Il Parlamento italiano ha ratificato il Fiscal Compact – 368 sì 65 contro e 65 astenuti; nessuna discussine e non è stato necessario un voto di fiducia. Quasi tutti d’accordo in Parlamento, una volta tanto, quando si tratta del generico tirare la cinghia … purché non sia la propria.
L’Italia con un debito pubblico superiore al 60% del PIL deve tirare la cinghia per venti anni per rientrare nel limite con un ritmo pari ad un ventesimo dell'eccedenza in ciascuna annualità. Se si resta a bocce ferme e senza crescita si può prevedere di dover reperire circa 45 miliardi l’anno di entrate e/o diminuzione di uscite da destinare alla diminuzione del debito. Se ci sarà una crescita questa cifra può diminuire, ma il miracolo della crescita richiede anche investimenti e gli investimenti si fanno con denaro, pare che il topo si morda la coda. Se si pensa che le operazioni fino ad oggi eseguite dal governo hanno avuto soprattutto di mira i ceti medi e i servizi pubblici, continuare solo su questa strada può significare un disastro; la domanda di beni continuerà a contrarsi e di conseguenza le possibilità di lavoro possono solo diminuire, rischiamo di saltare 2 generazioni.
La grande espansione del nostro debito ha due origini: una dissennata politica dei governi e l’effetto della speculazione finanziaria su interessi alti al momento del rinnovo del debito. Alle due origini occorre rispondere con due soluzioni: equità sociale come politica nazionale e strumenti di coesione europei per fermare la speculazione sui tassi d’interesse. Sul fronte europeo non è ancora decollata alcuna misura per frenare i tassi e riguardo all’equità sociale i provvedimenti dell’attuale governo sono ben lontani.
20/07/12 francesco zaffuto
Immagine – sono io alle prese con la mia cinghia - immagine solo simbolica, nel mio caso un po’ di dimagrimento non fa male ed è difficile ch’io possa durare per 20 anni.
E sono pervicaci nell'escludere la patrimoniale!
RispondiEliminae la Tobin tax
RispondiElimina