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lunedì 3 luglio 2017

SOLDI IMBOSCATI E RUBATI - articolo di Elio Veltri

Su invito di Angelo Gaccione, inserisco in questo blog l’articolo di Elio Veltri sui paradisi fiscali (fr.z.)
Già inserito su "Odissea" al link
http://libertariam.blogspot.it/2017/07/soldi-imboscati-erubati-di-elio-veltri.html
Questo scritto documentatissimo e inquietante di Elio Veltri, dà il quadro esatto di come il dibattito pubblico macina vento.

sabato 26 marzo 2016

Come chiamare questa Pasqua?

Interventi ospitati
PASQUA DI MORTE
di Angelo Gaccione

Milioni di uomini, donne, vecchi e bambini vagano come fantasmi lungo i confini d’Europa; si ammassano dietro il filo spinato degli Stati; dormono in tende e nel fango, sopportano pioggia e freddo; soffrono fame, lutti e miseria; hanno perso tutto: case, lavoro, studio, affetti. Muoiono in mare e nelle lunghe traversate. Non ci sono riguardi per questi esseri umani, ma in compenso ce ne sono moltissimi per cacciabombardieri, droni, missili, bombe ed armi di ogni tipo. Armi che vanno a devastare e che provocano nuovi lutti, nuove miserie, nuovi esodi.
Abbiamo scritto fino alla noia sulle spaventose cifre che ogni anno gli Stati di tutto il mondo spendono per le armi. Abbiamo dato le cifre, quelle fornite da loro stessi, e sono cifre da vertigini. Queste cifre potrebbero tornare a fare di questi dannati in fuga, di questi figli di nessuno, esseri umani. Queste cifre potrebbero garantire ai poveri di ciascuno Stato una vita dignitosa. Queste cifre potrebbero garantire case e acqua; pane e vestiti. Queste cifre potrebbero debellare malattie e miseria per ognuno. E invece ogni minuto muoiono esseri umani con la stessa velocità con cui si bruciano milioni di dollari e di euro in armamenti e in attività militari. Con la stessa velocità con cui la speculazione finanziaria delle Borse brucia una quantità spaventosa di denaro. Perché gli Stati che ci governano, nessuno escluso, hanno assunto nei loro geni un carattere disumano, e dunque apertamente nazista e criminale. Possono nella forma presentarsi come democratici, popolari o socialisti, ma nella sostanza restano quelli che sono: Stati disumani, e dunque criminali. E non si fermano davanti a nulla. Non si curano di alcuna voce che si levi autorevole: neppure davanti a quella di questo papa. Voglio ribadirlo in questa Pasqua del 2016 in cui non c’è proprio nulla da festeggiare: voi, uomini di Stato, voi che avete retto le sorti del mondo, non potete accampare alcuna scusa davanti alle generazioni che verranno. Voi non potete dire, com’è successo con i campi di sterminio nazisti: Non sapevamo. Voi in questo tempo avete visto e saputo. Avete visto tutta la vergogna che è stata consumata sotto i vostri occhi. Una vergogna che dopo quella consumatasi durante la seconda guerra mondiale, non ha avuto eguali nel dopoguerra in Europa. Voi, uomini di Stato e di Governo di ogni dove, avevate il modo e le risorse per mettere fine alla tragedia dei profughi di guerra e dei profughi di fame in fuga da un intero continente, ma non avete voluto. Avete preferito investire milioni in armi e non in uomini; in cacciabombardieri e non in bambini; in droni e non in donne; in missili e non in pane; in morte e non in vita. Avete preferito arricchire una ristretta oligarchica di mercanti di morte (quelli che papa Francesco ha maledetto pubblicamente dalla sua finestra aperta al mondo), ma siete rimasti sordi al grido di milioni di esseri umani. No, voi non avete scuse. Voi avete scelto deliberatamente da che parte stare. Voi avete scelto la morte, e in questa Pasqua non ci sarà alcuna resurrezione.

[Pubblicato sulla prima pagina di “Odissea” in Rete in data 21 marzo 2016]

www.libertariam.blogspot.it

Un commento di Francesco Zaffuto 
Penso che nel 1986 ci fu una occasione per un cambiamento totale di rotta, la diede Gorbaciov sacrificando la sua carriera politica e anche lo Stato che presiedeva;  l’occidente non la volle cogliere, anzi si limitò a raccogliere i rimasugli della sua sconfitta. Ora si naviga all’indietro e sarà difficile trovare un approdo. Sarebbe necessario un movimento internazionalista, umanitario, laico, giusto, rispettoso delle diversità, ma sopratutto rispettoso della libertà di ogni singolo uomo e del suo diritto a nutrirsi e vivere dignitosamente. Continuo a lottare e sperarci? Anche se temo, per il tempo che avanti mi resta, che io non potrò vedere il traguardo.
...................
da google+
Luisa Borghi
Ieri alle ore 20:41

 
Il solo fatto che esistono è uno schiaffo morale a tutti noi. Eppure le uova di cioccolato che domani mangeremo saranno ugualmente dolci. L'ipocrisia delle barriere e del filo spinato non li fa scomparire. C'era una volta qualcuno che diceva " e pace in terra agli uomini di buona volontà". Ringrazio questo pensiero semplicissimo. Ho capito che cosa ci vuole: un po' di banalissima buona volontà. Se la gente che ha potere avesse voglia, queste persone che chiedono aiuto sarebbero equamente distribuite in tutti gli Stati di questa schifosissima Europa. Noi, italiani qualche volta ricordiamo di discendere da un tale che si chiamava Giuseppe Mazzini: Se non ci ricordiamo di lui pensiamo a Spinelli. Da qualche parte c'è ancora sua figlia Barbara. Sta zitta, perchè questa politica fa schifo.
Dimenticavo...buona Pasqua

martedì 23 febbraio 2016

Sardegna: il pescatore e il mare che non c’è

Calogero Di Giuseppe, del blog La Discussione, mi segnala di dare peso a un fatto che la stampa ha relegato a notizia di secondo piano


"Una trentina di pescherecci con gli equipaggi si sono ritrovati al molo pescatori di Golfo Aranci all’alba con uno striscione bianco e la scritta “No mare di Sardegna alla Francia”

Avere dei dubbi, se al mattino con la tua barca sei sul mare d’Italia o di Francia, è inquietante per chi campa di pesca.
Ancora più inquietante se nessuno ha informato i pescatori dei possibili cambiamenti, se la Regione Sardegna dice di non sapere niente, e se il Parlamento è ancora all’oscuro.
 Recentemente sappiamo che sono piovute alcune interrogazioni parlamentari ma il tutto pare restare nel vago.

Allora, il Governo risponda: c’è o non c’è un nuovo accodo sui confini di Mare e quali ripercussioni hanno sui pescatori?
Allora, la stampa e le TV smettessero di considerare questo fatto come notizia di secondo piano. (f.z.)

Immagine dallo stesso articolo citato di Repubblica


Commento da google+
10:33


Speriamo che la notizia venga ridimensionata o, per lo meno, resa pubblica. La Sardegna è un'isola ed un'isola ha degli abitanti che vivono di pesca  visto che il mare la circondano tutta. E allora che qualcuno spieghi, nei tempi e nei modi DOVUTI,  che significato può avere uno striscione che parla di mare italiano o di mare francese. Se non è vero niente, si smetta di GIOCARE con la vita degli altri perchè un pescatore vive di mare e col mare e, se un mattino di botto qualcuno gli dice che il SUO mare non è più suo ma francese, per favore lo si faccia saper ai diretti interessati nonchè a tutti gli ITALIANI che cavolo si stia facendo sulla pelle degli altri e di tutti noi. Usiamo in modo GIUSTO la televisione. Esiste una rete di SERVIZIO PUBBLICO. Usatela. Ma, soprattutto date le notizie giuste, perchè la SARDEGNA e l'ITALIA sono stanche, molto.

sabato 20 febbraio 2016

gli occhi del vecchio Artù

Non ho mai contato i chilometri percorsi insieme, so solo che sono davvero tantissimi, e non parlo di quelli fatti su un treno, su una metropolitana o su un'autobus, ma di quelli fatti a piedi e a quattro zampe. A giugno il mio cane avrà 13 anni, e lavora da quando aveva pochi mesi, gli è venuto naturale non farmi sbattere agli ostacoli dentro casa, ed era il mio cucciolo guida, perché non era facile muoversi in casa appena persa la vista del tutto. A circa un anno, grazie a un addestratore e alla sua intelligenza, è diventato un cane guida davvero bravissimo, anche fuori casa.  Prosegui la lettura su

domenica 10 gennaio 2016

2016, il referendum della consacrazione – seconda puntata

2016, il referendum della consacrazione – seconda puntata
Con ogni probabilità nell’autunno del 2016 ci sarà il referendum sulla riforma istituzionale del Senato. Il premier Renzi ha già annunciato (nella conferenza stampa del 29 dicembre 2015) che sarà determinante per la sua carriera politica. La riforma del Senato combinata con la Legge elettorale porta a un grande cambiamento negli assetti dei poteri istituzionali in Italia. Sul blog Crisidopolacrisi saranno raccolti e segnalati diversi interventi;  
Vi segnaliamo l’intervista a Gaetano Azzariti – ordinario di Diritto costituzionale alla Sapienza di Roma
Intervista rilasciata al Fatto quotidiano 6 gennaio
La trovate a questo link


La prima puntata – l’intervento di Alfiero Grandi su


domenica 3 gennaio 2016

2016, il referendum della consacrazione – prima puntata


2016, il referendum della consacrazione – prima puntata
Con ogni probabilità nell’autunno del 2016 ci sarà il referendum sulla riforma istituzionale del Senato. Il premier Renzi ha già annunciato (nella conferenza stampa del 29 dicembre 2015) che sarà determinante per la sua carriera politica. La riforma del Senato combinata con la Legge elettorale porta a un grande cambiamento negli assetti dei poteri istituzionali in Italia.  In questo blog saranno raccolti diversi interventi;  qui oggi quello di Alfiero Grandi.

I REFERENDUM SONO L'UTIMA POSSIBILITA'DI EVITARE LA TORSIONE VERSO UN REGIME DI UN UOMO SOLO AL COMANDO


di Alfiero Grandi
Il 2015 si chiude con l'iniziativa, su diversi fronti, per arrivare a referendum contro provvedimenti del governo che Renzi stesso considera caratterizzanti.
Del resto nella conferenza stampa di fine anno Renzi ha confermato che in autunno cercherà un plebiscito a suo favore sulle modifiche della Costituzione. E' una sfida che dovrebbero prepararsi a raccogliere quanti non condividono le scelte del governo e che dovrebbe far venire qualche dubbio alla parte del Pd non ancora normalizzata.
Perché si sta aprendo una stagione referendaria contro il  governo Renzi ?
Renzi ha condotto la sua azione di governo rifiutando il confronto non solo con il sindacato, cercando di emarginare la Cgil, ma anche con esponenti del mondo della cultura (i professoroni) e i settori politici che non accettano la sua influenza.
Si tratta di un'azione settaria verso chi rappresenta altri punti di vista sociali e politici. Da Renzi il confronto tra posizioni diverse è da tempo archiviato, in nome della ricerca del nemico di turno. A dar retta a Renzi dovrebbero esserci solo osanna alla sua capacità e nessun contrasto verso le scelte compiute, presentate come scelte ovvie, dimenticando che ci sono sempre versioni diverse e perfino opposte visto che i contrasti sociali, politici, ideali esistono.
Ultimo il caso delle 4 banche salvate dal fallimento con un decreto che ha sacrificato pesantemente un'area di risparmiatori inconsapevoli o almeno poco consapevoli degli investimenti compiuti. Anche in questo caso è falso che l'unica soluzione possibile sia quella adottata dal governo e la propaganda non basta a tacitare i truffati che, spinti alla disperazione, restano una spina nel fianco del governo Renzi destinata a durare. Del resto, anche Renzi, quando si tratta di ciò che lo riguarda, scopre il valore della diversità e si allontana dal suo ruolo preferito di cantore del pensiero unico renziano, cioè di sé stesso. Basta ricordare come Renzi abbia tuonato contro la Merkel in materia di banche e di gasdotti al solo fine di gettare su altri le responsabilità degli errori del suo governo, dopo avere accettato a lungo di ottenere (più che modesti) margini di manovra finanziaria come risultato della subalternità ai vincoli imposti dall'austerità a trazione tedesca e come compenso dell'isolamento del governo Tsipras, abbandonato al suo destino.
Quello che è permesso a Renzi in Europa non è però considerato lecito ad altri in Italia e quanti non sono d'accordo con le sue scelte sono automaticamente considerati gufi, vecchi e passatisti, come tali da non ignorare. Questo comportamento è possibile non solo perché Renzi è il Presidente del Consiglio ma in quanto è riuscito con la conquista della segreteria del Pd a fare coincidere largamente i destini del partito con i suoi. Questa è la vera novità. C'era sempre stata una dialettica maggioranza-opposizione e nel tempo la componente critica è stata rappresentata anche da aree che sono oggi nel Pd. Lo scenario futuro non è più caratterizzato da un'alternanza tra schieramenti diversi ma il tentativo di costruire un potere centrale (il ricordo va inevitabilmente alla DC) che in parte assorbe dominandole e in parte emargina le altre componenti politiche. In sostanza è un tentativo di costruire un regime. Della costruzione di un regime fa parte essenziale un sistema istituzionale funzionale a questo disegno, che la Costituzione uscita dalla Resistenza non permette. L'attuale Costituzione ha permesso di distruggere la legge elettorale definita "porcellum" perché contraria ai suoi principi, anche se troppo tardivamente, dalla sentenza della Corte. La Corte ha salvato gli atti già compiuti da un parlamento eletto con una legge elettorale illegittima ma dopo avrebbero dovuto esserci nuove elezioni, con un nuovo sistema elettorale, possibile anche con quello uscito dalla sentenza. Invece no. Il parlamento a trazione del governo Renzi per le più disparate - spesso poco nobili -  ragioni ha approvato una legge elettorale ipermaggioritaria simile al porcellum e ha fissato l'asticella dei deputati nominati dai capi partito ad almeno i due terzi degli eletti della Camera. Innestando questa legge elettorale sullo scasso della Costituzione in corso di approvazione si avrebbe questo esito: il Senato diventerebbe una camera fittizia che avrà più poteri di quanti riuscirà ad esercitarne e con componenti non eletti dai cittadini, ai quali non debbono rispondere del loro operato. Faccio un esempio, se l'Italia dovrà decidere su pace o guerra l'unica sede in cui farlo sarà la Camera dei deputati, in quanto il Senato non conterà nulla. La Camera eletta con un sistema ipermaggioritario avrà la maggioranza di un solo partito, per di più con deputati in buona parte designati, guarda caso, dal capo del partito.
Con queste modifiche istituzionali su pace o guerra deciderà di fatto il governo e in particolare Renzi, semprechè non scopra che potrebbe vincere qualcun altro. In altre parole si prefigura un sistema autoritario, centralizzato, monocratico che nel nostro paese non c'è mai stato dalla Liberazione ad oggi. Si arriverà a qualcosa di molto simile al Sindaco d'Italia. Forse Renzi non è il primo ad auspicare questa soluzione ma è il primo ad essere in condizione di ottenerla.
A cosa serve questo enorme accentramento di potere ? Non è solo per desiderio di potere personale e nemmeno solo il tentativo di eliminare in radice i possibili contrasti. Parte dalla consapevolezza che l'Italia è prossima a decisioni forti, il rispetto dei parametri e il cosiddetto risanamento imporranno scelte che sposteranno drasticamente i rapporti di forza a danno dei lavoratori: Ci sarà chi comanda e chi è comandato, punto. Per questo il sindacato (quando è autonomo) è di troppo. Si pensa di imporre tagli importanti allo stato sociale, introducendo nella scuola come nello stato sociale processi di privatizzazione sempre più importanti. Ci sarà sempre più un uso spregiudicato, di regime, degli organi di informazione, con buona pace dei processi di diffusione delle informazioni. Agitare uno smartphone non salverà dalla riduzione drastica delle vere informazioni disponibili. Il futuro rischia di essere un selfi continuo con la presenza del Presidente del Consiglio, considerato eterno perchè dovrebbe essere rappresentato solo quello che il potere vuole. La crisi della destra berlusconiana può avere confuso una parte del Pd che ha finito con l'assumere una posizione di attesa del termine di questa fase per esaurimento naturale, sottovalutando i connotati culturali, politici necessari ad una valutazione critica. Quando questa fase si esaurirà anche il Pd non starà granchè bene, perché troppo coincidente con l'oggetto della critica. Quello che guadagna oggi verrà pagato caro.
Per questo chi ha un altro punto di vista di fronte al prevalere di una logica autoritaria, di dominio, che impone già oggi scelte non condivise, come è accaduto non solo sull'articolo 18 ma anche sulla scuola con una legge che rischia di deformarne seriamente la funzione, sull'ambiente con norme che hanno dato il via libera a scelte devastanti, è obbligato a scegliere un terreno di scontro non usuale come i referendum abrogativi o la rivendicazione del referendum oppositivo sulle modifiche della Costituzione. Se il parlamento non ce la fa, e non ce la sta facendo, a contrastare le scelte dominanti, se gli interessi politici prevalenti spingono ad approvare provvedimenti inaccettabili, resta solo la possibilità di fare appello ai cittadini, cercando di renderli consapevoli che le scelte in ballo sono di fondo e decideranno del futuro del nostro paese. Nessuna faciloneria nella scelta referendaria ma la consapevolezza che lasciar correre vorrebbe dire rinunciare a condurre una battaglia difficile ma inevitabile per rendere consapevole il paese dei problemi da risolvere e delle scelte da fare per evitare che metta radici una vera e propria torsione autoritaria. I referendum sono una via impervia ma è l'unica che resta per fermare il renzismo prima che diventi regime. Se a primavera inizierà una stagione referendaria che investirà, come sembra possibile, modifiche della Costituzione, legge elettorale, scuola, diritti di chi lavora potrebbe crearsi una diversa consapevolezza nei cittadini e potrebbe tornare la speranza che il regime targato Renzi non è l'unico futuro possibile. Aspettiamoci demagogia a non finire. Renzi insisterà sul taglio dei senatori, ma sarà facile rispondere che si potevano differenziare i ruoli delle camere e ridurre il numero dei parlamentari con altri meccanismi, indicati ad esempio dalla proposta di legge Chiti, ignorata dal governo. Altre scelte erano e sono possibili, a condizione che queste vengano bocciate.
Fermare è possibile, fermare è necessari. Salvare la Costituzione da manomissioni è un compito primario. Impedire derive su materie come lavoro, scuola, legge elettorale può prefigurare una novità politica. Mobilitare energie sociali e politiche, le coscienze di singoli, offre a tutti la possibilità di contribuire ad evitare una deriva preoccupante e che il nostro paese non merita.

Alfiero Grandi
Ricevuto via Mail tramite : newsletter-unsubscribe@alfierograndi.it

sabato 2 gennaio 2016

Se piove e se non piove

Oggi (2 gennaio 2016) in Lombardia piove,  l’aria è ancora pesante, ma fra poco la natura avrà sistemato momentaneamente il danno. Non va dimenticato ciò che è accaduto nel dicembre 2015. Qui ospitiamo l’intervento di Angelo Gaccione

NON PIOVE: GOVERNO STRONZO!
di Angelo Gaccione

Tranquilli, non cambierà nulla. Il parolaio di Firenze (Matteo Renzi) e il suo governo, hanno già da mesi autorizzato compagnie petrolifere e multinazionali di trivellare fondali marini, coste e terreni di ogni angolo d’Italia alla ricerca di petrolio e metano, e sui veleni dell’Ilva di Taranto avete visto com’è andata a finire. Tranquilli, non cambierà nulla. Sessantamila morti per inquinamento sono una cifra ridicola: il fumo da tabacco ne stende ogni anno venti volte di più. E poi i disoccupati sono milioni e i pensionati una caterva. Per raddrizzare la situazione dell’Inps dovremo far fuori almeno 5 milioni di anziani, e l’inquinamento al momento non permette questo miracolo. Dunque tranquilli.   Se proprio siete allarmati per la vostra salute, fate come il sindaco di Milano Pisapia: confidate nella meteorologia e sperate che piova. A proposito: mi meraviglio che nessuno dei suoi consulenti gli abbia suggerito finora di portare le reliquie di sant’Ambrogio in processione per invocare la grazia.                       Tranquilli, non succederà nulla. I soldi del Ministero della Difesa continueranno a sostenere le spese militari, le missioni armate all’estero ed il bilancio della Nato. I tetti delle vostre case e quelli degli edifici pubblici non subiranno traumi con pannelli solari e antiestetici impianti fotovoltaici. Del resto non possiamo dare un dispiacere ad Obama, si offenderebbe. Dunque tranquilli, mangiate il panettone in serenità, perché per i prossimi cinquant’anni potrete continuare a girare con le vostre macchine a gasolio e metano; scaldare a gasolio e metano le vostre case; bruciare i vostri rifiuti con inceneritori alimentati a gasolio; produrre e consumare a volontà. Incrementare i consumi non è l’imperativo categorico del nostro tempo? Ed il benessere della Nazione non si misura dalla quantità di rifiuti che produce, dal trionfo delle sue pattumiere? Tranquilli dunque, incrementate i consumi e consumate. Consumate e consumatevi! Presto la Libia sarà pacificata; più avanti anche la Siria, e ci saranno petrolio e gas in abbondanza da consumare e smaltire: i serbatoi delle vostre macchine e le pance delle vostre caldaie, saranno indispensabili. Tranquilli, potrà accadere che alcuni giorni all’anno, e per qualche ora, magari subito dopo le spese natalizie, se non pioverà per 90 giorni, vi si chiederà di rinunciare alle macchine. Pazienza, in fin dei conti qualche piccolo fastidio si potrà sopportare. E che sarà mai?

[Pubblicato sulla prima pagina di “Odissea” in Rete il 30 dicembre 2015]

sabato 20 giugno 2015

EXPOLIAZIONE

La Food policy milanese.
Un’altra carta che Expo regala ai posteri.
di Emilio Molinari

In questi appunti per una discussione pubblica, redatti in preparazione del Convegno Internazionale che si terrà a Milano nelle giornate di venerdì 27 e sabato 28 giugno 2015, Emilio Molinari mette a fuoco una serie di ragioni ineludibili e che sono mille miglia distanti da quanto il rutilante e fantasmagorico circo dell’Esposizione Universale ci ha proposto. Queste riflessioni indicano la nervatura indispensabile per una Carta dei popoli autentica, che metta al centro i bisogni dell’umanità, del suo sostentamento, della cura dell’habitat di cui è parte integrante e delle sue risorse nobili: cibo, acqua, aria, suolo. Il modo di riconsiderare queste risorse e la loro distribuzione egualitaria, non hanno nulla in comune con le linee politiche disegnate dalla cosiddetta Carta di Milano. Questi appunti sono un ottimo punto di partenza per un dibattito serio e propositivo.    

La locandina del Convegno Internazionale

Expo sforna un'altra carta oltre quella di Barilla/Renzi. È la carta per fare di Milano la città del cibo lanciata questa volta dal Comune di Milano e dalla Fondazione Cariplo e scritta e “ragionata” da un comitato di esperti dell'associazionismo di sinistra. 24 pagine impegnative corredate da tanto di grafici consegnate Sabato 9 Maggio alla consultazione pubblica delle zone di Milano dopo di che sparita dalla circolazione.
Uno dei tanti espedienti per dare una cosmesi all'inutilità di Expo. Molte parole specialistiche prese a prestito dal linguaggio degli esperti di sinistra e delle associazioni e alcuni concetti corretti e cose condivisibili.
Ma l'insieme è un qualcosa che nulla a che vedere con una vera Carta che seccamente definisca impegni concreti e soprattutto alternativi alle scelte che hanno determinato, e determinano tuttora, lo sviluppo di questa città, il suo rapporto con il suo territorio circostante, la campagna, l'acqua, la grande distribuzione ecc. Il documento è solo una “cosa” difficile per una consultazione che non sarà mai ne pubblica ne partecipata.
Intanto Expo diventa ogni giorno di più una fiera e una rassegna gastronomica, una festa, che alimenta nei cittadini l'indifferenza per le cause del disastro alimentare, sociale, ambientale che le multinazionali in vetrina in Expo hanno determinato e che loro per primi subiscono chiusi e indifferenti (in senso gramsciano, al grido della Terra e dei poveri di cui parla l'enciclica di Papa Francesco e a ciò che avviene alla stazione centrale).
Dentro a queste 24 pagine si perde il filo del disegno di quale città vogliamo e gli intenti di una politica del diritto al cibo nella città metropolitana.
Nelle 10 domande poste:
Governance - Milano dialoga con la città
Educazione - Milano educa al cibo
Sprechi - Milano riduce e trasforma
Accesso - al cibo Milano nutre tutti
Ambiente - Milano riduce gli impatti
Agroecosistema - Milano cura della sue terra e la sua acqua
Produzione - Milano genera qualità
Finanza - Milano investe sul cibo
Commercio - Milano alimenta le relazioni
Non c'è una riflessione su come dare una sterzata al modello di sviluppo della città che ha avuto ricadute drammatiche sull'agricoltura e sulla salubrità del territorio, sull'acqua, sul piccolo commercio e soprattutto non si fa i conti con quanto ha espresso ed esprime ancora la politica la quale va nel senso della continuità con il passato. Non si sente che Milano è al centro di un bacino (Lambro Seveso Olona) dichiarato dalla UE area di disastro ambientale. Che è al centro di una delle aree mondiali con le più alte emissioni di inquinanti e gas serra del mondo. Che le prime falde sono state abbandonate perché irrimediabilmente inquinate. Che è un’ area in Europa tra le più alte nella cementificazione che ha divorato campagne, fontanili, rogge e canali e che Expo ha aggiunto a questa realtà 1 milione di mq e che in prossimità di questi ad Arese, si vuole fare il Centro Commerciale più grande di Europa.
Che è la città in Europa con meno verde.
Che la distribuzione del cibo e delle merci è affidato quasi totalmente alla grande distribuzione, e ai centri commerciali.
Nella Carta non si sente questa consapevolezza e quindi non si sente la volontà del cambiamento.
Si resta nel minimalismo e vengono inseriti degli abbellimenti.
1.l'educazione del popolo a mangiare sano, (come se fosse solo un problema di ignoranza e non di reddito e di pubblicità consumistica).
2.lo spreco e il risparmio (come se fosse responsabilità delle famiglie, senza prendere atto che si produce di più di quanto siamo in grado di consumare le ragioni dell'economia spingono a produrre e consumare sempre di più).
3.La carità, gli avanzi recuperati per i poveri.
4.La qualità del cibo ovvero il made in Italy nel quale occorre investire perché produce ripresa e commercio.
Nella sostanza la Food Policy milanese parla alla città che sta bene, ai suoi consumi, parla di buone pratiche non disegna la città del cibo e dell'acqua come si vorrebbe far credere.
La cartina di tornasole di ciò è che:
Nella Carta l'acqua è quasi completamente ignorata. Si accenna solo alle casette dell'acqua che si perdono di fronte a Nestlè e allo statuto della città metropolitana che su richiesta del movimento, dichiara che l'acqua è un diritto umano. Ma appunto cose minimali e petizioni di un principio.
Si ignora che: L'acqua è l'alimento principale e l'acquedotto è la struttura centrale della vita di una città cui va riservato il massimo dell'attenzione e della cura.
L'acqua potabile, diversamente dal cibo, dipende istituzionalmente e totalmente dai comuni e dalle città metropolitane.
Non che il cibo non abbia a che fare con i compiti dei comuni, ma riguarda prevalentemente le refezioni scolastiche.
L'ortomercato, il macello e il mercato del pesce sono ormai marginali o inesistenti. Una volta c'erano i mercati comunali in ogni quartiere, c'era la centrale del latte ecc. Veri e propri strumenti del comune, piattaforme per i coltivatori e gli allevatori dell'area milanese. Sono stati liquidati brutalmente dalla furia privatistica.
In ogni azienda c'erano gli spacci aziendali anche questi liquidati.
Oggi tutto ciò dovrebbe essere oggetto di riflessione ed entrare nella food policy.
Ma torniamo all'acqua.
È incomprensibile la mancanza di impegni del comune e l'indifferenza di tante associazioni che hanno dato vita ad Expo dei Popoli, nel dare concretizzazione al diritto alla buona e sana acqua in una città come Milano dalla quale è partito il movimento dell'acqua in Italia e la grande partecipazione dei cittadini ad un referendum.
Fare di Milano la città dell'acqua e del cibo è cosa ben diversa.
Vuol dire destinare un’ area di Expo per farne la sede dove i movimenti contadini, le municipalità del mondo, i governi dei paesi in via di sviluppo le aziende pubbliche dei servizi idrici possono incontrarsi dar vita ad iniziative, progettare il futuro ecc.
Non vogliamo solo fare critiche ma fare proposte
Una Water policy delle città, deve voler dire,
un patto tra sindaci e cittadini per una rivoluzione dell'acquedotto per:

-Definire l'acqua potabile il cibo base, che va garantito dal Comune a tutti sano e nella quantità per una vita decente.

-Mettere in sicurezza l'acqua da ogni possibilità di privatizzazione del servizio idrico. Anche a Milano finché gestita da una SPA in house non è esente da simili pericoli. Inoltre le politiche governative vanno tutte in questa direzione.

-Promuovere una politica che dia la priorità alla fiscalità generale per riparare e migliorare gli acquedotti (l'esercito e gli F35, la Tav e Expo stessa, sono pagati dalla fiscalità generale) Perché non gli acquedotti, le reti idriche e fognarie i depuratori?

-Potenziare i controlli e rendere pubblico i dati sugli inquinanti in particolare quelli di nuova generazione e quelli dipendenti da pesticidi e diserbanti.

-Rendere partecipi cittadini e lavoratori di MM e CAP alla gestione degli impianti cessando la continua esternalizzazione dei lavori.

-Progettare le aree metropolitane in rapporto con l'acqua di falda e di superficie. E unificare gli ambiti territoriali della metropoli e le aziende che gestiscono il servizio idrico.

*introdurre i 50 litri per persona garantiti come diritto inalienabile
*Garantire questo minimo vitale e non chiudere i rubinetti a nessuno.
*Costituire un Fondo per la cooperazione internazionale
*impegnare le conoscenze delle aziende pubbliche in progetti di solidarietà altrettanto pubblici nel sud del mondo in rapporto con le ONG
*Creare la cultura dell'acqua nella città e pubblicizzare tra i cittadini con campagne pubblicitarie, l'acqua dell'acquedotto
*Garantire l'unicità della gestione in un unico ambito e in una unica azienda.
Vorrei chiudere ricordando che nel 1888 il sindaco Gaetano Negri della destra storica con una delibera istituì l'acquedotto pubblico milanese nella quale si diceva: l'acqua potabile è un elemento talmente importante per la vita e la salute dei cittadini che non può essere gestita da privati.

sabato 6 dicembre 2014

Cos’è? E' un condono, c'è poco da fare

Articolo di Alfiero Grandi  - ricevuto via mail –
E' legge, dopo il voto del Senato, un provvedimento di cui Governo e maggioranza non hanno motivo di vantarsi.
E' una revisione politica e di principio radicale sull'evasione fiscale. Tanto più incomprensibile in questa fase, dopo gravi episodi di corruzione, che si reggono sull'occultamento dei capitali.
Il Giornale fa bene a sottolineare che grazie a questo Governo è caduto a sinistra il tabù dei condoni fiscali.
Purtroppo il Senato ha evitato qualunque miglioramento del testo. Questa legge riduce le sanzioni e taglia di netto le pene per quanti hanno esportato illegalmente capitali all'estero ed è stata estesa con gli stessi vantaggi anche a quanti hanno lasciato i quattrini in Italia, il"nero domestico". Un'equità rovesciata.
Il termine per i vantaggi previsti dalla nuova legge è stato portato al 30 settembre 2014, praticamente ad evasione ancora calda. Non si era ancora spenta l'eco di una ripresa della fuga dei capitali dall'Italia che subito è stato loro offerto un trattamento di favore fino all'ultimo istante possibile.
Il tempo di accertamento dell'evasione fiscale è un altro regalo importante. Il raddoppio vigente dei tempi di prescrizione per reati fiscali come l'esportazione illegale di capitali viene ridimezzato con questa legge e quindi l'accertamento sarà possibile solo su 5 anni anziché su 10, gli altri non saranno più perseguibili. Un bel regalo.
Governo e maggioranza ripetono che non è un condono perché non è anonimo e non fa sconti sulle tasse evase, cosa in realtà non vera, ma è certo che fa sconti rilevanti su pene e sanzioni. Il Governo e la maggioranza che ha approvato questa legge  vuole dimostrare che non è un condono perchè teme una censura dell'opinione pubblica.
Certo Tremonti aveva prodotto porcherie peggiori, con condoni superscontati e anonimi. Ciò non toglie che andrebbero evitate anche le mezze porcherie, perché i condoni possono essere anche nominativi e con sconti minori ma restano sempre tali nella sostanza, tanto è vero che vengono ridotte in modo significativo le pene per gli evasori. Non manca il consueto corredo delle grida manzoniane che minacciano sfracelli. in futuro.
La proposta di legge conferma una verità già nota ma finora negata e cioè che per portare capitali all'estero, o per nasconderli al fisco in Italia, occorre commettere dei reati fiscali rilevanti. Se lo sconto avviene sulle pene siamo nel classico condono penale.
Esempi: dichiarazione fraudolenta, uso di fatture false o loro mancata emissione, mancato versamento di trattenute certificate (potrebbe essere avvenuto anche a danno di dipendenti), omesso versamento di Iva, sono tutti reati di fatto depenalizzati.
Le sanzioni pecuniarie per gli evasori sono ridotte ad una percentuale del minimo, con sconti dal 25 % al 50 % e anche di più.
Se la somma evasa è inferiore a 2 milioni di euro (maggioranza dei casi) gli interessi di rendimento del capitale esportato sono calcolati forfettariamente ogni anno al 5 % con un'aliquota fiscale del 23 %, la metà del 45 % che il soggetto avrebbe dovuto pagare sul reddito reale e non su un forfait.
Anche questo non è condono fiscale ?
Viene introdotto il reato di autoriciclaggio. Potrebbe essere una buona notizia se non fosse che questo reato vale anch'esso solo per il futuro, dopo che il condono avrà ripulito condotte decise con tutta calma fino al 30 settembre 2015 e che non saranno punibili quanti usano il denaro per "godimento personale", ad esempio acquistando barche, auto, abitazioni, forse giocando al casinò, o altro. La definizione del godimento personale è semplicemente una follia, dalle conseguenze imprevedibili.
Non mancano nel testo previsioni di pene durissime per coloro che non aderiranno spontaneamente alla "voluntary disclosure". L'inglese non deve fare paura perchè il condono qualcuno deve pur chiederlo.
E' stato scritto un brutto capitolo fiscale in Italia. La fiducia tra Stato e cittadini prende un brutto colpo e stranamente l'Agenzia delle entrate è già pronta con i moduli per gli evasori. Lotta all'evasione e condoni non possono stare insieme. L'Amministrazione dovrà gestire questo condono e quindi sarà distratta dai compiti di perseguire gli evasori, come è sempre accaduto in passato.
Passano leggi come il jobs act e il condono fiscale. Un'opposizione degna di questo nome, capace di esercitare un controllo sugli atti del governo e un confronto serrato in parlamento, non li farebbe passare.
La destra è da sempre protagonista di provvedimenti come questi, in passato era la sinistra a cercare di impedirli.
Alfiero Grandi  www.alfierograndi.it

mercoledì 15 gennaio 2014

viaggio nell'Italia avvelenata

Ci sono dei post che è opportuno ripetere in rete perché rivestono una particolare importanza e questo è uno di essi. L’ho trovato oggi sul blog del Cavaliere oscuro del web, si tratta di un articolo del 29 novembre 2013 del sito Unimondo.org di cui permane l’attualità e il peso ….
Entro vent’anni gli abitanti di numerosi comuni del Casertano “rischiano di morire tutti di cancro” a causa dei rifiuti pericolosi interrati nel territorio. Continuano a far tremare le parole del pentito Carmine Schiavone, pronunciate in un’audizione alla Commissione ecomafie del 1997 e rese pubbliche solo poche settimane fa da parte della Camera. Un segreto che, in realtà, tanto segreto non era: lo conoscevano le organizzazioni criminali che su quei veleni hanno fatto miliardi, così come gli industriali conniventi e, naturalmente, le istituzioni; ne erano più o meno consapevoli le persone del luogo che continuano ad ammalarsi e morire, lo conoscevano e lo conoscono i gruppi spontanei dei cittadini che, stanchi di subire in silenzio, hanno finalmente alzato la testa e il 16 novembre, come un “fiume in piena” (questo il nome del movimentoorganizzatore) hanno sfilato in 100mila per le strade di Napoli per stilare un programma di proposte e azioni concrete e dire finalmente, una volta per tutte, “no al biocidio” nella cosiddetta “Terra dei Fuochi”.
Ma cosa significa biocidio? Lo spiegano bene i due autori del coinvolgente libro-inchiesta “Il paese dei veleni (Biocidio, viaggio nell’Italia contaminata)”, Andreina Baccaro e Antonio Musella, che con il termine intendono il danneggiamento del Dna dei cittadini che vivono a ridosso dei mega-impianti produttivi e delle zone più inquinate d’Italia a causa dello smaltimento abusivo di rifiuti speciali. “Una mutazione genetica – scrivono – che ha causato la drastica riduzione, per gli italiani, delle aspettative di vita in salute, cioè gli anni che ci si può aspettare di vivere prima di essere colpiti da patologie cronico-degenerative”. Insomma, se pure il tenore di vita si è alzato e si vive di più, ci si ammala prima a causa delle condizioni ambientali. È il cosiddetto “virus del benessere”, radicato in tutte quelle terre avvelenate da incuria, sfruttamento indiscriminato, abuso e malaffare, che non si limitano al solo territorio campano ma che riguardano tutto il nostro paese: da Napoli a porto Marghera, da Taranto a Brescia, passando per il Lazio e la Sardegna con i suoi poligoni militari e raffinerie petrolchimiche.
“Sarebbe ora di smetterla di parlare di miracolo economico italiano e iniziare a parlare di disastro” affermano Baccaro e Musella, secondo cui il sistema economico italiano dal dopoguerra ad oggi si è fondato su un’industrializzazione malata, basata sull’azzeramento totale di qualsiasi vincolo ambientale e del rispetto della salute dei cittadini. A questo si aggiungono gli sversamenti abusivi nell’ambiente di rifiuti e fanghi di ogni tipo, il lato oscuro di questo miracolo italiano “che dietro la facciata del benessere e del lavoro per tutti, ha nascosto una realtà fatta di scorie e rifiuti tossici, di diossine e benzoapirene, piombo e arsenico”. Il tutto è frutto di un sistema ben collaudato, che vede l’intreccio indissolubile della criminalità organizzata con la politica, insieme all’omertà di una popolazione sotto il giogo del ricatto occupazionale e che può solo scegliere di quale morte morire.
Secondo i dati Ispra citati nell’inchiesta, in Italia i siti potenzialmente contaminati sono circa 15mila. Fra questi, oltre 3.400 sono stati dichiarati già contaminati. Se aggiungiamo gli oltre 1.500 siti minerari abbandonati censiti e le aree dei Siti d’Interesse Nazionale (Sin) si avrà in totale circa il 3% dell’intero territorio italiano e oltre 330mila ettari di aree a mare. Proprio i Sin sono le aree più gravemente inquinate e per le quali lo Stato italiano ritiene indispensabile la bonifica. In teoria.  Perché dal 1997, anno in cui sono stati istituiti, di siti ne sono stati bonificati soltanto due su 57 (Bolzano e Fidenza). Eppure, dalle casse dello Stato sono partiti milioni su milioni di euro, tutti finiti in studi e consulenze che non hanno portato a nulla.
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Fonte: Unimondo.org 

Autore: Anna Toro
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Articolo tratto interamente da Unimondo.org 

martedì 19 novembre 2013

“dritti” e purtroppo acquisiti


Intervento di Antonio Pilato

Le due facce del "diritto acquisito": del ricco potente e del povero impotente
Quando sentiamo che gli emolumenti dorati della classe politica e dei manager, “divinamente superdotati”, non possono essere toccati, modificati, perché un diritto acquisito, mi salta subito in mente la spudorata legge feudale tedesca del maggiorascato, giustificata come divina, ma che nulla aveva della trascendenza. Così avviene ancora oggi nel nostro bel paese Italia, a favore di politici.

E a tutte le osservazioni critiche, che la gente comune muove contro i loro stipendi altissimi (che fanno girare e saltare le palle, quelle vere e anche di acciaio, non quelle di Letta, perché temperate e irrobustite dal continuo allenamento alla sofferenza, alla lotta per la sopravvivenza), e poi contro le pensioni cosi dette d'oro, le buone uscite, che non possono assolutamente compararsi a quelle di mille insegnanti insieme, ebbene, quando contro questa razza umana privilegiata dalla politica immonda o da altre disonorate ruffianerie, si dice, si chiede insistentemente, sopratutto in questo periodo di crisi, di tassare diversamente la ricchezza e di abbassare il livello di remunerazione da ladri, fissando una volta per sempre, un tetto limite, si risponde che non è possibile perché il loro è un diritto ormai acquisito.

Ma quale diritto? Tutti i diritti degli uomini mortali, hanno un valore finito, temporale. Nessuna legge, nessun diritto scende da Dio. Lo stesso avviene per le riconosciute intelligenze di alto spessore, come si dice dei manager, per fare un esempio, a cui le aziende pubbliche e private affidano i loro investimenti per moltiplicarlo a rischio minino o addirittura zero. Anch'esse vanno pagate adeguatamente, ma mai sproporzionatamente, come tuttora si fa: il presidente del' INPS, per fare ancora un esempio, Mastracazzi o Mastrapasqua, uno fra gli ultimi della carretta dorata, prende uno stipendio che supera quello di cento e più impiegati. Anche di lui è altissima l'intelligenza? Dobbiamo anche ringraziare Dio per averla concessa ad un uomo che l' adopra a nostro vantaggio? Anche costui gode straordinariamente di un diritto acquisito?

Se, per concludere, resterà intoccabile il reddito stratosferico dovuto per un'intelligenza superdotta, di conseguenza e senza rimedio continuerà a pagare la classe dei mediocri, che sono i filosofi, storici , scienziati, artisti, medici, insegnati, impiegati, artigiani, lavoratori, casalinghe, e ancor peggio le numerosissime famiglie, gli studenti, ecc. ecc..

E ciò è vero. Ne danno conferma tutte le vicende di cronaca vera, a scapito sempre del poveraccio, che per mala sorte , senza sufficiente intelletto, paga da solo la ricchezza di tutti a causa del diritto acquisito, alla povertà e allo sfruttamento. Contrariamente al ricco, dotato per grazia divina di abilità cognitiva, è riconosciuto il diritto acquisito di sguazzare entro fiumi di denaro, e se gli fosse possibile anche di godere di vedere strisciare ai suoi piedi masse informi dei senza cervello.

A futura memoria
18 novembre 2013


Immagine – il gigante Gargantua – un’antica illustrazione di Gustavo Dorè del libro di Rabelais (i giganti di Rabelais erano simpaticoni e amavano soprattutto mangiare, questi venuti alla luce sono tanti e amano anche macchine e case di lusso, un generale lustro e potere)

mercoledì 16 ottobre 2013

Quarto o quinto potere, ma chi li paga

Quarto o quinto potere, ma, qui da noi,
 chi li paga?
Ospito qui l’intervento inserito su facebook dal mio amico psicologo Santo Messina che saluto e ringrazio
……………
Premesso che stimo Fazio per essere uno dei più bravi conduttori di tutte le tv nazionali (modesto, composto, lieve, competente..), ma devo dire che un giorno doveva venire fuori il bubbone della stratosferica differenza esistente tra ciò che guadagna un normale lavoratore o impiegato e quel che riescono a portare a casa le varie caste. 
La crisi ha favorito quella esplosione. 
Si è partiti dai compensi dei parlamentari e dai commessi del parlamento (5 -10.000 E mese) .. ma quelli, che pure sembrano incassare tanto (circa 240.000 anno), fanno la figura dei poveracci a confronto di calciatori, conduttori, comici, pupi, nani e ballerine e giornalisti e notai e affaristi vari e marchionni e direttori di banca e sconosciuti 'imprenditori' e finanzieri... Li metto tutti insieme? 
Sì cari amici. Perché, a pensarci bene, non risponde al vero che ci sono quelli che paghiamo noi tutti (pubblici dipendenti e parlamentari) e quelli che, invece, sarebbero pagati dalla pubblicità o da altro (calciatori, brunivespa, pupi ballerine e nani di raiset). 
Vi chiederei chi paga, alla fine la pubblicità, se non noi tutti quando col carrello si fa la spesa? Penso che, al di là delle varie distrazioni su parlamentari, fabifazi e berluschini, si pone, si deve porre prima poi una questione: ci può essere un limite nel differenziale tra stipendio medio e guadagni massimi in questo Paese? Si può proporre in questa Italia, nella quale non si riesce a far pagare l’IMU a quelli che possiedono come "prima casa" edifici ubicati al centro di Roma? 
Si può proporre, senza essere tacciati di comunismo di ritorno, una cosa simile? 
Penso di no, perché tanta gente, troppa, pensa che certi compensi milionari (Marchionne, Vespa, banchieri... ) sono giusti e giustificati, ben guadagnati. Salvo poi lamentarsi dello stipendio che spesso non arriva alle 1000 euro. Io li considero, specialmente in una situazione grave come quella che viviamo, semplicemente uno scandalo.
Santo Messina

immagine - Locandina del film – Quinto potere di S. Lumet – da internet