Ciò che è accaduto la sera
del 13 novembre a Parigi, viene definito atto di guerra o atto terroristico,
purtroppo è qualcosa di più catastrofico: è un abisso della mente umana.
Alcuni uomini dotati di mente umana scelgono
di uccidere altri uomini in particolari momenti: durante una partita di calcio,
durante un concerto di musica; durante il semplice consumo di una pizza in un
ristorante; e alcuni, per portare a termine il loro disegno omicida, mettono in conto di morire anch’essi
diventando bombe.
Atti di questa portata noi europei eravamo
abituati a sentirli distrattamente come cronache provenienti dal Medio oriente; più volte
abbiamo sentito che un uomo (o donna bomba)
si era fatto esplodere in un mercato di una città in Irak. Il 13
novembre questi atti arrivano nel cuore
dell’Europa a Parigi; alcuni degli attentatori hanno maturato una parte della
propria vita in Francia ed il rapporto con la cultura francese non ha
scongiurato tali atti.
Possiamo dire che la mente umana può essere
condizionata fino al punto di commettere simili atti.
Come è potuto accadere un tale condizionamento
e quali fattori possono averlo determinato?
L’assassino per atti di guerra non è mai
solo, risponde per il suo comportamento
ad un gruppo e si aspetta il riconoscimento di un gruppo. La stessa entità del crimine è in relazione
all’aiuto e al riconoscimento del gruppo. Il suo atto di assassinio può essere
portato a termine per eseguire un ordine o come atto volontario, ma in ogni
caso il riconoscimento del gruppo di appartenenza è determinante. Per atti particolarmente gravi necessità che
il gruppo di appartenenza gli abbia dato un forte riconoscimento stimolando
l’appartenenza stessa; che il riconoscimento del gruppo di appartenenza si sia
concretizzato in diverse esperienze di riconoscimento. Cerimonie, rituali,
gratificazioni, premi in denaro o in onori, sono il percorso del minimo
indottrinamento; fede e ideologie sono
il più forte completamento. Più l’inquadramento e l’indottrinamento sarà
elevato e più l’assassino di guerra è in condizione di considerare lo sterminio
come atto necessario. Le vittime possono diventare: solo incidenti di
percorso; il sentimento e il dolore
della vittima cessa di provocare compassione; la vittima diventa oggetto
da sacrificare, ostacolo a sé e al suo gruppo; se l’indottrinamento è radicale, può arrivare
a considerare la vittima colpevole di ogni possibile colpa ed odiarla per la
diversa appartenenza.
In tutto questo processo può intervenire anche
l’uso di droghe, che gli indottrinatori possono procurare agli assassini, per superare paure e mantenere alterato lo
stato di coscienza.
Gli elementi sopra citati sono comuni per gli
atti di terrorismo e di guerra; ma se consideriamo che l’assassino è disposto
a diventare uomo bomba, è necessario un premio al suo sacrificio che si può
concretizzare in diversi modi: onore e memoria del gruppo di appartenenza;
benefici per la vita dei suoi familiari; promessa di un aldilà dove potrà
ricevere un compenso divino; convinzione prospettica di riuscire come
uomo/strumento a cambiare le cose; fine di un’esistenza vissuta con angoscia. Per
l’aspetto premiale del sacrificio il fattore religioso assume un notevole peso.
L’abisso della mente ora è
pronto, c’è solo da chiedersi quante menti abisso ci sono in giro e quante
ancora se ne possono formare, e perché tali menti abisso possono nascere anche
in città come Parigi o altre capitali europee.
Ci siamo meravigliati che cittadini Francesi e
Inglesi siano diventati esponenti dell’Isis, eppure si sono prodotti.
L’Europa parla di accoglienza, ma non riesce
ad essere accogliente per gli stessi europei; l’emarginazione e la
disoccupazione ha toccato livelli inauditi ed è arrivata ad escludere giovani
con alti livelli d’istruzione. L’accoglienza per i nuovi arrivati è diventata strumento per acquisire manodopera a basso
costo e per aumentare i livelli di selezione,
forti contraddizioni si sono determinate tra strati di popolazione
indigena e nuovi arrivati. La società europea non riesce a dare un
riconoscimento a tanta parte dei suoi giovani; domina l’interesse e si
riconosce come valore addirittura la fortuna. In una società così fatta diventa
facile sentirsi esclusi; esclusione e
mancanza di riconoscimento determinano la ricerca di appartenenza in gruppi
fuori della società. Il malessere prodotto da una società espulsiva può
determinare reazioni ben diverse, e in altri periodi storici ha prodotto
fenomeni ben diversi; ma questo fenomeno di esclusione, interno alle società occidentali, oggi si viene a
combinare con i fenomeni internazionali esistenti; il fenomeno internazionale
esistente è il magma del Medio oriente. Giovani mussulmani di seconda e terza generazione residenti in
Europa, che non hanno trovato un riconoscimento, diventano permeabili alla propaganda di
predicatori di un ipotetico riscatto.
Dalla fine
della seconda guerra mondiale il Medio oriente è continuato a vivere in una
continua destabilizzazione. Dalla
destabilizzazione del Medio oriente hanno ricavato un beneficio le grandi lobby
del petrolio occidentali e le potenti famiglie venditrici del greggio, i popoli
che potevano beneficiare di tale ricchezza sono stati costretti a vivere in povertà
o ad emigrare.
Il disastro conclusivo della guerra in Irak, combinato con la crisi siriana, e combinato con errori strategici degli USA, hanno determinato la nascita di uno stato come l’Isis. Tale Stato è diventato punto di riferimento stanziale e territoriale dell’ideologia del terrore; anche se va considerato che il terrorismo fondamentalista era riuscito anche senza una base statuale a produrre uno stato di guerra.
Il disastro conclusivo della guerra in Irak, combinato con la crisi siriana, e combinato con errori strategici degli USA, hanno determinato la nascita di uno stato come l’Isis. Tale Stato è diventato punto di riferimento stanziale e territoriale dell’ideologia del terrore; anche se va considerato che il terrorismo fondamentalista era riuscito anche senza una base statuale a produrre uno stato di guerra.
Il
fatto si è determinato; ed ora con i soli appelli all’umanità non si potrà
uscire da questo pessimo incrocio della storia. Purtroppo Hitler non fu
bonariamente convinto a farsi da parte e i nazisti continuarono a professarsi
nazisti fino agli ultimi giorni della disfatta.
Sul breve periodo si è prodotta nei fatti una
guerra e la sua portata sarà determinata: dai comportamenti di tutti gli stati
arabi e da Israele; dai comportamenti
delle potenze mondiali, USA, Russia e Cina; l’Europa, che non ha un suo centro politico, andrà in ordine sparso e con tutte le sue
contraddittorie divisioni.
Dallo
sterminio del nemico non si troverà una soluzione, ci saranno tanti morti
innocenti che con l’Isis hanno poco a che fare, ed che hanno la sola disgrazia
di esser nati nel posto dove cadranno le bombe “intelligenti” di USA, Russia e
Francia.
Il 13 novembre, dal punto di vista fisico, il danno tremendo l’hanno subito i francesi,
ma la strategia di questo terrore ha di mira i mussulmani; è una strategia atta
a farli diventare nemici di tutta la cultura europea e li pone di fronte ad una
radicalizzazione della guerra con un tremendo appello a schierarsi; appello che vuole fare leva sull’appartenenza
religiosa, culturale, familiare.
Per superare l’abisso è necessario l’aiuto
degli stessi mussulmani. Quando sentiamo mussulmani che dicono che l’Islam è
religione di pace dobbiamo pur crederli perché molti di loro fanno riferimento
a un desiderio di evoluzione umanitaria della propria appartenenza religiosa.
Le religioni nella storia sono state usate a pretesto per guerre; in Europa sono tanti gli esempi sanguinosi di
guerra tra cattolici e protestanti; le stesse pagine della Bibbia grondano di antichi
messaggi di guerra. L’evoluzione
umanitaria del pensiero religioso può contribuire alla pace; se le religioni si liberano delle appartenenze
di popoli e razze riusciranno a guardare all’uomo nella sua miseria e nel suo
dolore e provare la compassione necessaria che porta alla pace.
Per superare l’abisso è necessario che
l’Europa costruisca una società inclusiva capace di dare lavoro e dignità, a
partire dagli stessi cittadini europei; nessuna vera cultura dell’accoglienza
può nascere se ci sono disoccupati europei espulsi ed emarginati; abbiamo
bisogno di una cultura che poggia sulla solidarietà umana; sul lungo periodo la
strada è questa e non ci sono scorciatoie .
Francesco Zaffuto
Un fiume di parole per cercare di vendere una menzogna, quella del "buonismo", della "accoglienza", della "inclusione" e della "solidarietà. Sono un paio di secoli che i venditori di sciroppo miracoloso continuano a negare l'evidenza, questa:
RispondiElimina"Ogni mattina in Africa, una gazzella si sveglia, sa che deve correre più in fretta del leone o verrà uccisa. Ogni mattina in Africa, un leone si sveglia, sa che deve correre più della gazzella, o morirà di fame. Quando il sole sorge, non importa se sei un leone o una gazzella: è meglio che cominci a correre."
Non servono le scorciatoie per andare verso il nulla.
Eppure l'uomo non è una gazzella e neanche un leone e corre insieme ad altri uomini
RispondiEliminaQui il buonismo non c'entra nulla. Sono d'accordo che solo la vera accoglienza può aiutarci ad uscire da questo tunnel. Ma all'orizzonte non riesco a vedere molto che assomigli alla solidarietà. Ancora troppo pochi di noi sono disposti a essere solidali col diverso.
RispondiEliminaSono d'accordo con Ambra. Il lungo discorso di Francesco era necessario, data la "straordinarieta" di questi eventi. La solidarietà certamente. Ma quello che colpisce e che è stato segnalato è il fatto che queste persone sono nate in Europa, anzi in Francia, il paese europeo più ricco di libertà, cioè di possibilità di evasione da una realtà che non ti sta bene. Purtroppo quanto è successo ti toglie talvolta la facoltà di raccogliere le idee perchè è una cosa troppo grande
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