giovedì 15 aprile 2010

Il Banco di Sicilia è una banca del Nord

Diamolo a Bossi, visto che recentemente ha detto:
"E' chiaro che le banche più grosse del nord avranno uomini nostri a ogni livello. La gente ci dice prendetevi le banche e noi lo faremo".

In un antico studio Gino Luzzato , “L’economia italiana dal 1861 al 1894”, descrisse il ruolo del Banco di Sicilia come pompa di denaro dal sud verso il nord. Agrari, possidenti e piccoli risparmiatori depositavano presso il Banco di Sicilia, ricevevano come sempre interessi molto limitati, e il Banco di Sicilia nell’operare il credito privilegiava le aziende in decollo produttivo del nord. Non c’era niente di strano, era nella logica del capitalismo, il credito prendeva la strada del migliore investimento; perciò se al sud non c’erano iniziative industriali di sviluppo quel denaro prendeva la via del credito verso il nord, importanti filiali del Banco di Sicilia hanno da circa centocinquanta anni operato nel nord d’Italia, buona parte delle fortune industriali del nord è stata costruita anche con quell’esercizio del credito.

Oggi nell’epoca delle grandi concentrazioni bancarie il Banco di Sicilia è un fantasma di se stesso, già da tempo è caduto nei processi di concentrazione bancaria di Unicredit. Tutti i giornali economici del 14 aprile hanno dato la notizia che il consiglio di amministrazione di Unicredit ha sancito la fusione di sette banche controllate (UniCredit Banca, UniCredit Banca di Roma, Banco di Sicilia, UniCredit Corporate Banking, UniCredit Private Banking, UniCredit Family Financing Bank, UniCredit Bancassurance Management & Administration); si fonderanno nella capogruppo Unicredit S.p.A. Saranno salvaguardati solo per l’immagine tre marchi (UniCredit Banca, UniCredit Banca di Roma, Banco di Sicilia), un modo come l’altro per ricordare ai clienti che stanno continuando a bere la stessa birra.
Nei fatti il Banco di Sicilia smetterà di esistere dal primo novembre 2010, proprio quando sono in scadenza il cda del Banco di Sicilia e i patti parasociali con la Regione Siciliana, che obbligavano il gruppo Unicredit a non intaccare gli organi di autonomia decisionale del banco. Il presidente della Regione siciliana conterà come il due di picche in tema di nomine bancarie presso il Banco di Sicilia.
Nonostante questa realtà che rivela quanto i grandi istituti di credito siano più forti della politica, il leader della Lega Lombarda Bossi ha regalato al suo popolo queste frasi: "E' chiaro che le banche più grosse del nord avranno uomini nostri a ogni livello. La gente ci dice prendetevi le banche e noi lo faremo".
Palenzona vice presidente di Unicredit, ha liquidato ogni polemica con questa battuta: "Non lo so, non ho capito bene, bisogna chiederlo a Bossi. Che vuole fare, un'Opa? Il mercato è contendibile”.
Certo se i leghisti si accontentano della nomina di un nuovo amministratore come Piccini, come ha fatto Luca Zaia che ha detto di apprezzare la scelta di un "uomo del Nord", chi si accontenta gode.
In realtà il potere delle Super banche concentrate è diventato enorme; non sono certo dei controllati, sono in realtà i controllori della realtà economica, politica e sociale: assorbono depositi senza dare un becco d’interessi, chiedono interessi a limite dell’usura per il credito concesso, continuano a comprare immobili, pagano ai loro amministratori cifre da capogiro, finanziano tutte le operazione speculative per le aziende che decidono di operare all’estero e per il commercio delle armi, sono in grado di orientare uomini e decisioni della politica.

Controllo della politica sulle banche non significa mettere qualche proprio uomo nei consigli di amministrazione ma legiferare in materia di credito: limitare le grandi concentrazioni bancarie che hanno potato solo aumento degli aspetti speculativi finanziari; determinare un minimo di interesse per i depositanti; limitare gli interessi usurai; esercitare anche un'attività pubblica nel credito senza nessuno scandalo per questa società capitalista; non si capisce perchè si parla tanto di sussidiarietà e si vuole il dominio incontrastato del privato in campo bancario; riportare le Poste ad ente pubblico in collegamento con la Cassa depositi e prestiti.
15/04/10 francesco zaffuto
Un ricordo di attività bancarie leghiste
link suggeriti da libomast
(immagine “la mano nel piatto” fotocomposizione © liborio mastrosimone http://libomast1949.blogspot.com/)

3 commenti:

  1. Penso che la realtà dei rapporti politica-banche sia un po' meno semplice ed unidirezionale. Che la politica sia soggiogata dai banchieri non è reale, che alla politica faccia comodo un certo sistema bancario è quasi reale, che politica e sistema banche siano conniventi e alimentano il loro consenso in maniera bidirezionale è elementare. Alle banche è consentito fare il signoraggio non perché più potenti, ma perché così "FANNO SOGNA'" la politica.

    http://cordialita.blogspot.com/

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  2. Sì, è un intreccio. Ma è necessaria una politica che non si lascia affascinare dal collocare alcuni suoi uomini nel sistema bancario e neanche dalla possibilità di fare arrivare credito ad imprese amiche; una sana politica verso le banche dovrebbe avere a cuore la tutela del risparmio e l'accesso al credito. saluti francesco

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  3. Per saperne di più :
    http://www.siciliainformazioni.com/giornale/economia/84907/banchetto-suoi-commensali-strana-storia-cinque-grandi-alberghi-siciliani-suoi-fortunati-acquirenti.htm

    http://www.siciliainformazioni.com/giornale/politica/86792/stand-banche-nord-contrapporremo.htm

    vorrei aggiugere "La Regione Siciliana è stata ed è molto generosa con ...." prima ha donato al BDS - domani donerà a Intesa Sicilia? Un' altra banca del Nord che aprirà in Sicilia.
    Saluti Liborio.

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