martedì 29 dicembre 2009

Le tappe della crisi e il 2010

BUON 2010 a tutti e sopratutto a chi ne ha più bisogno
(immagine – “noi” acrilico e figure © arianna veneroni http://www.flickr.com/photos/arive11/ )
Noi siamo una parte, ma siamo anche il tutto - ho scelto questa immagine come commento sintetico a questo ultimo articolo del 2009 sulla crisi del 2009)
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29/10/09
Questo blog è nato nel 2009, nell’anno in cui maggiormente si sono sentiti gli effetti della crisi economica, è stato chiamato“la crisi 2009” e continuerà a chiamarsi allo stesso modo anche negli anni successivi, anni in cui si spera un buon superamento della crisi.
In chiusura dell’anno 2009 possiamo tentare di ripercorrere le tappe di questa particolare crisi economica di inizio secolo e vedere quali possono essere i presupposti per il suo superamento.

Le tappe della crisi

Nella seconda metà del 2006 comincia a sgonfiarsi la bolla immobiliare statunitense, molti possessori di mutui subprime divengono insolventi a causa del rialzo dei tassi di interesse, le difficoltà diventano evidenti nel febbraio-marzo 2007.

(Dalla fine degli anni novanta agli inizi del 2000 le banche americane si erano fatte promotrici senza scrupoli dell’usura di una grande massa di capitalisti che si rivolgeva a loro per investire denaro. Una grande massa di capitale finanziario non investito nella produzione aveva scelto la strada di moltiplicare se stesso senza alcun rischio legato alla produzione – niente di meglio che prestare denaro per fare aumentare il denaro. A chi prestarlo? Alla grande massa dei consumatori, promettendo un benessere immediato. Il desiderio di una bella casa è comune ad ogni famiglia americana; si poteva operare su quelli che la casa non l’avevano e su quelli che ne desiderano una più bella e più grande. Subprime, la solita paroletta composita in inglese significa nei fatti: prestiti con facilitazioni iniziali e interessi crescenti nel futuro, godi e poi si vedrà. Pareva che tutti ci stessero guadagnando: compagnie di costruzione, agenti immobiliari, istituti bancari e produttori di materiali edili. Chi più ci guadagnava erano i dirigenti delle banche che riuscivano a dimostrare attività sempre in aumento pretendendo lauti premi su utili presenti e futuri. A fronte dei mutui concessi si emettevano titoli spazzatura che venivano venduti ad altri istituti di credito in tutto il mondo, le garanzia erano il solo buon nome delle grandi società finanziarie emittenti.)

Nella prima metà dell'Agosto 2007, le preoccupazioni su un possibile crollo dell'industria dei mutui subprime causano una netta caduta degli indici di borsa Nasdaq e Dow Jones, con serie ripercussioni sui listini di tutto il mondo.

Nel gennaio 2008, il prezzo del petrolio supera i 100 dollari, nei mesi successivi arriva a salire fino 147 dollari a barile. Anche altre materie prime sono state sottoposte a forti ondate speculative.

(Su che cosa stava scommettendo la speculazione finanziaria sul petrolio? Sull’aumento del prezzo delle materie prime per l’aumento della domanda di nazioni emergenti come Cina e India; sul panico per la diminuzione delle risorse energetiche; sui ritardi della ricerca tecnologica per le fonti alternative. Gli speculatori finanziari spingono al massimo la speculazione fino all’agosto 2008, poi toccato il livello più alto cominciano a ripiegare in ritirata accontentandosi dei guadagni realizzati, nel frattempo hanno messo in difficoltà interi settori industriali. Le maggiori banche di affari si sono come al solito prestate come assistenti tecnici di tutte queste azzardate speculazioni.)

Nel settembre 2008, arriva il crollo e la bancarotta di diverse società legate al credito ed alla finanza immobiliare; crollano negli USA la banca di investimenti Lehman Brothers, le società di mutui Fannie Mae e Freddie Mac, la società di assicurazioni AIG. Il 22 settembre 08 Goldman Sachs e Morgan Stanley da banche d’affari diventano banche normali.
Le notizie dei crolli cominciano ad espandersi nel mondo; le banche europee ed asiatiche, che si erano legate alla speculazione immobiliare americana acquistando titoli spazzatura, avvertono tutti gli effetti del disastro. Segue una nuova caduta degli indici borsistici, e negli ultimi mesi dell’anno 2008 si registrano perdite del 40% rispetto al gennaio 2008. La caduta delle borse nel mondo continuerà fino al marzo del 2009.
Nell'aprile 2009, il Fondo Monetario Internazionale ha stimato in 4.100 miliardi di dollari Usa il totale delle perdite delle banche ed altre istituzioni finanziarie a livello mondiale. Come se di colpo duecento milioni di lavoratori avessero perso il loro reddito per un anno.
In tutto il 2009 la crisi comincia a espandersi come generale caduta della domanda di beni da parte dei consumatori, di conseguenza sovraproduzione di beni invenduti e riflessi pesanti sull’occupazione. Alle famiglie in difficoltà per il pagamento dei mutui cominciano a sommarsi le famiglie in difficoltà per la disoccupazione. Lo stesso effetto psicologico della crisi ha invitato tutti a comportamenti prudenziali sul piano dei consumi e di conseguenza la domanda di beni è continuata a restringersi aumentando la crisi stessa.

Le previsioni per il 2009 della Banca Mondiale (riferite dallo stesso presidente Robert Zoellick) erano: una contrazione dell’economia mondiale fra l’1 e il2%; e una contrazione del commercio globale pari al 9%; dati globali che non si vedevano dalla Seconda guerra mondiale. In termini di occupazione l’International Labour Organization, organismo dell’ONU, ha previsto per il 2009 un aumento tra i 18 e i 30 milioni di disoccupati a livello mondiale rispetto ai livelli del 2007, con una espansione fino a 50 milioni in caso di peggioramento della crisi. Presto arriveranno i dati definitivi sul 2009, ed, nonostante il debole recupero della domanda di beni registrato sul fine anno, è presumibile che rimangano gravi come le previsioni.

E’ facile prevedere per il 2010 un fenomeno di trascinamento della crisi, con una tendenziale ripresa della domanda e con un perdurare delle difficoltà sul piano occupazionale. Il piano occupazionale si è anche aggravato per il comportamento di diverse aziende che stanno approfittando della crisi stessa per avviare ristrutturazioni produttive al fine di ridurre i costi; come al solito il primo costo che si tende a ridurre è quello del personale. Rispetto a una domanda contenuta e non in espansione la logica di molte aziende diventa quella di ricercare il profitto attraverso la riduzione dei costi e rinunciando al potenziamento dell’offerta.

Le misure protettive adottate
Nell’ottobre 2008, l’ECOFIN, organismo del Consiglio Europeo, ha stabilito, una protezione garantita di ciascun deposito bancario personale di almeno 50.000 euro. In Italia tale garanzia è stata elevata a 140.000 euro. Le banche centrali, hanno agito come prestatori con interventi di aiuto mirati e in un secondo momento hanno abbassato notevolmente il costo del denaro in modo da assicurare sufficiente liquidità all'intero sistema. Questo insieme alle garanzie governative sui depositi ha evitato il fenomeno della "corsa agli sportelli" e quindi effetti ancora più devastanti sull'intera economia.

Alcuni grandi istituti finanziari hanno ricevuto aiuti diretti dei governi: Freddie Mac e Fannie May negli Usa, il gigante delle assicurazioni AIG, Northern Rock in Gran Betragna e Fortis e Dexia in Belgio ecc. Il Governo americano ha predisposto un pacchetto di salvataggio (bailout) del valore di 700 miliardi di dollari per scongiurare i fallimenti prima che potessero avvenire.

Alcune misure protezionistiche sono state prese in particolare da USA e Francia. Gli USA con l’American Recovery and Reinvestment Act (stimulus package, o pacchetto di stimolo fiscale) hanno introdotto la clausola del “Buy American”. Tale clausola prevede, che le industrie americane utilizzino, per i progetti finanziati dal pacchetto di stimolo fiscale (costruzione, modifica, mantenimento, riparazione di edifici pubblici o altri lavori pubblici) ferro, acciaio e prodotti manifatturieri di esclusiva provenienza statunitense. In Francia è stato approvato il “Pacte Automobile”, il piano di sostegno alle industrie automobilistiche, che prevede prestiti governativi a medio termine (5 anni) fino ad un massimo di 6,5 miliardi di euro alle industrie del settore automobilistico francese (in particolare PSA Peugeot Citroen e Renault), purché dette imprese si impegnino a non chiudere gli impianti attivi sul territorio francese per tutta la durata del prestito e a fare tutto il possibile per evitare esuberi di personale.

La corsa alle misure protezionistiche è stata comunque limitata e non ha avuto niente di simile alle misure protettive che furono adottate per fronteggiare la crisi del 1929. Gli USA, anche per il nuovo indirizzo di Obama, hanno cercato il concorso di altri paesi e tentato di potenziare gli istituti mondiali. Il G8 è diventato, nel corso del 2009, G20, e per un paio di volte si è riunito nel 2009 per definire alcune strategie comuni.

I leader del G20 si sono impegnati a garantire 1.000 miliardi di dollari al Fondo Monetario Internazionale (Fmi) e ad altre istituzioni internazionali; e 5.000 miliardi di dollari nell'economia mondiale entro la fine del 2010.
Inizia una lotta contro i paradisi fiscali: nei due elenchi predisposti dall’OCSE, la lista nera e la lista grigia, vengono collocati i paesi che fino ad oggi, per l’elevata protezione del segreto bancario, hanno permesso il transito di capitali di evasori e riciclatori. Verso i paesi inseriti nella lista nera e grigia potranno gravare sanzioni e vincoli amministrativi.
Riguardo alle misure per fare rientrare i capitali dai paradisi fiscali nei diversi paesi di origine sono state prese misure in ordine sparso e con modalità diverse; Italia ha operato con il tanto discusso scudo fiscale, un specie di salvacondotto per fare rientrare i capitali prima di misure restrittive con una sola penalizzazione fiscale del 5%.

Non si è trovato il coraggio di eliminare i fondi speculativi (hedge funds e private equity funds) e non si è trovato il coraggio di eliminare alcuni contratti di borsa altamente speculativi legati ai cosiddetti strumenti derivati.

La proposta di Brown di tassare le transazioni globali per frenare la speculazione e realizzare un fondo di aiuto ai paesi poveri è stata subito scartata.

I fondi in aiuto ai paesi in via di sviluppo, particolarmente colpiti sono: quelli del G8 dell’Aquila appena 20 miliardi di dollari per l’Africa; più l’impegno raggiunto Copenaghen di uno stanziamento di 30 miliardi di dollari, da parte dei paesi sviluppati nei prossimi tre anni e 100 miliardi di dollari entro il 2020 per il finanziamento di progetti nei paesi poveri per la promozione dell'energia pulita e per la lotta contro la siccità, la salita del livello dei mari e altri cambiamenti climatici (qualcosa di ben distante dalla somma complessiva di 5.000 miliardi).

La maggior parte dei fondi USA e paesi europei li hanno investiti e continueranno ad investirli per arginare il tracollo del sistema bancario, ma senza voler porre mano alle regole del sistema. Anche il tentativo di eliminare i Bonus ai manager bancari ha avuto un risultato modesto e potrà avere applicazione solo in caso di banche aiutate da finanziamenti pubblici.

Le strategie di uscita dalla crisi sono tutto sommato modeste e inferiori a quelle che presero nel 1929 singolarmente i diversi stati (allora si operò con misure di controllo del sistema bancario, con la divisione tra credito a breve e credito a medio-lungo termine, si volle distinguere tra banche di affari e banche operanti sul credito ordinario, si intervenne con la fondazione d’istituti di credito pubblico). Oggi il dato positivo pare essere la volontà di operare sul piano mondiale in modo multilaterale ma a l’operare è stato limitato.
L’uscita dalla crisi in qualche modo ci sarà, il capitalismo dopo un’opera di distruzione di energie rigenera nuovamente una domanda e un’offerta di beni. Ciò accade dopo una strage di aziende e famiglie, e si riprende con gli stessi meccanismi, come se nulla fosse mai accaduto, ricostruisce sulle sue macerie, e i gruppi più forti acquisiscono nuove posizioni di dominio sul mercato a scapito di tutti i piccoli.

Ma questa ultima crisi economica dimostra che il capitalismo senza regole e senza alcuna mitigazione di interventi statali è destinato nel tempo a generare una crisi successiva. La crisi odierna si è prodotta negli USA che sono stati il centro motore dell’economia liberista più estrema, l’Europa ha avuto un impatto inferiore grazie ai suoi istituti ancora in piedi ereditati da una tradizione socialdemocratica.

Occorre guardare in faccia con onestà a quello che è accaduto. La fine del novecento ha rivelato la crisi economica e sociale dei sistemi totalitari e centralistici che facevano riferimento al comunismo sovietico. L’inizio del duemila ha rivelato che il capitalismo senza regole e senza interventi statali è fragile come sistema economico. Si ripropone di nuovo la via di mezzo che negli anni ottanta è stata tanto osteggiata, la via di mezzo del sistema misto e della socialdemocrazia.

Ma forse occorre una socialdemocrazia moderna improntata a scelte di prospettiva: interventi statali senza soffocamento dell’iniziativa privata; limiti all’arricchimento; attenzione all’impatto ambientale; attenzione all’impatto sociale della disoccupazione; attenzione agli equilibri di pace nel mondo; liberazione dell’uomo dalla miseria e dalla fame in ogni angolo del pianeta.

La crisi e l’Italia
Tremonti alla conferenza sull’economia di fine anno ha detto che durante la crisi "l'Italia ha
dimostrato una forte tenuta. Sappiamo che ci sono situazioni, famiglie in difficoltà, ma il sistema nel suo complesso ha tenuto, tiene e terrà".

Certo, ma per quale motivo? Il merito non è delle misure dell’attuale governo e neanche di un particolare comportamento degli italiani in questa fase. L’Italia si è presentata a questa crisi con una forma organizzativa ben diversa rispetto agli USA. Se non ci siamo ridotti a dormire sotto i ponti come molti americani lo dobbiamo a due meriti:
- gli istituti pubblici di mutualità sociale del sistema Italia, pensione, sanità e scuola che provengono da una politica socialdemocratica (questi istituti hanno nei fatti protetto il reddito delle famiglie e la flessione della domanda di beni è stata limitata);
- il tradizionale comportamento degli italiani verso il risparmio e verso l’investimento del risparmio in titoli dello Stato, (certo lo Stato è indebitato, ma il debito poggia sostanzialmente sullo stesso risparmio degli italiani).

La debolezza del sistema Italia in questo momento è un welfare che protegge solo una parte dei lavoratori e ne lascia scoperti tanti altri; certo è un malessere di un numero limitato di famiglie ma si tratta di un malessere profondo a cui il governo non ha voluto ancora dare una risposta concreta.
Nel 2010 il problema per l’Italia è composto da: precariato, lavoratori autonomi al margine della miseria, lavoro in nero, disoccupazione non assistita dal alcuna forma di welfare. Non si tratta di essere ottimisti o pessimisti, si tratta di operare.
BUON 2010 a tutti e sopratutto a chi ne ha più bisogno.
francesco zaffuto

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Lavoro e disoccupazione


MAL D’AMERICA: TASSO DISOCCUPAZIONE al 10,2%

martedì 22 dicembre 2009

Addio Copenaghen


22/12/09
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Forse nel 2050 non ci sarà più Venezia, però in compenso i milanesi potranno andare al mare sulle spiagge di Sesto San Giovanni. Nell’accordo di Copenaghen si elimina ogni riferimento al taglio del 50% entro il 2050 delle emissioni inquinanti nell’atmosfera.

Il necessario sviluppo di paesi emergenti come Cina e India e la necessaria uscita dalla crisi dei paesi sviluppati hanno bloccato ogni significativo risultato sul clima nell’incontro di Copenaghen.

La Cina, non vuole rinunciare al suo rapido sviluppo economico e vede ogni vincolo obbligatorio sull’inquinamento come una misura contro la propria economia. Ma occorre considerare che in un anno un cittadino USA, per i suoi comportamenti, immette gas serra in atmosfera quanto cinque cinesi o quanto cinquanta africani; e non siamo da meno noi europei.

La conferenza ha rischiato il fallimento totale fino al punto di non produrre neanche un minimo testo di accordo, al risultato si è giunti dopo l’ultima giornata frenetica: Obama è arrivato ad incontrare il premier cinese Wen Jiabao per tre volte. Alla fine è arrivata l’intesa siglata da Stati Uniti, Cina, Sudafrica e India, che non soddisfa gli altri paesi, la UE ha aderito successivamente.

Nel testo finale dell’accordo di Copenaghen, non si indica il 2010 come scadenza entro la quale va concluso un trattato, si elimina ogni riferimento al taglio del 50% al 2050 per tutti i paesi, non viene neppure menzionata la necessità di un accordo giuridicamente vincolante. Non vengono indicati obiettivi globali di riduzione delle emissioni, spetterà ai singoli paesi decidere fino a che punto spingersi. Si indica il 2015 come data per un bilancio di quanto sarà stato fatto, i singoli paesi devono indicare i loro obiettivi per la fine di gennaio.

Forse un risultato si può considerare l'impegno dei paesi sviluppati a stanziare 30 miliardi di dollari (21 miliardi di euro) nei prossimi tre anni e 100 miliardi di dollari (70 miliardi di euro) entro il 2020 per il finanziamento di progetti nei paesi poveri per la promozione dell'energia pulita e per la lotta contro la siccità, la salita del livello dei mari e altri cambiamenti climatici. L'UE si è impegnata a versare 7,2 miliardi di euro sui 21 complessivi dei fondi per il periodo iniziale. C’è da augurarsi che questi fondi non si vengano a disperdere nei rivoli della speculazione e della corruzione.

Per Greenpeace si è passati «dall’accordo storico al fallimento storico». Nei fatti si è preso atto che la strada verso la riduzione di consumi che producono inquinamento fa paura alle economie dei paesi ricchi e mette in crisi le speranze di sviluppo dei paesi emergenti. I paesi poveri erano venuti a Copenaghen per chiedere dei risarcimenti e sono stati accontentati con forme limitate di carità. Resta lontana la strada di un nuovo e diverso sviluppo tecnologico.

Il dato positivo è solo la promessa di incontrarsi di nuovo, solo una qualche consapevolezza del dramma della terra. Una nuova conferenza si terrà a Bonn entro sei mesi per preparare la prossima Conferenza sul clima in Messico alla fine del 2010. Ma queste megagalattiche conferenze hanno evidenziato anche la difficoltà di parlare in tanti e al posto di diventare sedi operative sono diventate una tribuna per i leader. Il problema clima dovrebbe essere affrontato dall’ONU in forma permanente come propria attività quotidiana di lavoro; ma l’ONU gode della stessa salute precaria del pianeta.

francesco zaffuto
nota: la versione originale in inglese ed integrale dell'accordo di Copenaghen è disponibile alla pagina web di l'Ernesto


(immagine – “i segni dell’acqua” rilievo materico con tecnica mista © marco mirzan)
Intervento collegato - Copenaghen e dinosauri

martedì 15 dicembre 2009

Presepi e Crocefissi a scuola


15/12/09


Di recente avevo inserito su questo blog un post sulla sentenza della corte di Strasburgo a proposito dell’esposizione dei Crocefissi nelle aule delle scuole.

Corte europea di Strasburgo, crocefissi e politic...

Oggi si riparla di tradizioni, religione e scuola a proposito del ricordare la ricorrenza del Natale con la costruzione di un Presepe nelle scuole. Crocefissi nelle aule e ricorrenza natalizia sembrano appartenere allo stesso problema; credo che sia necessario fare una distinzione.

Nella scuola si celebrano spesso delle ricorrenze: dalla Resistenza, alla festa della Repubblica, al Giorno della Memoria per ricordare la Shoah, e tante altre; ricordare la ricorrenza del Natale o quella della Pasqua cristiana sta all’interno del processo educativo. Nella scuola occorre parlare delle ricorrenze cristiane che sono anche delle festività nazionali e dell’importanza che viene data a queste ricorrenze, ciò fa parte della cultura e della consapevolezza che deve essere data agli studenti.

In una scuola dove oggi si pongono problemi di integrazione e di rapporti con altre culture, comunicare informazioni ed esperienze sulle ricorrenze è utile al fine di comprendere le affinità degli esseri umani. Se in una scuola, o in una classe, si costruisce il Presepe non c’è niente di offensivo per gli studenti di altre religioni, anzi si può invitare anche altri studenti a parlare delle proprie tradizioni o trovare nel corso dell’anno date per ricordarle. Ma finita la ricorrenza si ritorna nuovamente tutti in un ambito laico della cultura e non sotto un solo simbolo predominante. Il Crocefisso attaccato nelle aule come simbolo permanente dello Stato in una scuola pubblica, in una forma quasi burocratica, è qualcosa di ben diverso della celebrazione della ricorrenza natalizia o pasquale.

Non credo che sia utile alla comprensione e all’accrescimento della cultura il sostitutismo dei simboli con altri simboli neutrali inventati; credo che si possa crescere con la consapevolezza e non evitandola. Chiamare il Natale in un altro modo, festa dell’albero o delle luci per aiutare l’integrazione, vuol dire ben poco. Ma proibire con un atto d’ufficio un’iniziativa di una scuola, comunque rivolta all’integrazione, come nel caso della scuola di Cremona che aveva organizzato la “festa delle luci”, è un atto solo di prepotenza istituzionale (notizia divulgata dal Corriere della sera 15 dicembre 09 pag. 27).

Occorre in qualche modo anche far comprendere che il Natale viene festeggiato anche da persone di religione non cristiana come simbolo di umanità e di fratellanza.
Le cose peggiori che si possono fare sono quelle di ricorrere ai Presepi, ai Crocefissi e al laicismo di bandiera, per dividere e per far pesare agli altri le differenze e le distanze.

francesco zaffuto

(immagine – il presepe nella mia casa )

domenica 13 dicembre 2009

Le parole sono parole


13/12/09
Auguro al Presidente Berlusconi una pronta guarigione per le ferite riportate, le aggressioni fisiche sono sempre una butta cosa.
Credo proprio che la fortuna lo aiuterà anche questa volta.
Già il 31 dicembre 2004 fu colpito con un lancio di un treppiedi fotografico, riportò una ferita lieve e si permise il gesto di magnanimità di perdonare l’aggressore. Colse anche l’occasione per biasimare la campagna di odio contro di lui.
Immediatamente gli esponenti politici che sostengono Berlusconi hanno dato la colpa di questa aggressione alla campagna di odio degli oppositori; come se parlare di responsabilità politiche o fare il proprio dovere di magistrati siano comportamenti che possano mettere in moto gli intenti aggressivi.
Ecco un esempio : Mara Carfagna, l'aggressione a Berlusconi "è frutto di un clima torbido e delle parole avvelenate sentite nelle scorse settimane, sfociate in una manifestazione 'contra personam', frequentata da poca gente ma osannata da commentatori e presunti intellettuali".Tutti i personaggi elevati a centro di attenzione dai mass media rischiano aggressioni molto gravi da parte di persone che vedono in loro l’incarnazione di tutto il male possibile, John Lennon fu assassinato e faceva solo canzoni.L’aggressione avvenuta a Milano non si può neanche considerare come l’aggressione ad un dittatore in un paese dove la democrazia è tramontata; gli istituti democratici sono tutti in piedi e Berlusconi ha avuto i voti della maggior parte degli italiani da meno di due anni. Berlusconi va contrastato sul piano democratico per evitare che vengano messi in liquidazione importanti istituti della Costituzione che hanno un grande valore di garanzia e di equilibrio dei poteri. La manifestazione viola del 5 dicembre a Roma è stata un esempio di contestazione democratica, è stata grande e tutte le cronache ne hanno messo in evidenza il carattere civile.francesco zaffuto
(immagine “macchia viola” acquarello © francesco zaffuto)
Una riflessione aggiuntiva sulle parole e le pietre (del 15 dicembre 09)
Giunge notizia, che a proposito del gesto aggressivo contro Berlusconi, su facebook si raccolgono le parole come pietre e si fa a gara a lanciarle senza timore di fare disastri. La parola è una qualità preziosa dell'uomo, non è una pietra, è il simbolo del dialogo umano, va pensata ed usata con estrema ponderazione.
Il linciaggio di Berlusconi con le parole non è una buona cosa, come non è una buona cosa il linciaggio dello stesso aggressore Tartaglia, come non è una buona cosa il linciaggio di Di Pietro che ha ricordato con parole le responsabilità e le parole di Berlusconi.
Va sempre considerato lo scarto che esiste tra le parole e le azioni: le parole possono ferire, le azioni feriscono sicuramente. Le parole possono creare un clima dove poi le azioni si producono ma sono pur sempre parole, alle parole c'è sempre rimedio, per le azioni il rimedio è sempre tardivo.
Proibire l'uso delle parole è un'azione contro la libertà di parola; per allontanare il danno delle parole odiose sono necessarie parole di benevolenza e parole che spingono al pensiero.
Ci sarà fra poco un dopo: l'iter della legge sul processo breve, la discussione sulle riforme costituzionali (non si sa bene quali, ma annunciate). Queste sono fino ad ora parole, ma quando si tradurranno in leggi saranno azioni. Prima che queste azioni si vengano a determinare saranno necessarie le parole sorrette dal pensiero per valutare tutti i possibili effetti (f.z.)
Sulle misure di Maroni per siti e manifestazioni

venerdì 11 dicembre 2009

Obama tra guerra e pace



11/12/09

Siamo ancora lontani dallo scoppio della pace
L’assegnazione del Nobel ad Obama aveva tutto l’aspetto di un progetto di speranza; il presidente del comitato norvegese, Thorbjoern Jagland, aveva motivato il premio per "la visione e gli sforzi di Obama per un mondo senza armi nucleari".
In passato i Nobel a progetto non hanno dato grandi risultati, non approdarono a risultati i nobel assegnati ad Arafat e Peres, la guerra in Palestina è continuata.

Alcuni giorni prima di ritirare il premio Obama ha preso la decisione di aumentare le truppe americane in guerra in Afganistan con altri 30.000 uomini; motivo, vincere quella guerra in meno di due anni.

Obama al momento di ritirare il premio parla per trentasei minuti, sostiene che «la guerra è necessaria». Il riferimento è alla «guerra giusta», quella che si combatte per difendere i diritti inviolabili degli uomini: «Ci saranno tempi in cui le nazioni, agendo da sole o in concerto, troveranno l’uso della forza non solo necessario ma anche moralmente giustificato». Una guerra «giusta», o meglio giustificata, l’ha definita, che deve rispondere a precisi requisiti per essere scatenata: «quando è l’ultima risorsa possibile, quando è di difesa e quando si risparmiano per quanto possibile le vite dei civili». «Questo concetto di guerra giusta raramente nella storia è stato rispettato», ha detto aggiungendo che lui stesso non ha con sé «una soluzione definitiva ai problemi della guerra». La guerra come al solito è contro il male che esiste nel mondo, e come capo del suo popolo userà i mezzi a disposizione per difendere il suo popolo. «Un movimento non violento non avrebbe potuto fermare l’esercito di Hitler e non è con i negoziati che si convincono i leader di al Qaida a deporre le armi». Dopo il discorso sulla guerra giusta Obama per riprendere a parlare di pace ha fatto ricorso alla figura di Martin Luther King: «La violenza non porta mai alla pace duratura, non risolve i problemi sociali: ne crea soltanto di nuovi e più complicati». A Martin Luther King, e a Gandhi, Obama dedica un tributo: «ma come capo di Stato ho giurato di proteggere e difendere la mia nazione, non posso essere guidato soltanto dal loro esempio».
Il discorso di Obama è stato un discorso di giustificazione di una guerra giusta che si combatte per gli ideali; la sua definizione di guerra giusta non si distanzia dalle chiacchiere con cui tutti i capi hanno sostenuto una guerra, anche lo stesso Hitler disse che la sua guerra era giusta e che Dio era con lui.
Non è un bel discorso mister Obama, forse è il peggiore tra quelli che abbiamo sentito; le guerre non si possono distinguere tra giuste ed ingiuste. Le guerre si possono esaminare solo sotto il profilo dei fatti storici e una più corretta distinzione si può fare sull’entrata in guerra:
l’entrata in guerra per conquistare ed offendere,
l’entrata in guerra per difendersi da un attacco di conquista.

La legittimità di difendersi si può considerare come uno stato di necessità per non soccombere. La lotta contro l’espansione di Hitler aveva una giustificazione nella difesa; ma anche in tale guerra i difensori eccedettero con atti che non si potevano giustificare con la necessità di difesa: la distruzione di Dresda e le due bombe atomiche su due città del Giappone.

Se la lotta difensiva contro l’espansione di Hitler aveva una giustificazione nella difesa, i tanti interventi degli USA dalla fine della seconda guerra mondiale ad oggi non si possono ascrivere a motivi di difesa. Con la logica del “si vis pacem para bellum” (se vuoi la pace prepara la guerra); i romani conquistarono tutto il Mediterraneo e tutta l’Europa; gli americani hanno seguito la stessa logica per mantenere il ruolo di prima superpotenza economica.

E’ comprensibile la speranza della giuria che ha conferito il premio ad Obama ed è comprensibile che Obama abbia dovuto chiarire il suo ruolo di capo di Stato; ma se Obama avrà fatto di tutto per la pace lo potremo dire alla fine della sua epoca politica.
Oggi lo scenario di armamenti nucleari non è stato certo neutralizzato e una guerra mondiale avrebbe risultati catastrofici per l’intero pianeta; le guerre locali in atto sono estremamente cruente ma sono ben lontane dagli effetti di una guerra mondiale, ma da una guerra locale si può accendere la miccia che espande il conflitto. Obama si è mosso per riannodare i rapporti con Russia e Cina e per ridare credibilità all’ONU come organismo internazionale, questi primi passi sono in una buona direzione, ma occorre uscire dalle secche delle guerre nel Medio Oriente e su questo campo regna ancora molta confusione.
Oggi è necessario non tanto venerare Obama ma fare di tutto per farlo giocare dalla parte della pace, e se è necessaria qualche critica è meglio farla.
Nota: una nota a margine, il viaggio di Obama per ritirare il premio Nobel è costato una cifra superiore 11 volte il premio stesso
francesco zaffuto
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(immagine “venerazione” matita © francesco zaffuto link Altre allegorie)
altri post su questo blog sull'argomento
ONUTOPIA del 25 settembre 09

mercoledì 9 dicembre 2009

Divieto di fumo alla guida e via a 150 all'ora


09/12/09
Per la Lega la velocità non uccide ma la famigerata sigaretta sì, il senatore leghista Piergiorgio Stiffoni sostiene che : «La sigaretta riduce il livello di attenzione. E al volan­te questo può uccidere» Propone pertanto un divieto di fumare in auto con multa di 250 euro e ta­glio di cinque punti dalla paten­te, sanzione raddoppiata se a bordo ci sono minori. E qui la sicurezza in gioco è quella dei polmoni: «Con i finestrini chiu­si - dice ancora Stiffoni - la macchina diventa una camera a gas. Almeno i più piccoli van­no protetti».

Da fumatore prudente, quando ho sentito la necessità di fumare, mi sono sempre spostato sulla corsia lenta. Gli elementi di distrazione nella guida sono tanti, come l’uso di innumerevoli apparecchietti, l’accendere una sigaretta con molta attenzione incide poco e spesso aiuta a svegliarsi da stati di torpore.

Comunque, se si vuole evitare questo elemento di distrazione evitiamolo pure, vuol dire che fumeremo durante qualche sosta.
Non si comprende però come si possono mettere insieme sicurezza nella guida con i comportamenti privati dentro un autovettura magari ferma.
L’accertamento per comminare la multa non sarà certo fatto a chi viaggia in velocità, non è facile fare la constatazione a distanza, saranno pizzicati quegli automobilisti che accendono la sigaretta in vettura mentre sono in coda e si muovono a passo d’uomo. Ti diranno che stavi uccidendo tuo figlio, anche se stavi con il finestrino aperto.

Non si comprende come mai la lega si mostra così attenta alla salute quando si parla di sigarette e così poco attenta quando si parla di velocità, infatti, propone di portare il limite a 150 all’ora in autostrada.
Il ministro Mattioli si è subito detto d’accordo, ed ha posto una condizione: che sia una facoltà data solo ai macchinoni, "Non credo sia giusto né possibile che un'auto di piccola cilindrata e una più potente debbano per legge procedere alla stessa velocità in autostrada.”

Molto bene, finalmente chi ha comprato un macchinone potrà sfoggiarlo in tutta la sua potenza senza rischiare il verbale. I treni superveloci stanno cominciando a mettere in crisi il trasporto con la vettura privata in termini di velocità ed ecco arriva il soccorso della Lega e del ministro Mattioli.

Cosa potrà significare l’alzamento del limite a 150 Km orari in termini di incidenti stradali?Su questo fronte si cerca di sminuire in tutti i modi, si dice che un impatto anche a 50 all’ora è pericoloso e che una guida corretta a 150 non comporta rischi elevati.

Ma ci immaginiamo cosa potrà comportare nelle nostre autostrade, spesso affollate, avere una fila di macchine che si muove costantemente nella corsia di sorpasso a 150 all’ora?
Dal rapporto sul trend degli incidenti stradali in Italia di ACI e ISTAT, diffuso il 13 novembre 2008,
emerge che nel 2008 ben 31.308 su 218.963 incidenti hanno avuto come causa specifica l’eccesso di velocità.
http://www.aci.it/fileadmin/documenti/studi_e_ricerche/dati_statistiche/incidenti/Sintesi_dello_studio_2008.pdf

Spesso la velocità si può associare ad altri comportamenti scorretti e provocare incidenti di rilevanza mortale, un caso tipico è l’associazione della velocità con la mancanza del rispetto della distanza di sicurezza. Gli incidenti per mancato rispetto della distanza di sicurezza sono stati nel 2008 ben 26.325 su 218.963. L’associazione di questi due comportamenti determina la parte più rilevante di morti e feriti nelle strade italiane.
Il livello degli incidenti in autostrada rispetto a quelli del resto delle strade urbane ed extraurbane è nei numeri assoluti apparentemente contenuto; nel 2008 ci sono stati 432 morti in autostrada su un totale di 4.731 morti per le strade d’Italia; ma se vengono rapportati i Km. delle autostrade con i Km. di tutte le strade d’Italia il rapporto diventa molo elevato.

Una autostrada con una corsia di sorpasso costantemente affollata di mezzi che marciano a 150 Km. all’ora comporterà un aumento di casi di incidenti mortali.


Con l’aumento della velocità diminuiscono le capacità frenanti delle vetture; si ha un bel dire quando si parla di stessa pericolosità quando si ha un impatto anche a 50 all’ora; sicuramente con un impatto a 150 all’ora resta ben poco da raccogliere di resti mortali; e negli incidenti gravissimi in autostrada spesso sono coinvolti automobilisti che marciavano con calma; le auto sbandano, saltano di corsia , si schiacciano tra loro, si incendiano.

Certo in un incidente si possono esaminare tutte le concause e le statistiche possono essere complesse, ma l’elemento velocità è una costante che si va a combinare con tanti fattori e fa aumentare la pericolosità di una distrazione anche minima o di un rallentamento dei riflessi per stanchezza.

Se l’alcool si è accertato che è causa di incidenti perché altera lo stato psichico del guidatore, non deve essere sottovalutato lo stato di eccitazione provocato al guidatore dalla stessa velocità. La velocità provoca in molti guidatori una specie di stato di ebbrezza, attualmente sono tanti gli automobilisti che si spingono oltre il limite dei 130, con l’alzamento del limite avremo tanti automobilisti che si spingeranno oltre i 150.
Certo il Ministro Mattioli parla dei Tutor che debbono rilevare la velocità, ma nel nostro Paese abbiamo tanti automobilisti che rallentano in prossimità dei tutor e poi ricominciano a correre come matti.

Ci sono tanti video disponibili in rete che sono un esempio di quello che accade nelle nostre strade e sono esempi terribili.

http://www.youtube.com/watch?v=AHad-NJJNU0

Quest’ anno, il 14 ottobre 2009 a Roma c’è stata una particolare manifestazione : cinquemila "dissuasori" sdraiati sull`asfalto di via dei Cerchi a cinque metri di distanza gli uni dagli altri. 5mila non era un numero casuale: sono le persone che ogni anno muoiono in Italia negli incidenti stradali.
Ogni anno scompare in Italia un intero paese di 5.000 abitanti come se un terremoto lo spazzasse via, e nel contempo si vengono a sommare più di 300.000 feriti, persone spesso offese in modo grave nella capacità di deambulazione, giovani e meno giovani rovinati per il resto della vita.
Il dato statistico dimostra che il Italia in qualche modo il comportamento degli automobilisti è migliorato, i dati degli incidenti e della mortalità dal 2001 ad oggi sono stati in graduale discesa
Anno n. -Incidenti--- Morti---- Feriti
2001 ---263.100---- 7.096---- 373.286
2002 ---265.402---- 6.980---- 378.492
2003 ---252.271---- 6.563---- 356.475
2004 ---243.490---- 6.122 ----343.179
2005 ---240.011 ----5.818 ----334. 858
2006 ---238.124 ----5.669 ----332.955
2007 ---230.871 ----5.131 ----325.850
2008 ---218.963---- 4.731---- 310.749

Questo miglioramento dei dati dovrebbe portare alla consapevolezza che si può porre rimedio a questa tragedia mettendo in atto tutte le misure per diminuire gli incidenti e la gravità degli incidenti stessi.
Il legislatore non deve rincorrere le voglie di coloro che si sono comprati la macchina superveloce, la macchina non corre su una rotaia ma su delle corsie insieme a tante altre vetture. Va garantita la libertà di coloro che vogliono salvaguardare prudentemente la loro vita.
Il legislatore deve stimolare gli stessi produttori, verso la produzione di vetture più sicure sul piano dell’affidabilità dei sistemi di sicurezza anche se meno veloci , deve incoraggiare in termini di velocità e convenienza gli spostamenti in treno per diminuire i fattori di inquinamento, non deve andare appresso agli interessi delle industrie automobilistiche e alle voglie di chi deve mostrare la propria potenza con le mani sul volante. Possiamo costruirgli delle piste dove possono andarsi a sfogare, ma non possiamo permettergli di farlo nelle strade dove si muovono anche gli altri; la propria libertà non è lesione della libertà e della incolumità degli altri.

francesco zaffuto
LINK SU INCIDENTI GRAVI

(immagine - auto incidentata da http://www.youtube.com/watch?v=AHad-NJJNU0 )

domenica 6 dicembre 2009

Testamento biologico e Chiesa valdese


06/12/09
La Chiesa valdese propone una versione di testamento biologico che vuole essere rispettosa della volontà del singolo uomo.
L’iniziativa è stata presentata il 2 dicembre 09 a Milano, nel corso di una conferenza stampa che ha visto tra i relatori anche Maria Bonafede, pastora e Moderatora della Chiesa Valdese, Unione delle chiese metodiste e valdesi italiana, e Beppino Englaro.

http://www.milanovaldese.it/attivita/direttiveanticipate.php

Lo spirito con cui i valdesi affrontano il tema del testamento biologico è ispirato allo stesso Vangelo e fanno riferimento al principio: “Non fare agli altri quello che non vuoi che gli altri facciano a te; fai agli altri quello che vuoi che gli altri facciano a te”. La Chiesa valdese di Milano ha attivato uno sportello pubblico per la raccolta delle dichiarazioni anticipate di fine vita di tutti i cittadini, valdesi e non. I valdesi hanno predisposto un modulo su cui rilasciare delle dichiarazioni anticipate sui trattamenti sanitari nel caso di venirsi a trovare in una situazione di perdita della capacità di decidere o di impossibilità di comunicare, temporaneamente o permanentemente. I valdesi considerano trattamenti sanitari tutti gli interventi che i sanitari possono mettere in atto, compresi quelli di idratazione ed alimentazione forzata.

E’ proprio su idratazione ed alimentazione forzata che è avvenuto lo scontro a margine del caso Englaro; esponenti autorevoli della Chiesa cattolica hanno sostenuto che idratazione e alimentazione forzata sono la stessa cosa di mangiare e bere, e, in base a questa considerazione, non possono essere evitati come gli altri trattamenti sanitari .
Assorbire delle sostanze, attraverso degli aghi e dei tubi, mentre si sta in uno stato vegetativo dichiarato come permanente e irreversibile, equivale, secondo i prelati della Chiesa cattolica, al mangiare e al bere.
Siamo al limite dell’assurdo: un essere umano in vita può iniziare uno sciopero della fame e della sete; ma se sta in condizione vegetativa deve mangiare e bere abbondantemente con sostanze che non sono pane e acqua ma prodotti ottenuti con una specifica manipolazione scientifica; questi prodotti non sono assunti tramite la bocca ma tramite veri e propri supporti tecnologici. Nessun atto di rifiuto è possibile secondo i prelati cattolici, i sanitari debbono essere obbligati a fare questo trattamento indipendentemente dalle volontà del malato e senza alcun temine (la povera Eluana fu tenuta sottoposta a questi interventi in modo incosciente per 17 anni); nessuna dichiarazione anticipata orale o scritta può essere raccolta per rifiutare idratazione ed alimentazione.
Questa concezione è stata presentata dai prelati cattolici come un insegnamento proveniente dal cristianesimo; e da questo insegnamento dovrebbe derivare un’etica comportamentale che deve essere imposta per legge anche a non cristiani residenti nel territorio dello Stato. Una dimensione sicuramente non laica e non rispettosa della libertà dei singoli; ed oggi possiamo dire che non corrisponde al sentire di tutti i cristiani.
I valdesi appellandosi allo stesso cristianesimo così si esprimono: “Crediamo in un Dio, quello mostratoci da Gesù Cristo, che è Amore e misericordia, e che ci insegna che la vita degli uomini è un fatto di relazione, biografico, e non di mera sopravvivenza biologica.” Ha commentato Maria Bonafede, pastora e Moderatora della Tavola Valdese, “Non bisogna, cioè, trasformare la vita in un idolo cui inginocchiarsi, ma avere più fiducia in Dio di quella che mostra chi si accanisce sulla sopravvivenza inanime di un corpo.”
La presa di posizione dei valdesi va considerata per un necessario ritorno alla riflessione: i prelati della Chiesa cattolica dovrebbero interrogarsi di nuovo sulla pietas e i politici sulla laicità delle disposizioni di legge. Noi cittadini dovremmo interrogarci sugli spazi della nostra libertà e su come incidere nel dibattito per la stesura delle leggi.
francesco zaffuto

(immagine “Monte Calvario” acquarello e polvere di pino © francesco zaffuto link Monte Calvario)

sabato 5 dicembre 2009

5 dicembre - il Signor B. e la macchia viola

o5/12/09
ultime notizie
Il 5 dicembre è arrivato: a Roma la macchia viola si e espansa per le strade dalle ore 14, fino a concludersi nella serata nella grande piazza di San Giovanni.
Erano centinaia di migliaia.
I contatori del signor B. potranno tentare di diminuire il numero e la portata dell'evento, ma la macchia è indelebile, molto più indelebile delle stesse accuse di pentiti di mafia.
Una macchia fatta di giovani, partita con spontaneità e a cui si sono in qualche modo aggregati diversi gruppi e partiti di opposizione.
Se questi giovani entrano attivamente in politica cambierà sicuramente qualcosa, si potrebbe aprire una nuova stagione politica finalmente orientata verso la solidarietà e verso la generosità.
Basta con il triste lamento universale leghista e dei fans di B. sulle tasse; occorre far pagare le tasse a tutti ma in proporzione alla reale ricchezza, e, finalmente, avviare un nuovo stato sociale che abbia come primo obbiettivo la lotta contro la disoccupazine e la precarietà del lavoro.
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Segue il post inserito in questo blog il 2 dicembre 09
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B. il colore verde-padano l’aveva portato a suo fianco, il colore rosso l’aveva demonizzato, il nero e il bianco li aveva portati dentro di sé, tranne qualche residuo biancastro dei Casini; con la sconfitta dell’arcobaleno bertinottiano tutti i colori potevano dirsi ormai nelle mani di B. E invece eccone di nuovo uno: il viola.
Che cos’è? Una macchia di vino caduta accidentalmente sulla tavola che si spande e che sta rovinando la preziosa tovaglia di seta?
Pare che il viola invaderà il 5 dicembre ’09 le strade di Roma; e B. incaricherà diversi contatori per valutare l’entità della macchia. I diversi contatori , anche per non inquietare l’irascibile B., diranno che la macchia non è eccessiva, e che poche centinaia di miglia di corpuscoli violacei non potranno determinare la rovina della tovaglia di seta. Tovaglia che per il 48% (secondo i sondaggi) è detenuta direttamente da B. e per un altro 10% dai suoi alleati; diranno anche che il Be. (potente avversario occulto di B.) non sarà in grado di usare la macchia. Allora un qualche smacchiante, prodotto dalla ditta Tremonti (per le misure economiche), dalla ditta Maroni (per l’ordine pubblico), e dalla ditta Pecorella (che studia dispositivi di legge per porre argine alla libertà di stampa su internet - luogo dove si espandono le macchie viola), potrà essere messo in atto e B. potrà riavvolgersi tranquillamente nella tovaglia di seta.
Ma è la natura di quelle migliaia di corpuscoli viola che può impedire l’azione di qualsiasi smacchiante. Si tratta di corpuscoli fondamentalmente giovani e B. è vecchio.Pare che all’origine dello spargimento della macchia viola ci sia un certo San Precario, è evidente che si tratta di un mare di giovani, ci stanno dentro: disoccupati, precari, giovani con posto fisso e in attesa di perderlo, studenti che studiano in attesa di diventare disoccupati o precari; e ci stanno tanti giovani magari non precari che non si capacitano di accettare che nel nostro paese ci possano essere uno Stefano Cucchi che muore in carcere e un Presidente del consiglio che studia come approvare leggi per evitare i suoi processi.
Ma B. rappresenta ancora la maggioranza del popolo italiano; ha i numeri in Parlamento per far votare leggi a colpi di fiducia e vanta sondaggi.
Quando B. alle ultime elezioni si presentò per battere il successore di P. , fece bene i suoi conti. Il problema per B. non erano i tanti giovani disoccupati, precari, gli espulsi dal mondo del lavoro e dal futuro incerto; il problema per B. era la grande massa degli italiani votanti. Cosa promettere, e nel contempo cercare di mantenere le promesse, alla grande massa degli italiani votanti? Cosa voleva quella grande massa?
La grande massa degli italiani votanti fruisce di un reddito e di alcune proprietà, vuole continuare a percepire il reddito e detenere quelle proprietà, e la cosa che trova più grave e pesante è l’imposizione fiscale. Il cavallo di battaglia di B. diventa di conseguenza togliere un’imposta. Quale? L’ICI sulla prima casa; considerato che quasi tutti gli italiani sono proprietari di una prima casa, il beneficio sarà percepito come tangibile ed immediato. Ma nessuno di quei votanti “innocenti” si rendeva conto che si trattava di una misura non equa; il beneficio per chi ha un monolocale è stato un risparmio d’imposta di poche decine di euro, il beneficio per chi ha un appartamento in centro città di diverse stanze è stato di livello ben più elevato. Ma uno strano senso di uguaglianza rispetto al non volere pagare le “tasse” pervade il paese e B. aumentò i suoi crediti in termini di voto. Sul finale della sua campagna elettorale B. arrivò a promettere anche l’eliminazione del bollo auto: “Tutti gli italiani hanno una macchina e tanti di loro potranno votarmi”, pensò con acume B.. “E, poi vi darò stabilità di governo e sicurezza” aggiungeva spesso B. nella sua campagna elettorale. Che bello! Meno tasse, stabilità e sicurezza, potremo continuare a godere del nostro reddito e della nostra proprietà; così un carico di voti arrivò su B. e il successore di P. venne battuto alla grande.
P. si era già messo da parte, neanche un balbettio durante la campagna elettorale, e dire che aveva perfino risparmiato un piccolo tesoretto grazie all’avarizia di quel tal Padoa Schioppa , e non era riuscito neanche a spenderlo per lasciare buona memoria di sé ai posteri.
Dopo la grande vittoria B. corse subito ai ripari per i suoi processi , fece approvare il cosiddetto lodo Alfano, cominciò a dormire sogni tranquilli e durante la veglia si è permesso un qualche relax. I divertimenti reali non sono stati condivisi dalla moglie che prese pubblicamente le distanze dal monarca elettivo. Tutto si può aggiustare con un divorzio e con l’opportuno distinguo tra vizi privati e pubbliche virtù; infatti, il Presidente ha mostrato di sapere lavorare sodo a Napoli e nella disastrata Aquila.
Ma è quel lodo Alfano che va a rotoli, la Corte lo boccia ed è tutto da rifare. L’Alfano viene rimesso allo studio e si comincia a scrivere una riforma sulla necessaria brevità dei processi, con tale brevità i processi del Presidente non arriveranno in porto e anche tanti altri processi; ma l’importante è la salvezza delle istituzioni e nel caso specifico le istituzioni sono la persona di B.. Nel frattempo i processi continuano e il Presidente non si presenta alle udienze, gli impegni istituzionali non lo permettono, e continua dichiarare agli organi di stampa di essere un perseguitato.
Ora una massa di giovani colorati di viola chiede le dimissioni di B.
Si dimetterà B.? Sicuramente no.B. ha comportamenti logici, possono essere condivisibili o non condivisibili sul piano etico ma rispondono a una logica minimale, vuole salvarsi dalle conseguenze che si potrebbero determinare con i processi a suo carico.
Ma se B. ha comportamenti logici cosa ha determinato nel nostro paese l’attuale situazione? I comportamenti non logici di chi ha permesso a B. di diventare Presidente del Consiglio.
Oltre al popolo italiano invaghito dalla promessa di pagare meno “tasse”, ci sono stati tanti altri comportamenti illogici.
B. è un ultramiliardario. Non voglio entrare nel merito di come ha fatto la sua fortuna, non è questo il centro del problema, ma è un ultramiliardario, ed in una fase di crisi politica del paese è riuscito a fondare un suo partito integralmente finanziato all’inizio con i suoi fondi; successivamente il partito godrà dei finanziamenti dello stesso sistema istituzionale. B. è inoltre proprietario di più canali televisivi, proprietario di testate giornalistiche, di case editrici, di case di distribuzione cinematografica. Quando B. entra in politica è evidente che avrà un impatto a suo favore preponderante.
Nonostante ciò B. viene battuto alle elezioni per ben due volte da P.
P. aveva il tempo e il modo di porre in approvazione una legge sul conflitto d’interesse e non lo ha fatto.
Il comportamento illogico è di P.
Ma perché P. ha tenuto questo comportamento illogico? Una legge sul conflitto d’interesse doveva in qualche modo non solo arginare B. ma doveva anche essere una legge per tutti gli imprenditori che potevano affacciarsi alla politica mostrando un conflitto d’interesse. Di conseguenza una legge difficile da fare digerire ad un paese dove gli interessi sono spesso collusi tra loro. Né P. e neanche il geniale d’Alema se la sono sentita di porre ordine all’intricata faccenda, la paura di essere accusati di veterocomunismo e la stessa commistione di interessi con imprenditori che si definiscono di sinistra li ha allontanati dall’idea di una legge sul conflitto di interessi. .
Quando la sfera economica influenza in modo così pregnante quella politica il disastro è prevedibile, così come lo è stato nei regimi comunisti dove la sfera politica ha soffocato quella economica. Le due entità debbono essere tenute distinte e debbono anche permettere che si renda autonoma una sfera culturale capace di esercitare una critica elevata su tutti i problemi.


Il comportamento illogico è continuato successivamente con la legge elettorale: si è lasciata passare una legge dove si è schiacciato ogni ruolo del singolo parlamentare. Il parlamentare non viene eletto sulla base di preferenze indicate dagli elettori ma sulla base della lista predisposta all’interno dei diversi partiti. Il ruolo del leader-massimo di partito diventa determinante per decidere le sorti di chi deve entrare o non entrare nel Parlamento. Con una legge di questo tipo B. è riuscito a scegliere gli uomini più fedeli, ha candidato addirittura i suoi avvocati difensori alla carica di parlamentari, per il grande beneficio ottenuto potrebbero quest’ultimi anche evitare di farsi pagare le parcelle; in ogni caso gli eletti sono per la maggior parte uomini che devono tutto a Lui per la loro carriera politica. Chi doveva opporsi con tutti i mezzi a questa legge elettorale o preparane una diversa quando era al governo? Era P. e non lo ha fatto.
Il genio prodo-veltroniano ha operato per fare inserire nella legge elettorale il limite del 4% e far fuori tutte le minoranze dal Parlamento, ma ha lasciato vivere la disposizione che il capo si sceglie i candidati eleggibili , rafforzando al massimo il potere di B. e togliendo vita ad ogni possibile contraddizione interna al partito di B.
Contemporaneamente, è andato avanti il comportamento illogico di inseguire il bipartitismo in Italia con due schieramenti così composti: il partito di B. e il partito che si oppone a B. . In base a questa struttura bipartitica che prescinde dai contenuti dei programmi e dall’analisi critica dei problemi del paese si è arrivati alle ultime elezioni politiche. Veltroni si presentò come il nuovo anti B. , prevedeva di perdere ma a lui interessava solo la grande svolta della politica all’americana nel paese . Sul carro del partito vincente di B. si affrettò a salire Fini con tutti i suoi colonnelli, sciolse addirittura il suo partito e diventò veltroniano quanto Veltroni. Oggi Fini sconta la fretta di quella scelta, faticosamente cerca di ricostruire una immagine diversa da quella di B. , ma i suoi colonnelli non sono al momento tutti recuperabili, sono diventati contigui alla politica e agli interessi di B.. Fini con la sue idee vagamente progressiste e moderate aumenta la stessa credibilità del partito di B. . Il partito di B. può giocare contro B.? A Fini resta il ruolo di giocare la parte del possibile successore, ma solo in caso di particolare eccezionalità di una crisi istituzionale.
Il comportamento del Presidente Napolitano, non dirò che è illogico sul piano politico considerato il suo ruolo non direttamente politico, ma nei fatti è stato un comportamento che ha rafforzato B. Il Presidente ha scelto la strada di lasciar governare B. , lasciarlo governare con maxiemendamenti omnibus approvati a colpi di fiducia (n. 26 votazioni di fiducia in meno di due anni), ed ha evitato di servirsi della prerogativa prevista dalla stessa Costituzione del rinvio alle Camere delle leggi che non condivideva. Il suo comportamento, il Presidente Napolitano, lo ha spiegato con la motivazione della poca utilità di un rinvio alle Camere, visti i numeri della maggioranza; ma nei fatti questa motivazione ha determinato la logica conseguenza di aumentare la forza di B. dando a tutto il paese il segnale di sostanziale condivisione da parte del Presidente della Repubblica di tutte le scelte del Governo.
La scelta di diritto della Corte Costituzionale di bocciare il lodo Alfano ha messo in crisi tutti i comportamenti di oppositori e alleati di B.. Vivevano quasi tutti tranquilli, una Corte che avesse approvato il lodo Alfano avrebbe avuto come effetti il plauso dei sostenitori di B. e gli oppositori si sarebbero espressi solo con alcuni indignati fondi nei principali organi di stampa; poi tutto sarebbe tornato a procedere con calma. La scelta della Corte ha messo in crisi tutti: il signor B è subito corso ai ripari con il processo breve; l’opposizione per salvare il paese dalla catastrofe giudiziaria propone un salvagente per B, a proporlo è Casini; anche il potente Be. non esclude questa possibilità. Il salvagente proposto da Casini è in pratica lo stesso lodo Alfano, questa volta appoggiato con i voti di tutti come legge di riforma costituzionale. Può considerarsi un comportamento logico per l’opposizione una legge costituzionale varata in fretta per salvare B.?Che possa essere necessario un dispositivo di legge costituzionale per bilanciare i poteri della Magistratura con quelli del Parlamento è motivo di carattere generale e non il solo problema di salvare B. . In ogni caso non può essere la riproposizione del lodo Alfano, lodo che introduceva meccanismi automatici di messa al riparo dai processi per quattro cariche dello Stato e che la stessa Corte costituzionale ha evidenziato in contraddizione con l’articolo 3 della Costituzione, articolo che sancisce l’uguaglianza dei cittadini di fronte alle leggi. . La vecchia immunità parlamentare che è stata abolita non prevedeva certo automatismi ma il voto dello stesso Parlamento come assunzione di responsabilità nel negare una autorizzazione a procedere in caso di fumus persecutionis. L’uso che fecero i partiti dell’istituto sull’immunità parlamentare fin dai primi anni della Repubblica fu quello di coprire indiscriminatamente i propri uomini e l’’istituto fu eliminato quando nel nostro paese infuriava il vento di “mani pulite”. Se si vuole ora reintrodurre un meccanismo di immunità per fumus persecutionis , va introdotto sempre alla luce di un esame dello specifico processo e con l’assunzione di responsabilità di un organismo istituzionale. Se si vuole evitare che si riproducano gli stessi meccanismi di copertura dei partiti politici accaduti in Parlamento nel passato si può fare ricorso investendo per competenza la stessa Alta Corte Costituzionale o facendo ricorso a un nuovo istituto di Probiviri appositamente istituito con legge costituzionale. Per non essere nuovamente illogici va esclusa la riproposizione del lodo Alfano.

Il 5 dicembre la macchia viola invaderà le strade di Roma, il signor B. non si dimetterà e dirà che lui rappresenta tutti gli italiani che non sono andati a Roma, tecnicamente rappresenta perfino me che a Roma per diversi motivi non andrò.
Ma la macchia viola di Roma, non è fatta di oversessantenni come il firmatario di questo post, è fatta di giovani e quando un vecchio muore nel cuore dei giovani nei fatti è finito. Il signor B. potrà non dimettersi e continuare nel suo comportamento logico di porsi al riparo dalle leggi, ma il tempo comincia a contare al contrario. Sempre più fosche nubi si addenseranno su di lui e sempre più dovrà fare i conti con i suoi stessi colonnelli .
Il problema, purtroppo in Italia, non è solo Mister B.; il nostro popolo deve trovare la necessaria solidarietà per affrontare problemi gravi come la disoccupazione e la precarizzazione del lavoro, non si può correre dietro chi parla di far pagare meno “tasse” senza entrare nel merito delle “tasse” stesse, senza entrare nel merito dei servizi che lo Stato deve necessariamente assicurare, senza entrare nel merito degli sprechi di denaro per l’amministrazione della cosa pubblica, senza entrare nel merito di un limite alle ricchezze spropositate.
I giovani della macchia viola non dovranno scoraggiarsi per un mancato risultato immediato, è già un risultato scoprire che la politica è giusto che sia fatta di voglia di partecipazione cosciente e generosa alla cosa pubblica.
Auguro che a Roma il giorno 5 dicembre splenda il sole.
francesco zaffuto
(immagine “macchia viola” acquarello © francesco zaffuto)

venerdì 4 dicembre 2009

Aspettando Copenaghen

04/12/09
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L’agenda di Copenaghen trabocca di problemi. Come salvare l’equilibrio ecologico del pianeta ed insieme salvare:
- il necessario sviluppo dei paesi poveri
- l’uscita dalla crisi dei paesi ricchi
Intanto vanno messe subito al riparo l’aria e le acque del nostro pianeta dall’uso selvaggio e senza scrupoli da alcune multinazionali. Alcune multinazionali insieme a banditi senza scrupoli hanno disseminato le acque delle coste africane di rifiuti tossici. Quello che è stato fatto in piccolo nelle vicine coste della Calabria nelle coste africane è stato fatto alla grande.
Ecco uno dei tanti esempi riportato sul blog di Riccardo Barlaam
“ La notte tra il 19 e il 20 agosto 2006 in Costa d'Avorio la nave cargo Probo Koala scarica in 15 siti attorno alla capitale Abidjan 528 tonnellate di soda caustica, residuo altamente tossico della lavorazione del greggio. La nave cargo trasporta un carico di greggio della Trafigura, multinazionale anglo-olandese leader nel trading delle materie prime. Nelle settimane successive ad Abidjan l'aria è irrespirabile. Centomila persone si ammalano: problemi respiratori, intossicazioni, diarrea. Ne muoiono 17. Alcune migliaia conservano ancora oggi i segni sul loro corpo. La Corte di assise di Abidjan qualche settimana fa ha condannato due persone a 20 e 5 anni di carcere per il disastro della Probo Koala. La multinazionale Trafigura ha patteggiato: pagherà 1.546 dollari di indennizzo a 30mila persone e 200 milioni di dollari al governo ivoriano per i danni ambientali.”http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Mondo/2009/10/clima-africa-danni-paesi-ricchi.shtml?uuid=2ea60fea-c09f-11de-950f-cada4a6e54e9&DocRulesView=Libero
Sono da aggiungere i disastri compiuti dalle società petrolifere nel delta del Niger, dove la nostra ENI non è esente da gravi responsabilità per l’inquinamento di un vastissimo territorio. Nonostante tutte le denunce, di Amnesty International e di organi d’informazione, le società petrolifere continuano nel loro comportamento banditesco.
http://www.amnesty.it/Delta-del-Niger-tragedia-dei-diritti-umani.html

L’Agenda di Copenaghen non deve solo un fissare in astratto date per il futuro che sembrano rimandare il tutto a comportamenti che si dovranno consolidare successivamente; insieme alla tabella degli impegni debbono esserci vincoli di comportamento che partano già da ora.
francesco zaffuto

(immagine – “i segni dell’acqua” rilievo materico con tecnica mista © marco mirzan)
(la mostra "i segni dell'acqua" del pittore Marco Mirzan è visitabile in Macherio - Monza Brianza - Corte del Cagnat 38 via Roma - fino a l'8 dicembre - orari 10.00 - 12.00 - 16.30 - 19.00)
Per immagini e poesie sul tema vai al blog http://groviglidiparole.blogspot.com/

giovedì 19 novembre 2009

Si stanno succhiando l'acqua


POST
in
aggiornamento
permanente
sull'acqua
bene
pubblico
.
A TORINO l'acqua
rimane
pubblica
.
.
20
Marzo
2010
Manifestazione nazionale a Roma
Per la ripubblicizzazione dell’acqua
L'appello organizzativo su:
.
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19/11/09
A Parigi dal 1° gennaio 2010, dopo 25 anni di gestione privata, la gestione delle acque ritornerà pubblica al 100%. Il sindaco Bertrand Delanoë ha preso la decisione di ritornare ad una gestione idrica pubblica e di non rinnovare i contratti di distribuzione e fatturazione delle acque parigine alle multinazionali francesi Veolia e Suez, in scadenza il prossimo 31 dicembre. Dal 1° gennaio 2010 sarà un Ente di diritto pubblico che si chiamerà EAU DE PARIS che si occuperà dalla erogazione alla fatturazione, ed il Comune risparmierà 30 milioni di euro l’anno. La Francia che per prima iniziò a privatizzare ora torna a municipalizzare; in Italia facciamo il contrario, come al solito ultimi e senza avere imparato nulla dagli errori dei primi (f.z.)
notizia dle Comune di Parigi riportata suhttp://www.ciaccimagazine.org/?p=2559
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Nella serata del 18 novembre 09 TG1 e TG2 delle 20,00 e delle 20,30 sono arrivati al più alto livello di disinformazione: non hanno dato informazione sul voto di fiducia del Parlamento sul decreto che contiene la privatizzazione dell'acqua. E' evidente che i due TG hanno fatto la scelta di non parlare di privatizzazione dell'acqua durante la fascia di massimo ascolto. Nella mattinata del 19 il decreto è stato approvato, la Lega nord che si opponeva a queste misure si è limitata solo a una poco significativa contrarietà e nel contempo ha votato per la sua approvazione.
un link sull'approvazione del decreto
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Nelle giornate del 18 e 19 novembre in borsa si è concentrata una vasta speculazione sulle società che si occupano di acqua:
18 novembre 09
il titolo Acque potabili è salito in un solo giorno del +21,19%;
il titolo Mediterranea acque è salito i in solo giorno del +14,22%
a fronte di una giornata negativa per tutti i titoli del listino azionario che ha fatto registrare un -0,22%.
19 novembre 09 ore 13.00
il titolo Acque potabili è salito in un solo giorno del +27,93%;
il titolo Mediterranea acque è salito i in solo giorno del +15,56%
a fronte di un dato negativo per tutti i titoli del listino azionario che ha fatto registrare un -1,34%. (f.z.)
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Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua - Documento Appello

http://www.acquabenecomune.org/spip.php?article6760
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Appello di padre Zanotelli
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(immagine – “teschio 1 a” tecnica mista © liborio mastrosimone http://libomast1949.blogspot.com/ )
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Nel commento al post, sotto allegato, fatto pervenire da Libomast si descrivono gli effetti operativi della privatizzazione a Caltanissetta e in alcuni comuni della Sicilia - si riportano i link proposti per facilitare la consultazione immediata

martedì 17 novembre 2009

Porco mondo o mondo cane, deludenti i risultati del convegno Fao di Roma


17/11/09

Riguardo al convegno della FAO a Roma possiamo dire: porco mondo o mondo cane? Né l’uno e né l’altro, perché i porci e i cani sono innocenti.
Ma gli uomini sono colpevoli perché dotati di quell’accidente chiamato intelligenza.

Non si capisce perché di fronte al problema della fame nel mondo l’intelligenza scompare: restano le sceneggiate dei leader, le chiacchiere e perfino le barzellette
Come si può accettare che si parli di dimezzamento del problema della fame del mondo a partire dal 2015? Appena arriva mezzogiorno tutti ci prepariamo per andare a mangiare. Possiamo accettare che ci dicano: oggi non si magia, prova a tornare nel 2015 e forse ti diamo mezzo piatto di riso?
Per arrivare almeno al dimezzamento entro il 2015, il segretario generale della Fao nel convegno, ha ribadito la necessità di investire 44 miliardi di dollari l'anno per lo sviluppo agricolo nel Sud del mondo, una piccola somma rispetto ai 365 miliardi di dollari destinati nel 2007 dai Paesi Ocse a sostegno dei rispettivi agricoltori e ai 1.340 miliardi di spesa militare registrata nello stesso anno. Se confrontiamo questa necessità con il piano di stanziamento di 20 miliardi di dollari in tre anni predisposto dal G8 dell'Aquila è veramente poca cosa. Allora al Convegno non si sono trovati neanche i fondi per il dimezzamento entro il 2015.
E’ un problema irrisolvibile? Il Papa nel suo intervento ha detto : "E' necessario maturare una coscienza solidale, che consideri l'alimentazione e l'accesso all'acqua come diritti universali di tutti gli esseri umani, senza distinzioni né discriminazioni". Ed ha concluso l’intervento dicendo: "Non è possibile continuare ad accettare opulenza e spreco, quando il dramma della fame assume dimensioni sempre maggiori!".
Tanto per parlare di spreco si possono citare i dati diffusi dalla Coldiretti (nella stessa giornata era in atto a Roma una protesta degli agricoltori italiani): nei paesi sviluppati ben il 30 per cento del cibo acquistato finisce nella spazzatura, solo in Italia restano invenduti nei retrobottega dei punti vendita 240mila tonnellate di alimenti per un valore di oltre un miliardo di euro, che potrebbero sfamare 600.000 cittadini con tre pasti al giorno per un anno. Ad essere gettati nel bidone sono non solo gli avanzi quotidiani della tavola ma anche prodotti scaduti o andati a male come frutta, verdura, pane, pasta, latticini ed affettati.
Bene quello che ha detto il Papa e bene quello che hanno detto gli agricoltori, ma su spreco ed opulenza è opportuno fare chiarezza, come è opportuno fare qualche precisazione sulle responsabilità.
La riduzione individuale dello spreco delle famiglie occidentali non si traduce automaticamente in alimenti che possono arrivare a chi soffre la fame. Se una casalinga individualmente sta attenta al consumo ed evita sprechi quotidiani ci sarà un riflesso positivo nella sua economia domestica ma non si traduce immediatamente in cibo per gli affamati dell’Africa, a meno che versa in un c/c destinato a una qualche società umanitaria tutto il risparmio degli sprechi. Come non possiamo risolvere i problemi della fame nel mondo con gli avanzi e i cibi scaduti.
La riflessione sugli sprechi deve sicuramente portarci a comportamenti più corretti all’interno delle nostre economie per evitare assurdi sperperi; ma la questione non si traduce in una automatica risoluzione del problema della fame nel mondo.
Riguardo poi all’opulenza occorre veramente chiarezza; l’opulenza non può essere considerata quella di un impiegato americano che si trangugia tre panini con l’hamburger e due coca cola; quella non è l’opulenza, è solo l’effetto della miseria di un povero disgraziato che comincerà ad ingrassare e si rovinerà il fegato.
La vera opulenza è quella dei ricchi occidentali ed orientali che frequentano i migliori ristoranti e che curano l’immagine con diete appropriate; si spostano in auto di lusso tra i migliori hotel, approdano con le loro barche e con i loro harem in porti esclusivi, spostano i loro capitali da una banca all’altra per tutti gli angoli del mondo o si fanno una banca per conto loro.
Occorre guardare con chiarezza alla “soverchieria” che domina il mondo e indicare con chiarezza le responsabilità. La concentrazione della ricchezza e la continua imitazione dei ricchi nei loro comportamenti è il tarlo che sta distruggendo l’umanità; la distrugge nel fisico e la distrugge nei sentimenti.
La chiesa ha un esempio da seguire: San Francesco, può mettersi subito all’opera.
Gli uomini di cultura hanno la responsabilità di non sollevare ogni giorno sul piano culturale il problema della fame e della soverchieria e si dedicano solo alle loro fisime esistenziali.
I politici debbono considerare che sono loro i primi responsabili tecnici della fame nel mondo, il loro operare e il loro non operare ha un riflesso diretto e immediato. La questione fame nel mondo va posta come il primo dei problemi da risolvere da ora, e non rinviabile al 2015. Non si tratta di utopia, si tratta di necessità.
I politici debbono individuare energie e metodi e non può bastare un periodico convegno annuale di un qualche organismo internazionale.
C’è il primo aspetto urgente di derrate alimentari da reperire e distribuire insieme all’aiuto sanitario, e tale aspetto va legato ad almeno altri due aspetti:
- istruzione e tecnologia per avviare centinaia di migliaia di piccole imprese agricole
- fare in modo che gli aiuti in denaro non vadano a foraggiare gruppi di affaristi locali.
Può bastare un fondo mondiale alimentato da una sorta di Tobin tax (giusto come la prevedeva lo stesso premio nobel).
Può bastare un cinque per mille in tutti i paesi ricchi, destinato veramente ed esclusivamente al problema della fame.
Può bastare che per un solo anno non si spenda per armamenti e si è risolto il problema della fame nel mondo; non ci sono attenuanti. Mondo boia!
francesco zaffuto

questo argomento è stato trattato in questo blog anche con i post

UN ALTRO G20 in Scozia, le exit strategy e le pia...ghe umane

OBAMA - AFRICA - G8

Tra noi: uno su sei non mangia

Dove non c’è crisi: intermediazione bancaria nel c... commercio armi

Draghi: la crisi si abbatte sui paesi poveri

(immagine – “l’età dell’argento” acquarello © francesco zaffuto link dalle Metamorfosi di Ovidio)

venerdì 13 novembre 2009

Il ponte, il terremoto e i trasporti in Sicilia

http://nuovosoldo.wordpress.com/2010/01/15/ponte-stretto-corte-dei-conti-verificare-fattibilita-e-traffico/
IL POST DEL 13/11/09
Il 6 novembre 09 il Cipe (comitato interministeriale per la programmazione economica)
ha dato il via al progetto già deliberato con il decreto legge n.78/2009 per il ponte sullo Stretto di Messina, parte di conseguenza l’investimento di 1.300 milioni di euro (è la prima trance dei 6 miliardi di euro previsti). Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Altero Matteoli, ha annunciato che i lavori del Ponte sullo Stretto di Messina inizieranno il 23 dicembre di quest'anno. (nota aggiornamento: ora si parla del dicembre 2010)

L’8 novembre 09 due scosse di terremoto, la prima di magnitudo 3 e la seconda di magnitudo 4.2, sono state registrate in Sicilia . A tremare è stata la faglia sismica che attraversa i Nebrodi, nella zona nord-orientale della Sicilia. I Nebrodi sovrastano la provincia di Messina. Questo terremoto non ha fatto danni di rilievo e vittime, quindi non ha raggiunto le prime pagine dei giornali, meno male. Ma in ogni caso dà il segnale del continuo spostamento di una faglia sismica nelle vicinanze di Messina.
L’accostamento di queste due recenti date può sembrare arbitrario allo scopo di diffondere un allarmismo ingiustificato per portare avanti la campagna contro il ponte sullo Stretto. Ma il terremoto recente ha dei precedenti storici di notevole portata: il terremoto del 1908 distrusse quasi interamente la città di Messina.

La Calabria meridionale e l'area dello Stretto di Messina sono zone ad elevata sismicità; risultano infatti colpite da almeno 8 eventi sismici di magnitudo pari o superiore a 6 in epoca storica.
Il ponte sarà costruito nella zona più sismica d’Italia.

Il ponte è previsto a campata unica, una struttura lunga 3660 m, la parte in sospensione chiamata luce centrale sarà di 3300 m. sarà largo 60 m e conterrà in tutto 6 corsie autostradali (3 per senso di marcia) e 4 corsie ferroviarie.
Il sistema di sospensione della trave sarà costituito da 4 enormi cavi del diametro di circa 1,24 m, disposti su due coppie a una distanza di 52 m che saranno lunghi ciascuno 5.300 m e partiranno da due ancoraggi (in Sicilia e in Calabria) su due torri alte 376 m l'una (più dell'Empire State Building di New York).
I progettisti assicurano che il ponte di Messina sarà in grado di resistere ad un sisma pari a una magnitudo di 7,1 gradi della scala Richter e di affrontare venti con velocità superiore a 216 chilometri all'ora, avrà una vita di servizio di 200 anni.

In teoria dovrebbe resistere anche ad un terremoto equivalente a quello del 1908 che fu proprio di magnitudo 7,1 gradi Richter. Nel progetto questa indicazione pare inserita allo scopo di rassicurare, non è facile accertarsi su tale impatto trattandosi di un’opera che non ha precedenti in tutto il mondo, i ponti esistenti hanno campate di gran lunga inferiori e sono costruiti in zone che non hanno le stesse caratteristiche di sismicità. Il dato di tale sicurezza è pertanto solo un’ipotesi.

Il ponte è un’opera per accreditare alla Storia un Faraone, poi se il tempo lo conserverà, come la piramide di Cheope ancora in piedi o come il Colosso di Rodi di cui non si ha più traccia, lo potranno valutare i posteri.
Riguardo al presente abbiamo gli interessi delle aziende che lucreranno in questa attività e l’interesse dei politici che vogliono presentarsi come realizzatori di grandi opere per i siciliani e i calabresi, magari a furia di dirlo ci credono pure loro.
Ci sono opere meno rischiose, meno faraoniche, meno costose, ma sicuramente più urgenti per la Sicilia e la Calabria. L’elenco delle priorità è stato fatto più volte dalla sicurezza all’acqua, dalla gestione dei rifiuti alla messa agli interventi per evitare frane. Ma restando sullo stesso tema dei trasporti possiamo citare il necessari interventi per l’autostrada Salerno-Reggio e il necessario ammodernamento del trasporto ferroviario in Sicilia che è attualmente catastrofico.
Se esaminiamo il collegamento di Messina con le altre principali città della Sicilia, sulla base degli orari di Trenitalia, tranne la tratta elettrificata tra Messina e Catania che richiede pur sempre ore 1 e 40 minuti abbiamo i seguenti dati:
Messina – Palermo treni con orari previsti dalle 3 ore e 15 minuti alle 4 ore
Messina – Caltanissetta treni con orari previsti dalle 4 ore alle 4 ore e 45 minuti
Messina – Agrigento treni con orari previsti dalle 4 ore e 45 minuti alle 5 ore e 30 minuti
Messina – Trapani treni con orari previsti dalle 6 ore e 19 minuti alle 6 ore e 45 minuti
Messina – Ragusa treni con orari previsti dalle 5 ore e 42 minuti alle 11 ore e 51 minuti
Messina – Gela treni con orari previsti dalle 3 ore e 44 minuti alle 5 ore e 30 minuti
Messina – Modica treni con orari previsti dalle 5 ore e 15 minuti alle 7 ore e 15 minuti
Messina – Sciacca non ci sono collegamenti ferroviari
Questi gli orari ufficiali, ma se si considera che trattasi di ferrovia con un solo binario, spesso le coincidenze comportano notevoli ritardi. Se andate in Sicilia e dite che per spostarvi state utilizzando il treno vi prendono in giro.

Allora, che senso può avere percorrere lo stretto con il ponte in soli tre minuti per poi impiegare da Messina ad Agrigento, ad essere fortunati, ben 5 ore?Ponte no grazie; ma occorrerebbe evitare che si comincino a spendere i soldi; una volta iniziata la macchina degli appalti sarà capace di succhiarsi tutti i 6 miliardi di euro anche senza realizzare un bel nulla (sicuramente da qui al 2016, data prevista per la realizzazione, riusciranno a spendere molto ma molto di più degli stessi 6 miliardi).
Certo queste posizioni espresse in questo post possono sembrare oscurantiste di fronte ad un’opera di ingegneria che sfida il vento e i terremoti.

francesco zaffuto
immagine, mappa sismica epicentro terremoto di Messina del 1908
Intervento dell'Architetto Giovanni Sirna pervenuto via mail
Ho letto la tua riflessione sul ponte ed anch'io sono molto perplesso sulla decisione del CIPE di autorizzare il primo lotto di spesa. Nutro parecchie riserve sull'effettiva utilità logistica del ponte, qualcuna meno sulla realizzazione tecnica. Maggiori perplessità le ho anche per le opere connese al ponte, (raccordo feroviario interrato per Messina, nuova stazione ferroviaria a sud della città - Tremestieri-, raccordo con le linee ferroviarie ed autostradali per Catania e Palermo)di cui poco si parla e che richiederanno ulteriori significativi finanziamenti. Peraltro, non mi risulta che ci sia ancora un progetto esecutivo del ponte (senza il quale non è possibile fare alcuna credibile verifica d'impatto ambientale). che verosimilmente vedrà la luce solo dopo l'incasso dei fondi autorizzati dal CIPE. Nel complesso sono molto perplesso su tutta la faccenda relativa al Ponte sullo stretto; credo ci siano altre opere più urgenti da realizzare....prime fra tutte la messa in sicurezza del territorio ed il rifacimento/manutenzione degli impianti idrici e di depurazione delle acque.

Si inserisce di seguito il commento di Libomast per rendere operativi i link allegati
Sono d’accordo con te, il post è molto interessante e ben fatto.
Questo è un argomento scottante che interessa e divide non solo i Siciliani e i Calabresi, ma anche il resto degli italiani.
Tratti in modo elegante la questione economica che è molto più grave di quella che descrivi.
Per quanto riguarda il lato economico, credo che andrà a finire come per il tunnel della Manica e tutte le mega strutture simili distribuite nel mondo che lavorano in perdita.
Ti rimando ai seguenti post :
Mario Tozzi e il ponte sullo stretto
http://www.youtube.com/watch?v=eZ5H3yra9J0

Il ponte sullo stretto
http://santagatando.wordpress.com/2009/04/02/il-ponte-sullo-stretto-4/

ma sono di parte…… allora vai

http://www.osteriapadana.net/articoli.php?view=75

Recensione L'Atlante geologico d'Italia
Una grande forra sottomarina grande quanto il canyon del Colorado nel golfo di Napoli fra Capri ed Ischia profonda più di mille metri, il lento sollevamento dell'arco alpino che a tratti provoca frane grandiose, strutture geologiche derivanti dalla rottura superficiale della crosta terrestre presso Messina, oppure l'insieme dei sette vulcani che nel tempo hanno costituito l'unico edificio vulcanico dell'Etna, sono solo alcuni degli esempi macroscopici che attirano l'interesse del lettore scorrendo le pagine dell'affascinante atlante “Mapping Geology in Italy” pubblicato dal Servizio Geologico d'Italia presso l'APAT, l'Agenzia nazionale per la Protezione dell'Ambiente e per i Servizi Tecnici ed edito da S.EL.CA di Firenze.

Aspetti geologici e di stabilità per il Ponte sullo Stretto di Messina
Conclusioni
Lo studio sulla stabilità del versante calabrese interessato dal costruendo Ponte sullo Stretto di Messina, eseguito nel
presente lavoro indica che, in caso di sisma di particolare energia, la struttura potrebbe essere coinvolta in fenomeni gravitativi di importanti dimensioni. Articolo completo su:

http://www.geoitalia.org/upload/home_page/giornale_di_geologia_applicata/GGA.2006-03.0-11.0104.pdf

Ponte, a dicembre il primo cantiere in Calabria
http://www.terrelibere.it/terrediconfine/3858-ponte-a-dicembre-il-primo-cantiere-in-calabria

VERITA' riguardo al ponte sullo stretto di Messina
http://www.youtube.com/watch?v=d1HQiIPkg1c

Report - Ponte sullo stretto di Messina
http://www.youtube.com/watch?v=eHUItU4Sze8

Adesso un mordace momento ludico.
Ficarra e Picone
http://www.youtube.com/watch?v=ZWLoDZidRvg

Come lo vede il novello MOSE’
Il Ponte sullo Stretto di Messina

http://www.youtube.com/watch?v=KAxvtMdMWjA



Per finire la mia opinione.
Quando frequentavo le elementari non erano necessari tanti libri, avevo solo un sussidiario ( per le nuove generazioni “Internet “ senza né alimentatori né rete) dove c’era tutto lo scibile umano, tra questo ricordo la parte dedicata alle leggende una di quelle che mi ha profondamente colpito è stata quella di “Cola pesce”, pertanto ti propongo qualcosa che ho trovato, oggi, su internet.

http://free.imd.it/colapesce/Home.htm

In particolare da leggere “ Cola è stancu e a terra trema” in alto a destra

http://free.imd.it/colapesce/PaginePrincipali/terratrema.htm

La leggenda di Colapesce

http://www.youtube.com/watch?v=_8HVVetmjH4

Colapesce
http://www.youtube.com/watch?v=Z6dpjocJhIM

La leggenda di Cola Pesce di Italo Calvino
http://www.youtube.com/watch?v=_xCt_RVlgWI

Otello Profazio - Cola Pesce
http://www.youtube.com/watch?v=BXOqFD9Szwk

Da quanto sopra si evince che non condivido la realizzazione del ponte, perché il Governo demanderebbe il compito di sorreggere la colonna rotta, delle tre su cui appoggia la Sicilia, al ponte e ai suoi mega cavi di acciaio e pensionando Cola pesce ( la natura ).