venerdì 20 febbraio 2015

Non era solo colpa della birra

Roma 19 febbraio 2015
Certo non usciva birra dalla fontana di Piazza di Spagna, e anche se fosse uscita birra era ingiustificabile quel comportamento. Un po’ di birra non può trasformare gli uomini in bestie. Gli olandesi sono uno tra i popoli più pacifici, se guardiamo alla Storia abbiamo dagli olandesi esempi di civiltà e di solidarietà che non è facile trovare in Italia, eppure una tifoseria olandese è stata capace di tali atti, ed anche altre tifoserie di altri paesi hanno dato pessimi esempi.
 Il calcio non è uno sport individuale, valorizza al massimo il gioco di squadra,  l’appartenenza alla squadra può diventare nell’immaginario qualcosa che va oltre lo stesso sport e sfociare nella contesa dell’appartenenza.
 L’eccesso di alcol può portare in alcuni individui a straparlare, in altri a qualche stupido litigio;  ma se porta a scenari di guerriglia cittadina c’è qualcosa di più. Non si tratta di singoli individui ma di un gruppo in eccesso di alcol e cementato insieme dallo spirito di parte. Lo spirito di parte è uno spirito di guerra, nel gruppo molti individui perdono il controllo delle proprie azioni e si confanno alle azioni che si stanno producendo, l’azione può essere iniziata da un qualsiasi capofila e si propaga.  Ma lo spirito di parte non si costruisce per virtù magiche o solo perché delle persone si trovano accidentalmente insieme;  si costruisce in una continuità di vicinanza, confidenza, condivisione di stili, condivisione di messaggi, adunanze, discorsi, abitudini, pratiche. Le tifoserie hanno qualcosa che le fanno somigliare ad eserciti, confraternite religiose, scuole di pensiero, partiti politici. Il gruppo si frequenta e costruisce il suo spirito e se il messaggio prevalente è quello del contendere con altri gruppi avanza lo spirito di guerra.
 Allora le misure di polizia, le punizioni, le ammende pecuniarie, le espulsioni dai campi di gioco di particolari tifosi sono tutti strumenti che possono e vanno usati con determinazione per scongiurare futuri spiacevoli eventi; ma alla base occorre l’educazione, una educazione che deve basarsi sul riconoscimento dell’individuo singolo e sulla responsabilità di ogni individuo singolo. Solo un’educazione al rispetto del singolo uomo ci può salvare da guerre di popoli, di partiti, di tifoserie.
20/02/15 francesco zaffuto


5 commenti:

  1. Tifoseria è una parola ambigua che raduna persone che tifano per una determinata squadra e altre che cercano e trovano occasioni per sfogare i propri istinti. E in Italia pososon farlo senza pagare troppo pegno. Qui tutto è permesso e non lo dico io ma gli stessi stranieri. Ordine e giustizia debbono essere al primo posto, nella nostra amata nazione, altrimenti daremo casa al peggio.
    Ciao

    RispondiElimina
  2. E' proprio quello che manca oggi, soprattutto da noi: il rispetto dell'uomo.
    E' una educazione che deve partire dalla famiglia di origine e continuare lungo tutti gli anni degli studi a carico della scuola.
    E comunque l'episodio di Roma mostra quanto debole sia il nostro Stato o forse troppo distratto da interessi personali.

    RispondiElimina
  3. Tifoso, affetto da malattia contagiosa.
    E se a pagare i danni fossero le società sportive? Forse sarebbero motivate a partecipare attivamente all' educazione dei loro e altrui tifosi.
    Ma la fantasia, si sa, tende a galoppare!

    RispondiElimina
  4. Ci vorrebbe più controllo verso i gruppi di tifoseria.
    Ce ne sono anche da noi e non è mai cambiato il senso di ansia quando casualmente passo davanti alle loro sedi.
    Non dovrebbe essere così...gioco = divertimento e null'altro...
    Quant'altro ci sarebbe da dire...quant'altro...
    Grazie per aver posto l'attenzione su questo accadimento.
    Ciao Francesco.

    RispondiElimina