domenica 21 novembre 2010

La crescita


Nessuna crescita senza un minimo di redistribuzione della ricchezza.

Rallenta la crescita del Prodotto interno lordo italiano.
Nel terzo trimestre, in base ai dati preliminari di Istat, il Pil registra una crescita dello 0,2%, ben inferiore allo 0,5% del trimestre precedente. Su anno la crescita del Pil nel terzo trimestre si è attestato a 1,0%. Le altre grandi economie crescono più in fretta ma niente di eccezionale: 0,8% nel Regno Unito, 0,5% negli Usa, Francia e Germania si attestano al +0,7%.

Vendite auto crolla il mercato
si vendono solo macchine di lusso
BMW, Audi, Jaguar, Land Rover, Mercedes, Alfa Romeo
http://www.alvolante.it/news/immatricolazioni_auto_europa_ottobre_2010-363941044

Non è di certo la vendita di pochi prodotti ai super ricchi che può fare decollare l’economia.

La produzione potrà riprendere o per un impulso delle esportazioni o per la ripresa della domanda interna. Un nuovo impulso alle esportazioni con un dollaro svalutato e con una Cina a prezzi concorrenziali è difficile; la domanda interna non può prendere quota se non riprende a consumare la grande massa dei lavoratori.

Senza un impulso pubblico dello Stato la domanda interna non decolla.


Per avviare la domanda interna è necessaria una politica di redistribuzione della ricchezza che può avvenire solo con una manovra fiscale, occorre una imposizione meglio scaglionata sulle fasce di reddito: chi ha deve pagare di più a beneficio di una diminuzione impositiva per i ceti meno abbienti. Il precariato va stabilizzato e la disoccupazione va protetta con un vero welfare per creare una nuova leva di giovani famiglie che sono di impulso all’economia. Le famiglie vanno protette prima di tutto sulla questione lavoro, altrimenti si ingenera una paura che porta a diminuire tutti i consumi.
21/11/10 francesco zaffuto
.
(immagine – tante piante grasse che continuano a crescere in piccoli vasi)

4 commenti:

  1. Ancora una volta io mi trovo molto perplesso amico mio, di fronte a questa descrizione del mondo, per carità fatta con il massimo rigore e con le migliori intenzioni e che mi trova persino ed ovvisamente concorde. Vorrei però sottoporre alla tua attenzione il grottesco, l'ironica sorte che ci perseguita. La sinistra si trova a difendere per ragioni forse diverse ma alla fine egualmente sbagliate un sistema industriale superato, obsoleto, pesante e drammaticamente dannoso per Gaia e per il nostro stesso futuro.Ci troviamo a difendere il capitalismo.
    Forse che noi come progressisti siamo convinti che la crescita del PIL sia il parametro, il vero parametro che misura il benessere di una nazione?
    Io non lo sono, anzi sono convinto che una decrescita serena sarebbe auspicabile e che il proporlo sia rivoluzionario , molto di più che non il difendere ad oltranza la permanenza in questo paese di un'industria dell'auto così congegnata(per esempio). Penso che la visione che L'Area di Progresso dovrebbe avere debba superare la contingenza e l'emergenza e scendere nel merito della misurazione del benessere reale di un paese. Costruire una casa a risprmio energegito, opportunamente protette e cappottata, con pannelli solari ed autoproduzione di energia e cibo, con un'orto, per esempio e magari con la famiglia iscritta ad un g.a.s (gruppo di acquisto solidale), che compra solo prodotti di stagione a Km.0 non fa crescere il PIL anzi lo fa abbassare. Così come il modificare il modello di consumo verso prodotti durevoli e riparabili...Il risparmio energetico non fa crescere il PIL. Eppure tutto questo tu mi insegni fa crescere e grandemente il benessere di un popolo...anzichennò.
    Ed allora inseriamo ti prego anche il termine decrescita in questi ragionamenti ed allora potremo anche tratteggiare una società diversa da quello del consumo ad ogni costo e del prodotto temporizzato e deperibile, dell'usa e getta, delle montagne di rifiuti che stanno soffocando la nostra civiltà...so che non è esattamente facile accettare una parola come Decrescita, ma è una parola che potremo imparare ad usare e che potrebbe diventare l'avvio di un nuovo modo per immaginare un mondo diverso da quello del potere, compatibile ed equo

    RispondiElimina
  2. a Giandiego,
    che debba cambiare l’indirizzo produttivo e che con questo tipo di produzione si va allo sfacelo concordo pienamente, come concordo pienamente che non si può misurare la felicità in termini di PIL.
    Ho solo una preoccupazione: lo sfascio sociale e generazionale che avanza, ci sono giovani che rischiano di arrivare all’età matura senza un lavoro. I problemi relativi al pane e al lavoro sono di un’urgenza non procrastinabile neanche per qualche mese e questo governo continua ad ignorarli.
    Proprio per questo non possiamo aspettare una ipotetica crescita ed è necessaria un redistribuzione della ricchezza che metta in moto nuovamente i meccanismi produttivi. Il precario e il disoccupato non sono in grado di comprare né un’auto a benzina né una elettrica,
    Lo sviluppo della produzione ecocompatibile non è necessariamente decrescita, anzi potrebbe diventare una grande fonte produttiva ed occupazionale; il solo avvio di una vera e propria industria del riciclaggio dei rifiuti può essere una grande fonte di occupazione. Ma occorre cominciare, e poiché il privato ancora non vede un interesse immediato c’è il rischio che non si comincia mai; i primi passi debbono essere pubblici.

    RispondiElimina
  3. concordo...ma un indirizzo siffatto è esattamente una proposta di decrescita...in quanto non pone al centro il PIL ba il reale benessere della popolazione (popolazione...non popolo)tutte le proposte che tu fai non fanno crescere il PIL ma lo fanno decrescere...anche questa è decrescita. Imparare il risparmio energetico e creare le premesse per un assoluto riciclaggio dei rifiuti è decrescita...in quanto il risparmio non fa crescere il PIL solo il consumo e lo spreco lo fa.

    RispondiElimina
  4. ...continuando
    la parola “decrescita” (fa impallidire i nostri economisti, quelli che tutto sanno e prevedono) ma a me non dispiace come concetto, anzi lo chiamerei “ringiovanimento” .
    Cambiare la produzione indirizzandola verso il risparmio energetico, verso la ricerca scientifica e tecnologica, verso il riciclaggio, verso le culture biologiche, verso la bonifica dei territori inquinati, verso la tutela del patrimonio artistico, verso la scuola e la cultura; non è detto che ciò si traduca in una decrescita in termini quantitativi, ma anche se lo fosse è irrilevante se si ottiene un benessere per tutti.
    La crescita del PIL senza nessuna modifica della produzione è una specie di rimettersi in moto come se niente fosse accaduto non fa altro che preparare un futuro disastro ancora più pericoloso.
    Penso che questa riflessione sulla “decrescita” vada continuata; spero si aggiunga qualcuno...

    RispondiElimina