giovedì 19 ottobre 2017

SONO PER L’AUTONOMIA MA NON ANDRO’ A VOTARE

Qualche riflessione sulla domanda e sui tablet.
Il referendum del 22 giugno chiede genericamente più autonomia delle Regioni Lombardia e Veneto. Genericamente e non su qualcosa di ben preciso.
Ma se l’autonomia  delle regioni già esiste e se già esiste perfino una procedura per chiedere una maggiore autonomia su alcune materie; perché fare un referendum?
 Per avere più forza contrattuale rispondono i promotori. Come se l’autonomia fosse una squadra per cui fare il tifo.
Eppure su alcune materie potrei preferire il centralismo  e su altre potrei preferire l’autonomia. Ma  non si parla di un contenuto, mi si chiede di scegliere e fare il tifo per una forma e per la squadra che la sostiene.
 Tra l’altro, e non è irrilevante,  che  i promotori e sostenitori di questa maggiore autonomia sono gli stessi che fino a poco tempo fa parlavano di indipendenza della Padania
 Sono per l’autonomia,  ma in questo modo preferisco non andare a votare.
Si aggiunge inoltre in Lombardia la sperimentazione di votare con il voto elettronico; che consiste nel digitare un Si o un No o Voto in bianco con la conseguente eliminazione della scheda cartacea elettorale.
 L’esperimento oltre ad essere costoso (una spesa di circa venti milioni di euro per l’acquisto dei  tablet) è oltremodo inquietante.
 Con il metodo del voto elettronico si introduce una enorme sproporzione di potere tra chi vota e chi conta i voti; una specie di “ti devi fidare”.
 Mentre con la scheda cartacea chi conta il voto sono un gruppo di uomini scrutatori con un presidente di seggio, con il voto elettronico  il conteggio è predisposto da una strumentazione informatica elaborata da una ditta di cui “ti devi fidare”.  Ti devi fidare di chi ha costruito il tablet, di chi l’ha predisposto per le operazioni di voto, di chi legge i dati del voto, di chi alla fine li riassume. Un riconteggio verrebbe a dare sempre gli stessi dati,  si dice che sono impossibili gli errori, e ti devi fidare.
 Chi ha predisposto il tutto ne sa più di te, molto più di te;  e c’è una vera e propria sproporzione di comprensione  tra chi vota, che a malapena comprende la funzione della carta e della matita,  e chi invece ha predisposto tutta la strumentazione.
 Il voto elettronico scompagina la struttura fisica del voto e  affida questo delicatissimo strumento di democrazia a una setta di informatici, che potranno al momento essere le migliori anime del mondo e in altro momento le peggiori anime del mondo.
 C’è chi auspica che tale meccanismo di voto possa in futuro diventare generale anche per le elezioni nazionali e c’è chi auspica per un futuro avveniristico la possibilità di votare da casa, anche senza alzarsi dal letto. Per il conteggio “ti devi fidare”.
 Sono per l’autonomia,  ma in questo modo preferisco non andare a votare.
Francesco Zaffuto

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