“I pendolari tolgono spazio ai residenti. Io devo difendere i milanesi...” Questa frase è del vicesindaco De Corato (Corriere della Sera Lombardia 24/08/10)
A settembre i pendolari troveranno una città diventata un grande reticolo di strisce blu. Se prima potevano lasciare la macchina in prossimità di qualche stazione della metropolitana e prendere il mezzo di trasporto per andare a lavorare, ora non potranno più farlo. Cominceranno a vagare per una ventina di minuti per trovare qualche tratto di strada senza strisce blu, inquinando per l’inutile girovagare, poi alla fine si arrenderanno e posteggeranno nelle odiate strisce blu. Correranno verso una edicola per procurarsi dei tagliandi di sosta sufficienti (perché a Milano non esistono macchinette per la sosta), compreranno tanti tagliandi per le ore di sosta (magari otto o nove in rapporto alle proprie ore di lavoro), li gratteranno pazientemente con una monetina e li poseranno ben distesi sul cruscotto. Poi si avvieranno trafelati verso la metropolitana. Dopo avere speso circa una diecina di Euro per i tagliandini, dovranno ancora pagare per il biglietto della Metro.
I pendolari fortunati che escono da casa a piedi e vanno a prendere un mezzo di trasporto interurbano avranno solo la conseguenza di un aumento degli abbonamenti.
Milano è diventata una città inospitale, per chi ci si reca per lavoro, per quelli che ci vanno per motivi di studio o per sbrigare un qualche affare; ed anche per i pochi che ci si recano per turismo o divertimento.
Vorrei ricordare al De Corato cosa è Milano e cosa sono i milanesi.
Chi sono i Milanesi? La maggior parte dei pendolari che vanno a lavorare a Milano sono ex milanesi che si sono spostati nell’hinterland perché non trovavano casa a Milano.
Gli amministratori di Milano non possono avere due pesi e due misure: quando chiedono soldi alla Stato parlare di Grande Città Metropolitana e poi nel quotidiano spillare soldi ai pendolari.
Non possono neanche usare la scusa dell’inquinamento perché questo meccanismo di sosta porterà solo ad aumentare l’inquinamento: chi si trova in condizione di pagare tanto sul posteggio sarà invogliato a cercare posteggio il più vicino possibile al posto di lavoro tentando di risparmiare sul trasporto, andrà a posteggiare sulle strisce blu più vicine ed entrerà sempre di più in città al posto di posteggiare in prossimità di una stazione della metropolitana.
La soluzione è possibile: posteggi liberi e gratuiti in prossimità delle fermate della Metropolitana (o con la sola cifra fissa di un euro indipendentemente dal tempo di sosta); trasporto interurbano con la stessa cifra di quello urbano.
E’ evidente che la competenza di tali misure non può essere solo di De Corato, ma di un Consiglio della CITTA’ METROPOLITANA che includa i comuni interessati dal fenomeno del pendolarato. Altro che le chiacchiere di un federalismo straccione e di quartiere.
24/08/10 francesco zaffuto
(immagine – la carta dei trasporti Metro di Milano)
.(nota : poiché è ancora estate i commenti potrebbero essere inseriti con ritardo)
Riportato su Facebook, con il mio avatar Diegone Poetico, con il seguente commento:
RispondiEliminaZaffuto è siciliano, ma ha una lunga permanenza a Milano e per quanto possa contare ha tutta la mia stima.
Trovo emblematico...crudelmente ironico il suo modo di esporre la questione, ma credo anche che centri il problema culturale di questa città. Così profondamente cambiata negli anni, per noi figli della Milano degli anni 70 è difficile riconoscerla, non che in quegli anni fosse esente da difetti, tutt'altro, ma si avviava ad essere una capitale della cultura europea.
Era una città propositiva, multietnica ed accogliente, anzi richiamante,per quanto problematica rappresentava degnissimamente il tessuto sodiale in cui era collocata.
Oggi sembra rappresentare solo sè stessa. aria irrespirabile, autoreferenza...la cultura altra respinta nelle estreme periferie, soffocata, zittita, mentre anche per la Kultura riconosciuta e santificata lo spazio è sempre più ristretto.
Milano si avvia ad essere una città di affari e non di lavoro, si badi, che il lavoro sporca, di ricchi conservatori, dove si potrà accedere solo con le opportune chiavi e solo con il biglietto. Quel processo iniziato con l'espulsione del proletariato dal centro (Isola, Santa Marta, Ticinese,) continua oggi nell'area più squisitamente cittadina...Il progetto della destra lo sintetizza, per ironia della sorte, un sindaco romano...abbattere i quartieri popolari, espellere i proletari anche dalle prime periferie ed allargare il concetto di centro anche alla cerchia immediatamente attigua. Milano città inospitale, Milano, non a caso capitale leghista e PDL, che non cambia, che non ha il coraggio di autocriticarsi, che anche nei suoi alternativi è, in fondo, città snobisticamente chiusa.