Nei giorni di questo Natale 2010 è accaduto qualcosa di crudele: in Nigeria e nelle Filippine alcune comunità cristiane che celebravano il Natale sono rimaste vittime di atti di violenza; in Nigeria si arrivati ad 80 morti. Il pontefice ha lanciato l’appello per “abbandonare la via dell’odio per trovare soluzioni pacifiche dei conflitti”. Ban Ki moon ha condannato i "deplorevoli atti di violenza" contro i cristiani in Nigeria; il segretario generale ha aggiunto che l'Onu "sosterrà gli sforzi del governo nigeriano nelle azioni tese ad assicurare alla giustizia i responsabili".
http://qn.quotidiano.net/primo_piano/2010/12/27/433996-papa_basta_odio.shtml
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http://www.adnkronos.com/IGN/News/Esteri/Violenze-in-Nigeria-80-morti-La-condanna-di-Ban-Ki-moon_311459610054.html
Certo ci saranno più motivi alla base di questi atti di violenza, ma questi atti si sono manifestati all’insegna delle diverse appartenenze religiose; l’appartenenza religiosa invece di creare riconoscimento dell’uomo pare che venga a determinare una maggiore distanza e diversità.
Se la religione non viene vissuta come ricerca della verità ma solo come appartenenza a un gruppo sociale di detentori di verità, viene a mancare ogni possibilità di dialogo. Se alla appartenenza religiosa si vengono a sommare le altre appartenenze culturali, di costume, di famiglie, di tribù, di classi, di gruppo, si determina un crogiolo di odio che impedisce di riconoscere l’uomo e la sua sofferenza.
Le contese e le guerre di religione che pensavamo potessero essere un ricordo del medio evo oggi riemergono sotto nuovi aspetti e non meno pericolosi.
Se si aggiungeranno altri fatti gravi e sanguinosi come questi si può determinare per istinto di difesa una pericolosa chiusura a riccio di diverse comunità, per mantenere le appartenenze e tracciare le differenze; questa è proprio la reazione auspicata dai gruppi che spingono verso la radicalizzazione dello scontro. Le proporzioni di uno scontro di portata mondiale non sono per niente prevedibili e quantificabili, saranno comunque gravi e forieri di successive vendette, basta pensare al conflitto israelo-palestinese che dura da oltre 60 anni.
Chi opera nel campo della religione ha il compito di trovare punti di riconoscimento tra i diversi credi religiosi al fine di creare un nuovo dialogo. Chi opera nel campo delle istituzioni sociali deve rafforzare la laicità delle istituzioni pubbliche per determinare condizioni di libertà e di rispetto di ogni singolo uomo. Anche i quotidiani rapporti umani sociali che sono sotto la nostra possibile osservazione debbono improntarsi al dialogo e al reciproco riconoscimento.
28/12/10 francesco zaffuto
http://qn.quotidiano.net/primo_piano/2010/12/27/433996-papa_basta_odio.shtml
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http://www.adnkronos.com/IGN/News/Esteri/Violenze-in-Nigeria-80-morti-La-condanna-di-Ban-Ki-moon_311459610054.html
Certo ci saranno più motivi alla base di questi atti di violenza, ma questi atti si sono manifestati all’insegna delle diverse appartenenze religiose; l’appartenenza religiosa invece di creare riconoscimento dell’uomo pare che venga a determinare una maggiore distanza e diversità.
Se la religione non viene vissuta come ricerca della verità ma solo come appartenenza a un gruppo sociale di detentori di verità, viene a mancare ogni possibilità di dialogo. Se alla appartenenza religiosa si vengono a sommare le altre appartenenze culturali, di costume, di famiglie, di tribù, di classi, di gruppo, si determina un crogiolo di odio che impedisce di riconoscere l’uomo e la sua sofferenza.
Le contese e le guerre di religione che pensavamo potessero essere un ricordo del medio evo oggi riemergono sotto nuovi aspetti e non meno pericolosi.
Se si aggiungeranno altri fatti gravi e sanguinosi come questi si può determinare per istinto di difesa una pericolosa chiusura a riccio di diverse comunità, per mantenere le appartenenze e tracciare le differenze; questa è proprio la reazione auspicata dai gruppi che spingono verso la radicalizzazione dello scontro. Le proporzioni di uno scontro di portata mondiale non sono per niente prevedibili e quantificabili, saranno comunque gravi e forieri di successive vendette, basta pensare al conflitto israelo-palestinese che dura da oltre 60 anni.
Chi opera nel campo della religione ha il compito di trovare punti di riconoscimento tra i diversi credi religiosi al fine di creare un nuovo dialogo. Chi opera nel campo delle istituzioni sociali deve rafforzare la laicità delle istituzioni pubbliche per determinare condizioni di libertà e di rispetto di ogni singolo uomo. Anche i quotidiani rapporti umani sociali che sono sotto la nostra possibile osservazione debbono improntarsi al dialogo e al reciproco riconoscimento.
28/12/10 francesco zaffuto
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nota di aggiornamento
l'attentato di Capodanno in Egitto dinanzi a una chiesa cristiana
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(immagine – “papaveri rossi tra le colonne dell’Acropoli” foto © maria luisa ferrantelli)nota descrittiva dell'immagine per disabili visivitra alcune colonne spezzate dal tempo dell’acropoli di Atene spuntano dei papaveri rossi, come a testimoniare che la natura creata da Dio, nella sua apparente fragilità, è molto più forte dei Templi che gli uomini hanno costruito per gli dei.
(immagine – “papaveri rossi tra le colonne dell’Acropoli” foto © maria luisa ferrantelli)nota descrittiva dell'immagine per disabili visivitra alcune colonne spezzate dal tempo dell’acropoli di Atene spuntano dei papaveri rossi, come a testimoniare che la natura creata da Dio, nella sua apparente fragilità, è molto più forte dei Templi che gli uomini hanno costruito per gli dei.
Concordo con il contenuto del tuo post. Mi auguro che queste divisioni cessino e la gente in tutto il mondo si svegli e veda le cose così come sono.
RispondiEliminaBuona serata