giovedì 29 marzo 2012

vecchio di tre anni


Questo blog il 31 marzo 2012 compie tre anni. Ringrazio tutti i visitatori del blog e in particolar modo i lettori fissi e chi ha inserito commenti.
Il nome di questo blog resta inquietante, lacrisi2009. Il 31 marzo del 2009 eravamo nel pieno di una crisi economica che aveva già nel 2008 manifestato i primi forti contraccolpi, volli dare come nome al blog quello stesso del mio primo post LA CRISI 2009
A rileggere oggi quel post pare cambiato ben poco
La Crisi del 2009 è originata dalla ricchezza e dalla finzione della ricchezza. Non è solo crisi di sovrapproduzione di prodotti che non riescono ad essere consumati, è anche crisi del "denaro". Una grande massa di capitale finanziario (accumulato dopo il secondo conflitto mondiale), fin dagli inizi degli anni 80, ha cessato di essere impiegata nello sviluppo industriale e nello sviluppo dei servizi; l'impiego è stato indirizzato all' "usura" e al "gioco".
Il detentore di capitale finanziario, soggetto sempre più anonimo e diffuso a livello planetario, non chiedeva l'investimento nell'impresa o in beni reali, chiedeva soltanto un accrescimento del capitale finanziario stesso a prescindere da ogni motivazione d'investimento. Le banche e le società finanziarie si sono prestate tutte a queste aspettative di accrescimento senza motivazione: hanno inventato strumenti finanziari di usura con tassi di interessi appetibili e strumenti finanziari di puro gioco per puntare sulle aspettative di accrescimento. In questo meccanismo perverso si è venuto a trovare il grande detentore di capitale finanziario ed anche il piccolo detentore di risparmio che si è affidato a banche e società finanziarie di gestione. Prestare denaro e puntare al gioco denaro; è stato questo il filo conduttore dei comportamenti economici da più di venti anni. Ma a chi prestare? A chi non ha, a chi desidera senza poterselo permettere, a chi vuole oggi quello che domani non è neanche sicuro di poter avere, a chi ha lo stesso mito dell'accrescimento. Di conseguenza classe media e ceti operai sono stati quelli che dovevano diventare i beneficiati dalle operazioni di prestito, quelli che dovevano essere convinti a consumare una ricchezza solo sperata. "Chiedi un mutuo e ti sarà dato", questa è stata la grande promessa di ricchezza in USA e si è diffusa in parte anche in Europa. Al posto di reali aumenti di stipendi e salari si sono surrettiziamente moltiplicati i prestiti. Le banche che dovevano assolvere al loro ruolo di valutazione del rischio, hanno scelto la strada di spostare il rischio sui risparmiatori e sull'intero sistema attraverso la costruzione di titoli "solo oggi chiamati tossici". C'è stata la corsa alla costruzione di meccanismi finanziari sempre più sofisticati e sempre più illusori: la cartolarizzazione di debiti in difficoltà, i derivati, i fondi speculativi. Il tutto sempre assistito da dotti manager con tanto di master nella scienza virtuale della moltiplicazione.
Le istituzioni pubbliche che dovevano sorvegliare i fenomeni economici erano tutte invaghite dal liberismo reganiano.
Si può uscire da questa crisi? Sì. Ma molti degli stessi difetti di oggi erano già presenti nella crisi del 1929 e non si sono tratti i dovuti insegnamenti.
Ma ad oggi, marzo 2012, qualcosa è cambiato
Dal 2009 ad oggi la speculazione finanziaria non è cessata, anzi ha puntato sulla stessa crisi con ondate speculative al ribasso su tutte le borse mondiali. Nel corso del 2009 si erano rivelati timidi livelli di ripresa delle borse, ma dal novembre 2009 è iniziata una ondata speculativa sulla stessa crisi che non è mai cessata fino ad oggi.
I governi dei diversi stati mondiali hanno evitato misure di contenimento della speculazione finanziaria (anche le più semplici come la proibizione delle vendite di azioni allo scoperto e la Tobin tax). Le difficoltà dei governi nel controllo della crisi evidenzia come interessi e uomini del capitale finanziario siano ben inseriti a livello politico; l’autonomia del mondo politico dalla sfera economica si è rivelata insignificante. L’Europa che inizialmente sembrava meno esposta rispetto agli USA, anche per il ruolo sociale degli Stati, è stata coinvolta nella crisi con ondate speculative sulla posizione debitoria degli stati. La ricetta invocata per uscire dalla crisi è il giudizio dei mercati, cioè il giudizio degli stessi speculatori che hanno determinato la crisi.
Viene invocata la crescita come una sorta di divinità astratta, come se la crescita non dipendesse dagli stessi investimenti produttivi, dalla elevazione dei salari, e da una soluzione alla disoccupazione. Gli stati che potrebbero immettere denaro anche a fronte di un fenomeno inflattivo vengono frenati per la loro stessa posizione debitoria mentre il capitale finanziario evita gli investimenti nella produzione continuando a preferire quello della speculazione sulla crisi stessa. La crisi dopo tre anni si mostra come avvitata su se stessa si rivela come crisi di sistema, crisi del capitalismo.
Panacee, medicine e rimedi
Una crisi del capitalismo era sicuramente salutare; ma una crisi del capitalismo che avviene dopo una crisi del socialismo fa sicuramente venire un gran mal di testa, non si capisce quali possano essere le possibili soluzioni. Le stesse ricette keynesiane di un incremento del debito per puntare sulla crescita e rinnovare la vitalità del capitalismo sono molto difficili da perseguire con stati super indebitati e che tali ricette hanno già perseguito in passato. La ricetta della leva fiscale viene a cozzare con i livelli già alti dell’imposizione fiscale stessa. Pare che non basta una sola medicina, le medicine possono essere tante ma ci vuole un riferimento mondiale unico. Ma quale può essere il riferimento mondiale unico? Penso che sia il rispetto dell’uomo, della sua vita, della sua dignità, della sua libertà. E’ una paradosso ma solo partendo da questo rispetto che si può ridare un ruolo alla politica, un ruolo all’internazionalismo, e si possono trovare diverse medicine per la crisi.
Ve la sentite di togliere ai ricchi per eliminare la fame nel mondo? Ve la sentite di fare in modo che tutti possano avere un lavoro? Ve la sentite di difendere la terra e l’acqua? Si possono aprire tante soluzioni per superare questa crisi ma occorre rispondere a queste tre domande. Potrà restare in vita il ruolo degli imprenditori capitalisti ma il fine non può essere diventare dei nababbi finanziari; potrà restare in vita il ruolo dello stato che interviene con misure socialiste nell’economia, ma il fine non può essere l’arricchimento di una classe politica di parassiti.
29 marzo 2012 francesco zaffuto
Immagine – ultimo equilibrio china – (nota per disabili visivi: un corpo a forma di rospo, ma con un volto umano che continua a modificarsi, tenta di salire un istogramma)

11 commenti:

  1. crisi del capitalismo / crisi del socialismo = mal di testa --- cura --- il buon senso.
    Lo Stato potrebbe produrre, attraverso imprese statali, parte di merci e sevizi essenziali, causando si una diminuzione dei profitti del settore privato, ma senza deprimerlo.
    Se lo stato vuole che tutti abbiano: il conto corrente, l’assicurazione automezzo, il gas, la luce, l’acqua, ecc.. crei uno sportello di stato che fornisca solo contratti di base essenziali e lasci il resto alla libera concorrenza.
    Se lo stato vuole commissionare infrastrutture ben venga ma, no TAV , no ponti sullo stretto, no cattedrali nel deserto.

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  2. tanti auguri a te e al tuo blog, auguri un po' amari ma è proprio nei tempi di crisi che ne abbiamo più bisogno

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  3. Mi sa che il titolo può rimanere fisso così, almeno per ora...
    Auguri per il futuro delle tuie interessanti pagine...e a nuovi futuri incontri non virtuali e conviviali come quello di Milano...chissà.
    Macca

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  4. Hai ragione Francesco, sono passati tre anni ma non è cambiato molto.
    Per alcuni versi, fortunatamente... infatti il tuo scrivere ed il tuo blog non sono invecchiati di un giorno:)
    Per altri aspetti, invece, con nostro grande scorno la storia continua ad essere ciclica nel peggio.
    Nel 2009 stavamo perdendo diritti, beh abbiamo continuato a perderne.
    Come tu giustamente fai notare ci siamo mossi fra una crisi e l'altra senza mai riuscire davvero a modificare le regole del gioco. Ed è proprio nel non averle modificate, il limite che ci costringe in questo circolo vizioso? Mah, temo di sì. Non abbiamo mai saputo farlo, forse perchè non abbiamo mai iniziato dalla parte giusta e cioè da noi stessi e dai nostri comportamenti.
    Concordo con il tuo afflato di speranza, in chiusura, anche se mi sembra che sia stia perdendo anche il treno del 2012 e dello "spirito di cambiamento" che dovrebbe portaci. Se questo avverrà, se riusciremo, finalmente, ad iniziare dalla parte giusta, se riusciremo a trasformare davvero il nostro intorno, molto sarà merito anche di blog come il tuo. Voci sempre presenti su questo fronte.
    Auguri e in bocca lupo!
    Un abbraccio.
    Namastè

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  5. Buon compleanno al blog. E saremo tutti più felici quando le condizioni ti faranno cambiare il nome. Chissà quando Ciao.

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  6. Intanto il blog non "è vecchio di tre anni" bensì ancora in fase immediatamente post-natale. Con gli auguri, l'invito a continuare così. Il titolo, purtroppo, va benissimo, e temo sarà attuale ancora a lungo.

    Tre anni di finti cambiamenti, una falsa calma piatta, strombazzata da altrettanto falsi slogan elettorali, quando già stavamo affondando. Superfluo dire in cosa.
    Non possiamo neanche affidarci al Gattopardo che ammoniva "cambiare tutto per non cambiare niente": da molto tempo ormai, si cambia tutto pur di cambiare, e ad ogni cambio c'è gente che va in miseria. C'è gente che muore.
    Un felice ciao per il blog, un tristissimo ciao per il resto.

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  7. Auguroni e complimenti per il blog. Hai messo il dito sulla piaga, ma spero che almeno sull'orlo del precipizio i potenti della terra si decidano a quel rispetto da te propugnato, e condiviso da tanti uomini di buona volontà. Per l'immediato continuo a vederla nera.

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  8. Auguri per i tuoi tre anni di blog e complimenti per i tuoi post sempre interessanti.
    Il mio blog ha gia' compiuto 6 anni si sono avvicendati governi di destra, di sinistra e tecnici, ma la polemica che traspare nei vari post e' sempre la stessa, i problemi sono sempre gli stessi se non piu' gravi
    amarezza tanta, speranze poche

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  9. How old are you?
    Quanto vecchio sei tu, chiederebbero gli inglesi,
    giovane blog con tanta saggezza,
    rispondo io!!!
    un abbraccio e buon proseguo.

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  10. Tre anni, il mio blog li compì gennaio passato, ma per i blog non li considererei come sintomo di vecchiaia, di perserveranza direi piuttosto, no?

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