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Nelle piazze in Algeria e Tunisia in questi giorni non ci sono stati i fondamentalisti, ci sono stati i disoccupati, i poveri, i giovani senza futuro.http://www.adnkronos.com/IGN/News/Esteri/Scontri-in-Tunisia-almeno-20-morti-Algeria-annunciate-misure-contro-carovita_311516661585.html
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ULTIMORA 50 morti (ore 12,00 del 10/01/11)
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Il 17 dicembre ad un giovane laureato disoccupato, che per sopravvivere faceva l’ambulante, la polizia sequestra tutto perché senza licenza e il giovane si è dato fuoco; da quel gesto disperato è partita una protesta che ha coinvolto tutto il paese.
http://www.dirittiglobali.it/home/categorie/33-internazionale/8318-tunisia-la-rivolta-censurata-i-giovani-laureati-sfidano-il-regime.html
Il 17 dicembre ad un giovane laureato disoccupato, che per sopravvivere faceva l’ambulante, la polizia sequestra tutto perché senza licenza e il giovane si è dato fuoco; da quel gesto disperato è partita una protesta che ha coinvolto tutto il paese.
http://www.dirittiglobali.it/home/categorie/33-internazionale/8318-tunisia-la-rivolta-censurata-i-giovani-laureati-sfidano-il-regime.html
In Algeria e in Tunisia, il 60 per cento della popolazione ha meno di 25 anni, il tasso di disoccupazione giovanile è elevato ( ma non è certo tamponato come in Italia da un benessere arretrato delle famiglie). La valvola di sfogo fino ad oggi è stata l’emigrazione verso l’Europa, e con un’Europa in crisi anche questa valvola pare chiudersi.
Algeria e Tunisia hanno avuto esperienze pseudosocialiste autoritarie, ma di fatto improntate all’imitazione di una economia di tipo europeo e al mantenimento di privilegi di caste politiche e sociali, che hanno permesso l’arricchimento di ristrette fasce sociali. Per tutti gli anni 90 e per il primo decennio del 2000 opposizioni e rivolte in Tunisia e Algeria sono state caratterizzate dal fondamentalismo, ma si celava dietro un malessere sociale ed economico profondo.
Oggi le piazze di Tunisia e Algeria sono come quelle di Parigi, Londra, Roma con giovani in lotta per la loro sopravvivenza in quanto uomini. Quella divisione che per tanti anni è stata all’insegna della religione sembra scomparire, tutti uomini, tutti egualmente figli di Dio.
Di fronte al carovita e alla disoccupazione non ci possono essere divisioni di sorta, forse riusciamo a parlarci tutti con la stessa “lingua”, possiamo dire: “proletari di tutto il mondo unitevi”. Ma perché, per che cosa? Per il pane, per il lavoro, per la libertà.
Occorre ricominciare dal pane, ma con un nuovo modello di sviluppo che non si deve basare sull’imitazione del vecchio modello Europeo, già in crisi e da superare. Occorre ripartire dalle fonti primarie della sopravvivenza: dall’agricoltura, e da quella ricerca e industria connesse (non in forma predatoria) alla produzione agricola. Pane per tutti significa invertire le logiche di questa economia che produce solo per i più ricchi, significa produrre per i mercati poveri, aiutare lo sviluppo dei paesi emergenti a farcela con i propri mezzi, rinunciare a forme di crescita fittizia. Smettere di fare i predoni della terra e smettere di rendere schiavi altri uomini.
10/01/11 francesco zaffuto
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immagine – acquarello – il tempo del basilico © francesco zaffutonota descrittiva dell'immagine per disabili visivici sono tre profili di volti umani in frequenza, in apparenza di razze diverse ma con un aspetto di unità verso l’unica fronte da cui provengono, dalla loro bocca parte un grappolo d’uva, sul finale del grappolo d’uva l’abbozzo di una testa d’aglio e di qualche frutto, con più decisione emerge da un boccale il ramo di un basilico che si pronuncia come a cingere la fronte unica dei tre volti, sulla destra un orologio da polso. Colori di fondo gialli e ocra a destra, contrastati da un verdastro ingiallito a sinistra.
Ho ammirato a lungo il tuo acquarello, Francesco. Quell'orologio è una presenza che racconta, che incita...
RispondiEliminaMa passando al tuo post, altrettanto importante, non riesco a credere che si ricomincerà dal pane, dalla terra. Lo vorrei tanto, vorrei che tutti ripartissimo da qui, da quanto scrivi:
"Pane per tutti significa invertire le logiche di questa economia che produce solo per i più ricchi, significa produrre per i mercati poveri, aiutare lo sviluppo dei paesi emergenti a farcela con i propri mezzi, rinunciare a forme di crescita fittizia..." Ma dove saranno i Potenti che rinunceranno al loro potere?
Buona giornata,
Lara
Cara Lara,
RispondiEliminasogno un mondo dove i potenti smettano per propria coscienza di fare i prepotenti. Purtroppo saranno necessarie delle dure lotte e spero incruente, perchè dalla violenza spesso si eredita vendetta.
buona giornata anche a te
francesco
Quella zona sta diventando una polveriera. E lì si tratta di fame vera. E non solo nella zona. Guardiamo per esempio anche le rivolte per la cipolla in India.
RispondiEliminagrazie Alberto per la segnalazione, per la cipolla in India ho trovato su internet l'articolo di Fulvio Scaglione
RispondiEliminahttp://www.fulvioscaglione.com/index.php/asia/lindia-e-la-guerra-della-cipolla/
ti segnalo il recente intervento di peacereporter sulle crisi alimentari create
http://it.peacereporter.net/articolo/26229/Pane+e+speculazione
Grazie, vado a vedere.
RispondiEliminaIl pane è matrice di rivolta, quando non c'è l'hai non puoi far altro. Concordo con l'articolo quando dice che in Tunisia non c'è lo strato di ricchezza che sta sostenendo in questo momento molti giovani italiani che sarebbero quasi nella stessa condizione.
RispondiEliminaa Davide
RispondiEliminae non è un caso che tutto l'intero messaggio di Napolitano era dedicato ai giovani; anche l'Italia è appesa a un filo, fino ad ora pane e tetto dove dormire l'hanno garantito le famiglie di origine.
ciao