mercoledì 15 gennaio 2014

viaggio nell'Italia avvelenata

Ci sono dei post che è opportuno ripetere in rete perché rivestono una particolare importanza e questo è uno di essi. L’ho trovato oggi sul blog del Cavaliere oscuro del web, si tratta di un articolo del 29 novembre 2013 del sito Unimondo.org di cui permane l’attualità e il peso ….
Entro vent’anni gli abitanti di numerosi comuni del Casertano “rischiano di morire tutti di cancro” a causa dei rifiuti pericolosi interrati nel territorio. Continuano a far tremare le parole del pentito Carmine Schiavone, pronunciate in un’audizione alla Commissione ecomafie del 1997 e rese pubbliche solo poche settimane fa da parte della Camera. Un segreto che, in realtà, tanto segreto non era: lo conoscevano le organizzazioni criminali che su quei veleni hanno fatto miliardi, così come gli industriali conniventi e, naturalmente, le istituzioni; ne erano più o meno consapevoli le persone del luogo che continuano ad ammalarsi e morire, lo conoscevano e lo conoscono i gruppi spontanei dei cittadini che, stanchi di subire in silenzio, hanno finalmente alzato la testa e il 16 novembre, come un “fiume in piena” (questo il nome del movimentoorganizzatore) hanno sfilato in 100mila per le strade di Napoli per stilare un programma di proposte e azioni concrete e dire finalmente, una volta per tutte, “no al biocidio” nella cosiddetta “Terra dei Fuochi”.
Ma cosa significa biocidio? Lo spiegano bene i due autori del coinvolgente libro-inchiesta “Il paese dei veleni (Biocidio, viaggio nell’Italia contaminata)”, Andreina Baccaro e Antonio Musella, che con il termine intendono il danneggiamento del Dna dei cittadini che vivono a ridosso dei mega-impianti produttivi e delle zone più inquinate d’Italia a causa dello smaltimento abusivo di rifiuti speciali. “Una mutazione genetica – scrivono – che ha causato la drastica riduzione, per gli italiani, delle aspettative di vita in salute, cioè gli anni che ci si può aspettare di vivere prima di essere colpiti da patologie cronico-degenerative”. Insomma, se pure il tenore di vita si è alzato e si vive di più, ci si ammala prima a causa delle condizioni ambientali. È il cosiddetto “virus del benessere”, radicato in tutte quelle terre avvelenate da incuria, sfruttamento indiscriminato, abuso e malaffare, che non si limitano al solo territorio campano ma che riguardano tutto il nostro paese: da Napoli a porto Marghera, da Taranto a Brescia, passando per il Lazio e la Sardegna con i suoi poligoni militari e raffinerie petrolchimiche.
“Sarebbe ora di smetterla di parlare di miracolo economico italiano e iniziare a parlare di disastro” affermano Baccaro e Musella, secondo cui il sistema economico italiano dal dopoguerra ad oggi si è fondato su un’industrializzazione malata, basata sull’azzeramento totale di qualsiasi vincolo ambientale e del rispetto della salute dei cittadini. A questo si aggiungono gli sversamenti abusivi nell’ambiente di rifiuti e fanghi di ogni tipo, il lato oscuro di questo miracolo italiano “che dietro la facciata del benessere e del lavoro per tutti, ha nascosto una realtà fatta di scorie e rifiuti tossici, di diossine e benzoapirene, piombo e arsenico”. Il tutto è frutto di un sistema ben collaudato, che vede l’intreccio indissolubile della criminalità organizzata con la politica, insieme all’omertà di una popolazione sotto il giogo del ricatto occupazionale e che può solo scegliere di quale morte morire.
Secondo i dati Ispra citati nell’inchiesta, in Italia i siti potenzialmente contaminati sono circa 15mila. Fra questi, oltre 3.400 sono stati dichiarati già contaminati. Se aggiungiamo gli oltre 1.500 siti minerari abbandonati censiti e le aree dei Siti d’Interesse Nazionale (Sin) si avrà in totale circa il 3% dell’intero territorio italiano e oltre 330mila ettari di aree a mare. Proprio i Sin sono le aree più gravemente inquinate e per le quali lo Stato italiano ritiene indispensabile la bonifica. In teoria.  Perché dal 1997, anno in cui sono stati istituiti, di siti ne sono stati bonificati soltanto due su 57 (Bolzano e Fidenza). Eppure, dalle casse dello Stato sono partiti milioni su milioni di euro, tutti finiti in studi e consulenze che non hanno portato a nulla.
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Fonte: Unimondo.org 

Autore: Anna Toro
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Articolo tratto interamente da Unimondo.org 

4 commenti:

  1. Si, l'avevo letto. Un articolo angosciante che ti fa disperare di un futuro meno disastroso e di una società più onesta.

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  2. Sì, è disperante sapere come la nostra bella Italia si stia avvelenando. Anni fa parlarono di un intero paese, mi pare veneto, dove era rimasta una sola abitante... gli altri morti di cancro a causa del forte inquinamento. Avevano persino lastricato le strade con materiali inquinanti!
    Il posto di lavoro non può essere legato alla legalità dei comportamenti delle aziende perchè in altri luoghi si fa profitto rispettando le regole.
    La politica, lì occorre una forte bonifica.

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  3. Purtroppo i disastri in Italia sono molti e non dimentichiamo un'altra situazione ad altro rischio: Brescia.
    Saluti a presto

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  4. La nostra cara Italia che purtroppo è stata avvelenata dai profitti!!!
    Tomaso

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