giovedì 18 ottobre 2012

uguali come gli altri uguali


vignetta da - http://www.portoscomic.com/  - nota in fondo al post

 La Corte Costituzionale ha emesso una sentenza pochi giorni fa (n. 223/2012 - depositata 11 ottobre ’12)  su cui mass media ed osservatori politici hanno prestato poca attenzione;  eppure trattasi di una sentenza importante se si vuole riflettere su superstipendi e disuguaglianze sociali.
 Con questa sentenza la Corte Costituzionale ha annullato quel  poco di prelievo che il Governo Berlusconi aveva osato fare su alti dirigenti pubblici e alti magistrati.  Il governo di B. aveva il 31 maggio 2010 varato il decreto legge n. 78 intitolato ‘Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica'. che così recitava all’art. 9 comma 2 :
In considerazione della eccezionalita' della situazione economica internazionale e tenuto conto delle esigenze prioritarie di raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica concordati in sede europea, a decorrere dal 1° gennaio 2011 e sino al 31 dicembre 2013 i trattamenti economici complessivi dei singoli dipendenti, anche di qualifica dirigenziale,previsti dai rispettivi ordinamenti, delle amministrazioni pubbliche, inserite nel conto economico consolidato della pubblica amministrazione, come individuate dall'Istituto nazionale di Statistica (ISTAT), ai sensi del comma 3, dell'articolo 1, della legge 31 dicembre 2009, n. 196, superiori a 90.000 euro lordi annui sono ridotti del 5 per cento per la parte eccedente il predetto importo fino a 150.000 euro, nonche' del 10 per cento per la parte eccedente 150.000 euro …
 La Corte Costituzionale  con la recente sentenza ha detto che ciò contrasta con il dettato costituzionale, in particolare con gli  articoli 3 e 53 della Costituzione. La Consulta ha inoltre considerato incostituzionale anche il comma 22 dello stesso articolo 9, dove viene disposto che ai magistrati non siano erogati, ''senza possibilita' di recupero, gli acconti degli anni 2011, 2012 e 2013 ed il conguaglio del triennio 2010-2012'' e che ''per il triennio 2013-2015 l'acconto spettante per il 2014 e' pari alla misura gia' prevista per l'anno 2010 e il conguaglio per l'anno 2015 viene determinato con riferimento agli anni 2009, 2010 e 2014''.
 In pratica quel sacrificio che veniva chiesto a dei cittadini facoltosi è stato annullato facendo riferimento a due articoli  3 e 53 della Costituzione che così recitano:
Art. 3
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
 È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Art. 53.
Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva.
Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.

 Dal punto di vista formale la Corte fa riferimento alla pari dignità ed uguaglianza con i dipendenti privati,  e fa riferimento all’obbligo comune di concorrere tutti alla spesa pubblica in base alla propria capacità contributiva; le misure di Berlusconi in materia di riduzione degli stipendi  per concorrere alla spesa pubblica sono state considerate per conseguenza logica  incostituzionali.
 Dal punto di vista della sostanza, se si guarda al secondo comma dell’articolo 3, salta evidente agli occhi di tutti quanto lo Stato non fa per rimediare un po’ di giustizia e di uguaglianza tra cittadini costretti a vivere senza alcun reddito (o con redditi inferiori ai limiti di sopravvivenza) e cittadini abbondantemente compensati con stipendi superiori a 150 mila euro l’anno.
 Forse Tremonti e Berlusconi hanno sbagliato nella formulazione del decreto o hanno volutamente sbagliare.
 Bastava che Berlusconi e Tremonti (suo geniale ministro per l’economia) avessero scritto in quel decreto legge la seguente dizione: “in base al comma due dell’articolo 3 della Costituzione italiana si diminuisce lo stipendio ai  dipendenti di qualifica dirigenziale, ed anche  ai Parlamentari e a chi riveste cariche politiche … ecc … ecc …  i risparmi ottenuti saranno devoluti  per garantire il minimo reddito di sopravvivenza ai cittadini italiani più poveri.  In tal caso la Corte non poteva di certo parlare di contrasto con l’art. 3 della Costituzione.
 Monti e il suo Grilli ripeteranno gli stessi errori dei predecessori?????
18/10/12 francesco zaffuto

Immagine – vignetta di Franco Portinari – gentilmente concessa in uso per questo post – link al blog di Portos -
nota descrittiva dell'immagine per disabili visivi
due dialoganti,  lavoratori di mezza età:
primo: le toghe bocciano i tagli ai loro maxi-stipendi:  dice che va contro i valori costituzionali
secondo: un vero attaccamento ai … valori

2 commenti: