sabato 6 aprile 2013

Meglio agire soffrendo che patire aspettando, con la sola speranza nell'animo


ospito questo intervento di Antonio Pilato - pittore e filosofo


Accogliamo e ringraziamo Papa Francesco per averci saggiamente invitato a ricordarci di non rimuovere mai dalla memoria, in tutti i momenti della nostra esistenza quotidiana, la speranza, che è assolutamente necessaria e indispensabile per la sopravvivenza contro i dolori della vita fisica, le incertezze e l'inquietudine spirituale, per non viverla ciecamente come fecero Giordano Bruno e Galilei, e altri ancora, che la verità e la fortuna cercarono su questa terra, a costo di perdere anche la vita, a fronte della dignità, ”come sa chi per essa vita rifiuta “.

 Ma c'è anche un detto che dice: “chi di speranza campa , disperato muore”. E per non morire, “come chi per la speranza della libertà spirituale e religiosa vita rifiuta “, meglio, sostiene l'uomo comune , agire assumendosi la responsabilità sociale ed economica per sé e per il sostegno della propria famiglia onestamente. Meglio allora seguire il principio secondo cui l'uomo è ciò che fa, artefice supremo del proprio destino, causa efficiente di ciò che è , e di ciò che deve essere. “Faber est suae quisque fortunae“ , ogni individuo è artefice del suo destino, possiede gli strumenti, come il fabbro, per costruire il suo futuro. E se qualcosa non va nella sua vita, non dovrà mai, come fanno i creduloni di superstizioni varie, attribuire ad altri la colpa del proprio crudele destino o alla mancanza della misericordia divina, sibbene alla povertà della propria virtù.

 Per virtù deve intendersi non solo l'aspetto religioso e morale , ma anche e soprattutto la cultura e la sapienza pratica, rapportata alla vita vissuta, e calata nella concretezza umana dell'esperienza viva dei rapporti sociali, perchè la vita non è aspettazione (chi si ferma più del necessario momento per riflettere è perduto), neanche idealizzazione e ancor peggio invocazione religiosa o attesa del provvido intervento divino sulle sventure, ma azione, realizzazione di tutte le potenzialità, compresa la predisposizione a partecipare alla dimensione civile dell'esistenza. “Meglio agire soffrendo che patire aspettando”, è stato il sempre valido suggerimento dei grandi pensatori dell'Umanesimo e Rinascimento.

 Meglio agire quindi che aspettare il miracolo divino o che la mela matura cadendo, raggiunga la bocca , mentre si sta, affamati , ad aspettarla seduti all'ombra dei rami.
27 marzo 2013 Antonio Pilato

l'immagine sopra - la forza della speranza tra gli squali - di Antonio Pilato - acrilico e vernici - 2011 

4 commenti:

  1. Da oltre un mese noi tutti stiamo soffrendo, nell'attesa del miracolo divino o della mela che ci cada in bocca.
    Eppure siamo affamati di tante cose, di tanti sogni che vorremmo vedere, non dico realizzati, ma perlomeno messi in cantiere.
    A questo punto, in effetti, sarebbe preferibile soffrire agendo; gli errori si possono correggere, l'inerzia no, non è possibile correggere il nulla.
    Ciao.

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  2. In senso generale sono, da non credente, del tutto d'accordo. Nel senso stretto dell'attualità politica italiana cisono enormi problemi anche per fare un governo a brevissima durata che dia un po' di ossigeno economico-sociale.

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  3. Cosa occorre a questa politica per cambiare?
    Certamente sperare non basta e sento mio l'ottimo articolo che riporti, Francesco.
    Il mio centenario amico Leone, che ha vissuto la crisi del '29, ogni giorno scrive a tutti coloro che riesce a raggiungere incitando ad agire... come cosa indispensabile e urgente. Dice che ognuno lo deve fare secondo coscienza ma lo DEVE fare.
    Meno male che mio padre non è qui a vedere cosa ne han fatto delle sue lotte costate tanto sia in termini di denaro che di impegno.
    Ciao!

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  4. la continuazione del dibattito su questo post prosegue in forma permanente su
    arpa eolica
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    http://arpaeolica.blogspot.it/2013/03/t22.html

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