sabato 3 ottobre 2009

Libertà di pensiero e di stampa in Italia


03/10/09
Ma, esiste in Italia la libertà di stampa?

Oggi, 3 ottobre 09, giornalisti in lotta

Le motivazioni"Non è la prima volta che è stata necessaria la mobilitazione - scrive la Fnsi - ma oggi stiamo vivendo un attacco senza precedenti: disegni di legge bavaglio, azioni forti in sedi giudiziarie, continue invettive pubbliche dei potenti, a cominciare dal premier, contro giornali e giornalisti, considerati non graditi. Ogni ferita che il sistema dei media subisce determina un forte contraccolpo alla libertà di tutti. Sosteniamo i principi e i valori dell'articolo 21 della Costituzione e tuteliamo il diritto inalienabile di ogni cittadino a un'informazione libera, completa e plurale".

Motivazioni condivisibili; si tratta delle motivazioni del giornalismo italiano che vede nella espansione politica, oltre che economica, di Berlusconi un rischio di monopolio.
Ma se se si vuole veramente lottare per la libertà di pensiero e per la libertà di stampa queste motivazioni non bastano: la libertà di divulgazione del pensiero attraverso la stampa non può essere solo un riserva dei giornalisti professionisti, è una libertà di ogni uomo.
Nel nostro paese i giornalisti non debbono dimenticare i limiti imposti alla libertà di stampa con le norme che sono in vigore già dal 1948.
La Costituzione italiana con il suo articolo 21 così recita:
Art. 21.Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.
Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell’autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l’indicazione dei responsabili.
In tali casi, quando vi sia assoluta urgenza e non sia possibile il tempestivo intervento dell’autorità giudiziaria, il sequestro della stampa periodica può essere eseguito da ufficiali di polizia giudiziaria, che devono immediatamente, e non mai oltre ventiquattro ore, fare denunzia all’autorità giudiziaria. Se questa non lo convalida nelle ventiquattro ore successive, il sequestro s’intende revocato e privo d’ogni effetto.
La legge può stabilire, con norme di carattere generale, che siano resi noti i mezzi di finanziamento della stampa periodica.
Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le violazioni.

Nell’articolo 21 dopo l’affermazione generale di ampio respiro come: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.”, si passa a precisazioni su possibili limiti. Si prevede il sequestro anche in caso di “violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l’indicazione dei responsabili”.Questa precisazione sui possibili limiti sarà tradotta successivamente in una visione ancora più restrittiva dalla legge n. 47 dell'8 febbraio 1948, dove vengono istituiti: l’Ordine dei giornalisti, l’obbligo di registrazione di ogni periodico al Tribulale e l’obbligo di indicare un direttore responsabile con la qualità di iscritto all’Ordine.
Nei fatti qualsiasi foglio di carta scritta, con su apposto un titolo, che viene periodicamente distribuito, deve avere un direttore responsabile iscritto all’Ordine dei giornalisti. Questo è lo stato delle cose nel nostro paese, nonostante tutte le manifestazioni sulla libertà di stampa dal ’48 ad oggi, nonostante la ventata libertaria del ’68, nonostante l’uso e l’abuso in politica della parola libertà.

In passato nel nostro paese c’è stato un referendum promosso dai Radicali per l’abolizione dell’Ordine e per realizzare un pieno esercizio di libertà per tutti i cittadini nella divulgazione di pensiero, informazioni ed opinioni. Quel Referendum del 1997 fu affossato dal silenzio degli stessi giornalisti, che in tanti non si schierarono per la libertà di stampa; non si raggiunse il quorum (votarono solo il 30% degli aventi diritto – il 65,5% disse Sì all’abrogazione).

Oggi, addirittura, ci sta in campo una proposta di legge Pecorella-Costa che vuole allargare i privilegi dell’Ordine ai siti internet e ai Blog.
E’ il caso, dopo questa giornata di lotta per la libertà di stampa del 3 ottobre 2009, che i giornalisti si ritengano in dovere di esprimersi per la libertà di espressione e di stampa per ogni uomo, perché fa parte di diritti di libertà inalienabili.
Allora No al monopolio di Berlusconi nelle televisioni
Ma anche No al monopolio dell’Ordine di Giornalisti sulla stampa periodica.
Ma anche No alla proposta Pecorella – Costa


francesco zaffuto
(immagine – “alla ricerca della libertà” china © francesco zaffuto link Altre allegorie)

2 commenti:

  1. Gli ordini professionali resistono solo in Italia. Nella fattispecie, l'Ordine dei giornalisti è anacronistico per il fatto che
    chiunque abbia avuto rapporti di lavoro con organi d'informazione ha diritto di essere
    considerato "giornalista" della carta stampata
    o della televisione e della radio.
    Negli Stati Uniti, stato "liberal" per eccellenza, viene riconosciuta anche la figura di "freelance", per quelli, cioè, che svolgono il mestiere di giornalista liberamente, senza
    rapporti con una precisa testata.
    Si capisce come la professione non può essere
    imbavagliata, e la libertà è garantita dal fatto che il lavoro è svolto solo grazie ad una
    professionalità evidente e non formale.
    Abolizione dell'art. 32 0 36, è il primo passaggio per mostrare quanto l'informazione italiana voglia essere indipendente e competitiva.
    Antonio Tateo, ex collaboratore de "Il Tempo"
    quotidiano ai tempi di Angiolillo, de "Il Lombardo" settimanale della famiglia Mazzotta,
    de "La Voce della Campania", quindicinale
    campano diretto da Matteo Cosenza e caporedattore del periodico di marketing territoriale "La terra del tartufo".

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  2. E' dittatura anche l'impedire di manifestare il proprio pensiero, come nel caso della visita del Papa a Palermo.Infatti la polizia ha impedito ad alcuni di esporre gli striscioni che riportavano lafrase del vangelo "la mia casa è un luogo di preghiera e ne avete fatto una caverna di ladri".Lory

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