Cosa
accadrà dopo non è facile da prevedere: ci sarà un processo, diversi gradi di
giudizio, l’imputato si difenderà dicendo che era stata solo una colluttazione,
qualche avvocato della difesa dirà che la vittima aveva reagito in modo troppo
forte ad una battuta fatta sulla moglie. Ci sarà forse una condanna.
Intanto la classe politica di ogni colore ha
preso le distanze dal fatto, e presto un’altra disgrazia offuscherà questa.
Resta il fatto che Emmanuel Chidi Namdi è morto a 36 anni; che era un nigeriano richiedente asilo; che
era arrivato in Italia insieme alla sua donna per fuggire dagli integralisti assassini di Boko
Haram; che in un assalto a una chiesa cristiana del suo paese aveva perso
entrambi i genitori e una figlioletta; che durante il viaggio attraversando la
Libia erano stati aggrediti; che la sua donna aveva subito un aborto durante la
traversata in mare sul gommone; che cercavano pace in Italia.
In Italia, invece, c’è una strana guerra: una lacerazione sociale
di cui nessuno si fa carico; uno stato
sociale disastrato dove gli italiani sono lasciati in abbandono totale su lavoro,
casa e bisogni primari; con un premier che sperpera i pochi soldi disponibili senza curasi dello stato sociale dei più
miserabili; con gli immigrati che vengono vissuti addirittura come
avvantaggiati per lo stanziamento di fondi sociali; e c’è anche chi soffia sul
fuoco delle contraddizioni dicendo che
stiamo male per colpa dell’Euro, della UE, della Germania, degli immigrati.
In questo crogiolo di
innocenti si può essere ultra di una squadra di calcio e pensare di essere
forti e migliori degli altri.
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