mercoledì 16 febbraio 2011

La dea Fortuna


Puoi nascere in uno dei villaggi affamati dell’Africa o in una famiglia borghese dell’Europa, puoi nascere con delle malformazioni congenite come puoi nascere sano, puoi aver l’attitudine per la matematica o cominciare ad avere difficoltà già dalle quattro operazioni. Quali spiegazioni per tali eventi? Un destino che tu stesso hai determinato nelle vite precedenti? Una preordinata volontà di un dio che vuole metterti alla prova? Un mero accidente causale determinato dalle condizione di vita del pianeta? Si può tentare di trovare delle motivazioni che hanno originato i vari elementi al momento della nascita e resta sempre una parte di mistero. Ma se ci limitiamo alla sola descrizione degli eventi che si sono determinati possiamo convenire che: hai avuto fortuna o non hai avuto fortuna fin dalla nascita.

Le stesse buone qualità con cui sei nato vengono subito messe alla prova dal successivo procedere della sorte: la buona famiglia borghese europea in cui sei nato cade in disgrazia e ti ritrovi sul lastrico, eri nato sano ma hai subito un grave incidente, avevi delle buone qualità in matematica ma non hai mai incontrato un buon insegnante capace di evidenziarle. Tutte quelle qualità iniziali possono essere vanificate nel nuovo procedere e la fortuna può abbandonarti.

Chi ha fortuna continua ad attribuire meriti a se stesso come se quella fortuna derivasse tutta dalle sue capacità e dal suo impegno. Tutti inseguono la fortuna premiale delle proprie qualità e delle proprie fatiche e quando non arriva spesso cadono in forme depressive al punto di denigrare se stessi o si rasserenano definendosi sfortunati o si dannano definendosi disgraziati.

Nel medio evo la fortuna si dispiegava assistendo i cavalieri che con delitti riuscirono a conquistare terre che divennero i loro feudi. Nella società mercantile ed industriale si vennero a coniugare due elementi: l’accumulazione della ricchezza in virtù dei meccanismi stessi del capitalismo e la fortuna. Questi due elementi hanno determinato il confluire di enormi ricchezze nelle mani di pochi uomini.

Per gli stessi meccanismi capitalistici di concentrazione tanti imprenditori, pur capaci, soccombono e si affermano pochi grandi imprenditori che grazie all’accumulazione e alla fortuna riescono ad ottenere posizioni di monopolio o di oligopolio.
Il piccolo imprenditore, anche se sopravvive con un minimo reddito, pensa che potrà essere baciato dalla buona sorte, si lega emotivamente al carro dei possibili vincenti, si considera un capitalista, preferisce non stare dalla parte degli operai, disprezza il pagamento delle imposte, vota per i partiti che rappresentano il grande capitale, insegue il Cesare più fortunato.
I poveri godono della cosiddetta fortuna riflessa sperando che possa posarsi su di loro, leggono storie di principi, di grandi dive, di potenti. Anche se continuano ad essere colpiti dalla disgrazia pensano che la fortuna non debba essere ostacolata e vivono nel sogno di essere baciati da questa entità divina.

Chi detiene grandi ricchezze arriva a mostrare la sua fortuna come una luce che può estendersi a chi si avvicina e lo sostiene, ma nei fatti conquista il potere politico per conseguire leggi che possano difendere le sue ricchezze ed aumentarle; e nel contempo costruisce un modo di gioco che inneggia alla fortuna. Giochi televisivi con montepremi elevati che si possono raggiungere con il giro di una ruota o con una domandina imbecille, scommesse, gare, lotto, carte da grattare, casinò, bingo, macchinette in ogni bar; tutto per fare accettare universalmente la condizione che può farcela solo uno su mille, i perdenti debbono accettare il gioco di perdere qualcosa in ragione della vittoria di un vincente.

Chi persegue una giustizia sociale, una redistribuzione delle ricchezze, forme di uguaglianza, imposizioni fiscali per i più ricchi, viene additato come invidioso, incapace di riconoscere il merito, comunista in senso dispregiativo, portatore di mediocrità, perfino noioso, se non addirittura portatore di iella.
Il vivere sociale dell’uomo ha sempre modificato il corso degli eventi con norme sociali di convivenza per limitare la legge della giungla e raggiungere un minimo di pace sociale. Il progresso della socialità dell’uomo deve portare ad una società che diminuisca l’effetto della fortuna sui gravi problemi della sopravvivenza. Il pane e il lavoro non possono essere delegati totalmente alla fortuna.
16/02/2011 francesco zaffuto
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Immagine – statua della dea Tyche con in braccio il dio Plutone bambino. Istanbul, Museo archeologico nazionale.
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10 commenti:

  1. La sorte, la fortuna, o come la vogliamo chiamare è un elemento indispensabile per riuscire a coronare gli obiettivi. Ma quali? Tutto quel che scrivi è innegabile, si potrebbe disquisire su qualche punto, ma nel complesso hai ragione. Cosa fare sdoganare la sfortuna e ridistribuirla? Molte linee di condotta prima che dalla fortuna sono delineate da precisi disegni, ben studiati e finalizzati all'accentramento del potere e al controllo delle masse. I tumulti nel nord Africa non puoi credere che siano frutto di una sfortunata manifestazione.
    Capisco questa provocazione e tutte le considerazioni cariche di rabbia. Un saluto

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  2. Ciao,
    domani leggerò con più attenzione il tuo articolo, ma di sicuro chi nasce fortunato fa in fretta a cadere in disgrazia, mentre chi nasce con problemi economici o fisici può sperare solo in una vita migliore che magari si avvera, anche perchè stimolato ad agire a differenza di noi borghesi.
    E poi con tutte le auto e macchinari che abbiamo qua da noi, si fa in fretta a crepare o a mutilarsi!

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  3. Sono molto moderato, penso che vadano difesi in Italia: la sanità pubblica, la pensione pubblica, la scuola pubblica, e arrivare a un welfare che non porti i disoccupati alla disperazione. Obama in USA sta tentando di portare a termine una timida riforma sanitaria e molti americani, ancorati all'idea della fortuna e del successo, vogliono impedirla.
    Quando si parla di imposte, ad esempio, i più fortunati qualcosa debbono pur pagare,
    ciao

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  4. non ho mai creduto alla "fortuna", uso questa parola per dire che "fortunatamente" nell'incidente del 2002 ero sola in moto, quindi mio figlio, nato sano, tale è rimasto.
    ma come dice danx non è certo sfortuna rimanere cieca dopo un incidente perché una macchina ha fatto retromarcia da sola (l'autista era in coma farmacologico si vede, o forse stava leggendo l'oroscopo in sms da cellulare.. so solo che dietro c'ero io..).
    però non si può "sperare" in una vita migliore, questa la si costruisce, io posso sperare che qualcuno inventi il modo per ridarmi la vista, o per guarire miliardi di persone con l'aids o cancro o leucemie ecc.
    francesco ieri era pensavo proprio le stesse cose: ma questi provinciali arricchiti così terrorizzati dai "comunisti" non stanno un po' troppo fuori ogni realtà planetaria? abbiamo generazioni intere che vivono di oroscopi, amuleti e casting.. perché da più di 30 anni le tv non diffondono altro però, se chiedo astronomia nelle scuole, la rimozione di ogni simbolo religioso da luoghi pubblici e vorrei che i miei figli costruissero la loro "vita migliore" senza fare marchette, allora sono "comunista"? oppure sono sfortunata perché sono diventata cieca e però.. quanto so bella? e quanto è bello mio figlio? essere belli dopo un incidente come il mio sai cosa è stato per me e mio figlio in questa nazione che vive solo di apparenze e di immagine? un incubo, eppure non ho detto che sfortunati che siamo, nessuno ci capisce e manco ci aiuta, anzi ci invidiano pure perché fuori e olograficamente siamo belli..
    BASTA! francesco aggiungerei tra le cose da difendere anche un enorme patrimonio culturale che potrebbe far vivere di rendita l'europa intera eppure crolla .. che sfortuna perdere un pezzo di pompei avranno pensato quelli che mi chiamano "comunista" (io poi manco sono mai stata comunista pensa te.. a sinistra si ma oggi è inutile parlarne, a meno che ricostruiscano tutto e senza donne dubito che ce la faranno - ma se dico così mi dicono pure "femminista" e dire che ho preso pure le botte all'epoca da loro perché contraria alla prevaricazione e alla perdita dei miei ruoli e poteri che sono quelli di donna che non vuole diventare uomo).
    fortuna e sfortuna? io ancora sono viva e la morte l'ho vista non sai quante volte, sono fortunata? no sono una che fa come dicono in oriente: la vita è una tigre, se non la cavalchi ti sbrana.
    mi fermo qui, sennò ti scrivo un post sul post, ma ci sarebbero da dire tante cose ancora a proposito, ciao laura

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  5. "Il pane e il lavoro non possono essere delegati totalmente alla fortuna." No, decisamente no, soprattutto se pensi, come me, che la politica è quell'immenso e ambizioso esperimento che tenta di correggere le bizzarrie della fortuna....insomma la cultura che non si arrende alla natura.

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  6. Poni una questione importante. In effetti anche il concetto di "fortuna" è diventato uno strumento per giustificare un "sistema", quello attualmente vigente.
    Grazie per l'interessante lettura e buona serata!
    Giacinta

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  7. a Laura
    ti ringrazio del post sul post. Anche se vengo da un percorso diverso condivido tutte le tue considerazioni; io sono stato comunista in giuventù, almeno per otto anni della mia vita, ma quando attraverso dei documenti ho conosciuto cosa è stato lo Stalinismo ho capito che avevo inseguito per otto anni il fantasma del comunismo. Il desiderio di giustizia sociale non mi ha mai abbandonato e successivamente l'ho potuto meglio coniugare con il senso della libertà per ogni singolo uomo. Credo che l'uomo possa modificare l'assetto della società per un suo miglioramento ed è suo dovere provarci; la fortuna e il caso continueranno ad esistere ma almeno si sposteranno di campo e si potrà limitare l'inutile sofferenza.
    ciao

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  8. ad Antoni e giacy.nta
    i vostri interventi rafforzano la mia speranza

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  9. Hai pienamente ragione. La fortuna o la sfortuna comunque esistono. Sono quel quid imponderabile che risponde o non risponde ai tuoi desideri. Ma è anche vero che bisogna cercare di realizzare una giustizia sociale che, indipendentemente dalla fortuna, consenta di dare pane e lavoro a tutti in misura almeno accettabile.

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  10. ad Ambra
    bene, lasciamo la sfortuna e fortuna continuerà a restare per tanti elementi, compresi quelli amorosi che già tanto incidono nella vita.

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