sabato 26 maggio 2012

IL TERREMOTO E I CENTO GIORNI


Secondo il decreto sulla Protezione civile ( n. 59 del 15 maggio 2012) lo Stato si occupa del terremoto per 100 giorni poi il carico passa alla Regione. L’Emilia Romagna dovrà pagarsi la ricostruzione. Come? Con la «tassa della sfortuna», la possibilità di alzare fino a 5 centesimi le accise regionali sulla benzina; ma sicuramente l’introito non può bastare per ricostruire case, ospedali, uffici, capannoni industriali. Ben poca attenzione i mass media stanno dedicando a questo argomento, e i terremotati emiliani ormai sono decaduti da notizia di rilievo.
L’obiettivo del Governo, con il suo decreto n. 59, era quello di spostare il costo della ricostruzione per i terremoti dalle casse pubbliche al settore privato costringendo i cittadini a farsi una assicurazione contro le calamità; ma ora non si può certo dire agli emiliani di farsi una assicurazione postuma e di conseguenza il terremoto dell’Aquila, che doveva essere l’ultimo assistito dallo Stato, diventa nei fatti il penultimo.
Il decreto n. 59 è assurdo: elimina la solidarietà tra regioni colpite da disastri e regioni non colpite; elimina la solidarietà tra privati colpiti e privati non colpiti tra diverse zone geografiche del paese (le assicurazioni private faranno pagare cifre diverse a seconda delle aree di rischio).
La solidarietà è possibile, ed è anche meno gravosa economicamente, quando ricade su un ente più ampio; sarebbe addirittura necessaria una solidarietà a livello europeo in aiuto a paesi a rilevante rischio sismico; ma in attesa di un’Europa poco attenta a questo grave problema, almeno la nazione Italia deve fare il suo dovere. Lo Stato è l’organo che deve assicurare la solidarietà nelle disgrazie nazionali, e non può sfuggire alle sue responsabilità pubbliche.
Il decreto 59 deve essere ancora esaminato dal Parlamento italiano e il Parlamento italiano può stracciarlo almeno per tutta la parte che riguarda ricostruzione e risarcimenti. Una parte della nuova IMU dovrebbe essere devoluta ad un fondo di garanzia per coprire i necessari interventi di ricostruzione in caso di disastri: se l’IMU venisse ad avere il carattere di imposta di solidarietà sociale forse i cittadini la pagherebbero con meno odio.
26/05/12 francesco zaffuto
Questo post continua l’argomento trattato su TERREMOTO: fatti vostri

7 commenti:

  1. Mi viene da commentare: "siamo alle solite"!
    D'accordo con te, anche se voglio aggiungere che l'IMU rimarrebbe sempre una tassa iniqua. Pagarla con odio? Chi ripagherà a noi le lacerazioni morali?
    Buon fine settimana

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  2. Lo Stato padre-padrone caccia le Regioni bamboccione dalla sua casa dicendo "arrangiatevi", senza dare la possibilità economica di farlo.
    I cento giorni di assistenza previsti basterebbero a malapena alla creazione di un organico che sovraintenda agli interventi; organico che decadrebbe per passare la mano ai diretti interessati, che dovrebbero arrangiarsi con i due euro degli sms di solidarietà degli altri italiani.
    Che, nonostante tutto, continuano a reagire col cuore e non con i tabulati. Se continua così, i prossimi eventi catastrofici troveranno una tabula rasa che renderà superflua la loro opera distruttiva.
    Ciao, tanto per cambiare amaro.

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  3. L' arguzia (o l'infamità?) dell'attuale capo di governo colpisce ancora!..

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  4. Non ho potuto fare a meno di citare i tuoi post nel mio post di oggi, un saluto

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  5. L'Italia di Monti si dimostra centralista quando ci sono da chiedere soldi ai comuni e alla popolazione, federalista quando dovrebbe tirarli fuori... il problema è a monte, in Europa, iniqua, forte con i deboli, debole con i forti, con la politica al tappeto dell'economia. Sull'IMU, stendiamo un velo pietoso ...

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  6. Questi sono liberisti dei miei stivali!

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  7. Bisognerebbe iniziare a pensare alla disobbedienza civile.

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