Qualche riflessione sulla
domanda e sui tablet.
Il referendum del 22 giugno
chiede genericamente più autonomia delle Regioni Lombardia e Veneto.
Genericamente e non su qualcosa di ben preciso.
Ma se l’autonomia delle regioni già esiste e se già esiste perfino
una procedura per chiedere una maggiore autonomia su alcune materie; perché
fare un referendum?
Per avere più forza contrattuale rispondono i
promotori. Come se l’autonomia fosse una squadra per cui fare il tifo.
Eppure su alcune materie potrei preferire il centralismo e su altre potrei preferire l’autonomia. Ma non si parla di un contenuto, mi si chiede di scegliere e fare il tifo per una forma e per la squadra che la sostiene.
Eppure su alcune materie potrei preferire il centralismo e su altre potrei preferire l’autonomia. Ma non si parla di un contenuto, mi si chiede di scegliere e fare il tifo per una forma e per la squadra che la sostiene.
Tra l’altro, e non è irrilevante, che i promotori
e sostenitori di questa maggiore autonomia sono gli stessi che fino a poco
tempo fa parlavano di indipendenza della Padania
Sono per l’autonomia, ma in questo modo preferisco non andare a
votare.
Si aggiunge inoltre in
Lombardia la sperimentazione di votare con il voto elettronico; che consiste
nel digitare un Si o un No o Voto in bianco con
la conseguente eliminazione della scheda cartacea elettorale.
L’esperimento oltre ad essere costoso (una
spesa di circa venti milioni di euro per l’acquisto dei tablet) è oltremodo inquietante.
Con il metodo del voto elettronico si
introduce una enorme sproporzione di
potere tra chi vota e chi conta i voti; una specie di “ti devi fidare”.
Mentre con la scheda cartacea chi conta il voto sono
un gruppo di uomini scrutatori con un presidente di seggio, con il voto
elettronico il conteggio è predisposto
da una strumentazione informatica elaborata da una ditta di cui “ti devi fidare”. Ti devi fidare di chi ha costruito il tablet,
di chi l’ha predisposto per le operazioni di voto, di chi legge i dati del
voto, di chi alla fine li riassume. Un riconteggio verrebbe a dare sempre gli
stessi dati, si dice che sono
impossibili gli errori, e ti devi fidare.
Chi ha predisposto il tutto ne sa più di te,
molto più di te; e c’è una vera e
propria sproporzione di comprensione tra
chi vota, che a malapena comprende la funzione della carta e della matita, e chi invece ha predisposto tutta la
strumentazione.
Il voto elettronico scompagina la struttura
fisica del voto e affida questo
delicatissimo strumento di democrazia a una setta di informatici, che potranno
al momento essere le migliori anime del mondo e in altro momento le peggiori
anime del mondo.
C’è chi auspica che tale meccanismo di voto
possa in futuro diventare generale anche per le elezioni nazionali e c’è chi
auspica per un futuro avveniristico la possibilità di votare da casa, anche
senza alzarsi dal letto. Per il conteggio “ti devi fidare”.
Sono per l’autonomia, ma in questo modo preferisco non andare a
votare.
Francesco Zaffuto
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