giovedì 7 febbraio 2013

Ma come creare lavoro?



 La questione lavoro  necessità di tre tipologie di interventi:
interventi per fare aumentare il lavoro;
interventi che riordinano il mercato del lavoro e che contrastino il lavoro in nero e precario;
interventi di welfare per tutti i disoccupati.
In questo post provo a fare un possibile elenco degli atti che possono contribuire a fare aumentare il lavoro.

Primo, occorre partire dal principio della solidarietà: il lavoro che già esiste va in qualche modo diviso e,  se è necessario,  anche contenendo le stesse retribuzioni e pensioni.
 E’ vero che si rischia qui di toccare un tasto che fa diventare tutti nemici perché le retribuzioni sono già nel nostro paese molto basse, ma andiamo con ordine. Recentemente c’è stato un accordo sulla produttività che  potenzia gli straordinari che va nella direzione opposta del dividere il lavoro.  Gli straordinari se sono richiesti per eventi non previsti all’interno dell’azienda è comprensibile che vengano svolti dagli stessi lavoratori già assunti;  ma se trattasi di elementi strutturali e continui di prestazioni di lavoro, la pratica dello straordinario impedisce nei fatti la creazione di nuovi posti di lavoro. Allora la scelta non può essere di aumento ma di contenimento degli straordinari e di potenziamento di nuove assunzioni.
 Lo stesso aumento dell’età pensionabile sta avendo effetti disastrosi sul piano occupazionale, il balzo della disoccupazione all’11% nel 2012  e il nuovo balzo che si attende per il 2013 deriva in parte dagli effetti di questa misura. Era comprensibile la necessità di fare quadrare i conti previdenziali, ma si poteva far quadrare i conti contenendo la spesa per le pensioni, partendo da quelle più elevate. Con una orchestrata campagna di convincimento si è fatto digerire ai giovani che le misure di elevamento dell’età pensionabile erano dirette a salvaguardia delle nuove generazioni, ma sono state fatte a danno di questa generazione di trentenni che non riesce a trovare un lavoro stabile. Aprire ad un prepensionamento volontario anche con una pensione più limitata può avere un effetto benefico sull’occupazione senza fare saltare i conti.

 Un’altra misura per incrementare le possibilità di lavoro è quella di agire sulla leva fiscale.  E’  bene però sgombrare il campo da un luogo comune che  è quello che diminuendo in generale  la pressione fiscale aumenta automaticamente la domanda di beni e di conseguenza aumentano le possibilità di lavoro. La diminuzione della pressione fiscale se fatta in modo generalizzato non si trasferisce tutta in aumento della domanda di beni, dipende dai comportamenti dei soggetti che vedranno incrementato il loro reddito;  se i soggetti che vedono incrementato il proprio reddito non hanno necessità di rivolgersi al consumo dei beni una parte dell’incremento del reddito tenderanno a tesaurizzarla e l’effetto dell’aumento della domanda non sarà pieno. I possessori di redditi medio alti sono quelli che tendono di più a tesaurizzare ed ogni beneficio a questi non si traduce tutto in domanda di beni. (vedi anche il post  Quella ricchezza che non produce ricchezza)
 Se con i benefici fiscali si vuole produrre un aumento dell’occupazione è meglio puntare su benefici fiscali specifici e ben indirizzati.  
Una misura può essere quella di benefici fiscali e contributivi alle aziende che assumono nuovi lavoratori con contratto a tempo indeterminato.
Un’altra misura può essere sterilizzare l’IRAP dai costi del lavoro,  misura di alleggerimento che può favorire le aziende che investono di più sul lavoro e meno sull’automazione.  Ma per la sterilizzazione dell’IRAP (vedi  IRAP, ma...)  occorre fare i conti sui mancati introiti  che in qualche modo debbono essere recuperate da altre imposte che non gravano direttamente sul lavoro (gli incassi dell’IRAP servono in gran parte a finanziare il sistema sanitario).
 La stessa IMU sulla prima casa dovrebbe essere devoluta interamente ai comuni con vincolo di destinazione sul piano casa ( è stata esaminata in un post specifico su questo blog FARE DIVENTARE L’IMU SULLA PRIMA CASA TASSA DI SCO...),  potrebbe diventare un impulso al settore edile che è in stallo;  e partendo dal recupero del patrimonio edilizio già esistente avviare modelli di costruzione a risparmio energetico.

 Lo stimolo a tutta l’economia verde per nuove produzioni compatibili con l’ambiente  può essere  strumento fondamentale per creare  nuovi posti di lavoro. Gli stimoli a queste produzioni possono essere provocati non solo da vantaggi fiscali ma anche da normative appropriate che penalizzano chi inquina e che avvantaggiano chi non inquina.
Il campo di applicazione è vasto:  nuove fonti di energia rinnovabile,  interventi di conservazione e incanalamento delle acque;  avviamento un piano per la produzione di auto elettriche; iniziare la decontaminazione di aree inquinate; e tutti i comuni debbono dotarsi di un piano di riciclaggio dei rifiuti entro tempi di attuazione ben precisi … …

Misure che permettano la nascita di imprese giovanili e la nascita di lavori autonomi, abbattendo diversi steccati corporativi e qualche rendita di posizione delle grandi catene della distribuzione,  diminuendo tutti i lacci e lacciuoli burocratici e chiedendo ai giovani di provarci anche esonerando le nuove piccole imprese dai carichi fiscali per qualche anno

Il credito alle imprese. Se le banche private non esercitano il credito per favorire lo sviluppo allora si deve procedere con una banca pubblica. Lo strumento della Cassa depositi e prestiti valorizzata sotto il profilo pubblico può adempiere a questo compito,  con l’affiancamento sul piano territoriale di tutti gli sportelli postali che debbono essere anch’essi nuovamente valorizzati sotto il profilo pubblico.

Pagamenti regolari alle aziende che vantano crediti con lo Stato ed enti territoriali in tempi non superiori a sei mesi.

L’agricoltura come settore trainante per tutte le aziende del settore alimentare rilanciando tutta la filiera di produzione di prodotti ad alta qualità a denominazione di origine controllata; produzioni che spesso sostengono le esportazioni.

Efficienza della pubblica amministrazione per utilizzare al massimo i benefici degli stanziamenti dei fondi europei.

Investimenti nella ricerca e nella scuola come progetto di lungo periodo.

Intervento pubblico anche nella produzione. Le misure sopraesposte sono di stimolo all’economia senza l’intervento diretto dello Stato e degli enti dello Stato nazionali e territoriali. Ma  accanto agli interventi di stimolo delle imprese private non può mancare il necessario intervento diretto pubblico per creare lavoro. Non si può solo aspettare che decollano le imprese private.  Comuni, Regioni e Stato debbono farsi artefici di iniziative imprenditoriali in tutti i possibili settori: da quelli strategici a quelli dei servizi.
  Niente regali di beni dello Stato ai privati ma solo alienazioni e vendite a veri prezzi di mercato. 
La solita tiritera sul pubblico che non funziona e che è simbolo di corruzione va spazzata via, il funzionario che dirige un’azienda pubblica deve essere assoggettato a controlli, a pene più severe in quanto funzionario pubblico e deve ricevere paghe che non superano limiti ben determinati.
07/02/13  francesco zaffuto
immagine - dal film tempi moderni - qualche contrasto sulla catena di montaggio

15 commenti:

  1. Lo sa lui, S.B.
    Ha detto S.B. se va al governo crea 4.000.000 di posti, però è compreso il milione che doveva creare anni fa.
    Cristiana

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    1. ci sono ancora 15 giorni di campagna elettorale e ne sentirai ancora di questi botti
      ciao

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  2. Credo poco agli incentivi fiscali. Le altre proposte sono un'ottima base di partenza.

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    1. Anche io ci credo poco agli incentivi fiscali, ma un qualche effetto lo producono, occorrerebbe studiare gli effetti reali che si sono prodotti sul lavoro ogni qual volta che ne è stato concesso qualcuno. Purtroppo non ci sono tanti studi di analisi. Ad esempio Monti ha inserito con il "salva Italia" un beneficio di riduzione dell'IRAP per chi ha assunto lavoratori sotto i 35 anni e lavoratrici; ma non so se sapremo quali sono stati gli effetti, a guardare il dato globale pare non aver prodotto effetti.

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  3. Concordo su molte delle proposte che descrivi. La prima non mi convince: intendi "lavorare poco, lavorare tutti"? Non vorrei che così si ritorca tutto di nuovo contro il lavoratore. Credo che sia più efficace una riforma seria dei contratti di lavoro.

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    1. Ti ringrazio per la domanda perché mi suggerisce un necessario chiarimento.
      "lavorare tutti, lavorare meno" è diventato uno slogan e quando una considerazione economica diventa uno slogan si rischia di fare una gran confusione.
      Il problema resta sempre il rapporto tra orario lavorato e retribuzione ottenuta. Se si fa il rapporto con la paga oraria, lavorare sette ore corrisponde a una paga di sette ore e lavorare otto corrisponde a una paga di otto. Pensare di lavorare sette ore con la paga di otto ore corrisponde ad un aumento della paga; e in tal caso occorre vedere se l'azienda se lo può permettere, altrimenti diventa nei fatti riduzione della paga.
      Il problema diventa proprio come dici tu: una riforma seria dei contratti di lavoro. Spero di articolare nel prossimo intervento (che inserirò fra un paio di giorni) un qualche spunto tecnico. ciao

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    2. Hai spiegato benissimo quello che pensavo io. Attendo l'intervento sui contratti di lavoro allora.

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  4. Sono fuori dal mondo del lavoro effettivo da troppi anni, e in questo frattempo molte cose forse sono cambiate.
    Inoltre gli orari della mia prestazione d'opera erano già diversi da quelli comunemente in atto a quel tempo.
    Allacciandomi al tuo "lavorare meno, lavorare tutti", ad esempio assumendo personale in presenza di straordinari continuativi, che fine hanno fatto le 35 ore settimanali?
    A seconda della grandezza delle imprese, già questo orario stabilito per legge dovrebbe consentire assunzioni a copertura delle ore mancanti.
    Nei turni a ciclo continuo ci sono situazioni che prevedono le sette ore su tre turni, coprendo le tre ore mancanti con un'ora di straordinario fisso a ciascun turno. Riducendo a sei le ore di ciascun turno, le ore scoperte sarebbero sei, compensabili con l'inserimento del quarto turno fisso; in buona parte coperto dal recupero della retribuzione straordinaria delle tre ore, che renderebbe l'aggravio reale di sole due ore circa.
    Però, ripeto, questo commento è riferito a situazioni ferme a molti anni fa, per cui questo 'conto della serva' potrebbe nel tempo essere stato superato.
    In attesa dei futuri spunti, ti saluto caramente.

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    1. caro gattonero,
      sono lontano dal lavoro anch'io, ma un po' perché osservo mio figlio che lo cerca e un po' perché mi vengono le angosce di ex sindacalista come vedi ci ritorno sempre ad occuparmene. Sono cambiate diverse cose e penso per molti aspetti in peggio, nessuno osa parlare di 35 ore. L'ipotesi che fai tu sul ciclo continuo di 4 turni da sei sarebbe ottimale perfino per le aziende. Ma come convincere le aziende a sostenere un minimo costo in più e come convincere gli operai a fare qualche ora in meno con un beneficio in in salute? Ci risentiamo sicuramente, ciao

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  5. Come sempre, enunciati chiari e proposte semplici e più che realizzabili. Vediamo quali altri delitti verranno perpretati nel mondo del lavoro. Tra quelli che trovo peggiore in assoluto c'è stato l'aumento dell'età pensionabile con i suoi effetti disastrosi proprio sui giovani, venduta come misura a favore delle nuove generazioni, ipocrisia senza fine.

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    1. Cara Ambra,
      capisco il ragionamento contabile sul fatto che l'età media si è allungata e che si viene a creare un buco previdenziale. Ma che vogliano risolvere il tutto inviando al camposanto qualcuno prima del tempo per la fatica mi pare eccessivo. Non è un caso che chi occupa una cattedra all'università da vecchio non se ne vuole andare e chi insegna nelle elementari conta i giorni che gli mancano alla pensione, sono condizioni di lavoro ben diverse. Ad una certa età non si possono fare gli stessi lavori che si facevano da giovani, se si vogliono mantenere gli anziani sul lavoro occorre trovare forme di part-time o il cambio delle mansioni . E' in ogni caso va dato lo spazio ai giovani in cerca di occupazione. Ragionare sulla vita delle persone non è solo un calcolo contabile. Ciao carissima

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    1. grazie ReAntoR, è un forse possibile ... che forse manca

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