Si annuncia una “manovrina” di 25 miliardi. La pagheranno gli statali e i cittadini con l’aumento delle tasse. Intanto si va avanti con il progetto di un federalismo sprecone ed è vietato parlare di abolizione delle province.
L’annuncio del Governo di volere approvare in giugno per decreto legge una “manovrina” di 25 miliardi di euro per gli anni 2011 – 2012, al fine di rassicurare i mercati sulla capacità dell’Italia a far fronte al suo debito pubblico, dimostra che è prevedibile qualche difficoltà dell’Italia sul debito pubblico.
25 miliardi di euro non sono noccioline, non sarà certo il promesso taglio del 5% degli stipendi a ministri e deputati (promesso da Calderoli) a risolvere il problema contabile (a quei signori il taglio dovrebbe essere del 50%). La fetta più grande sarà presa dagli impiegati statali e da nuove imposte, si annunciano: congelamento dei contratti, blocco di una "finestra" per andare in pensione nel 2011. Pare ci saranno ripercussioni anche sulla sanità e non solo in Lazio, Campania, Calabria e Molise, regioni dove il governo già chiede un aumento delle tasse per il dissesto della sanità regionale.
Mentre il 5% di riduzione di stipendio ai ministri e deputati (sempre che venga mantenuto) non li priverà dei grandi benefici che già godono; il resto dei cittadini lavoratori statali e privati, che vivono già facendo supercalcoli per arrivare a fine mese, saranno sicuramente in difficoltà a seguito di questa “manovrina”.
Un riequilibrio forte della spesa pubblica per il costo della politica poteva venire con una vera e propria riforma federale che doveva portare all’eliminazione delle province. Questo governo si è rimangiata la sua promessa dell’abolizione delle province ed ha scelto la strada di un federalismo costoso e sprecone.
«Aboliremo le Province. Così si risparmiano dieci-tredici miliardi di euro l’anno», diceva Silvio Berlusconi il 10 aprile 2008 a Porta a porta.
Le province, che dovevano essere eliminate, ormai sono arrivate a quota 110. Di conseguenza 110 presidenti e 110 vicepresidenti da retribuire, 4.200 politici che vivono dei finanziamenti delle province di cui circa 900 assessori lautamente pagati e il resto di consiglieri pagati con i gettoni di presenza. La retribuzione mensile di un presidente varia tra 4.000 e 7.000 € ; quella di un vice-presidente tra 3.000 e 5.200 € ; quella di un assessore tra 2.700 e 4.500 € ; più i gettoni di presenza dei semplici consiglieri. A questi vanno aggiunti i costi relativi alla gestione degli organi elettivi: edifici, personale specifico, auto “blu”, rimborsi, spese di rappresentanza. Ancora, a questi vanno aggiunti tutti gli ingenti costi relativi a strutture, non necessari in caso di spostamento delle funzioni ad Enti già esistenti come Regioni e Comuni.
Il costo complessivo delle province aggiornato al 2010 si aggira sui 16 milardi annui. Certo non tutto il costo amministrativo sarebbe immediatamente eliminabile, ma sicuramente 4 miliardi di costo politico sarebbero eliminabili in tempi rapidi.
Fatta eccezione per le province di Trento e Bolzano che rivestono competenze regionali, tutte le altre province possono essere assorbite dalla struttura regionale. La struttura regionale, nella sua autonomia federale, potrà organizzare uffici provinciali periferici a seconda delle necessità istituzionali con un migliore utilizzo degli organici e senza l’oneroso costo della macchina politica provinciale.
Un ulteriore diminuzione del costo della politica si può ottenere accorpando i piccoli comuni ed eliminando le comunità montane dove non rivestono alcuna necessità.
Certo tutto ciò non si può fare in un giorno, ma in questi due anni il Governo ha lavorato in tutt’altra direzione. La Lega si è espressa contro l’eliminazione delle province, lo stesso Bossi si è espresso in questo modo: . "Chiudi la Provincia a Bergamo? Ci fanno la guerra civile" "E' un problema di identità, di realtà forti che non si possono toccare". La Lega non ha solo scelto di rappresentare il federalismo delle regioni del nord, ma vuole rappresentare un federalismo costoso e garante di tutte le spinte che vengono dai campanili provinciali.
15/05/2010 francesco zaffuto
(immagine “i cavalieri dell’a…a…apocalisse” fotocomposizione © liborio mastrosimone http://libomast1949.blogspot.com/)
25 miliardi di euro non sono noccioline, non sarà certo il promesso taglio del 5% degli stipendi a ministri e deputati (promesso da Calderoli) a risolvere il problema contabile (a quei signori il taglio dovrebbe essere del 50%). La fetta più grande sarà presa dagli impiegati statali e da nuove imposte, si annunciano: congelamento dei contratti, blocco di una "finestra" per andare in pensione nel 2011. Pare ci saranno ripercussioni anche sulla sanità e non solo in Lazio, Campania, Calabria e Molise, regioni dove il governo già chiede un aumento delle tasse per il dissesto della sanità regionale.
Mentre il 5% di riduzione di stipendio ai ministri e deputati (sempre che venga mantenuto) non li priverà dei grandi benefici che già godono; il resto dei cittadini lavoratori statali e privati, che vivono già facendo supercalcoli per arrivare a fine mese, saranno sicuramente in difficoltà a seguito di questa “manovrina”.
Un riequilibrio forte della spesa pubblica per il costo della politica poteva venire con una vera e propria riforma federale che doveva portare all’eliminazione delle province. Questo governo si è rimangiata la sua promessa dell’abolizione delle province ed ha scelto la strada di un federalismo costoso e sprecone.
«Aboliremo le Province. Così si risparmiano dieci-tredici miliardi di euro l’anno», diceva Silvio Berlusconi il 10 aprile 2008 a Porta a porta.
Le province, che dovevano essere eliminate, ormai sono arrivate a quota 110. Di conseguenza 110 presidenti e 110 vicepresidenti da retribuire, 4.200 politici che vivono dei finanziamenti delle province di cui circa 900 assessori lautamente pagati e il resto di consiglieri pagati con i gettoni di presenza. La retribuzione mensile di un presidente varia tra 4.000 e 7.000 € ; quella di un vice-presidente tra 3.000 e 5.200 € ; quella di un assessore tra 2.700 e 4.500 € ; più i gettoni di presenza dei semplici consiglieri. A questi vanno aggiunti i costi relativi alla gestione degli organi elettivi: edifici, personale specifico, auto “blu”, rimborsi, spese di rappresentanza. Ancora, a questi vanno aggiunti tutti gli ingenti costi relativi a strutture, non necessari in caso di spostamento delle funzioni ad Enti già esistenti come Regioni e Comuni.
Il costo complessivo delle province aggiornato al 2010 si aggira sui 16 milardi annui. Certo non tutto il costo amministrativo sarebbe immediatamente eliminabile, ma sicuramente 4 miliardi di costo politico sarebbero eliminabili in tempi rapidi.
Fatta eccezione per le province di Trento e Bolzano che rivestono competenze regionali, tutte le altre province possono essere assorbite dalla struttura regionale. La struttura regionale, nella sua autonomia federale, potrà organizzare uffici provinciali periferici a seconda delle necessità istituzionali con un migliore utilizzo degli organici e senza l’oneroso costo della macchina politica provinciale.
Un ulteriore diminuzione del costo della politica si può ottenere accorpando i piccoli comuni ed eliminando le comunità montane dove non rivestono alcuna necessità.
Certo tutto ciò non si può fare in un giorno, ma in questi due anni il Governo ha lavorato in tutt’altra direzione. La Lega si è espressa contro l’eliminazione delle province, lo stesso Bossi si è espresso in questo modo: . "Chiudi la Provincia a Bergamo? Ci fanno la guerra civile" "E' un problema di identità, di realtà forti che non si possono toccare". La Lega non ha solo scelto di rappresentare il federalismo delle regioni del nord, ma vuole rappresentare un federalismo costoso e garante di tutte le spinte che vengono dai campanili provinciali.
15/05/2010 francesco zaffuto
(immagine “i cavalieri dell’a…a…apocalisse” fotocomposizione © liborio mastrosimone http://libomast1949.blogspot.com/)
alcuni link sulla questione province
http://www.mondofinanzablog.com/2010/05/11/italia-manovra-da-25-miliardi-anticipata-a-fine-giugno-dalle-agenzie-di-rating-rassicurazioni/
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http://www.bergamonews.it/politica/articolo.php?id=4660
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http://www.bergamonews.it/politica/articolo.php?id=4660
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http://aboliamoleprovince.blogspot.com/
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http://www.giornalettismo.com/archives/18641/abolizione-delle-province-ce-chi-dice-no/
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La Padania (13/12/2008):
http://aboliamoleprovince.blogspot.com/
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http://www.giornalettismo.com/archives/18641/abolizione-delle-province-ce-chi-dice-no/
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La Padania (13/12/2008):
Basterebbe andare al cinema a vedere una delle tante rivisitazioni di Robin Hood per capire che la politica dei "Senzaterra" non porta mai ad un lieto fine. Ebbene, prepariamoci a questo ulteriore rincaro. Il vantaggio di chi alla fine non possiede più nulla è proprio quello di non avere più nulla da perdere. Ma ad ogni perdita corrisponde un aumento inversamente proporzionale di rabbia e consapevolezza. Di quali e quanti strumenti abbiamo ancora bisogno per una nuova presa della Bastiglia?
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