domenica 30 marzo 2014

La conta del compleanno

La conta de “lacrisi2009”  comincia dal 31 Marzo 2009, compie 5 anni.
Vedo crescere il numero delle visualizzazioni di pagina (circa settecento al giorno), dovrei trarne motivi di soddisfazione ed in invece mi inquieta. La maggior parte delle visualizzazioni, in questo periodo,  provengono dagli USA. Saranno uomini o motori di ricerca, chissà? Misteri di internet.
 “Lacrisi2009” è il mio primo blog, quello più difficile perché parla spesso di politica e di economia, argomenti dove sono in vigore le seguenti abitudini: litigare, essere saccenti, condividere in toto, dissentire in toto,  accusare, lamentarsi, essere pessimisti o ottimisti …  e nessuna di queste abitudini mi calza.
 Di politica e di economia ce ne sta in abbondanza nelle serate televisive, al punto da creare una sorta di stomachevole sazietà. E’ diffusa la convinzione di averne avuto abbastanza, di essere e già fuori dalla dose massima; tanto tutto andrà come deve andare per le virtù magiche del caso o della sorte. I blog che affrontano argomenti di politica ed economia  (tranne quelli dei big mediatici)  sono quasi dei diari solitari, ben più solitari dei blog che si dedicano ad altri argomenti.

Vedo che un po' di blog dopo qualche anno vanno in chiusura, si trasferiscono in pagine di facebook o in google+, ambienti più rilassanti e facili, dove vengono inserite pensate e foto, si raccoglie qualche sporadico mi piace e ci si consola di una avvenuta comunicazione. I blog sono difficili, sono spazi impegnativi dove ci si mette a nudo nelle articolazioni e,  se si lasciano liberi ai commenti,  si possono ricevere colpi di anonimi e saccenti con fuga degli amici consolanti.
Che fare ?
Provo a resistere ancora un po’.
Qui il primo post  LA CRISI 2009 e la crisi non è ancora finita
Sopra la prima immagine usata in questo blog, l’equilibrio economico di un uomo rospo instabile su istogrammi statistici.
Saluti a tutti quelli che sono passati di qua

30/03/2014 - francesco zaffuto

venerdì 28 marzo 2014

Il dentro e il fuori di Grillo

Certo ognuno a casa propria può fare quello che vuole, ma quali sono i limiti della propria casa?
In Italia ed anche in Europa le regole elettorali prevedono che il parlamentare eletto non abbia alcun vincolo di mandato, è libero di fare proposte legislative e di votare come vuole secondo coscienza, non deve rispondere a partiti e gruppi delle sue scelte, poi se la sua coscienza lo lega a gruppi e partiti è affar suo. Bella o brutta che sia questa norma si lega sul piano logico alla segretezza del voto espresso dagli elettori, segretezza che sta alla base dello stesso sistema elettorale con cui si esprime la volontà popolare.
Che il M5stelle, come qualsiasi altro partito, metta delle regole per il comportamento dei suoi parlamentari è un suo affare privato; ma che da quelle regole possano  venir fuori obblighi civili e patrimoniali applicabili nel paese è un affare pubblico.
 Dire che un parlamentare possa essere sfiduciato dai suoi elettori è impossibile  perché i suoi elettori si sono espressi segretamente; allora la sfiducia viene esercitata, secondo Grillo,  da un quantitativo di aderenti al M5s della zona in cui è stato eletto il parlamentare. Questa sfiducia è comprensibile sul piano politico; ma che da questa sfiducia possa discendere un obbligo di dimissioni e in mancanza di esse una megamulta di 250 mila euro contrasta con le leggi italiane ed europee.
Secondo Grillo a ciò si può porre rimedio con un atto tra privati, firmato alla presenza di un notaio.  Certo trovare un notaio che si presta a cosa assurde è possibile, ma quell’atto se è assurdo e se contrasta con le leggi non può avere effetti giuridici e sarà considerato nullo da qualsiasi giudice. Il notaio per cavarsi dagli impicci dirà che si era limitato solo a verificare l’autenticità delle firme e che non aveva posto attenzione al contenuto dell’atto. Sarebbe il caso che l’ordine dei notai esprimesse un parere su simili atti.
 La multa di 250 mila euro sta lì per fare paura indipendentemente dagli effetti giuridici,  cercare candidati con queste premesse e con queste paure non è un buon modo per trovare uomini liberi e consapevoli.
28/03/14 francesco zaffuto

Immagine – locandina del film “il padrino”

giovedì 27 marzo 2014

Le province quasi non ci sono più

In questo blog ho sostenuta l’ipotesi di eliminare le province, come alleggerimento della macchina amministrativa e come possibile risparmio.
 Se lo sta facendo Renzi non posso certo lamentarmi e non penso di essere un renziano.  Mi pare che c’erano tanti altri che sostenevano la stessa ipotesi, eppure  ieri al Senato, per far passare l’abolizione delle Province, è stato necessario un voto di fiducia (ed ancora deve ritornare alla Camera per un altro voto).
Certo, l’abolizione delle province potrà fare risparmiare 100 oppure 1.000,  dipenderà dalla successiva riorganizzazione e distribuzione delle competenze; una cattiva riorganizzazione può annullare i benefici del provvedimento;  ma il superamento dell’istituto elettivo delle province mette le premesse per poter organizzare uno snellimento della pubblica amministrazione e un possibile risparmio.

martedì 25 marzo 2014

Ma quanta carta mi dai!?

Leggo poco i giornali quotidiani, le notizie le recupero sul web, ma non mi dispiace di sfogliare e leggere con calma il vecchio giornale. Oggi, dovendo aspettare una lunga fila in un laboratorio di analisi ho trovato la lettura del quotidiano come la cosa più congeniale da fare. Vado nell’edicola del bar dell’Ospedale e chiedo un caffè e il Corriere della sera. “Fa tre euro e novanta” mi sento dire.  Resto un po’ sbigottito (quasi sei mila lire! (perché quando accuso dei traumi ragiono di nuovo in lire)) ma lo scontrino parla chiaro: un euro per il caffè ed un euro e 90 centesimi per il giornale (quindi quasi quattro mila lire un giornale). Il cassiere ha già fatto lo scontrino e mi scoccia di protestare, per questa volta passi.   Ma la cosa più strabiliante e la consegna carta: oltre al voluminoso quotidiano, mi viene consegnato un pacco di carta chiamato Fashion ed una rivista patinata chiamata Style, e sta tutto nel prezzo indivisibile di € 1,90.  Puoi dire “non li voglio” ma paghi uguale. Li prendi per vedere che razza di affare hai concluso: un ammasso di pubblicità insieme a qualche consiglio su come un vero uomo alla moda si può destreggiare nell’acquisto di orologi costosi, profumi, vestiti e pomate varie. Ma la cosa peggiore è il peso e l’ingombro che ora devi portarti appresso. Dato che sono uno scrupoloso riciclatore di carta non mi va di abbandonare il superfluo nel primo cestino dei rifiuti, tornerò a casa e li metterò insieme alla carta da riciclare.
Poi si sentono le solite lamentale sui pochi giornali che si leggono, ma io oggi mi lamento dei pacchi di carta che si pagano e si trasportano …
25/03/14 francesco zaffuto

Immagine – la foto della massa di carta che ho avuto oggi con € 1,90

venerdì 21 marzo 2014

vada pure a ... prendere un treno dei pendolari

Il prode Moretti, capo delle ferrovie, da non confondere con il regista, ha detto:

"Per il momento credo vogliano tagliare gli stipendi dei super-manager dello Stato, io prendo 850mila euro l'anno e il mio omologo tedesco ne prende tre volte e mezza tanto. Siamo delle imprese che stanno sul mercato ed è evidente che sul mercato bisogna anche avere la possibilità di retribuire, non dico alla tedesca e nemmeno all'italiana, un minimo per poter far sì che i manager bravi" rimangano ad operare là "dove ci sono imprese complicate e dove c'è del rischio ogni giorno da dover prendere". "In una impresa privata che fattura neanche un miliardo -  ha argomentato - troverete che gli stipendi sono quattro volte quelli che vi ho detto. Ci sono forse dei casi da dover rivedere, ma la logica secondo cui uno che gestisce un'impresa che fattura quanto vi ho detto deve stare al di sotto del presidente della Repubblica è una cosa sbagliata. In Usa, in Germania, in Francia e in Italia il presidente della repubblica prende molto meno di quanto prendono i manager di impresa: ci sono dinamiche diverse perché una cosa è stare sul mercato un'altra cosa è fare una scelta politica. Chi va a fare il ministro sa che deve rinunciare agli stipendi perché va a fare un'operazione politica, questa è una sua scelta personale. Lo Stato può fare quello che desidera, sconterà che una buona parte di manager vada via, lo deve mettere in conto", ha ribadito.

Quanto alle Ferrovie, il loro numero uno ha detto che i conti economici "sono migliorati rispetto al 2012", spiegando che la sua è un'impresa che "potrebbe valere dai 10 miliardi di euro e oltre". "I nostri conti vanno bene –



Del buon andamento delle Ferrovie in Italia e del suo stipendio chissà cosa ne pensano i pendolari?

Annotazione
i familiari delle vittime dell'incidente ferroviario di Viareggio ricordano a Moretti
il suo ruolo nelle ferrovie al momento della catastrofe




lunedì 17 marzo 2014

Abbiamo scoperto che i russi sono russi


I  risultati del referendum in Crimea pare che siano questi:
affluenza al voto  81,73 per cento;
il 96,6% dei votanti ha detto sì  all'annessione delle penisola alla Russia.
Non sono stati segnalati particolari disordini durante il voto e c’è stato un diffuso clima di festa .  I militari però sono stati per le strade nei giorni prima del referendum.
Abbiamo scoperto che i russi della Crimea sono russi e che preferiscono stare con la Russia.
I premier  di Europa, USA e Canada  dicono di non riconoscere la legittimità del Referendum.  Preferiscono riconoscere il precedente stato di fatto.  Ma la Crimea, se guardiamo alla Storia più recente,  fa parte dell’Ucraina per questi stati di fatto:
la Repubblica Autonoma Socialista Sovietica di Crimea venne abolita nel 1945 e trasformata nell' Oblast' di Crimea (provincia) della RSSF Russa. Il 19 febbraio 1954, venne trasferita dal leader sovietico Nikita Chruščëv alla RSS Ucraina come gesto per commemorare il 300º anniversario dei Trattato di Pereyaslav  tra i cosacchi ucraini e la Russia.
Quando Chruščëv decise quell’atto non chiese l’approvazione con un referendum e fu un atto amministrativo  interno alla Repubblica Sovietica; atto successivamente ereditato come assetto dell’Ucraina nel consesso internazionale come stato di fatto e senza tanti problemi di legittimità.  Questo referendum “legittimo” o “illegittimo” è un nuovo stato di fatto che esprime una volontà popolare.
 Questo referendum, però,  si è svolto sotto la vigilanza armata di tanti soldati senza mostrine piovuti come dal cielo. Se proviamo ad ipotizzare che possano piovere soldati austriaci in Alto Adige e che viene fatto un referendum, probabilmente potrebbe vincere l’annessione all’Austria del Sud Tirolo.   Un referendum è una buona cosa, ma il dispiegamento dei fucili non è digeribile per un consesso di pace internazionale.
 Che gli interessi militari della Russia nella penisola della Crimea hanno spinto verso questa soluzione non ci sono dubbi.
I due blocchi, occidentale capitalista e orientale sovietico, con la caduta del muro di Berlino sono scomparsi,  da allora si doveva andare verso una vera pace e non verso una nuova esposizione muscolare.
 Dopo la fine della guerra fredda dovevamo correre verso la pace e il disarmo mondiale e invece si è potenziato lo schieramento Nato antirusso e dalla ex Unione Sovietica è rinata una Russia ritornata a logiche zariste. 
 La guerra fredda era una continua minaccia di guerra tra emisfero capitalista ed emisfero comunista, una guerra che non c’è stata.  Dopo la fine del comunismo sovietico siamo precipitati dalla guerra fredda solo minacciata ad una pace piena di momenti di guerra. La rinascita dei nazionalismi e dei capitalismi nazionali ci ha portato a scenari di guerra ancora più facili da perseguire.  Quello che è accaduto nell’ex Jugoslavia, con migliaia e migliaia di morti e truci delitti, è stato l’esempio della nuova pace post guerra fredda.
 L’Ucraina, anche dopo una scissione della Crimea, resta un paese composito con più popoli, non bisogna soffiare su fuochi di guerra,  occorre con urgenza riprendere la strada di un vero dialogo di pace,  meglio cento referendum che un solo giorno di guerra.
 Oggi è il 17 marzo, compleanno dell’Italia, non ce lo ha ricordato nessuno; noi italiani usiamo ricordarci di ciò solo ogni 50 anni, per il resto continuiamo ad essere napoletani, milanesi, pugliesi, siciliani ecc… ;  che ne nessuno si sogni di ricordare che siamo italiani per spedirci in qualche azione militare in Ucraina.
 Pace in Europa e nel Mondo, proviamo con il lavoro a fabbricare pane e benessere per tutti e custodiamo questo pianeta per quelli che verranno dopo di noi.
17/03/14 francesco zaffuto


Immagine – una scena del film Alexander Nevsky (1938) di  Sergei Eisenstein  http://www.theguardian.com/film/movie/80942/alexander-nevsky  - Films  e novelle di storia spesso ci hanno raffigurato le guerre piene di  eroismi,  sappiamo anche che sono piene di sangue e di dolore. 

venerdì 14 marzo 2014

una priorità per i miracoli del “fare”

Che Renzi abbia fatto un elenco dei suoi buoni propositi è legittimo. Che si voglia “fare”, dopo anni d’attesa, è legittimo. Anche la voglia di “fare” miracoli è legittima.
 Ma anche nell’ambito dei miracoli esiste una priorità: chi non ha un lavoro e non ha mezzi di sussistenza va aiutato con urgenza e non può aspettare con pazienza gli effetti degli altri miracoli.
14/03/14 francesco zaffuto


Immagine – la locandina del vecchio film di De Sica “Miracolo a Milano”

giovedì 13 marzo 2014

La buona volontà di Renzi


Diminuire l’IRPEF sui redditi inferiori a 25.000 euro, molto bene può avere un effetto sui consumi e far riprendere un po’ di fiato alla produzione
Diminuire l’IRAP (sarebbe ancora meglio sterilizzarla da quanto pagato dalle imprese per i salari) comunque molto bene,  può aiutare le aziende in difficoltà.
Piano casa per le famiglie in difficoltà con la pigione e per il recupero degli immobili degradati, molto bene.
Investimenti per rendere sicure e solide le scuole, molto bene.
Misure  per dare l’indennità di disoccupazione a tutti i disoccupati, benissimo.
 Comincia la prima critica domanda: dove prenderà i soldi?
  Ma la direzione è giusta, e non intendo criticare chi si sta mettendo a lavorare in questa direzione, anzi il massimo degli auguri e sono pronto, se è possibile,  a dare la mia collaborazione. Ma il primo atto, della riforma della legge elettorale purtroppo fa un po’ schifo.
13/03/14 francesco zaffuto

Link sugli impegni
link sulla legge elettorale


immagine – la foto di A. Einstein e una sua frase “Chi dice che è impossibile … Non dovrebbe disturbare chi ce la sta facendo”  da internet http://iohovogliadi.altervista.org/la-forza-di-volonta-e-il-potere-personale/?doing_wp_cron=1394702087.0180048942565917968750

mercoledì 12 marzo 2014

la matematica dell'Italicum

Questa è la base matematica della legge elettorale che è passata alla Camera con 315 sì e 237 no.
Soglia di sbarramento al 37%per ottenere il premio di maggioranza;
soglia del 4,5% di ingresso per i partiti in coalizione;
soglia dell’8% per i partiti non coalizzati:
soglia del 12% per le coalizioni.
15% il premio di maggioranza.
Introduzione del doppio turno di ballottaggio per le due coalizioni (o partiti) che ottengono più voti ma non arrivano ne’ superano la soglia del 37%.
E niente preferenze per i candidati.
Vediamo qualche possibile effetto e facciamo un calcolo sui numeri reali dei voti nelle ultime lezioni della Camera del 2013,  che sono stati 35.271.541.
Un partito che si presenta alle elezioni da solo ed ottiene il 7,99%, ben  2.818.196 voti, non verrà ad avere alcun rappresentante in Parlamento.
 Una coalizione di piccoli partiti che ottiene l’11,99%, ben 4.229.057 voti,  non verrà ad avere alcun rappresentate in Parlamento.
 Per evitare tali ostacoli,  il partito piccolo potrebbe  partecipare alle elezioni in una Coalizione con un Grande Partito e sperare di  superare la soglia di sbarramento del 4,5%;  ma anche in questo caso se arriva solo al 4,49%, ben 1.583.692 voti, non otterrà alcun rappresentante in Parlamento. Il partito piccolo avrà portato acqua al Partito Grande senza trarre un minimo vantaggio di rappresentatività.
Cosa accadrà ai vincenti.
  Il grosso partito che ottiene il 37% (corrispondenti a 13.050.470 voti)  potrà godere del premio di maggioranza ed ottenere ben 340 seggi. Se in numero totale dei voti del Grande partito premiato viene diviso per 340 otteniamo 38.383 voti;  in  pratica essersi candidati in un grande partito permette di essere eletti con questa modesta entità di voti, mentre per aver militato in partiti “sfigati” si resta esclusi con milioni di voti.
  E’ un po’ come dire: vuoi fare politica? scegli il grande partito, dimostrati disponibile, poi potrai sempre costruire una tua corrente e giocare con la logica degli accoltellamenti interni.
 Con il mito della governabilità si stanno mettendo fuori del partiti niente affatto piccoli e che rappresentano milioni di persone; ma la governabilità tanto desiderata difficilmente sarà raggiunta perché il vero litigio per il potere spesso si nasconde dentro i grandi partiti.
  Prima di parlare di governabilità occorrerebbe fare una attenta osservazione della storia del nostro paese: la stragrande maggioranza delle crisi di governo nella passata "repubblica democristiana" si generava proprio dentro lo stesso partito democristiano per il gioco delle correnti interne. Anche nella cosiddetta “seconda Repubblica” Prodi è caduto per litigi interni e Berlusconi è caduto per le spaccature del megapartito che aveva fatto insieme a Fini.
 La strada del deprimere le componenti che giocano a viso aperto genera vipere che lottano tra loro dentro lo stesso giaciglio.
 Si potrebbe fare sicuramente una legge migliore;  potrebbe anche bastare un minimo riconoscimento ai partiti che non superano le soglie dando solo un diritto di rappresentatività per ogni 500 mila voti ottenuti (in fin dei conti con 500 mila voti si può proporre perfino un referendum); in questo modo non si scardinerebbe  la governabilità assicurata dai 340 e si eviterebbero le coalizioni forzate. Ma si può discutere e parlamentare in Parlamento con un po’ di calma o solo litigare?
 12/03/2014 francesco zaffuto
Immagine:  2+2 = 5
Altri interventi sulla legge elettorale in questo blog

domenica 9 marzo 2014

Scritto da chi?

“ La Bosnia è appena al di là del mare Adriatico. Gli echi della sua guerra civile non si sono ancora spenti. E se domani i Veneti, i Friulani, i Triestini, i Siciliani, i Sardi, i Lombardi non sentissero più alcuna necessità di rimanere all'interno di un incubo dove la democrazia è scomparsa ….”
Più avanti si può leggere
 Per far funzionare l'Italia è necessario decentralizzare poteri e funzioni a livello di macroregioni, recuperando l'identità di Stati millenari, come la Repubblica di Venezia o il Regno delle due Sicilie. E se domani fosse troppo tardi? Se ci fosse un referendum per l'annessione della Lombardia alla Svizzera, dell'autonomia della Sardegna o del congiungimento della Valle d'Aosta e dell'Alto Adige alla Francia e all'Austria? Ci sarebbe un plebiscito per andarsene. E se domani...
Chi lo vuole leggere tutto può farlo all’indirizzo del blog
Pare scritto da Bossi ma si trova sul blog di Grillo. Il richiamo alla  vecchia canzone di Mina  E se domani … e sottolineo il se” è inequivocabile.   Si parla per battute  e/o per ipotesi futuribili. E parlando così si può dire qualsiasi cosa e la si può successivamente disdire o confermare.
Subito è intervenuto il segretario della Lega Salvini  che intervitato dall’Ansa spiega: "Non vorrei che essendo in difficoltà, Grillo inseguisse la Lega", ma se da lui non ci saranno "solo parole" fra M5s e Lega "sarà una battaglia comune".
 Ora prendiamo per oro colato le parole di Grillo e poniamoci delle domande.
Se i governi centrali nazionali del nostro paese hanno fatto “schifo” e i governi locali regionali hanno fatto “schifo”,  per quale stratosferico miracolo dei governi macroregionali dovrebbero fare meno “schifo”????
 Per quale motivo, ad esempio, la Sicilia dovrebbe desiderare di stare in uno Stato delle due Sicilie che ricorda i Borboni, Regno da cui la Sicilia più volte tentò di distaccarsi??? E’ il caso, signor Grillo,  di studiare un po’ meglio la Storia passata.
 Ma andiamo alla Storia presente.  Ma ci si può richiamare la Bosnia? Ci si ricorda di cosa è stato, dei morti, delle pulizie etniche, degli stupri, delle violenze atroci????????????
Il piacere di accarezzare una catastrofe, anche solo con delle battute,  si può considerare un piacere?
 L’Italia per fortuna non è la Bosnia:  non ci sono grandi differenze religiose e parliamo la stessa lingua.  Certo, più di centocinquanta anni di storia poco soddisfacente,  ma qualche volta lombardi e siciliani siamo usciti la sera per mangiare una pizza insieme e qualcuno al momento di pagare ha detto anche “questa sera offro io”.
Caro Grillo, se siamo italiani non lo siamo per i nostri governanti vecchi e nuovi, lo siamo per merito di Dante e dei tanti poeti che hanno costruito la nostra lingua, per i tanti artisti che hanno costruito la nostra arte, e per la musica che  Verdi  ha composto, e non di certo  per la lega di Bossi.  Eravamo già italiani prima del 1861.
E se,  giusto oggi, i fiorentini si sono indignati perché una ditta americana,  per la pubblicità delle sue armi,  ha messo un mitra nelle mani del Davide di Michelangelo, è un buon modo di essere italiani.
 Quel Davide siamo un po’ noi italiani, abbiamo solo una fionda,  ma la testa non l’abbiamo ancora persa.  
 Certo, dobbiamo liberarci di vecchi partiti e di cloache di interessi,  ma per una democrazia compiuta dobbiamo liberarci anche di piccoli e grandi aspiranti dittatori. Il periodo più oscuro della nostra storia l’abbiamo passato quando, un po’ sonnolenti, ci siamo messi nelle mani Lui, non c’eravamo accorti che si trattava di Golia.
09/03/12  francesco zaffuto


Immagine – il Davide di Michelangelo

sabato 1 marzo 2014

Crimea, un sguardo alla Storia cercando la pace


Crimea, un sguardo alla Storia cercando la pace
ATTENZIONE!
la guerra in Crimea dal 4 ottobre 1853 al 1º febbraio1856 fu un conflitto di portata mondiale



http://it.wikipedia.org/wiki/Battaglia_della_Cernaia

IL PASSATO PROSSIMO
La Repubblica Autonoma Socialista Sovietica di Crimea venne abolita nel 1945 e trasformata nell' Oblast' di Crimea (provincia) della RSSF Russa) . Il 19 febbraio 1954, venne trasferita dal leader sovietico Nikita Chruščëv alla RSS Ucraina come gesto per commemorare il 300º anniversario dei Trattato di Pereyaslav  tra i cosacchi ucraini e la Russia.
Con il collasso dell'Unione Sovietica la Crimea è entrata a far parte dell'Ucraina, una soluzione osteggiata dalla gran parte della popolazione ormai di origine russa e causa di tensioni tra Russia e Ucraina. Una delle ragioni della forte russificazione della penisola è da addebitare alle tante basi della Flotta del Mar Nero costruitevi dai russi.

OGGI

immagine – la battaglia della Cernaia del pittore Gerolamo Induno