Immaginatevi di stare nella corsia
di un ospedale che cura l’Economia e sentite parlare di voi due medici: un medico-economista dice che la
vostra l’uscita dall’Euro provocherà la vostra fine, l’altro medico-economista
dice che continuare a stare nell’Euro provocherà sicuramente la vostra fine.
A parte l’uscita o meno dall’Euro,
sicuramente volete lasciare quell’ospedale e liberarvi da quei due medici
assatanati.
Ma l’economia è una scienza o un
partito?
Con gli scienziati abbiamo avuto qualche
discreto risultato nelle conoscenze; con gli economisti, quando si vantano di
essere scienziati, navighiamo in una grande confusione mentale.
L’economia dipende dal comportamento umano,
dalla sua storia passata e dalle innumerevoli contraddizioni del presente, e
può portarci ad un imprevedibile futuro; possiamo a mala pena individuare
qualche connessione con esperienze passate.
L’economia non può prescindere da ciò che si
vuole realizzare, perché solo partendo da quella considerazione si possono
cercare gli strumenti adatti.
Dopo la seconda guerra mondiale si è
voluta l’unione europea per costruire una entità sovranazionale di pace e di
collaborazione tra le diverse nazioni e il mercato comune fu visto come uno
strumento necessario per consolidare
quell’entità. Le diverse nazioni hanno
partecipato all’unione europea con i
loro governi e con le loro identità nazionali e gli organismi europei di
rappresentanza sono stati più virtuali che reali. L’autorità del Parlamento
europeo è stata in qualche modo subordinata alle decisioni dei singoli governi
e non si è definita una cittadinanza europea; pur essendo in presenza di queste
debolezze solidali si è voluta creare una moneta europea. L’Euro invece di misurare la solidarietà
europea è diventato il misuratore delle debolezze e delle forze dei singoli
paesi.
Per fare una unità europea solidale occorre
considerare che un cittadino disoccupato europeo è un dato drammatico per l’Europa
e non importa che quel cittadino sia spagnolo, greco, tedesco, francese,
inglese …
Per l’Europa non si tratta di rattoppare ma di
ricominciare partendo da quel cittadino europeo disoccupato, cittadino visto
nel consesso umano globale che è il mondo.
Un’Europa unita e capace di superare le
appartenenze può essere elemento di stabilizzazione per la convivenza mondiale
ed anche motivo di ispirazione e speranza. Dalla globalizzazione terreno di
espropriazione dei grandi speculatori della finanza occorre passare a una
mondializzazione solidale. Il problema può sembrare enorme , ma il problema
esiste. Occorrerà passare dal produrre
ricchezza e prodotti al produrre benessere.
Questa faticosa Europa nata da due tremende guerre può dare il suo
contributo. Sono necessarie idee e speranze.
In queste elezioni europee ci sono due novità
che vengono dai paesi che più hanno sofferto la crisi economica: il movimento 5
stelle e la lista Tsipras, auguro a
questi due movimenti un grande successo. Gli altri in qualche modo c’erano già
stati in Europa ed auguro a loro un attento ripensamento sugli errori commessi.
Personalmente voterò per la Lista Tsipras, voglio
riconoscere a questo movimento di avere salvato l’Europa nel momento in cui l’Europa
stessa stava affondando la Grecia.
Saranno tantissimi quelli che non andranno a
votare, non c’è da meravigliarsi perché il dato dell’astensione è stato alto
anche per gli altri momenti elettorali nazionali; la politica è lontana come la
solidarietà, occorre ricominciare a parlare di solidarietà e forse si può
costruire una buona politica.
17/05/2014 francesco zaffuto