mercoledì 25 agosto 2010

Partecipazione agli utili



Partecipazione agli utili
seconda puntata di
Il capitalismo per i bambini

E’ riformabile il capitalismo?

Mi è arrivata una domanda

Tu come giudichi l'idea che ogni lavoratore partecipi in una misura degli utili societari? Potrebbe essere meno 'alienante' e far ritornare almeno qualche briciola di plusvalore al lavoratore?
Provo a rispondere.

La società più usata dal capitalismo è quella delle S.p.A. (società per azioni). All’inizio si chiamavano Società anonime (1865, in Francia hanno mantenuto questo nome).
Fu l’invenzione più geniale del capitalismo: una struttura di società capace di convincere altri detentori di un piccolo capitale a partecipare alla propria impresa e nello stesso tempo continuare ad esercitare il comando dell’impresa.
Non esistono più gli uomini, non esiste più Tizio e Caio; esiste solo la società anonima, è lei che diventa una “entità” autonoma e riconosciuta dalle leggi; se gli affari vanno male risponde solo quel capitale che è stato versato a se stessa. Tizio e Caio sono al riparo di possibili guai e possono convincere altri detentori di capitale a partecipare. Quanto ci metti tu? Mille. Bene solo mille ne potrai perdere, e se va bene ci guadagnerai. Con questo meccanismo i grandi capitalisti cominciarono fin dalla seconda metà dell’800 a raccogliere capitali di piccoli risparmiatori e inserirli nei loro affari.
Il capitale delle moderne S.p.A. è diviso in quote di proprietà chiamate azioni, ogni azione dà diritto alla proprietà, ad un voto nelle assemblee societarie, e alla partecipazione agli utili. Una azione ordinaria della Fiat oggi è quotata € 9,19; le azioni sono quotate in borsa ed oggi non esiste più il limite inferiore di acquisto. Paradossalmente ogni operaio Fiat potrebbe farsi un proprio pacchetto azionario, essere giuridicamente proprietario, partecipare agli utili come ogni altro azionista. Avrebbe anche il diritto di partecipare all’assemblea degli azionisti con i suoi tre o quattro voti ed essere schiacciato dal milione di voti detenuti dal reale proprietario. . Gli operai licenziati dalla Fiat potrebbero essere azionisti e proprietari giuridici della Fiat, ma ciò non toglie che possono essere lo stesso licenziati e restare disoccupati. Nella Società per azioni chi conta agli effetti è solo l’azionista o il gruppo di azionisti che detengono la parte più consistente di azioni: nominano gli amministratori e decidono in caso di utili quanto ripartirne. La possibilità di influire sul controllo di una società da parte di tanti piccoli azionisti è quasi irrilevante; il capitalismo è essenzialmente controllo delle società sulla base del più cospicuo pacchetto azionario. Il capitalista che non controlla più una società tende a vendere le azioni e le compera un nuovo soggetto in grado di controllare la società. Chi controlla nomina il suo Marchionne di turno e lo compensa molto bene con una cospicua fetta di plusvalore per fare i suoi interessi.
I capitalisti nella gestione della propria aziendale non vogliono il ben che minimo ostacolo, ma alcuni di loro sarebbero disponibili a legare gli operai al flusso degli utili aziendali per stimolarli al massimo della collaborazione; a tal fine hanno proposto di legare gli operai alla partecipazione agli utili con una particolare tipologia di Azioni Lavoro che verrebbero date al posto di una parte delle retribuzioni. Azioni lavoro che potrebbero dare diritto una ripartizione di utili anche più elevata delle stesse azioni ordinarie ma senza diritto di voto; si tratta di una invenzione che non rappresenta nessuna novità poiché già esistono sul mercato le cosiddette Azioni di Risparmio che conferiscono un utile leggermente più elevato ma non danno alcun diritto di voto nelle assemblee.
Per superare la cosiddetta “alienazione” si dovrebbe essere in grado di operare in qualche modo sulle scelte produttive dell’azienda; ma abbiamo visto che il sistema capitalistico societario delle S.p.A. lo permette solo a chi ha il più cospicuo pacchetto di azioni ordinarie. Un operario che pensa di influire su tale meccanismo resta “alienato” ed anche un po’ “ illuso”.
Riguardo agli utili è necessario fare un ulteriore approfondimento.
Gli utili distribuiti agli azionisti non sono in realtà tutto il plusvalore prodotto ma solo una piccola parte: quella che emerge dalla situazione economica contabile. La situazione economica contabile, che fa parte del bilancio, la redigono gli amministratori e tra amministratori e detentori del gruppo di controllo c’è sempre un sottile e proficuo scambio di opinioni e ordini. La maggior parte del plusvalore viene investito nell’acquisto di nuovi macchinari, nell’acquisto di immobili, di capannoni e attrezzature, nella costruzione di filiali nel paese e all’estero, nel pagamento dello stuolo di amministratori e controllori a cui vengono dati lauti stipendi; tutto questo capitale che deriva dal plusvalore non sarà mai rappresentato come utili ma come costi per l’azienda ed è esente in diversi modi dalle imposte; ed è questo il vero incremento della ricchezza e del potere..
La partecipazione agli utili in una SpA è limitata anche per un medio risparmiatore che investe in borsa, e, nel caso degli operai, diciamo pure, che oltre ad essere estremamente limitata sarebbe anche ingannevole.
Gli operai riescono ad ottenere una qualche parte di plusvalore in due casi:
- gli stessi capitalisti si rendono conto che debbono sostenere una domanda interna nel paese per vendere i beni prodotti e sono disposti ad aumentare le retribuzione per far diventare gli operai consumatori di quei beni;
- gli operai hanno una organizzazione sindacale forte e unita e riescono a ottenere contratti di lavoro con retribuzioni più elevate o con condizioni di tempo di lavoro meno massacranti.
Oggi con una produzione che si rivolge al mercato internazionale l’interesse dei capitalisti per sostenere la domanda interna è molto variegato e preferiscono fare ricadere i costi sullo Stato (con richieste di misure come incentivi al consumo o diminuzione della fiscalità). Per quanto riguarda l’organizzazione sindacale è sempre più debole per la costante minaccia di portare all’estero parti della produzione. Una qualche soluzione la si potrebbe trovare con uno Stato meno asservito al potere capitalista e con un sindacato in grado di esprimere una forza unitaria e internazionale, ma siamo lontani da questo scenario.
25/08/10 francesco zaffuto
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(nota : poiché è ancora estate i commenti potrebbero essere inseriti con ritardo)
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(immagine – “spaventapasseri e sole meccanico” cera e china © francesco zaffuto link Altre allegorie)

1 commento:

  1. E rieccomi, mi sono perso svariati post, proverò a leggermeli tutti con calma Francesco. In questo sei stato eloquente con una spiegazione da brividi in cui mi sono perso molto volentieri, in quanto è nuda, cruda, reale e non lascia vie di fuga...

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