mercoledì 23 giugno 2010

La marchionneria e i risultati del referendum di Pomigliano

La marchionneria ora deve fare i conti con i risultati del referendum di Pomigliano


Su 4.881 aventi diritto hanno espresso il loro voto 4.642 tra operai e impiegati (239 non si sono presentati al voto, in pratica ci hanno messo la faccia contro lo stesso referendum). Le schede bianche 22 e quelle nulle 59 (altri 81 lavoratori che si sono detti contrari al referendum pur non mettendoci la faccia).
I Sì sono stati 2.888 il 62% dei voti (in pratica sono i lavoratori che hanno detto che sono disposti ad accettare per mantenere il loro posto di lavoro; non hanno detto che sono felici dell’accordo ma che sono disposti a sopportarlo per non perdere il lavoro).
I No sono stati 1.673 il 36% dei voti (in pratica sono i lavoratori che non sono disposti ad accettare il ricatto sui diritti del lavoro; non hanno certo detto che sono felici di perdere il posto di lavoro).
I Sì misurati sul totale dei lavoratori sono solo il 59%.
Su 4881, ben 2000 hanno manifestato una qualche contrarietà all’accordo e 2.881 (molti masticando amaramente) hanno detto Sì. Possiamo dire che gli operai si sono espressi per continuare a lavorare ma non gradiscono i ricatti.Marchionne che si aspettava un plebiscito o almeno il 70% dei Sì, ora si riserva di prendere le decisioni finali, aveva già avvisato che non gli bastava uno striminzito vantaggio. Come a dire: fate pure il referendum ma poi decido sempre io.(per i dati si è fatto riferimento a http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2010-06-23/pomigliano-dice-marchionne-080100.shtml?uuid=AYv4PN1B )

Si può chiamare marchionneria: la febbre che si manifesta come voglia di fare contratti aziendali capaci di scardinare diritti generali; la nuova febbre comincia a insediarsi negli imprenditori italiani ed è riuscita a coinvolgere alcune componenti sindacali.

Diritto di sciopero e regole per la retribuzione in caso di malattia, non possono essere oggetto di una contrattazione aziendale; gli accordi aziendali possono avere per oggetto salario e tempi di lavorazione. Marchionne poteva ottenere anche un buon accordo se si limitava agli istituti contrattabili, ma si è fatto suggerire da sociologi, psicologi del lavoro e sindacalisti un po’ arruffoni.
Conviene a Marchionne e alla Confindustria, cercare di curarsi dalla marchionneria, smettere con l’idea di dividere gli operai. Gli operai non hanno interesse a proteggere l’assenteismo, ma non possono con la scusa della lotta all’assenteismo rinunciare ai propri diritti. La marchionneria è assurda anche per gli imprenditori, non è possibile pensare ad aziende dove ci sono più diritti in concorrenza con quelle con meno diritti. La stessa Marcegaglia deve convincersi che la strada del cavallo di Troia di Pomigliano è una strada che non porta a buoni risultati.
La cosa migliore è quella di aggiustare l’accordo di Pomigliano, se ne debbono convincere anche alcuni “soloni” del sindacato. Le regole su diritti di sciopero, malattia, sicurezza nel lavoro sono regole che debbono valere per tutti i luoghi di lavoro e debbono avere carattere di norme generali, si possono anche modificare ma per tutti.
23/06/2010 francesco zaffuto

1 commento:

  1. Speriamo non sia troppo contagiosa... Altrimenti arriveremo al collasso definitivo.

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