domenica 31 luglio 2011

Salvarsi in due


L’allarme lanciato da Agire per il Corno d’Africa, dove carestia e guerra si sommano per la distruzione di popoli in fuga, viene ripreso da diversi giornali. In questo blog faccio il mio dovere di pubblicarlo, ed ho inviato via c/c postale la mia piccola somma


http://www.agire.it/it/appelli_di_emergenza/africa_orientale.html


MA NON BASTA, NON BASTA!


Chi ha una responsabilità politica, ha anche la responsabilità di intervenire.


Accettare come un fatto ineluttabile la morte per fame e per sete porta alla distruzione del mondo e rende i cuori più duri del granito. Non è giustificabile neanche la scusa della grande crisi economica.


E’ possibile salvarsi in due.


Oggi la crisi che attanaglia il mondo è aggravata dalla speculazione finanziaria che con le sue operazioni di breve periodo attacca Stati e imprese. La strada della Tobin tax per frenare la speculazione finanziaria è stata più volte proposta nelle assise internazionali ma si è evitata di perseguirla per non schiacciare i piedi ai grandi speculatori.


http://it.wikipedia.org/wiki/Tobin_tax


Con questa strada ci si può salvare in due, possono essere raccolti fondi per intervenire con aiuti nelle disgrazie del mondo e si può porre un freno alla speculazione che sta distruggendo le economie dei paesi ricchi.


Fino ad ora solo timide proposte nei G20 e scuse per non affrontare il problema.


30/07/11 francesco zaffuto


immagine – “noi”- acrilico e figure © arianna veneroni http://www.flickr.com/photos/arive11/

nota descrittiva dell'immagine per disabili visivi

due figure umane, appena accennate, in un cielo grigio sembrano cercarsi senza possibilità d’incontro; ma le tracce di azzurro, che faticosamente emergono, fanno sperare

2 commenti:

  1. Purtroppo quel povero popolo è oggetto di sperimentazione e quel territorio troppo importante da un punto di vista strategico...

    RispondiElimina
  2. Tra l'altro una parte non secondaria di responsabilità la recano gli ultimi governi italiani della cosiddetta Prima Repubblica.

    RispondiElimina