venerdì 20 agosto 2010

Il capitalismo per i bambini


La Cina “comunista” ha superato come potenza economica il Giappone, è diventata la seconda potenza economica del mondo e si avvia, nei prossimi anni, a superare anche gli USA. Per le poche notizie di seconda mano che provengono dalla Cina rischio di non capirci più niente. Debbo in qualche modo ricapitolare qualche concetto. Ma il capitalismo che cos’è? E’ qualcosa che si può spiegare ai bambini? Posso spiegarlo a me stesso?
Prima di passare a questa difficile arte propongo la visione di questo video per un necessario effetto rilassante, lo trovate a questo link:
http://eliotroporosa.blogspot.com/2010/08/mao-zeitung.html

Il capitalismo per i bambini


Chiedo scusa a Marx per l’eccesso di semplificazione.

A) Se Tizio, con della creta recuperata gratuitamente da una montagna di creta, costruisce dei pupazzetti e poi li riesce a vendere a 100, e non si serve di nessuna collaborazione di altri uomini, è semplicemente un artigiano che realizza un ricavo dalla vendita dei pupazzetti che sono il prodotto del proprio lavoro. Se vogliamo possiamo chiamarlo anche profitto, ma solo per il significato di beneficio che suggerisce la parola profitto.

B) Se Caio compra quei pupazzetti a 100 e poi li rivende a 110, e se non si è servito di nessuna collaborazione di altri uomini, è semplicemente un commerciante che realizza un utile come differenza tra un costo e un ricavo, per il significato di beneficio l’utile realizzato lo possiamo chiamare profitto. Il profitto deriva dalla capacità di Caio di trasportare i beni nel tempo o nello spazio.

C) Se ripetiamo gli esempi di Tizio e di Caio ed aggiungiamo che si sono serviti della collaborazione lavorativa di altri uomini, il tutto si complica. Quanto di quel profitto dovrebbe andare a Tizio e a Caio e quanto ai lavoratori? Se alla fine si scopre che Tizio e Caio sono diventati ricchi e i lavoratori sono rimasti poveri , si può anche dire che il profitto di Tizio e Caio è determinato questa volta anche da un valore lavoro pagato meno del dovuto. Tizio e Caio si sono appropriati di un plusvalore, di un valore lavoro non pagato. Se Tizio e Caio con il plusvalore accumulato continuano ad ampliare la propria attività, con gli stessi metodi, la loro ricchezza è destinata ad aumentare. Se, inoltre, Tizio e Caio cominciano a dotarsi di strumenti, macchine, capannoni, edifici, uffici, e continuano a servirsi del lavoro di altri per fabbricare e vendere i loro pupazzetti, quel profitto comincia ad aumentare sempre di più in modo esorbitante.

L’ esempio C) di Tizio e Caio descrive Il capitalismo derivato dalla composita miscela fatta: dalla proprietà dei mezzi di produzione, dalla produzione, dal commercio è dallo sfruttamento dei lavoratori.

Ma andiamo ad un ulteriore esempio:

D) Tizio e Caio si sono stancati di produrre pupazzetti e di commerciarli, con il denaro accumulato preferiscono fare un’altra attività, prestano il denaro ad altri Tizi e ad altri Cai, e poi ne chiedono la restituzione con una maggiorazione, una specie di profitto che questa volta chiamano interesse. Questa volta senza far nulla vedono aumentata la loro ricchezza.

Questo esempio D) di Tizio e di Caio descrive il capitalismo finanziario, e la miscela questa volta è formata: dal capitale prestato con un interesse, dalla proprietà dei mezzi di produzione, dalla produzione, dal commercio è dallo sfruttamento dei lavoratori. Il comportamento di Tizio e Caio, diventati capitalisti finanziari, è un po’ diverso: non stanno legati alla produzione di quei pupazzetti, se ne infischiano dei pupazzetti e di chi li costruisce, guardano solo alla misura del loro interesse. Se, per un attimo, l’interesse diminuisce, possono con una semplice telefonata dire: “non vi prestiamo più il nostro denaro”. A questo punto chi viveva costruendo quei pupazzetti cade in crisi. Nel loro operare da capitalisti finanziari Tizio e Caio coinvolgono anche gli stessi lavoratori sfruttati, se questi hanno dei risparmi li convincono a portare il denaro presso le loro banche: “portali da noi così ti metti a riparo dai ladri – ti diamo un piccolo interesse – ti diamo una cartina plastificata per andare con il tuo denaro dove vuoi e come vuoi”. Tizio e Caio cominciano a giocare anche con il denaro degli altri
Il loro operare da capitalisti finanziari diventa moderno, Tizio e Caio non solo prestano denaro ad interesse ma si divertono anche a fare delle previsioni e a scommettere sulle previsioni: puntano sulla crescita di un gruppo di aziende e ci guadagnano, poi puntano sulla loro caduta e ci guadagnano, poi puntano sugli interessi che salgono o sugli interessi che scendono, puntano su Stati che emergono e Stati che declinano, puntano su popoli che si rovinano e ci guadagnano.

E) Infine Tizio e Caio vogliono usare la loro ricchezza, non solo per accumulare altra ricchezza ma, per aggiustare il mondo, perché credono che il mondo debba essere fatto a loro immagine e somiglianza; allora cominciano a comprare giornali, televisioni, case editrici, case cinematografiche che diffondono le loro belle idee, poi comprano anche i politici per fare in modo che le loro belle idee si possano trasformare in realtà.

Questo ultimo esempio E) è quello che possiamo chiamare imperialismo finanziario. Tizio e Caio tendono a influenzare la politica di uno Stato con i propri uomini, possono diventa direttamente essi stessi padroni dello Stato e se, per i loro interessi , non gli basta lo Stato del paese in cui abitano, possono dedicarsi a diventare i padroni del mondo. Se qualcuno di quei lavoratori, che erano stati pagati meno del dovuto, dice che le loro idee fanno un po’ schifo, allora si arrabbiano. Si possono arrabbiare tanto, al punto di dire: “la libertà non esiste più” oppure “la libertà siamo solo noi”.

E ora, cari bambini alcune domande:
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E’ indispensabile il capitalismo?
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Si può riformare il capitalismo?
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Si possono dare delle regole al capitalismo?
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Se si possono dare delle regole, chi dovrebbe darle?
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Siccome siamo e siamo stati tutti bambini, mi permetterò di intervenire con successivi commenti e domande. Spero di non restare solo. Ma anche se restassi solo continuerò questo dibattito con me stesso.
20/08/10 francesco zaffuto
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(nota : poiché è ancora estate i commenti potrebbero essere inseriti con ritardo)
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(immagine – “spaventapasseri e sole meccanico” cera e china © francesco zaffuto link Altre allegorie)

4 commenti:

  1. Molto bello! Mi piacerebbe, però, comprendere come spiegheresti ai bambini questa fase. Quella che stiamo attraversando, in cui la crisi del capitalismo crea nuovi scenari futuri e nella quale...quello che i vecchi capitalisti hanno costruito come struttura di potere per mantenere il loro..."comodi" e creare il retroterra culturale che li permetta e li renda corretti ed eticamente accettabili( perché tu mi insegni che anche questo è necessario)... dicevamo quindi che tale struttura sta attraversando una crisi, talmente grave, da giustificare l'esigenza di reinventarlo e modificarne le semplici regole...Appropriarsi del plusvalore ormai non basta più ed è molto rozzo. Il capitalismo finanziario non ha alcun interesse ai mezzi di produzione,oggi! Anzi è ben disposto a lasciare ad altri...persino ad esternalizzare la problematica...comprando il lavoro come concetto e non più come personalizzazione...come parte componente del prodotto finito, al quale hanno interesse solo relativo.
    Sposta i suoi fulcri di potere su altri punti di applicazione, predilige grandemente una visione imperiale, molto vicina ad un impero dell'acqua sullo stile dell'antica Cina. Dove l'imperatore non si curava affatto di possedere la terra, che lasciava volentieri al suo popolo o ai suoi mandarini o a chiunque gliene garantisse la corretta gestione, per possedere l'acqua, senza la quale nulla poteva avvenire...Oggi l'acqua non si chiama solo così, ma anche energia...capitale finanziario, tutto ciò che serve a garantire la possibilità alla società dei consumi di continuare a funzionare, autoriproducendosi...le grandi famiglie del capitalismo mondiale(sempre più ricche e sempre più lontane dalle logiche di normalità) oggi optano per possedere e di mantenere il potere sul rubinetto dell'energia che funzionare la macchina...della quale per altro a loro non interessa più di tanto...Io lo chiamerei capitalismo feudale...non so tu

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  2. a @ giandiego
    Concordo con il nuovo feudo, ma occhio al plusvalore
    Nella misura in cui non si realizza un plusvalore il capitalista tende a cessare l’attività di investimento. C’è un capitalismo perché c’è un plusvalore. Non è per fare il marxista ortodosso ma è solo perché purtroppo è così. Cerco di fare un esempio. Mettiamo che io metta su una piccola impresa (non c’è niente di male a fare l’imprenditore, non è una questione morale, è solo una questione economica); siccome non sono fortunato, da questa impresa ricavo ben poco, pago gli operai secondo i contratti sindacali e non resta niente per me, nei fatti sono costretto a chiudere; oppure mi resta anche meno di quello che potrei guadagnare andando a lavorare per altri, continuo a chiamarmi imprenditore ma nei fatti sono solo come gli operai della mia fabbrica e sono sempre in procinto di chiudere. Nonostante tutto penso che prima o poi mi sollevo, chiedo un prestito e trovo una banca che è disposta a concedermelo, le condizioni di interesse sono pesanti ma accetto. Ora le cose nella mia impresa cominciano ad andare un po’ meno peggio, ma neanche poi tanto bene, pago gli operai, porto a casa l’equivalente di uno stipendio per me, e sono in grado di pagare gli interessi per quel prestito. La mia azienda ancora produce un plusvalore, ed infatti è ancora in vita, ma quel plusvalore viene assorbito dalla banca che mi ha concesso il prestito. La banca che mi ha concesso il prestito opera con denaro preso dai risparmiatori, si presenta addirittura con la facciata di Fondazione (ente morale), il dirigente della banca non è il padrone della banca ma solo l’Amministratore (un dipendente, un lavoratore). Quel plusvalore (sotto forma di interesse) che arriva alla banca pare far parte del cosiddetto meccanismo benefico dell’Ente morale; si scopre poi che il Dirigente della banca (dipendente e lavoratore) guadagna più di 300 mila euro l’anno, senza nessun rischio d’impresa, senza essere un capitalista, e magari tutelato sindacalmente.
    Il plusvalore c’è sempre, viene prodotto da quegli operai e da quell’imprenditore che nei fatti sta lavorando come gli altri operai, ma questa volta ha il carattere del Pizzo che si paga a chi è riuscito a collocarsi nei punti chiave del Nuovo Feudo. E sono tanti quelli che acchiappano grosse fette di questo plusvalore spacciando i loro “meriti” di manager. L’olimpo capitalistico oggi è variegato, ci sono, come dici tu, le grandi famiglie di una vecchia “nobiltà” capitalistica (con lo sfruttamento seppellito dalla storia); ci sono anche le famiglie di cosa “nostra”, manager, pennivendoli, fortunati artisti e gladiatori della domenica; tutti mantenuti da quel plusvalore che viene da quella fabbrichetta sotto casa o dalla fabbrichetta piazzata in una landa sperduta di un paese sperduto. Per quanto riguarda il plusvalore che arriva ai politici è necessario un capitolo apposito. saluti francesco

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  3. Ciao Francesco, ho letto con commozione la tua umanisima biografia.
    Io sto cercando di capire quale può essere un sistema democratico che permetta maggiore benessere diffuso e libertà costituzionali.

    Volevo farti delle domande, data la tua grande esperienza e conoscenza del marxismo, che a me manca...

    Perché tutti i paesi che si sono ispirati al marxismo hanno preso la strada del partito unico?

    Perché le democrazie occidentali hanno concesso le privatizzazioni delle banche centrali?

    Tu come giudichi l'idea che ogni lavoratore partecipi in una misura degli utili societari? Potrebbe essere meno 'alienante' e far ritornare almeno qualche briciola di plusvalore al lavoratore?

    Continuerò a leggerti con interesse, ciao.

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  4. @ Yuri
    La mia esperienza del marxismo è limitata ad alcuni aspetti teorici e per quanto riguarda la storia a quel poco che la storiografia ufficiale ci permette di conoscere.
    Le domande che tu poni sono le domande che anch’io mi pongo e anche se sono difficili trovo necessario provarci.
    Riguardo alle esperienze del “comunismo reale” in questo blog sono intervenuto con un vecchio post: Il ricordo di un secolo crudele (lo trovi ancora sull' Home page) E’ stato solo un tentativo magari ci riproverò.
    Riguardo alle banche centrali conto di provarci prossimamente con un post specifico.
    Posso tentare nell’immediato di affrontare le ultime domande che sono collegabili a questo post sul plusvalore. La partecipazione agli utili. Domani la inserirò come successivo post sul capitalismo.
    saluti francesco

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