Dopo la decisione della Corte di Strasburgo ora i pensatori del Governo sono entrati in azione. Le possibilità che vengono ipotizzate sono: “i figli nati sia dentro sia fuori dal matrimonio avranno il cognome del padre oppure, in caso di accordo tra i genitori che deve risultare nella dichiarazione di nascita, quello della madre o di entrambi.”
Cosa potrà accadere con questa nuova formulazione: la maggior parte delle famiglie continuerà per costumanza nell’usuale nome del padre, tranne un po’ di casi sporadici dove per ragioni di principio posti da una donna o per la forza dei cognomi in campo verrà fuori l’ipotesi di scegliere.
In questo blog, leggendo il post precedente commenti compresi, si facevano notare le difficoltà che potevano sorgere inserendo la scelta per accordo: acredine tra la coppia, acredine tra i familiari delle coppie, prevalenza del cognomi forti per censo e fama.
Ma diciamola pure tutta: nel caso che l’accordo non ci sia cosa dovrebbe accadere? Ne deriva che in mancanza d’accordo debba prevalere qualcosa, e se prevale l’attuale norma, diciamo pure che il ruolo della donna sarebbe solo subordinato a un placet paternalistico.
Sulla scelta del cognome della madre per “accordo” nei fatti non si creerà un pari rapporto tra l’uomo e la donna ma solo una ridotta percentuale dove si opererà per censo e per fama e con l’aggiunta dell’acredine.
Nei commenti del post precedente Sonia ipotizzava di dare agli stessi figli la possibilità di optare, una volta maggiorenni, per uno dei due cognomi; ma se i figli hanno una pari considerazione per entrambi i genitori e per i vari nonni la scelta diventerebbe sgradevole per i figli stessi. Sari, ipotizzava una scelta da fare al momento del matrimonio; sicuramente è il momento più congeniale per le scelte, ma le scelte sono sempre motivo di discordia e un bel po’ di coppie entrerebbero in crisi prima del “sì”.
Quando si vuole evitare che la scelta tra due entità eguali produca effetti disuguali occorre o il sorteggio o un automatismo codificato che permetta una reale eguaglianza. Una soluzione potrebbe essere quella del sorteggio del cognome da parte di un ufficiale dello stato civile. Una soluzione, ancora più semplice, è quella che i figli maschi portino il cognome della madre e le figlie femmine quello del padre, e si realizzerebbe una vera uguaglianza di genere su questo argomento in modo automatico e senza acredine.
Ma non ci sono problemi, i nostri politici faranno un dispositivo soft che va bene alla maggioranza, anche se porterà un leggero malessere a qualche minoranza; accorderanno alla donna una finta parità come la Corte europea ha accordato alla donna una finta parità.
11/01/14 maria luisa ferrantelli e francesco zaffuto (in ordine rigorosamente alfabetico)
Immagine – antica foto di Toro Seduto
Sono d'accordo con le tue argomentazioni sulla finta parità, però io opterei per il sorteggio del cognome da parte dell'ufficiale dello stato civile, al momento della registrazione del nuovo nato o di un figlio adottato. In tal caso non ci sarebbero motivi per il sorgere di una vaga acredine fra i coniugi e i famigliari e sarebbe salvaguardata la parità
RispondiEliminaE' una buona ipotesi anche questa. Ma temo che le nostre disquisizioni resteranno accademiche perché alla fine sceglieranno la finta parità
Elimina