giovedì 20 febbraio 2014

il limite per Renzi

Il limite di Renzi si chiama Alfano e si sintetizza soprattutto in queste sue parole “illuminanti”: "Mai la patrimoniale. Se si ha in mente di fare la patrimoniale, il Nuovo Centrodestra non è disponibile".
 La questione patrimoniale fu già un limite per i governi Monti e Letta:  tra i ministri del governo Monti ci stava il ministro Passera che aveva adombrato la possibilità di ricorrere a una patrimoniale, ma con un Berlusconi dentro la compagine di appoggiò al Governo l’argomento divenne subito tabù; il governo Letta successivamente è rimasto impantanato per mesi a discutere su come camuffare l’IMU per renderla il meno somigliante possibile a una patrimoniale. Anche se in diversi paesi capitalistici esistono imposte sul patrimonio in Italia la destra ha fatto della battaglia contro ogni imposta patrimoniale una specie di bandiera di appartenenza.  Un sistema impositivo se non si basa su una equa divisione del carico fiscale tra redditi, consumi e patrimonio rischia di soffocare i suoi aspetti produttivi.
 Veniamo al dunque del possibile futuro governo Renzi.
 Uno dei principali obbiettivi di Renzi (da lui esplicitato) è la riduzione del cuneo fiscale, in modo da accrescere di circa 100 euro al mese i salari e far riprendere i consumi, lo stesso Renzi ha parlato della necessità di reperire per questa operazione circa 20 miliardi. Come fare?
 Se si vuole ridurre il cuneo fiscale in modo consistentenon basta il risparmio sui costi della politica da concretizzarsi  tra qualche anno, e neanche stare a sognare una ripresa che si possa manifestare per virtù magiche.
  Con le imposte sul reddito (IRPEF e IRPEG)  vengono colpiti i redditi di lavoro e di impresa, e a queste due imposte si aggiunge sempre sui settori produttivi  l’IRAP che viene calcolata addirittura su un valore che non sempre si traduce in guadagno. Se si vuole agire sul cuneo fiscale non si possono di certo diminuire i contributi INPS, INAIL, che servono per la pensione e per la tutela sugli infortuni;  occorre necessariamente agire su IRPEF, IRPEG ed IRAP, e ogni diminuzione di queste imposte diventa un minore introito per lo Stato. Il minore introito non può essere sostituito neanche con un aumento di IVA e accise sulla benzina  già sono alti.   La strada di modificare il sistema impositivo, riducendo il gravame di IRPEF, IRPEG e IRAP, e per il mancato introito provvedere  in parte riducendo le spese superflue e in parte facendo leva su una  patrimoniale, è una strada necessaria.
 Tassare il patrimonio non è semplice ed occorre studiare con attenzione  la  sua composizione  e analizzarlo in tutti i suoi aspetti. Occorrerà distinguere tra modesti patrimoni e grandi patrimoni, tra patrimoni produttivi legati ad imprese e patrimoni improduttivi. Non si tratta di aumentare il carico fiscale ma diminuirlo e meglio distribuirlo sulla ricchezza. Le aziende in produzione potrebbero avere un beneficio sul reddito d’impresa e se si riesce a diminuire il cuneo fiscale anche i salari potrebbero aumentare facendo ripartire i consumi interni.
 Una questione difficile ma che si può affrontare, ma con un Alfano che non ne vuole neppure parlare non si può andare lontano,  di conseguenza Renzi si potrà trovare per l’economia a vendere aria fritta.
20/02/14 francesco zaffuto

Immagine – cartello segnaletico di limite invalicabile per zona vigilata

1 commento:

  1. Una raccolta di boiate che si apre con l'Internazionale e la comica di "anche se in diversi paesi capitalistici", come se esistessero "paesi non-capitalistici" e prosegue saltando a piè pari la verità ultima della situazione italiana e cioè che ci sono MILIONI e MILIONI di Italiani che vivono di sussidi statali e prebende di varia natura. Tutti questi votano la cosiddetta "sinistra" con il ridicolo mascheramento della "giustizia sociale" ma in realtà allo scopo di tirare il collo il più possibile agli altri Italiani che di fatto si sobbarcano il costo dell'assistenzialismo statale e dell'apparato burocratico che lo organizza, lo gestisce e lo tutela, oltre che ovviamente farne parte integrante.

    La Costituzione quando dice che l'Italia si fonda sul lavoro non vuol dire che lo Stato ti deve provvedere di un reddito assumendoti con un concorso fasullo per svolgere una mansione fittizia. Vuol dire l'esatto opposto, che lavorare è un dovere. Lavorare nel senso di produrre qualcosa, non lavorare nel senso di leggere la gazzetta o passare la giornata al bar.

    Inoltre, un Italiano potrebbe accettare di dare un rene alla patria ma bisognerebbe anche spiegarli quale sarebbe il piano. Perché se il piano è una cosa come Landini che dice che lo Stato deve dare soldi alla FIAT per produrre l'auto elettrica oppure l'idea bambinesca di sostituire gli operai delle fabbriche con i "lavoratori della cultura", allora è chiaro che l'Italiano si ribella. Sempre ovviamente se non appartiene alle categorie tutelate e privilegiate che godono solo i vantaggi dello spreco di denaro pubblico.

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