre dell’anno 2006, iniziavano ad impiegare la loro forza lavoro (circa 1.500 ore a testa) nel cantiere di Filetto.
Ma nel corso dell’anno 2009, dopo che le attività che richiedevano la manodopera degli autocostruttori (Cooperativa Mani Unite) erano terminate, e dopo che la Banca Etica aveva erogato ad Alisei circa 80% delle risorse economiche, Alisei abbandonava il cantiere dichiarando poi fallimento.
E’ dal 2009, dunque, che il cantiere è nelle medesime condizioni: già da 3 anni avrebbero dovuto sorgere le abitazioni e invece le costruzioni sono solo al 50% della loro realizzazione definitiva: uno scheletro costituito di mattoni, ferro e sterpaglie, che per essere ultimato necessita di ancora 1.000.000,00 di Euro.
Di elementi tali da far supporre che i lavori di costruzione a Filetto non stessero proseguendo come previsto, ve ne sono stati molti: risorse economiche che avrebbero dovuto essere impiegate nel cantiere (perché relative alla linea di credito aperta a nome della Cooperativa Mani Unite), “dirottate” da Alisei su cantieri di autocostruzione diversi, emissione di SAL (stato avanzamento lavori necessario per ottenere dalla banca la relativa tranche di denaro) attestanti percentuali dei lavori maggiori rispetto a quanto realizzato, assenza di risposte dinnanzi alle contestazioni scritte degli autocostruttori, nessun intervento da parte degli Enti coinvolti nel Progetto.
Dal lontano 2009 gli autocostruttori di Filetto si sono sentiti abbandonati.
Più volte hanno richiesto all’Amministrazione comunale di individuare una soluzione ma le richieste sono rimaste inascoltate, inoltre,non potendo permettersi, dal punto di vista economico, l’assistenza di un legale e non avendo ricevuto offerte di solidarietà in tal senso né da parte del Comune né da parte del Foro di Ravenna, sono stati costretti ad inventarsi una strada per ottenere giustizia e per tale motivo, stanchi ma ancora speranzosi, dal 26 giugno, cioè da 74 giorni, stanno occupando il cantiere.
Qualcosa ora sembra muoversi.
Sabato 1 settembre si è tenuto in cantiere un incontro con la Cooperativa alla presenza del Sindaco di Ravenna e dell’assessore Gabrio Maraldi nel corso del quale sono state individuate date importanti, già a partire dalla prossima settimana, e si è convenuto, che entro dicembre 2012, il tavolo di incontri deve positivamente concludersi. L’improvvisa scomparsa dell’assessore appena citato, di qualche giorno successiva a quell’incontro, fa temere un’ulteriore posticipazione dell’avvio delle trattative. Nonostante tutto gli autocostruttori credono che il Comune manterrà gli impegni assunti e confidano nel pieno rispetto delle scadenze indicate. La loro occupazione, per il momento, proseguirà.
Immagine – il secchio del muratore

martedì 11 settembre 2012

L’Italia non è un paese per operai


Gli scontri di Roma tra polizia e operai venuti dalla Sardegna non solo hanno un bilancio di diversi feriti ma disegnano anche una nuova dimensione: l’Italia non è un paese per operai. E’ un paese di pensionati, di vecchi e di giovani emarginati; è un paese di faccendieri e di politici di varie specie persino antipolitici; ma non è più un paese per operai. La vicenda Alcoa è emblematica: i monopolisti americani chiudono in Sardegna per andare a sfruttare manodopera e condizioni di maggior favore in Arabia Saudita, non hanno neanche tanta voglia di vendere quello che resta del loro stabilimento ad altre aziende perché preferiscono mantenere le proprie posizioni di dominio come grandi produttori di alluminio. Gli operai sperano di essere venduti insieme all’azienda come i servi della gleba ma non riescono ad avere una tal “fortuna”. Eppure lo Stato una risposta potrebbe darla: sequestro immediato di quello che resta dell’Alcoa e costruzione di una azienda popolare mista: ½ a partecipazione statale e ½ con lo stesso intervento azionario dei lavoratori dell’azienda; stringere tutti la cinghia e vedere di continuare nella produzione affidando la direzione dello stabilimento ad un manager della statura di Mattei. E’ possibile … ma: lo Stato non riesce a dare risposte perché neanche un filo di socialismo alberga nella mente dello Stato.
11/09/12 francesco zaffuto
Immagine – vecchia foto di operai della Cogne

domenica 2 settembre 2012

Immigrati irregolari negata la salute in Spagna


Gli “immigrati irregolari” in Spagna non avranno più l’assistenza sanitaria; è il passo di Rajoy per tenere il passo della Spagna con l’Euro.
“Immigrati irregolari”, queste le due parole per evitare quelle di “poveri disperati”.
La crisi ci abituerà al cinismo? In Italia ci avevano provato a cancellare l’assistenza agli immigrati, non ci sono riusciti; speriamo che dopo la scelta spagnola non ripensano a questa svolta cinica nella politica della salute. (f.z.)
immagine - un dipinto di Antonio Pilato sulla barca degli immigrati - una povera ragazza che arriva dal mare tenta di poggiare i piedi per terra avvolta in un liso mantello