martedì 12 marzo 2013

L’abuso di fiducia e l’abuso di pazienza


La parola “fiducia” spesso è connessa alla pubblicità di qualche prodotto. In questi giorni l’uso della parola “fiducia” sta cominciando a portare patema d’animo e crisi di nervi;  forse per un po’ di tempo sarà scartata dalle pubblicità.
Se diamo uno sguardo al passato scopriamo che i governi hanno fatto un grande abuso della fiducia, non solo la chiedevano al momento del loro insediamento, ma  ogni qualvolta che presentavano una legge che trovava difficoltà di approvazione. In pratica i parlamentari venivano posti nella condizione di approvare in blocco una legge pena una crisi di governo e pena un possibile scioglimento delle Camere, la fiducia è stata in pratica estorta dal potere esecutivo a detrimento del potere legislativo. Per fare un esame obiettivo c’è anche da dire che molte volte in Parlamento venivano presentati migliaia di emendamenti su una legge proprio per impantanare qualsiasi tipo di decisione. Dialogare non è stata la caratteristica del Parlamento italiano, hanno avuto la prevalenza l’appartenenza di partito e i centri di interessi. Il potere legislativo si è andato delegittimando da solo. La fiducia, inserita nella Costituzione, come garanzia della prevalenza del potere legislativo è diventata un meccanismo per ricattare il Parlamento.
 Oggi ci potrebbero essere tutte le condizioni per ridare al Parlamento il suo ruolo centrale nell’iniziativa legislativa;  una forza cospicua come il Movimento 5 stelle che dichiara di voler discutere tutti i provvedimenti uno per uno e di approvarli o non approvarli a prescindere da un programma concordato, può essere l’inizio di un provvidenziale cambiamento per ridare peso al potere legislativo da tempo adombrato da quello esecutivo. Ma va fatta una netta distinzione tra la fiducia al momento dell’insediamento di un Governo e la fiducia richiesta come ricatto per far passare una legge.
 Quando Grillo dice di non voler dare la fiducia a Bersani, sul piano della logica è comprensibile; ma sfugge alla logica quando dice che proporrà un governo a 5 stelle che dovrebbe avere la fiducia di Bersani. E’ evidente che una qualche differenza tra Grillo e Bersani esiste, e costringerli ad un matrimonio è innaturale. La soluzione può essere un governo di garanzia promosso dal Presidente della Repubblica con il compito di svolgere il suo ruolo esecutivo e che per le proposte legislative non usi la fiducia per far approvare leggi invise al Parlamento. In ogni caso però questo governo di garanzia dovrebbe avere almeno la fiducia iniziale del Parlamento per insediarsi. Governo parlamentare e Costituzione
Facciamo l’ipotesi che il Presidente della Repubblica Napolitano scelga  un simile governo di garanzia, tale governo dovrebbe presentarsi alle Camere e poiché non è frutto di un accordo politico dovrebbe chiedere la fiducia a tutto il Parlamento, i parlamentari dovrebbero votare secondo coscienza e non per imbeccata di partito. LO FAREBBERO!?!?!? Mettiamo per ipotesi che arrivino anche dei voti del PdL, cosa faranno i 5stelle, cominciano a gridare all’inciucio?
 Eppure un governo siffatto potrebbe realizzare finalmente la Repubblica Parlamentare, dove ogni legge sarebbe liberamente approvata o bocciata secondo coscienza dei parlamentari o perlomeno rivelando esplicitamente la faccia di ogni partito su ogni legge.  Verrebbero però fuori delle maggioranze variabili su ogni singola legge: prendiamo ad esempio la TAV, potrebbe essere approvata o bocciata a seconda della maggioranza variabile che si potrebbe venire a creare.
 Potrebbe essere l’inizio del nuovo o quantomeno un assaggio del nuovo. Invece, nuove elezioni, con questa stessa legge elettorale, potrebbero ribadire le stesse proporzioni, fare avanzare la crisi economica e la crisi della democrazia.
12/03/13 francesco zaffuto
Immagine – Pinocchio e il Grillo parlante (Pinocchio è sempre lo stesso, ma il Grillo parlante somiglia vagamente al Grillo politico)

6 commenti:

  1. Caro Francesco, sono sincero non capisco più niente!!! Mi domando dove stanno andando continuando con questa politica incomprensibile per l'uomo della strada.
    Credo che l'Italia sarà sempre più meno stimata.
    Ciao e buona giornata caro amico.
    Tomaso

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    1. caro Tomaso, pare che manchi la calma e non è poca cosa, perché è necessaria per ogni azione, ciao

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  2. Ciao Francesco,
    ok+ok+ok! Mi piace molto anche l'immagine!
    ciao, ciao, Floriana

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  3. Francesco, io continuo a preferire i parlamentari organizzati in partiti, e quindi ritengo che il voto difforme dal proprio gruppo dovrebbe rappresentare un'eccezione, naturalmente del tutto lecita, ma comunque non la situazione abituale.
    Ho però l'impressione che si rischia sempre più di confondere un problema politico con uno procedurale. Il governo comune tra PD e M5S sta nelle differenze tra i due schieramenti in tema di politica economica.
    In sostanza, il PD ha fino a ieri votato tutto ciò che Monti proponeva, e cioè l'assoggettamento al rigore imposto dall'Europa, fino ad arrivare a modificare perfino il testo costituzionale che ora impone l'obbligo del pareggio di bilancio.
    Non mi pare che il M5S voglia sposare questa politica, così è evidente che non vi sono le condizioni per questo fantomatico governo, facciamocene una ragione. Si proceda alle riforme istituzionali, in particolare ad approvare una nuova e meno oscena legge elettorale, e poi si vada a nuove elezioni permettendo così agli elettori di scegliere se seguire le imposizioni europee, oppure tirarsene fuori, una terza alternativa proprio non la vedo.
    Mi preoccupa che si insista tanto nel pretendere di votare una fiducia a un governo di cui non si ha fiducia, sarebbe una contraddizione palese, davvero ciò rispetterebbe meglio le regole istituzionali? Io non lo credo.

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    1. Questa importante contraddizione che evidenzi sulla politica economica europea però la riscontriamo anche tra il PD e SEL ed anche con quella che poteva essere un'affermazione di Rivoluzione civile. Ed è anche una contraddizione all'interno dello stesso PD.
      Oserei dire che è una contraddizione che attraversa perfino me stesso e mi divide in due: da una parte penso che l'Europa vada considerata centrale e che lo stesso Euro ha una sua funzione, dall'altra un'Europa che non sa mettere al centro le politiche del lavoro la trovo stupida.
      Occorrerebbe cambiare l'Europa insieme a un movimento europeo di rinnovamento solidale, ma mi pare che ci sia una ventata verso nazionalismi.

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  4. Meglio una democrazia parlamentare, intanto, come esperienza con un certo termine: per fronteggiare l'emergenza, fare la riforma elettorale, dare un forte segno di legalità e moralità pubblica.

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