domenica 29 agosto 2010

Il valore tigre

Il tigrotto viaggiava in una valigia, narcotizzato, insieme agli altri peluche. Chi lo trasportava sicuramente aveva già stimato quanto denaro poteva valere ognuna delle sue righe. Era un valore, come la droga, come la valuta.

Quel cucciolo di tigre non era certo destinato a un pensionato che abita in un monolocale di Milano.
Da qualche parte in Iran o anche in Europa ci deve essere una grande villa con un grande giardino, con qualche gabbia o sito adatto ad ospitare animali esotici e pericolosi; dove il proprietario, col mantello o in bermuda, indica ai propri figli i colori di una giovane tigre e si vanta con i propri ospiti per la capacità di procurarsi quell’animale feroce.
I cuccioli a volte vengono adottati da altri animali mammiferi anche se sono di un’altra specie; la natura ha conferito ai cuccioli movenze e forme che spingono ad un istinto protettivo; l’attribuzione di valore denaro al cucciolo lo snaturalizza e gli fa perdere la qualità di cucciolo.
Tanti animalisti potranno restare indignati per questo atto, ma va considerato che questa riduzione a valore di quel cucciolo di tigre viene fatta ogni giorno anche con gli uomini; siamo in un mondo dove si è arrivati a delitti come far scomparire bambini per commerciare organi.
L’indignazione allora deve tradursi in leggi sanzionatorie e di sicura applicazione, a protezione dei cuccioli di tutte le speci anche dei cuccioli dell’uomo che muoino di fame in qualche parte del mondo; il valore denaro deve servire prima di tutto per il latte e per il pane dei cuccioli.
29/08/10 francesco zaffuto

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