martedì 26 aprile 2016

Chernobyl, il 26 aprile di 30 anni fa


Chernobyl, il 26 aprile di 30 anni fa  - Per non dimenticare
Ricordo quei giorni a Milano, si aveva paura anche a mangiare l’insalata; con il mio amico Angelo Scebba, che possedeva un contatore Geiger, andavamo in giro per la città e in certi punti si sentiva aumentare il ticchettio degli impulsi del contatore che segnalava presenza di radiazioni.
Abbiamo avuto due referendum in Italia che ci hanno allontanato dall’avventura atomica, ma è ancora un’avventura a cui l’umanità non ha posto fine. L’Iran, nonostante le riserve di petrolio, ha voluto costruire la sua centrale nucleare, e sempre nuovi scienziati ci saranno che proporranno centrali dette “sicure”. Atomo civile e atomo di guerra stanno accoppiati come potenza in grado di distruggere terra ed umanità.

Francesco Zaffuto

Libertà per Ashraf Fayadh, e una sua poesia

sabato 23 aprile 2016

Davigo, Pirandello e gli altri …

da Pirandello – “Il berretto a sonagli”
Ciampa:  …Non ci vuole niente, sa, signora mia, non s'allarmi! Niente ci vuole a far la pazza, creda a me! Gliel'insegno io come si fa. Basta che lei si metta a gridare in faccia a tutti la verità. Nessuno ci crede, e tutti la prendono per pazza! …
Testo integrale del dramma “Il berretto a sonagli” su

Dopo l’intervista di Davigo
ecco arrivano le scandalizzate reazioni
Al Quirinale e al Csm la vicenda viene seguita con attenzione e preoccupazione. Il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini, nel tardo pomeriggio, scrive una nota, concordata col Colle.
Per tutta la giornata si susseguono interventi e tweet da parte di esponenti dem, oltre che di Ncd e Forza Italia. Tra i big del Pd parla solo Matteo Orfini che ricorda come ci siano, oltre a politici che rubano, “anche molti altri politici che non solo non rubano…
Lorenzo Guerini e lo stesso Ermini, in costante contatto, guidano le danze, danno il via libera ad alcune repliche ma sempre restando sotto la soglia di sicurezza per evitare il muro contro muro.
Tra queste, ci sono le parole di Andrea Romano che parla di “frizione scappata” e la nota di Donatella Ferranti, presidente della commissione Giustizia della Camera, magistrato, che invita la giunta dell’Anm a “battere un colpo”, a “prendere posizione pubblicamente”, auspicando che quella di Davigo si riveli solo una opinione “personale e isolata”.   
E c’è chi parla di crociata contro il Governo

martedì 19 aprile 2016

I dati referendum e la sindrome di Gela


Nell’ultimo referendum del 17 Aprile 2016 ci sono due dati ben lontani e particolari rispetto al panorama Italia, e sono: la regione Basilicata e la città di Gela (in Sicilia). La Basilicata è l’unica regione dove si è raggiunto il quorum, la città di Gela il centro dove si è registrata la partecipazione più bassa al voto 15,19%. Mentre l’elevata partecipazione degli abitanti della Basilicata può essere messa in relazione a una reazione contro il comportamento delle ditte petrolifere che hanno recentemente speculato ed inquinato. La mancata partecipazione degli abitanti di Gela è più difficile da interpretare.
Gela è stata sede di una delle più grandi raffinerie petrolifere d’Italia. Quell’insediamento industriale nella vicina periferia di Gela fu definito “cattedrale nel deserto”, furono spesi un gran quantitativo di soldi pubblici inizialmente per costruirlo;  e ora, dopo tanti anni, si aspetta di spendere un gran quantitativo di soldi pubblici per riconvertirlo o smantellarlo.
 Quel grande insediamento industriale nel bene e nel male diede lavoro agli operai che ci lavoravano, ma non riuscì a far decollare nessun indotto, rimase nel deserto e il deserto restò deserto economico.
 Gli abitanti di Gela accettarono e fecero delle difficoltà virtù, nonostante l’inquinamento investiva aria e territorio, legarono per tanto tempo le loro speranze allo sviluppo di quella cattedrale, negli ultimi anni si sono accorti che dopo tanto predare ora si passava a smantellare i rottami.
 Gli abitanti di Gela sono stati sempre attivi e politicamente impegnati, hanno sostenuto lotte ed accolto le novità politiche che venivano prospettate: hanno dato fiducia a Crocetta che ora è Presidente della regione, hanno dato fiducia al PD per tanto tempo, delusi sono passati a votare in massa per i cinque stelle ed hanno determinato l’elezione di un sindaco pentastellato, ed hanno avuto anche qualche delusione con l’ultimo sindaco a 5 stelle.
 La percentuale bassissima del 15,19% - solo 9112 votanti su 60005 aventi diritto – è stata considerata dall’ex sindaco di Gela Rosario Crocetta, ora Presidente della regione Sicilia, come un suo merito e come dimostrazione del suo appoggio a Renzi seguito dai gelesi.
«La Sicilia è stata compatta, si è schierata con Renzi - ha aggiunto -. La risposta del popolo siciliano è stata netta. E mentre facevo il bagno riflettevo sul fatto che a inquinare il mare a Gela, in passato, non sono state le trivelle ma la raffineria. E oggi l'estrazione petrolifera non c'è più. Guardavo poi l'orizzonte e di trivelle non ne ho vista nemmeno una»
Lascio da parte ogni commento alla rapida  evoluzione di Crocetta verso il renzismo e sulla sua presunzione di ammantarsi di un consenso dell’84% dei gelesi; penso che il non voto dei degli abitanti di Gela sia dovuto ad una grave sindrome di scoraggiamento.
Se questo scoraggiamento invaderà l’Italia la democrazia sarà a rischio.

Francesco Zaffuto

foto Anic di Gela - la raffineria vista dalla strada provinciale

lunedì 18 aprile 2016

L’Italia si chiama Basilicata per il resto si chiama Renzi

Se gli italiani il pozzo nero ce l’hanno sotto casa, e qualcuno glielo ha detto e fatto vedere, allora qualche riflessione la fanno; se invece sta lontano preferiscono tenere il cervello in riposo.
La Basilicata è la regione con la maggior affluenza al voto per il referendum sulle trivelle: con il 50,32% è l'unica regione ad aver "raggiunto il quorum". Maglia nera per l'affluenza invece al Trentino Alto Adige che si è fermato al 25,16%. Sempre la Basilicata conquista inoltre il record per il maggior numero di Sì, circa il 96%.
Si conferma alla grande la vittoria della matematica di Renzi, puntare sull’astensione degli italiani. Il risultato va ben oltre le stesse aspettative: l’astensione ormai strutturale di circa il 40% delle elezioni politiche diventa di quasi il 70% per un referendum difficile, mal compreso e poco dibattuto. Questo lo stato delle cose, addolcire il risultato con analisi pietose serve a ben poco; dileggiare il comportamento degli italiani poi serve solo a peggiorare le condizioni del paziente.

18/04/16 Francesco Zaffuto

mercoledì 13 aprile 2016

La matematica di Renzi

Per essere valido un referendum in Italia è necessario il quorum di votanti del 50% +1 di italiani che si recano a votare.
Il più sicuro che, il 17 Aprile,  vinca il Sì è proprio Renzi:  per questo gioca sull’astensione dicendo che la partita giocata non vale.
Renzi punta sulla sommatoria di astensionismo ormai di sistema (circa il 40%) + un astensionismo provocato dalla sua campagna di astensione per il referendum del 17 aprile;  gli basta riuscire ad orientare solo un11% di cittadini che abitualmente votano orientandoli verso l’astensione.
Il metodo è: il silenzio informativo, parlare il meno possibile sui contenuti del referendum e invitare all’astensione dicendo che è inutile andare a votare.
Se vince l’astensione dirà che è stata una sua grande vittoria e che è stato utile non andare a votare. 
 Votare o non votare è un diritto dei cittadini, ma può un'alta carica dello Stato invitare a non andare a votare?
 Se il Presidente della Corte Costituzionale dice di andare a votare mentre il Presidente del Consiglio dice di non andare a votare, qualche problema questa Repubblica ce l'ha. Sarebbe il caso che il Presidente della Repubblica dicesse qualcosa. 
Comunque, leggete bene il quesito e vedete che ne vale la pena di andare a votare.

lunedì 11 aprile 2016

17 Aprile, un SI contro la TV

Vi siete rotti le palle della TV e di tutti quelli che gestiscono la TV – andate a votare Sì al referendum sulle trivelle. Siamo all’11 aprile, a pochi giorni del referendum, e in TV  non c’è stato ancora un dibattito e una informazione dignitosa sul referendum.
Si parla continuamente delle elezioni dei sindaci che saranno svolte il 5 giugno e si tace sul referendum del 17 aprile.
Si parla continuamente del ministro dimesso Guidi e dei suoi problemi di cuore e di petrolio, ma si tace sul referendum.
Basterebbe dare una corretta informazione sul quesito, ma la TV non lo fa.
Se vince il Si ha vinto internet contro la TV. 
Se vince l’astensione ha vinto ancora una volta la TV.
Se non parla di te la TV non esisti!
Inviamo un messaggio ad amici e parenti e conoscenti: leggete il quesito del referendum.

Renzi ha stabilito per legge la concessione ad eterno delle trivelle, 
ha stabilito il contratto a tempo indefinito, non esiste per nessuna locazione, neanche per quella dei loculi dei cimiteri e lui l’ha fatto per le trivelle. 
Anche chi è a favore dello sfruttamento degli idrocarburi deve votare Sì, perché i contratti per i beni dello Stato non possono essere senza scadenza. 

sabato 9 aprile 2016

17 aprile - leggere bene il quesito

Il quesito che troveremo sulla scheda è questo:
“Volete voi che sia abrogato l’art. 6, comma 17, terzo periodo, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, ‘Norme in materia ambientale’, come sostituito dal comma 239 dell’art. 1 della legge 28 dicembre 2015, n. 208 ‘Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2016)’, limitatamente alle seguenti parole: ‘per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale’?”

Cancellando con il voto Sì frase 
‘per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale’?”

La norma diventerà
239. All'articolo 6, comma 17, del  decreto  legislativo  3  aprile 2006, n. 152, il secondo e  il  terzo  periodo  sono  sostituiti  dai seguenti: «Il divieto e' altresi' stabilito nelle zone di mare  poste entro dodici miglia dalle linee di  costa  lungo  l'intero  perimetro costiero nazionale e dal perimetro esterno delle suddette aree marine e costiere protette. I titoli abilitativi gia' rilasciati sono fatti salvi. (parte cancellata)  Sono  sempre assicurate le attivita' di manutenzione  finalizzate all'adeguamento tecnologico necessario alla sicurezza degli impianti  e  alla  tutela dell'ambiente,   nonche'   le   operazioni   finali   di   ripristino ambientale». 

Il  Parlamento, se vuole, potrà inserire un' ipotesi di riconferma della concessione, caso per caso e per un tempo ben determinato. Non potrà di certo reinserire
‘per la durata di vita utile del giacimento
Non potrà inserire una riconferma automatica e a tempo indefinito.
Sul piano logico anche chi è per uno sfruttamento limitato nel tempo e controllato dovrebbe votare Si.

Dunque, perfino quelli del NO dovrebbero votare Sì al referendum del 17 aprile, se non si vuole fare un regalo ad eternum ai petrolieri; se si vuole che alla fine di ogni “contratto trivelle” lo Stato abbia pieni poteri di confermare o non confermare la concessione del sottosuolo.
Con l’attuale legge, voluta espressamente da Renzi, si è fatto qualcosa che Berlusconi e la Prestigiacomo (allora ministro per l’ambiente non osarono fare), si è regalata la concessione con riconferma automatica fino all’esaurimento del giacimento, in pratica a tempo indefinito, ad eterno.
Un’assoluta anomalia per contratti che hanno una loro scadenza. 
 Senza neanche discernere tra un contratto e un altro, si è fatto un regalo a tutti, a prescindere dal merito di ogni singola società che usa le trivelle.
 Con questo dispositivo di legge, se lo Stato vuole rientrare nei pieni poteri e interrompere la concessione si può arrivare perfino a pagare i danni alle compagnie petrolifere.
Ma siamo matti!
Anche quelli del NO debbono votare SI, per ridare i poteri allo Stato.
LO STATO NON E’ UNA COSA PRIVATA  E NON SI PUO’ SPOGLIARE DELLE SUE FACOLTA’.
Astenersi, in questo specifico Referendum, come vuole Renzi, significa mettere il fiocco a un regalo incomprensibile.
Francesco Zaffuto

lunedì 4 aprile 2016

Panama Papers ed il forziere dei nostri santi

Una talpa, illuminata dal desiderio di sacra verità o sacra vendetta, rivela i file segreti di oltre 200 mila società offshore create dallo studio Mossack Fonseca di Panama.
Certo,  lo sapevamo che le Isole Caimans e Panama erano paradisi fiscali e luoghi di riparo per ogni sorta di tesaurizzazione privata;  ma vedere i nomi di quelli che hanno il tesoro fa un certo effetto.
Chi si aspettava che un Putin e un Camerun non si fidassero di affidare i loro tesoretti alla Russia e alla Gran Bretagna. Ad essi si aggiungono alti dirigenti cinesi, il presidente ucraino Poroshenko,  il re dell'Arabia Saudita, Salman bin Abdulaziz Al Saud e il sovrano del Marocco Mohammed VI.  E la lista dei nomi promette di ingrossarsi a dismisura. Una grande internazionale della fuga dei capitali,  per evitare il fisco nel proprio paese e per costruirsi una buona e sempre possibile residenza lontana dal proprio paese; mentre magari nel proprio paese si gioca a fare la parte degli integerrimi e si perseguitano i piccoli evasori.
 Accanto a questi isospettabili uomini politici non mancano uomini delle mafie e del cartello del traffico di droga. Non mancano rispettabili industriali che si sono stancati di fare gli imprenditori e che preferiscono il parassitismo finanziario. Non mancano poi gli arricchiti fortunati  che,  per loro qualità e per le regole del mercato,  sono stati pagati in modo esorbitante per le loro prestazioni: manager, calciatori, artisti, mediatori di affari ecc..
 Fra poco ci diranno che, tranne qualche caso problematico,  poi in fin dei conti,  era tutto regolare e lentamente tenderanno a stendere un velo fino alla totale dimenticanza, e ricominciare come se nulla fosse.
 Ma questo bubbone che sta facendo marcire il pianeta non è solo un fatto di frode e di evasione, è proprio un bubbone prodotto dalla grande ricchezza non investita e tesaurizzata. Anche il cosiddetto denaro guadagnato onestamente,  ma in modo esorbitante, va a fare parte della massa di capitale finanziario tesaurizzato, investito in speculazioni finanziarie e che non dà alcun  impulso a investimenti produttivi.
  In un mondo che abbonda di ricchezza e di spreco si stende e spande la miseria diffusa dei diseredati;  con il problema ancora insoluto  della fame di bambini denutriti  che fa arricciare il cuore.
 Una volta c’era la lotta di classe, o almeno si parlava di lotta di classe; oggi ci sono le appartenenze di religione, di razza, di etnia. Su queste appartenenze ci hanno soffiato come su un fuoco sulla paglia gli stessi grandi speculatori; non possiamo e non dobbiamo mai dimenticare l’appoggio dato dagli USA all’integralismo islamico negli anni ottanta. Sono riusciti a creare un’altra realtà, ed ora è diventata così grande che gli è quasi scappata di mano. Si parla di guerre sante con i forzieri del tesoro ben tenuti al riparo; ci sarà sempre un Hotel di lusso per ricchi in qualche isola con il mare incontaminato, mentre il resto del mondo brucia nelle fiamme della guerra e della miseria.
 Ad una internazionale dei miliardari si può solo rispondere  con l’ Internazionale dei diseredati capace di superare i conflitti  religiosi ed etnici, altrimenti è la fine.
 Nessuna nostalgia però del passato, perché se guardiamo nel passato scopriamo grandi errori: il comunismo statalista ha fallito nel suo compito; il socialismo riformista si è fatto fagocitare dallo stesso capitalismo finanziario.
  L’etica dell’uomo nuovo non si può costruire con prediche e neanche con tappe forzate. Va amata la libertà di ogni singolo uomo ma va data dignità ai bisogni essenziali di ogni singolo uomo;  va costruito faticosamente un cammino di uguaglianza preservando beni essenziali come l’aria, l’acqua e la terra.
 Non c’è una sola ricetta miracolosa;  ogni uomo che ha un’idea e una ricetta la sveli e la condivida, non abbia paura di confrontarla, non si faccia prendere dalla superbia esercitata con la parola;  la parola serve per comunicare ed  è l’unico bene umano prezioso con cui cercare la verità.
Francesco Zaffuto

domenica 3 aprile 2016

17 aprile, necessaria un’informazione esauriente

Sul referendum del 17 aprile è necessaria un’informazione esauriente e corretta, non bastano i dibattiti dove si accapigliano fautori di diverse posizioni. Qui il link di un articolo pregevole per correttezza e ampiezza d’informazione

venerdì 1 aprile 2016

TRIVELLATO IL GOVERNO RENZI

SI DIMETTE per scandalo sul PETROLIO  il suo Ministro dello Sviluppo
E NON E’ UN PESCE D’APRILE
E’ proprio vero
E’ il caso di ricordare a tutti che oltre al caso GUIDI c’è il caso 17 aprile.
Una volta, prima del Governo Renzi,  le Trivelle con i loro contratti andavano in scadenza alla fine dei loro contratti; e si vedeva caso per caso se rinnovare o non rinnovare il contratto.  Il Governo Renzi ha avuto la “brillante” idea di rendere i contratti automaticamente rinnovabili fino all’esaurimento del giacimento. In pratica una data indefinita. 
Alcune regioni si sono arrabbiate per questo provvedimento ed hanno chiesto alcuni referendum. 
Il referendum del 17 aprile si poteva evitare, bastava ascoltare le regioni e togliere questa scadenza indefinita. Il Presidente Renzi non volle trovare un accordo con le regioni. Incomprensibile la generosità con i petrolieri e l’atteggiamento scorbutico con le  Regioni, alcune amministrate dallo stesso PD.