giovedì 3 febbraio 2011

Arte da bere - Kandinsky a Milano

Ecco il falsohttp://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/11_febbraio_2/falso-quadro-kandinsky-truffa-181383304951.shtml
Lo avrebbe comprato per 3 milioni di euro, lo avrebbe appeso nel salotto della casa protetta di antifurto, e alla prossima visita degli amici avrebbe detto: “Sì, è un Kandinsky, penso di avere fatto un affare”.

Ecco il vero Se si fa una passeggiata sui navigli a Milano, nei giorni della fiera, si possono trovare diversi quadri di pittori giovani, e anche meno giovani, che ci colpiscono per i colori e per le forme. Qualcuno di quei quadri , che ci è piaciuto, lo possiamo comprare e portarlo a casa per cifre che difficilmente superano i 200 euro. Ma quei pittori che espongono per la strada raramente riescono a vendere i loro quadri.
Lo sprovveduto salumiere che, osservando i quadri del pittore che espone sul marciapiede, è rimasto affascinato da un mucchio di papaveri e da una donzella che li raccoglie, dopo avere domandato il prezzo, si pone la domanda: “Ma li vale duecento euro?” . Ma certo che li vale : ci sono almeno due giorni di lavorazione, la cornice, le spese per pennelli e colori, e i giorni passati in strada di quello strapazzato pittore che tenta di vendere il suo quadro. Ma il titubante salumiere frena e censura il suo primitivo istinto di piacere: “No, e se poi neanche li vale , che figura ci faccio. Non è un buon investimento”. Rinuncia all’acquisto. Lo stesso sprovveduto salumiere comprerà in una galleria, qualche giorno dopo, per settecento euro la copia n. 425 di un noto pittore, con tanto di firma e atto di certificazione , tornerà a casa sicuro di avere fatto un buon investimento, attaccherà il quadro nel salotto, e anche se non gli piace farà degli sforzi per farselo piacere.
Prima di emettere un giudizio sulla singola opera che si percepisce e che si ha sotto gli occhi, parlo di un giudizio semplice tipo: “Mi piace, non mi piace”, l’osservatore cerca assicurazioni di valore. Questo è lo stato dell’arte in pittura oggi, se un’opera non è accompagnata da parole e certificazioni non ha alcun valore neanche per i pochi euro dei tempi di lavorazione. Mentre nei secoli passati anche mediocri artisti riuscivano in qualche modo a lavorare , sia pure ai margini di un artigianato pittorico, oggi sono totalmente espulsi dalla possibilità di produrre qualsiasi forma d’arte.
Non mi piace fare il tifo per i ladri e gli imbroglioni, nonostante le simpatie di tutta la cinematografia mondiale; ma nel caso del mercato dell’arte bisogna riconoscere che attraverso la loro opera di mistificazione riescono a demistificare.
03/02/11 francesco zaffuto
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Immagine - il falso attribuito a Kandinsky - l’immagine è un po’ sfocata poiché trattasi di ulteriore riproduzione dal giornale – Corriere della sera del 03/02/11 .

6 commenti:

  1. E' incredibile, siamo diventati così conformisti da non avere più il coraggio delle nostre scelte. Un po' come con gli abiti: devono essere griffati. Quando arriva un falso che non si distingue dal vero neppure sotto una lente d'ingrandimento, si grida alla truffa. E in effetti truffa è. Si è rubata l'idea dell'originale. Nel mercato dell'arte, il discorso è ancora più complesso e più serio.
    Quel salumiere che tratteggi così bene, Francesco, è ormai un archetipo.
    Ciao,
    Lara

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  2. Cara Lara,
    non voglio togliere nulla ai critici e alla storia dell'arte; ma purtroppo siamo arrivati al punto di non riuscire a guardare un'opera in sè. Penso che se ci poniamo di fronte a Guernica, pur nella difficoltà di capire il cubismo, riusciamo a percepire di essere di fronte a qualcosa che emana una forza in sè. Se ci poniamo di fronte ad un'opera minore di Picasso l'effetto non è lo stesso ed abbiamo bisogno della firma e di qualche certificazione. Forse mi sbaglio, ma se non riusciamo a credere che l'opera possa avere in sè la capacità di comunicare e trasmettere sensazioni, finisce anche la voglia di dipingere. Tutta la seconda metà del novecento è stata all'insegna della crisi dell'arte pittorica, qualcuno dice che è definitivamente tramontata, mi auguro di no per le nuove generazioni.

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  3. Mia figlia frequenta il DAMS di Bologna, dopo aver frequentato il liceo artistico e l'accademia di Belle Arti. Spesso mi piace scambiare opinioni con lei. Tempo fa ha dato un esame sulla storia della fotografia. Molto in sintesi il corso voleva dimostrare che tutto era finzione, anche la foto - ma, soprattutto che ora, per la pittura non c'è più posto. Tutto sopraffatto dalle nuove tecniche.
    Secondo me, la voglia di dipingere non si può eliminare e neppure la pittura. E non importa che l'opera pittorica sia di un artista conosciuto, importa che sappia parlare al nostro animo.
    Ciao Francesco,
    Lara

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  4. a Laura
    In qualche modo ha ragione anche chi dice che l'arte si rinnova per le tecnologie. D'altronde abbiamo già un secolo di fotografia e di cinema e ora abbiamo tecnologie computerizzate anche in arte. Ma quello che temo non è questo rinnovamento, anche se rimango affezionato al pennello; quello che temo è il non scegliere, il non meravigliarsi, quel griffato conformista di cui tu parlavi. Buona serata.

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  5. Ho avuto il piacere di ammirare le opere di Kandinski tanti anni fa a Venezia e lì ho conosciuto pittori che dipingevano in Piazza San Marco bellissimi acquerelli che vendevano. Le persone li comperavano perché erano belli, non per il "nome". Conosco giovani pittori alcuni usano tecniche innovative, altri il pennello facendo un lavoro di ricerca sulle tecniche e sui colori nella loro armonizzazione. Non credo che il pennello morirà tanto facilnente, anche se ci sono quelli che lo disprezzano...

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  6. ad I am
    per non farlo morire regalare qualche pennello ai bambini
    ciao

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