Questa è la base matematica della legge elettorale che è passata alla Camera con 315 sì e 237 no.
Soglia di sbarramento al 37%per ottenere il premio di maggioranza;
soglia del 4,5% di ingresso per i partiti in coalizione;
soglia dell’8% per i partiti non coalizzati:
soglia del 12% per le coalizioni.
15% il premio di maggioranza.
Introduzione del doppio turno di ballottaggio per le due coalizioni (o partiti) che ottengono più voti ma non arrivano ne’ superano la soglia del 37%.
E niente preferenze per i candidati.
Vediamo qualche possibile effetto e facciamo un calcolo sui numeri reali dei voti nelle ultime lezioni della Camera del 2013, che sono stati 35.271.541.
Un partito che si presenta alle elezioni da solo ed ottiene il 7,99%, ben 2.818.196 voti, non verrà ad avere alcun rappresentante in Parlamento.
Una coalizione di piccoli partiti che ottiene l’11,99%, ben 4.229.057 voti, non verrà ad avere alcun rappresentate in Parlamento.
Per evitare tali ostacoli, il partito piccolo potrebbe partecipare alle elezioni in una Coalizione con un Grande Partito e sperare di superare la soglia di sbarramento del 4,5%; ma anche in questo caso se arriva solo al 4,49%, ben 1.583.692 voti, non otterrà alcun rappresentante in Parlamento. Il partito piccolo avrà portato acqua al Partito Grande senza trarre un minimo vantaggio di rappresentatività.
Cosa accadrà ai vincenti.
Il grosso partito che ottiene il 37% (corrispondenti a 13.050.470 voti) potrà godere del premio di maggioranza ed ottenere ben 340 seggi. Se in numero totale dei voti del Grande partito premiato viene diviso per 340 otteniamo 38.383 voti; in pratica essersi candidati in un grande partito permette di essere eletti con questa modesta entità di voti, mentre per aver militato in partiti “sfigati” si resta esclusi con milioni di voti.
E’ un po’ come dire: vuoi fare politica? scegli il grande partito, dimostrati disponibile, poi potrai sempre costruire una tua corrente e giocare con la logica degli accoltellamenti interni.
Con il mito della governabilità si stanno mettendo fuori del partiti niente affatto piccoli e che rappresentano milioni di persone; ma la governabilità tanto desiderata difficilmente sarà raggiunta perché il vero litigio per il potere spesso si nasconde dentro i grandi partiti.
Prima di parlare di governabilità occorrerebbe fare una attenta osservazione della storia del nostro paese: la stragrande maggioranza delle crisi di governo nella passata "repubblica democristiana" si generava proprio dentro lo stesso partito democristiano per il gioco delle correnti interne. Anche nella cosiddetta “seconda Repubblica” Prodi è caduto per litigi interni e Berlusconi è caduto per le spaccature del megapartito che aveva fatto insieme a Fini.
La strada del deprimere le componenti che giocano a viso aperto genera vipere che lottano tra loro dentro lo stesso giaciglio.
Si potrebbe fare sicuramente una legge migliore; potrebbe anche bastare un minimo riconoscimento ai partiti che non superano le soglie dando solo un diritto di rappresentatività per ogni 500 mila voti ottenuti (in fin dei conti con 500 mila voti si può proporre perfino un referendum); in questo modo non si scardinerebbe la governabilità assicurata dai 340 e si eviterebbero le coalizioni forzate. Ma si può discutere e parlamentare in Parlamento con un po’ di calma o solo litigare?
12/03/2014 francesco zaffuto
Immagine: 2+2 = 5
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