mercoledì 30 giugno 2010

Età pensionabile

immagini su: http://libomast-digiart.blogspot.com/2010/06/eta-pensionabile.html

Ci sono alcuni che non vogliono andare in pensione: rettori e docenti ordinari di università, politici centenari, cardinali, imprenditori di successo... Come mai? Segno è che il lavoro quando è lucroso, poco faticoso e soprattutto quando è all'insegna del riconoscimento esistenziale, soddisfa. Quando si sta in bilico sul ponteggio del cantiere o, come maestra di asilo, occorre tenere a bada 28 bambini, allora si contano i giorni per andare in pensione. Quello che invece ci viene proposto è un calcolo meccanico e matematico.L'essere umano non è un calcolo meccanico. Occorre una riflessione complessiva sul lavoro: è impossibile fare le stesse cose a 30 anni e a 60 anni. Occorre un sistema pensionistico che tenga conto di più fattori e di aspetti di flessibilità. Occorre anche liberarsi da molti luoghi comuni: i giovani non saranno danneggiati dalla spesa pensionistica di oggi, ma dalla precarizzazione diffusa dei rapporti di lavoro legata ai nuovi meccanismi del sistema contributivo pensionistico del futuro.Le nuove pensioni saranno legate ai soli contributi effettivamente versati, un precario può versare contributi molto ridotti; un precario continua a rimanere precario anche perché non si trovano posti fissi perché sono occupati da quelli che non riescono ad andare in pensione. Siamo di fronte ad un problema complesso che va affrontato in tutta la sua complessità altrimenti, nella semplicità, ci lascia le penne come al solito il più debole.
30/06/10 francesco zaffuto
altri interventi
http://liberalvox.blogspot.com/2010/06/in-pensione-sempre-piu-tardi-e-con-meno.html

2 commenti:

  1. Francè tu pretendi troppo da questa cricca di scansafatiche... Questi se ne fregano, perchè hanno accumulato beni che gli consentono di far mangiare i loro figli e i figli dei loro figli, e quindi hanno altro a cui pensare oramai... Il sistema pensionistico è da rifondare, visto che le ultime modifiche hanno reso ancor più nero il futuro di tutti, dai più ai meno giovani...

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  2. A proposito di pensioni, riporto un mio intervento sul blog di Grillo
    http://www.beppegrillo.it/2010/07/ogni_euro_rispa.html
    Il tema proposto dal blog di Grillo
    INPS: primo consiglio: "Ogni euro risparmiato è un euro guadagnato".
    "Sono una ragazza neolaureata in Giurisprudenza. Sono andata a chiedere il riscatto degli anni di laurea all'INPS e lo stesso commesso mi ha sconsigliato di versare la modica cifra di ben 5.000 euro x ogni anno. Sinceramente pensavo molto meno, ma al di là di questo, versare 20.000 € per una pensione che forse non vedrò mai e aiutare lo Stato a pagare le pensioni di chi oggi di pensioni ne prende 2, beh questo proprio no." Valentina Felici
    Il mio intervento
    Occhio! Il ridimensionamento dell'INPS come istituto pubblico e il decollo dei fondi privati sono stati i punti cardini dell'ultima fregatura.
    Come prima domanda occorre chiederci: se vogliamo la pensione come istituto di solidarietà sociale o se siamo per l'ognuno pensi per sé?
    A mio avviso la pensione deve essere solo pubblica: una prima fetta di pensione, la cosiddetta minima da assicurare a tutti i vecchi, perché la vecchiaia è un problema sociale, deve derivare dalla fiscalità sociale, in poche parole dalle stesse imposte che in vario modo si pagano. Questa fetta di pensione minima di sopravvivenza va data a tutti (dico tutti), indipendentemente dai contributi versati.
    La seconda fetta deve derivare dalla contribuzione obbligatoria nei periodi di lavoro; sempre con il criterio della solidarietà e per costruire una pensione dignitosa ai lavoratori e non super pensioni per pochi.
    La pensione deve essere una sola e costruita da queste due parti di solidarietà sociale e deve essere pubblica.
    Gli anni di università, quelli necessari ed espressamente richiesti per accedere ad un lavoro, fanno parte dei requisiti del lavoro stesso, sono anni di fatica non retribuita e a mio avviso debbono essere coperti ai fini contributivi e non debbono comportare un esborso per il lavoratore.
    Altre forme di risparmio privato, che possono anche essere incentivate, non si possono considerare come pensione e vanno lasciate al regime assicurativo privato.

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