mercoledì 10 novembre 2010

Felicità





La Sinistra e le parole, nona parola: Felicità



Felicità





La felicità è uno stato individuale di piacere che ci soddisfa nel corpo e nello spirito che può derivare: dalla natura che ci circonda, dal nostro stesso pensiero, dal comportamento di altri individui a noi vicini, e dal complessivo comportamento del sociale umano che ci circonda; se il comportamento sociale non è riuscito a porre un qualche rimedio alla sofferenza originata nella stessa vita sociale anche le condizioni per una felicità individuale diventano molto precarie.

Del desiderio dei beni



L’uomo inappagabile per il desiderio di “cose” è l’ uomo disegnato dal capitalismo ed è funzionale alla macchina produttiva del capitalismo stesso. In epoche lontane chi gestiva il potere proponeva conquiste di nuove terre, religioni e grandi feste collettive. Oggi tutto pare ruotare attorno agli ipermercati e ai prodotti da consumare; il prodotto comprato dopo poco tempo genera di nuovo vuoto e noia e si pensa di superarla con il desiderio di un nuovo prodotto; tutto il tempo dell’uomo viene consumato dalle cose, prima per produrle e poi per utilizzarle e consumarle.
Desiderare di possedere una grande villa e un grande yacht per attraccare in ogni porto è un desiderio che sul piano individuale pare possibile, ma che diventa assurdo se si fa riferimento a tutti gli uomini della terra; basta immaginare che possa venire realizzato e la terra si trasforma in un inferno: miliardi di grandi yacht ad affollare i mari e a causa di tutte le ville sparse neanche un pezzo di terra per la produzione agricola. Allora la misura del desiderio di alcune cose, le cosiddette cose “esagerate”, non è l’avere le cose ma il fatto che gli altri non l’abbiano. Se si fa ricorso alla consapevolezza quel desiderio diventa solo una stupida prepotenza, diventa meno sciocco desiderare una piccola barca, una casa modesta, qualche amico in più, vivere senza lecchini pronti ad adularti e senza bisogno di guardie di scorta.
La battaglia contro l’ingordigia e la stupidità è una grande battaglia culturale che non realizza la felicità ma almeno crea un terreno fertile per la felicità.
Quello che rende l’uomo inappagabile non è il desiderio delle cose ma: l’ansia di essere riconosciuto, la noia dell’esistenza quotidiana, il desiderio di dimenticare la morte e di superarla, la rinuncia a pensare.

Del riconoscimento del lavoro



L’uomo oltre ad avere un bisogno di pane, di lavoro, di libertà, ha bisogno di riconoscimento del suo valore individuale. Il riconoscimento può arrivare dai rapporti privati, famiglia, amici, incontri, e può arrivare anche dal corpo sociale, il riconoscimento del corpo sociale certo non compensa il riconoscimento nei rapporti privati familiari e di amicizia ma aiuta nella ricerca della felicità.
L’apprezzamento del lavoro svolto è importante per il riconoscimento del valore dell’uomo, ed avviene con la remunerazione economica e con il prestigio sociale. Una società che riserva a chi fa lavori umili paghe miserabili e disprezzo sociale è una società che crea un inferno permanente nelle coscienze.
L’uguaglianza remunerativa non è stata portata avanti neanche dal comunismo, è stata ipotizzata solo da alcuni utopisti. L’uguaglianza remunerativa viene considerata pericolosa perché, dicono diversi economisti, potrebbe privare dei necessari stimoli alla competizione umana con conseguenze negative per gli studi e la ricerca. Se lo studio e la ricerca sono un piacere della conoscenza ciò non dovrebbe accadere; ma, considerato questo stadio di evoluzione dell’uomo, può essere utile mantenere le differenze remunerative. Va, altresì, considerato che l’eccessiva distanza remunerativa procura anch’essa dei guai, poiché la maggiore remunerazione viene riservata a pochi e si vengono a determinare processi di esclusione che possono portare lo stesso alla rinuncia dello studio e della ricerca. Una distanza remunerativa non eccessiva, che prenda in considerazione il necessario riconoscimento per i lavori umili e quello premiale per lo studio e la ricerca, può essere la via maestra per limitare i danni del mancato riconoscimento nel lavoro.

Della liberazione del tempo



Il tempo dell’uomo non può identificarsi solo con il lavoro, anche il lavoro che gode del più ampio riconoscimento può diventare una trappola alienante, è necessario per tutti gli uomini un tempo liberato dal lavoro che possa essere dedicato a libere scelte; questa libertà di tempo potrà tradursi in pensiero, arte, musica, gioco, famiglia, amicizia.
Liberare del tempo dal lavoro può realizzarsi con dispositivi contrattuali in qualche modo condivisi dalle parti sociali; ma vanno anche promosse tutte le scelte di flessibilità volontaria fatte dallo stesso lavoratore per una diminuzione del tempo di lavoro a fronte di una minore retribuzione.
L’accrescimento della produzione non genera di per sé benessere e anzi può generare addirittura malessere; un uomo liberato dalla prigionia delle cose può desiderare meno cose e arrecare meno danni alla terra, potrà scegliere di produrre e consumare solo quello che realmente gli serve.

Della ricerca della felicità tramite la dimenticanza



Molti uomini cercano la felicità tramite la dimenticanza, a volte scegliendo un mondo immaginario che li allontani il più e possibile dalla realtà, ripetendo un gioco o vizio; gli uomini che cercano la felicità attraverso la consapevolezza e l’accrescimento dello spirito sono ben pochi.
Non va demonizzata o ridicolizzata la ricerca della felicità attraverso la dimenticanza, l’immaginario o il gioco perché fa parte delle necessità umane. Una società che perseguita le prostitute e i clienti, che sbatte dentro il carcere un ragazzo che si droga, che impedisce di fumare una sigaretta anche all’aria aperta; sta solo costruendo una società del malessere come lo fu quella americana del periodo del proibizionismo.
Lo stato non può porsi come estremo moralizzatore nei comportamenti: deve però impedire quei comportamenti che nella ricerca del proprio piacere vengono a determinare sofferenza per altri individui; si impongono come necessarie leggi contro la riduzione in schiavitù, contro lo sfruttamento della prostituzione, per la tutela dei minori. In quanto alle droghe bisogna avere il coraggio di entrare nel merito delle droghe stesse e dei loro effetti, dare una informazione corretta, lasciare libero il consumo e la produzione di quelle droghe che non comportano danni, combattere strenuamente lo spaccio e il consumo delle droghe che comportano danni. E’ assurda una società che, solo per il fatto di essere grande produttrice di vino ed alcool li magnifica e li pubblicizza, pur conoscendo i gravi danni irreversibili dell’alcolismo, e, arriva a demonizzare una pagliuzza.

Della ricerca della felicità tramite la consapevolezza



La religione, che è stata per l’uso fatto dal potere l’oppio dei popoli, se le la si considera come risposta alle angosce profonde dell’uomo ha un diverso valore; gli spazi di riflessione sulla morte attraverso la religione o attraverso la ricerca culturale sono essenziali per l’uomo stesso. Le leggi debbono tutelare tutte le fedi religiose e la stessa ricerca di agnostici e atei.
Lo sport va promosso socialmente come strumento per trasformare la contesa in un gioco, per educare al rispetto dell’avversario e al rispetto delle regole che nello sport sono parte integrante del gioco.
Va promossa la grazia architettonica che crea bellezza e rende meno grigia la vita quotidiana nelle città.
Vanno promosse tutte le arti e la musica poiché per il loro procedere verso la bellezza e l’armonia aiutano l’uomo nella ricerca della felicità.
La gratuità o il prezzo molto contenuto per fruire di importanti eventi culturali avvicina individui che altrimenti sarebbero esclusi potenziando la funzione educativa dello stesso evento culturale
L’investimento in arte e cultura non si può considerare un investimento a perdere, si tratta di un investimento con un ritorno in tempi lunghi in termini di evoluzione dell’uomo e può essere un investimento con un ritorno immediato per la sua capacità di aggiungere elementi di felicità.

A conclusione delle parole



Il percorso verso la felicità parte dal pane accettando la consistenza materica del nostro corpo, prosegue nel lavoro che ci lega agli altri uomini, rivendica la libertà nella parola come espressione del pensiero, valorizza le differenze nella ricerca dell’uguaglianza, colma la nostra ansia di giustizia, allarga la speranza alla fratellanza, prepara nella laicità una casa per tutti per vivere in pace.

10/11/10 francesco zaffuto

Link alle parole

Pane ......Lavoro ......Libertà ..... Uguaglianza

Giustizia .... Fratellanza ..... Laicità

Pace

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7 + 2 nove parole per la Sinistra

(immagine “la mano sinistra” fotografia © liborio mastrosimone http://libomast1949.blogspot.com/)

1 commento:

  1. Un articolo ben fatto. L'augurio per tutti noi è che le parole pace e felicità diventino una realtà

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