sabato 4 settembre 2010

Ma, cos’è la proprietà?


Ma, cos’è la proprietà?

terza puntata di
Il capitalismo per i bambini


Per Proudhon non c’erano dubbi: nel 1840 pubblicò "Qu'est-ce que la propriété?", "Cos'é la proprietà?", in cui sostenne: "la propriété, c'est le vol", "la proprietà è un furto".

Oggi 2010, è possibile fare la stessa considerazione?

Vorrei partire da un esempio di cronaca.

(ANSA) - MILANO, 31/08/10 - .....I lavoratori del polo logistico di Pieve Emanuele (Milano) sono entrati nel centro commerciale Carrefour di Assago per acquistare senza riuscirvi alcuni alimentari di prima necessità al posto della paga che sostengono di non ricevere da mesi. «Lo hanno fatto per dare sostentamento alle loro famiglie che dagli inizi di giugno non ricevono alcun compenso - spiega la Filt Cgil - e arrivati alle casse hanno chiesto che Carrefour anticipi parte delle retribuzioni di questi mesi che i lavoratori non hanno percepito: al momento i lavoratori ricevono la loro busta paga azzerata. L'azienda attraverso le forze dell'ordine e i responsabili di filiale si sono rifiutati di anticipare parte degli stipendi dovuti ai lavoratori». A questo punto i lavoratori hanno riposto i beni accumulati nei carrelli e sono usciti dal centro commerciale.....
(C’è anche da aggiungere che quei lavoratori non lavoravano direttamente per la Carrefur ma per la solita cannibale ditta appaltatrice esterna).

Bene, quei lavoratori si sono fermati dinanzi alle forze dell’ordine che facevano notare che: se avessero portato a casa quanto contenuto nei carrelli avrebbero commesso un furto, gli avrebbero contestato anche la flagranza di reato e con un processo, questa volta breve per direttissima, sarebbero stati spediti al carcere di San Vittore.

Il mancato pagamento del salario a un lavoratore non è considerato un furto, non è soggetto alla stessa gravità di legge. Il lavoratore diventa come un qualsiasi creditore. Il debitore pagherà, forse, magari ci sarà una successiva lunga procedura fallimentare.

Questo è lo stato delle cose, e non crea scandalo ai benpensanti moderni che sembrano diventati tutti neoliberisti.

Allora, ricominciamo: che cosà è la proprietà?

Certo senza la proprietà non esisterebbe il capitalismo, e lo stesso capitalismo nasce perché già esisteva la proprietà.

La proprietà si potrebbe definire come l’arte del segnare le cose; con l’apposizione di tale segno si può dire che una cosa appartiene a un essere anche quando tale essere non si trova fisicamente insieme alla cosa. Come i cani vanno segnando con la propria urina il proprio territorio, gli uomini segnano con mappe catastali le proprietà di terreni, case, altre cose, e mezzi monetari per comprare cose.
Ogni cane (uomo) continuerebbe a segnare tutte le cose fino al quando non sente abbaiare un altro cane.
La vittoria a seguito di uno scontro determinerà la possibilità di continuare a segnare, la sconfitta o la pace determineranno i limiti del segno. La proprietà ha come origine una antica contesa.

Oggi non ci sono più terre libere dove è possibile apporre segni, nasciamo su un pianeta che è già una mappa ininterrotta di segni.

Possiamo allora chiederci: come si acquisisce oggi la proprietà di una cosa?

Penso che possa essere acquisita in tre modi:
per fortuna,
per delitto,
per lavoro.
Per fortuna possiamo intendere quella proprietà acquisita per successione, per donazione, per regalia di un signore o di uno Stato, per vincita al gioco, ed a seguito di un lungo possesso di un bene abbandonato.
Per delitto possiamo intendere quella proprietà acquisita perché sottratta ad altri con un furto, con un imbroglio, con un raggiro, con mezzi monetari derivanti da precedenti delitti, con atti di violenza e di guerra.
Per lavoro possiamo intendere quella proprietà acquisita con i frutti del proprio lavoro sia quello manuale come quello dell’ingegno. La proprietà acquisita con i soli mezzi del proprio lavoro è sempre ben poca cosa; spesso si riduce alla sola casa di abitazione acquisita con un mutuo che ti strozza per buona parte dell’esistenza.

Ma quando si parla di lavoro va considerato che esiste il lavoro proprio e quello degli altri. L’appropriazione del plusvalore creato da altri (di cui si è parlato nella prima puntata) in qualche modo si può ricondurre a una forma di delitto, una specie di “raggiro” reso possibile dalla posizione di dominio del proprietario dei mezzi di produzione rispetto ai lavoratori.

Le leggi di uno Stato hanno come fine quello di tutelare l’ordine, l’ordine spesso è inteso come la tutela dell’immanente stato delle cose; di conseguenza si tende a tutelare tutte le fortune precedenti e il frutto di delitti ormai dimenticati; si tutelano anche i “raggiri” presenti che non vengono definiti come delitti ma addirittura come funzione sociale della proprietà.

Ma può la proprietà capitalistica avere una funzione sociale?
Basta sentire l’odore di petrolio che proviene dagli ultimi incidenti per rispondere; ma per evitare di stancarci è meglio rinviare ad una prossima puntata.

04/09/10 francesco zaffuto

le puntate precedenti

prima puntata Il capitalismo per i bambini
(immagine – “spaventapasseri e sole meccanico” cera e china © francesco zaffuto link Altre allegorie)

giovedì 2 settembre 2010

l'importanza del sedere


Gelmini illustra le novita' per la scuola. Innanzitutto da quest'anno "non si potranno superare i 50 giorni di assenza, pena la bocciatura".
Quando il c.... vale più della testa

02/09/10 francesco zaffuto

Frattini, Gheddafi, Napolitano e il disguido



A chi gli chiedeva sulle mancate informazioni da parte del Governo alla Presidenza della Repubblica sulla visita di Gheddafi, Frattini ha risposto: «Ho ritenuto di scusarmi personalmente con il capo dello Stato per questo disguido amministrativo».


Ma diciamo le cose come stanno: il capo dello Stato libico è Gheddafi, il capo dello Stato italiano è Napolitano.

Il disguido amministrativo ha fatto sì che per i giorni della visita di Gheddafi il capo dello Stato sia stato BBBBBERLUSCONI .


E’ stata forse una visita improvvisa?

Lo sapevamo tutti: da diversi giorni si parlava di cavalli berberi e carabinieri.....

Doveva essere Napolitano a telefonare a Frattini per dire: fatemi abbracciare il Colonnello?

Penso che Napolitano, tutto sommato abbia tirato un sospiro di sollievo, almeno le figuracce questa volta Mister B. le ha fatte da solo.

Noi come italiani abbiamo poco da ridire e da ridere su questo disguido, ci dà il segno della vocazione dittatoriale del faraone.

02/08/10 francesco zaffuto

(immagine “mano che ride” fotocomposizione © liborio mastrosimone http://libomast1949.blogspot.com/)

martedì 31 agosto 2010

70 euro per il ratto delle Sabine


Per il ratto delle Sabine Romolo dovette faticare molto di più, a Gheddafi è bastato mettere mano al portafoglio.

Tra 70 e 80 euro, pare sia questo il prezzo pagato da Gheddafi per ognuna delle hostess che ha partecipato alla sua predica. Con circa 35.000 euro è riuscito ad organizzare una manifestazione che ha fatto impallidire di vergogna i nostri politici. Per l’organizzazione è stato facile, è bastato rivolgersi all’agenzia Hostessweb. Potete andare sul loro sito e fare anche voi dei preventivi.
http://www.hostessweb.it/
Ho provato a fare qualche preventivo, ma i prezzi mi venivano più cari; è evidente che, visto l’ordinativo di 500 hostess fatto dal leader libico, la ditta avrà praticato qualche sconto.
Di cosa dobbiamo meravigliarci? Qui da noi tutto si vende e il Colonnello è venuto a comprare.
Nell’Europa patria del femminismo e dell’integrazione 500 belle e giovani donne, gran parte diplomate e laureate, si sono presentate per ascoltare la voce del predicatore, altre 200 pare il giorno dopo. Con il denaro, che certo non gli manca, il Colonnello poteva tenere a quelle giovani donne un master, realizzando l’innovazione del pagati per ascoltare.
Qualcuna, dicono, si è convertita all’Islam; qualche altra avrà chiesto informazioni sulle possibilità di lavoro in Libia; e ci sarà sicuramente qualcuna che troverà marito e potrà abbracciare in un solo colpo religione e sistemazione.
Per il ratto delle Sabine Romolo dovette faticare molto di più, a Gheddafi è bastato mettere mano al portafoglio.
Se facciamo un problema di etichetta diplomatica, possiamo certo dire che il colonnello Gheddafi non la rispetta e lo stesso Berlusconi non ha fatto niente per fargliela un minimo rispettare.
Se facciamo un problema di sostanza non possiamo certo nascondere che nel nostro paese si compra tutto e che diverse donne in Italia (nord e sud uniti) sono disposte a vendere la propria immagine, solo per 70 euro.
Certo il nostro faraone non può fare niente di simile a Tripoli, non potrà trovare una simile agenzia, sarà difficile organizzare una sua predica a 500 donne (anche bendate), sarà difficile anche che possa fare un appello per la conversione al cristianesimo.
Ma lo spettacolo della potenza del denaro lo vediamo soprattutto alla cena con Gheddafi dei politici (sempre compresi i leghisti) e degli imprenditori (uno stuolo di affaristi pronti ad affari di ogni genere). Una perla è stata la presenza alla cena del sindaco di Milano Letizia Moratti; data l’età non poteva certo partecipare al summit delle hostess. Cosa avrà potuto dire la Moratti al Colonnello, predicatore islamico per hostess? Lei, sindaco di Milano, città dove si impedisce da anni la costruzione di una moschea dove possano pregare gli arabi, quelli poveri, quelli che non hanno niente da comprare ma solo da vendere la loro forza lavoro.
Ed è proprio su questi poveri che si gioca la partita tra l’Italia e la Libia. ''Bisogna ammettere che l'Unione europea non sarà più Europa - ha detto Gheddafi - potrebbe diventare Africa, potrebbe diventare nera. Per contribuire a fermare l'immigrazione clandestina la Libia, sostenuta dall'Italia, chiede all'Europa almeno 5 miliardi di euro l'anno''. Gheddafi si offre per una specie di servizio di polizia a tempo pieno contro gli sventurati. L’Europa, invece di affrontare i problemi della fame e del sottosviluppo in Africa e avviare una rinascita di quei popoli, dovrebbe continuare a pagare un esoso prezzo ai guardiani dell’emigrazione.
Cosa avrà chiesto il “ghe pensi mi” al Colonnello Gheddafi a proposito delle prossime trivellazioni petrolifere che la Libia si appresta a fare nel Mediterraneo con la BP? Avrà proposto di farle con l’ENI, ignorando i pericoli di una possibile marea nera nel Mediterraneo?
I diseredati dell’Africa, dei paesi dell’Islam, dell’Europa non hanno bisogno di affari ma di un sano socialismo, capace di affrontare prima di tutto il problema della fame, e non di sfoggiare stupide ricchezze. Solo su questa strada si potrà cercare una unità culturale tra Islam, Cristianesimo, Ebraismo; occorre affrontare laicamente il problema del pane per tutti con la consapevolezza del danno prodotto dalla concentrazione in poche mani delle ricchezze; poche mani europee, ebree, islamiche.
31/08/10 francesco zaffuto

(immagine – Il ratto delle Sabine di Luca Giordano, del 1.672)

domenica 29 agosto 2010

Il valore tigre

Il tigrotto viaggiava in una valigia, narcotizzato, insieme agli altri peluche. Chi lo trasportava sicuramente aveva già stimato quanto denaro poteva valere ognuna delle sue righe. Era un valore, come la droga, come la valuta.

Quel cucciolo di tigre non era certo destinato a un pensionato che abita in un monolocale di Milano.
Da qualche parte in Iran o anche in Europa ci deve essere una grande villa con un grande giardino, con qualche gabbia o sito adatto ad ospitare animali esotici e pericolosi; dove il proprietario, col mantello o in bermuda, indica ai propri figli i colori di una giovane tigre e si vanta con i propri ospiti per la capacità di procurarsi quell’animale feroce.
I cuccioli a volte vengono adottati da altri animali mammiferi anche se sono di un’altra specie; la natura ha conferito ai cuccioli movenze e forme che spingono ad un istinto protettivo; l’attribuzione di valore denaro al cucciolo lo snaturalizza e gli fa perdere la qualità di cucciolo.
Tanti animalisti potranno restare indignati per questo atto, ma va considerato che questa riduzione a valore di quel cucciolo di tigre viene fatta ogni giorno anche con gli uomini; siamo in un mondo dove si è arrivati a delitti come far scomparire bambini per commerciare organi.
L’indignazione allora deve tradursi in leggi sanzionatorie e di sicura applicazione, a protezione dei cuccioli di tutte le speci anche dei cuccioli dell’uomo che muoino di fame in qualche parte del mondo; il valore denaro deve servire prima di tutto per il latte e per il pane dei cuccioli.
29/08/10 francesco zaffuto

mercoledì 25 agosto 2010

Partecipazione agli utili



Partecipazione agli utili
seconda puntata di
Il capitalismo per i bambini

E’ riformabile il capitalismo?

Mi è arrivata una domanda

Tu come giudichi l'idea che ogni lavoratore partecipi in una misura degli utili societari? Potrebbe essere meno 'alienante' e far ritornare almeno qualche briciola di plusvalore al lavoratore?
Provo a rispondere.

La società più usata dal capitalismo è quella delle S.p.A. (società per azioni). All’inizio si chiamavano Società anonime (1865, in Francia hanno mantenuto questo nome).
Fu l’invenzione più geniale del capitalismo: una struttura di società capace di convincere altri detentori di un piccolo capitale a partecipare alla propria impresa e nello stesso tempo continuare ad esercitare il comando dell’impresa.
Non esistono più gli uomini, non esiste più Tizio e Caio; esiste solo la società anonima, è lei che diventa una “entità” autonoma e riconosciuta dalle leggi; se gli affari vanno male risponde solo quel capitale che è stato versato a se stessa. Tizio e Caio sono al riparo di possibili guai e possono convincere altri detentori di capitale a partecipare. Quanto ci metti tu? Mille. Bene solo mille ne potrai perdere, e se va bene ci guadagnerai. Con questo meccanismo i grandi capitalisti cominciarono fin dalla seconda metà dell’800 a raccogliere capitali di piccoli risparmiatori e inserirli nei loro affari.
Il capitale delle moderne S.p.A. è diviso in quote di proprietà chiamate azioni, ogni azione dà diritto alla proprietà, ad un voto nelle assemblee societarie, e alla partecipazione agli utili. Una azione ordinaria della Fiat oggi è quotata € 9,19; le azioni sono quotate in borsa ed oggi non esiste più il limite inferiore di acquisto. Paradossalmente ogni operaio Fiat potrebbe farsi un proprio pacchetto azionario, essere giuridicamente proprietario, partecipare agli utili come ogni altro azionista. Avrebbe anche il diritto di partecipare all’assemblea degli azionisti con i suoi tre o quattro voti ed essere schiacciato dal milione di voti detenuti dal reale proprietario. . Gli operai licenziati dalla Fiat potrebbero essere azionisti e proprietari giuridici della Fiat, ma ciò non toglie che possono essere lo stesso licenziati e restare disoccupati. Nella Società per azioni chi conta agli effetti è solo l’azionista o il gruppo di azionisti che detengono la parte più consistente di azioni: nominano gli amministratori e decidono in caso di utili quanto ripartirne. La possibilità di influire sul controllo di una società da parte di tanti piccoli azionisti è quasi irrilevante; il capitalismo è essenzialmente controllo delle società sulla base del più cospicuo pacchetto azionario. Il capitalista che non controlla più una società tende a vendere le azioni e le compera un nuovo soggetto in grado di controllare la società. Chi controlla nomina il suo Marchionne di turno e lo compensa molto bene con una cospicua fetta di plusvalore per fare i suoi interessi.
I capitalisti nella gestione della propria aziendale non vogliono il ben che minimo ostacolo, ma alcuni di loro sarebbero disponibili a legare gli operai al flusso degli utili aziendali per stimolarli al massimo della collaborazione; a tal fine hanno proposto di legare gli operai alla partecipazione agli utili con una particolare tipologia di Azioni Lavoro che verrebbero date al posto di una parte delle retribuzioni. Azioni lavoro che potrebbero dare diritto una ripartizione di utili anche più elevata delle stesse azioni ordinarie ma senza diritto di voto; si tratta di una invenzione che non rappresenta nessuna novità poiché già esistono sul mercato le cosiddette Azioni di Risparmio che conferiscono un utile leggermente più elevato ma non danno alcun diritto di voto nelle assemblee.
Per superare la cosiddetta “alienazione” si dovrebbe essere in grado di operare in qualche modo sulle scelte produttive dell’azienda; ma abbiamo visto che il sistema capitalistico societario delle S.p.A. lo permette solo a chi ha il più cospicuo pacchetto di azioni ordinarie. Un operario che pensa di influire su tale meccanismo resta “alienato” ed anche un po’ “ illuso”.
Riguardo agli utili è necessario fare un ulteriore approfondimento.
Gli utili distribuiti agli azionisti non sono in realtà tutto il plusvalore prodotto ma solo una piccola parte: quella che emerge dalla situazione economica contabile. La situazione economica contabile, che fa parte del bilancio, la redigono gli amministratori e tra amministratori e detentori del gruppo di controllo c’è sempre un sottile e proficuo scambio di opinioni e ordini. La maggior parte del plusvalore viene investito nell’acquisto di nuovi macchinari, nell’acquisto di immobili, di capannoni e attrezzature, nella costruzione di filiali nel paese e all’estero, nel pagamento dello stuolo di amministratori e controllori a cui vengono dati lauti stipendi; tutto questo capitale che deriva dal plusvalore non sarà mai rappresentato come utili ma come costi per l’azienda ed è esente in diversi modi dalle imposte; ed è questo il vero incremento della ricchezza e del potere..
La partecipazione agli utili in una SpA è limitata anche per un medio risparmiatore che investe in borsa, e, nel caso degli operai, diciamo pure, che oltre ad essere estremamente limitata sarebbe anche ingannevole.
Gli operai riescono ad ottenere una qualche parte di plusvalore in due casi:
- gli stessi capitalisti si rendono conto che debbono sostenere una domanda interna nel paese per vendere i beni prodotti e sono disposti ad aumentare le retribuzione per far diventare gli operai consumatori di quei beni;
- gli operai hanno una organizzazione sindacale forte e unita e riescono a ottenere contratti di lavoro con retribuzioni più elevate o con condizioni di tempo di lavoro meno massacranti.
Oggi con una produzione che si rivolge al mercato internazionale l’interesse dei capitalisti per sostenere la domanda interna è molto variegato e preferiscono fare ricadere i costi sullo Stato (con richieste di misure come incentivi al consumo o diminuzione della fiscalità). Per quanto riguarda l’organizzazione sindacale è sempre più debole per la costante minaccia di portare all’estero parti della produzione. Una qualche soluzione la si potrebbe trovare con uno Stato meno asservito al potere capitalista e con un sindacato in grado di esprimere una forza unitaria e internazionale, ma siamo lontani da questo scenario.
25/08/10 francesco zaffuto
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(nota : poiché è ancora estate i commenti potrebbero essere inseriti con ritardo)
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(immagine – “spaventapasseri e sole meccanico” cera e china © francesco zaffuto link Altre allegorie)

martedì 24 agosto 2010

Milano città inospitale

Milano città inospitale


“I pendolari tolgono spazio ai residenti. Io devo difendere i milanesi...” Questa frase è del vicesindaco De Corato (Corriere della Sera Lombardia 24/08/10)

A settembre i pendolari troveranno una città diventata un grande reticolo di strisce blu. Se prima potevano lasciare la macchina in prossimità di qualche stazione della metropolitana e prendere il mezzo di trasporto per andare a lavorare, ora non potranno più farlo. Cominceranno a vagare per una ventina di minuti per trovare qualche tratto di strada senza strisce blu, inquinando per l’inutile girovagare, poi alla fine si arrenderanno e posteggeranno nelle odiate strisce blu. Correranno verso una edicola per procurarsi dei tagliandi di sosta sufficienti (perché a Milano non esistono macchinette per la sosta), compreranno tanti tagliandi per le ore di sosta (magari otto o nove in rapporto alle proprie ore di lavoro), li gratteranno pazientemente con una monetina e li poseranno ben distesi sul cruscotto. Poi si avvieranno trafelati verso la metropolitana. Dopo avere speso circa una diecina di Euro per i tagliandini, dovranno ancora pagare per il biglietto della Metro.

I pendolari fortunati che escono da casa a piedi e vanno a prendere un mezzo di trasporto interurbano avranno solo la conseguenza di un aumento degli abbonamenti.

Milano è diventata una città inospitale, per chi ci si reca per lavoro, per quelli che ci vanno per motivi di studio o per sbrigare un qualche affare; ed anche per i pochi che ci si recano per turismo o divertimento.

Vorrei ricordare al De Corato cosa è Milano e cosa sono i milanesi.


Milano è un continuo senza interruzione di quartieri e case: Sesto San Giovanni, San Donato, Segrate, e tutta una cerchia di comuni; perfino Monza (insignita dalla qualifica di capoluogo di provincia) è in buna parte un grande dormitorio di chi si reca a lavorare a Milano.

Chi sono i Milanesi? La maggior parte dei pendolari che vanno a lavorare a Milano sono ex milanesi che si sono spostati nell’hinterland perché non trovavano casa a Milano.

Gli amministratori di Milano non possono avere due pesi e due misure: quando chiedono soldi alla Stato parlare di Grande Città Metropolitana e poi nel quotidiano spillare soldi ai pendolari.
Non possono neanche usare la scusa dell’inquinamento perché questo meccanismo di sosta porterà solo ad aumentare l’inquinamento: chi si trova in condizione di pagare tanto sul posteggio sarà invogliato a cercare posteggio il più vicino possibile al posto di lavoro tentando di risparmiare sul trasporto, andrà a posteggiare sulle strisce blu più vicine ed entrerà sempre di più in città al posto di posteggiare in prossimità di una stazione della metropolitana.

La soluzione è possibile: posteggi liberi e gratuiti in prossimità delle fermate della Metropolitana (o con la sola cifra fissa di un euro indipendentemente dal tempo di sosta); trasporto interurbano con la stessa cifra di quello urbano.

E’ evidente che la competenza di tali misure non può essere solo di De Corato, ma di un Consiglio della CITTA’ METROPOLITANA che includa i comuni interessati dal fenomeno del pendolarato. Altro che le chiacchiere di un federalismo straccione e di quartiere.

24/08/10 francesco zaffuto
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(immagine – la carta dei trasporti Metro di Milano)
.(nota : poiché è ancora estate i commenti potrebbero essere inseriti con ritardo)

lunedì 23 agosto 2010

Alienati o fastidiosi



L’operaio che rischia di essere licenziato e sale per manifestare sui tetti della fabbrica e chiede di mantenere il suo posto di lavoro; nei fatti chiede di poter continuare a sopravvivere con quel salario che gli deriva da quel lavoro di sfruttato, chiede di poter soddisfare i minimi bisogni umani.
Voglio un lavoro, uno qualsiasi e in qualsiasi modo. E allora tutti si è disposti a commuoversi a seguito di un servizio televisivo.
Se invece gli operai vogliono entrare nel merito di cosa stanno producendo, di come stanno producendo, di quanto plusvalore hanno prodotto, allora suscitano meno commozione e i loro argomenti vengono considerati esagerati. Avete un lavoro, cosa volete di più. Allora si dice che vogliono fare politica.
Come ti permetti miserabile essere, in questo modo ostacoli l’attività aziendale. Licenziato. Il giudice ti fa riassumere. Questi giudici di sinistra!
Preferisco pagarti senza lavorare, non ti faccio mettere piedi in fabbrica. Mi inquini gli altri operai che si occupano solo di lavoro e di mantenere il proprio posto di lavoro.
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La recente vicenda dei tre operai della Fiat dimostra in gran parte quello che diceva Marx tanti anni fa nel 1844 nei Manoscritti economico filosofici.
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La Fiat gli operai li preferisce sommessi, alienati, sempre pieni di gratitudine per il lavoro che è stato concesso.
23/08/10 francesco zaffuto
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(immagine “cartolina primo maggio” biro su carta © francesco zaffuto)

domenica 22 agosto 2010

Ci prendono per sete


Ci prendono per sete

Sarà capitato anche a voi!?
Magari durante queste ferie.
State leggendo il menù e vostra moglie dice: “No, il vino non lo prendiamo”.
Voi: “Perché?”
Vostra moglie: “Ma hai visto che prezzi spara?”
Voi: “Sì, è meglio passare alla birra, è anche più fresca...con questo caldo”.
Vostra moglie: “Ma stai scherzando, non hai guardato i prezzi della birra?”
Voi: “Sorbole! ...Ma...ma... non è possib..”
Vostra moglie: “Sì, è possibile e poi te lo avevo detto....”
Voi : “Ma, cosa, cosa mi avevi detto?”
Vostra moglie: “Di non entrare qua e di andare più avanti.”
Voi: “Era due ore che andavamo più avanti e i bambini strillavano pure.”
Vostra moglie: “Prendiamo solo l’acqua.”
Voi: “L’acqua? Ah, sì... la bottiglietta. Ma, anche l’acqua....è assurdo.”
Vostra moglie: “L’acqua dobbiamo ordinarla per forza.”
Giannino, vostro figlio: “Voglio la coca...”
Voi: “Zitto tu”
Vostra moglie: “Giannino, solo acqua; il medico ha detto al ristorante solo acqua.”
Voi: “Il medico ha detto sta cosa?”
Vostra moglie, con aria sicura: “Sì, ha detto proprio così.”
Voi: “Sai che ti dico, gli chiederò di portare una brocca d’acqua di rubinetto.”
Vostra moglie: “Ma sei pazzo. Nessuno ordina acqua di rubinetto. Guarda i tavoli. Poi nessuno in Italia ordina acqua di rubinetto in un ristorante. E’ una specie di affronto al padrone del locale, e non è bene subito litigare prima dei pasti. Ti ci possono sputare dentro.
Voi: “Giulia! ... ma cosa dici?
Vostra moglie: “Sì, è possibile. Come faresti a controllare?”
Voi: “Va bene, basta... vuol dire che litigheremo dopo”.
Arriva il cameriere: “Buon giorno signori. Da bere cosa vi porto?”.
Vostra moglie: “Acqua”
Cameriere: “Naturale o frizzante”
Giannino, vostro figlio: “Frizzante.”
Voi: “Frizzante...”
Cameriere: “Quante bottigliette?”
Voi: “Non ci sarebbe una bottiglia grande...?”
Cameriere: “Abbiamo solo bottigliette. Quante ne porto?”
Voi: Due
Vostra moglie: “Tre, i bambini hanno sete”.
Voi: “Tre, e...e... porti pure....”
Cameriere: “Cosa?”
Voi: “Un...un..”
Cameriere: “Un ?”
Voi: “Un bicchiere di vino rosso.”
Cameriere: “Senz’altro, ripasso dopo per le altre ordinazioni.”
Il cameriere si allontana
e vostra moglie che vi guarda con aria torva: “Ma ti rendi conto; cinque euro un bicchiere piccolo così di vino rosso. Cinque euro”.
Voi: “Non riesco a deglutire solo con l’acqua. E poi....poii... me lo ha ordinato il medico”.
Nannina, vostra figlia: “E perché a noi il medico ha detto niente coca cola e a te invece...”
Voi: “Nannina, io ho un’altra malattia, statti zitta”.
Vostra moglie: “Papà ha un’altra prescrizione, accontentiamolo. Comunque, 3 bottigliette per tre euro cadauna, più 5 euro di vino, in tutto fa 14 euro di...
Voi, sorridendo: “...di bevande”
Vostra moglie: “Ci ridi pure?”
Voi: “ E che debbo fa...?”
Durante il pasto sorseggiate con attenzione dal piccolo bicchiere il succo rosso.
vostra moglie che vi osserva attentamente: “Com’è?”
Voi: “Fa veramente schifo, è peggio di quello che compri tu nel cartone”.
Vostra moglie: “Te lo meriti”
Voi: “Ma, ma che ho fatto di male io?”
Giannino, vostro figlio: “Che ha fatto di male papà?”
Vostra moglie: “Zitto tu”.
Arrivate ad ogni modo alla fine del pasto, pagate il conto,
e poi all’uscita vostra moglie: “Avevi detto che al momento di pagare ci litigavi, invece hai pagato senza battere ciglio”.
Voi: “Ma dai, Giulia, non ci roviniamo la giornata più di quanto ce la siamo già rovinata”.

Pressappoco si conclude sempre così. Certo si potrebbe andare al ristorante con una borraccetta di vino e una di acqua, e con un proprio bicchiere per evitare la “tassa” sul bicchiere; ma non potete evitare le preoccupazioni di Giulia su quello che può accadere al contenuto dei vostri piatti.
Vi propongo un’altra conclusione: mi ricordo una battuta, mi pare di Achille Campanile.
In un ristorante, il cliente dopo la presentazione del conto:
“Scusi, qui non usate fare sconti ai vostri colleghi?”
“Anche lei proprietario di ristorante?”
“No, anch’io sono ladro”.

22/08/10 francesco zaffuto
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(immagine “la mano nel piatto” fotocomposizione © liborio mastrosimone http://libomast1949.blogspot.com/)

sabato 21 agosto 2010

ARRIVEDERCI GRILLO


Arrivederci Grillo, questa volta hai parlato proprio come un capo.
"Il MoVimento 5 Stelle non vuole abbracci mortali con i cadaveri della Sinistra e dell'antiberlusconismo, si prega ai perditempo di astenersi con gli appelli."
Questa frase è rintracciabile sul suo comunicato politico n. 35 del 20 agosto 2010
http://www.beppegrillo.it/2010/08/a_dicembre_la_c/index.html

Grillo il 17 agosto aveva inserito un post dal titolo “odio la sinistra”

Le argomentazioni erano abbastanza condivisibili, Grillo faceva un elenco dell’insipienza dei politici della sinistra, ma accomunava in quel destino anche i poveri imbecilli che in qualche modo, come me, si considerano di sinistra.

Poiché è da tempo che seguo Grillo e il suo blog, sono intervenuto due volte

Caro Grillo,per smantellare quella sinistra occorre stare in qualche modo a sinistra e dire qualcosa su come si deve trovare un lavoro. Mi pare di ricordare che tempo fa ti sei proposto come segretario del PD. Oggi occorre costringere la sinistra alle primarie, ti puoi ripresentare. Occorre considerare che esiste la candidatura di Vendola e che un qualche evento sismico a sinistra si può verificare, Vendola ha superato Berlusconi su facebook. E' in qualche modo quella rete di cui parli tu. saluti (19/08/10) ore 21,10
.
"questa mattina mi sono svegliato troppo presto ed ho letto quasi tutti i commenti a questo post; bene per il loro contenuto sono per più del 90% di sinistra. Desiderano una sinistra che sia di sinistra. Ho provato a rileggere il post di Grillo e mi pare scorgervi lo stesso desiderio. (20/08/10) ore 7,30
.
Ma evidentemente mi sbagliavo perché poi leggevo l’anatema lanciato ai “perditempo” della sinistra.
Ho ritenuto di accettare la sua espulsione dal suo blog, ed ho inviato questo ultimo messaggio.

"Il MoVimento 5 Stelle non vuole abbracci mortali con i cadaveri della Sinistra e dell'antiberlusconismo, si prega ai perditempo di astenersi con gli appelli."Anche se non sono un cadavere della sinistra e neanche dell'antiberlusconismo, essendo però un perditempo, mi astengo ed eviterò di inviare commenti a questo blog.E' un modo di parlare un po' diverso: da capo.Mi dispiace per questa espulsione, ma ne prendo atto.saluti - Inserito alle ore 21,09 il 20/08/10


Per dovere di completezza debbo dire che ho ricevuto una risposta da un membro del movimento a 5 stelle, Paolo Cicerone che mi assicura che:

Era rivolto alle "sirene": DeMagistris, Alfano, Flores, Popolo viola e compagnia scoreggiante, non ai singoli individui.

Certo, non sono stati i miei commenti al post “odio la sinistra” a impensierire Grillo e i suoi, ma a me che resto per vocazione “un perditempo di sinistra” non piace di fare la parte del prendere gli scapaccioni e poi dire
“...e chi se ne frega tanto io non so Pasquale” (...dalla famosa scenetta di Totò)

Purtroppo il post “odio la sinistra” e il comunicato n. 35 si legano bene, e certe frasi pesano per la loro evidenza letterale e per i nuovi scenari politici.

Senza togliere niente ai meriti di Grillo per le puntuali denunce di questi ultimi anni, preferisco un Arrivederci.
Resto un Pinocchio di sinistra; forse mi andrò a cacciare nel circo di Mangiafuoco e resterò vittima ancora una volta del gatto e della volpe.
21/08/10 francesco zaffuto
(immagine - "arrivederci Grillo" biro su carta © francesco zaffuto)
NOTA
Ho ricevuto il 22/08/10 da Paolo Cicerone
http://www.meetup.com/grilli-del-parco-sud/
la nota che inserisco in questo post.
R: blog Grillo comunicato n.35
Siamo in tempo di elezioni e come ogni volta arrivano le "sirene" per chiedere alleanze a tutte le nuove realtà che si sono imposte nelle ultime tornate elettorali. Queste sirene arrivano dalle persone che ti ho già citato nel blog, ma non solo.
Il "capo" dal suo blog ha parlato da VERO CAPO e non da capo carismatico come può essere un Berlusconi, ovvero dapprima ha tastato il polso a tutti i meetups laddove si erano già sviluppate notevoli discussioni successive alle "sirene" e laddove ha visto un vero e proprio plebiscito contro qualsiasi alleanza tranne che con la società civile e le associazioni apartitiche e ne ha preso atto, amplificando dal suo blog la NOSTRA voce, quella del MoVimento che è fatto dai volontari che da 5 anni lavorano nel locale.

Come ho detto a Sonia Alfano e ad altri, quando leggete Beppe Grillo leggete noi, può capitare che esprima a volte considerazioni personali non in linea col pensiero della maggioranza ed è un suo sacrosanto diritto di essere umano, ma quando parla a livello di linea politica non fa altro che dire ciò che NOI gli diciamo di dire.

Le porte del MoVimento sono aperte a tutti, ma quelle delle "alleanze" sono chiuse per un motivo molto semplice: se il nostro programma vi va a genio dall'inizio alla fine allora lasciate perdere i vecchi partiti (compreso Vendola che seppur sponsorizzato dal blog per la questione acquedotto, purtroppo sta cedendo sugli inceneritori e la sanità) e venite con noi, se invece non vi piace anche se solamente in parte, è assolutamente inutile stare assieme.
Con stima
Paolo Cicerone


Prendo atto della volontà del Movimento 5 stelle. Un movimento, o partito, allo stato nascente pone sempre la sua unicità per affermare le proprie posizioni, ciò è comprensibile; ma le alleanze per arrivare a un governo del paese sono anche una necessità. Come elettore, single, con la mia nevrosi di onnipotenza (poiché il mio voto vale meno di una cicca), valuterò programmi e necessità. Comunque il mio Arrivederci è anche un augurio. (f.z.)

venerdì 20 agosto 2010

Il capitalismo per i bambini


La Cina “comunista” ha superato come potenza economica il Giappone, è diventata la seconda potenza economica del mondo e si avvia, nei prossimi anni, a superare anche gli USA. Per le poche notizie di seconda mano che provengono dalla Cina rischio di non capirci più niente. Debbo in qualche modo ricapitolare qualche concetto. Ma il capitalismo che cos’è? E’ qualcosa che si può spiegare ai bambini? Posso spiegarlo a me stesso?
Prima di passare a questa difficile arte propongo la visione di questo video per un necessario effetto rilassante, lo trovate a questo link:
http://eliotroporosa.blogspot.com/2010/08/mao-zeitung.html

Il capitalismo per i bambini


Chiedo scusa a Marx per l’eccesso di semplificazione.

A) Se Tizio, con della creta recuperata gratuitamente da una montagna di creta, costruisce dei pupazzetti e poi li riesce a vendere a 100, e non si serve di nessuna collaborazione di altri uomini, è semplicemente un artigiano che realizza un ricavo dalla vendita dei pupazzetti che sono il prodotto del proprio lavoro. Se vogliamo possiamo chiamarlo anche profitto, ma solo per il significato di beneficio che suggerisce la parola profitto.

B) Se Caio compra quei pupazzetti a 100 e poi li rivende a 110, e se non si è servito di nessuna collaborazione di altri uomini, è semplicemente un commerciante che realizza un utile come differenza tra un costo e un ricavo, per il significato di beneficio l’utile realizzato lo possiamo chiamare profitto. Il profitto deriva dalla capacità di Caio di trasportare i beni nel tempo o nello spazio.

C) Se ripetiamo gli esempi di Tizio e di Caio ed aggiungiamo che si sono serviti della collaborazione lavorativa di altri uomini, il tutto si complica. Quanto di quel profitto dovrebbe andare a Tizio e a Caio e quanto ai lavoratori? Se alla fine si scopre che Tizio e Caio sono diventati ricchi e i lavoratori sono rimasti poveri , si può anche dire che il profitto di Tizio e Caio è determinato questa volta anche da un valore lavoro pagato meno del dovuto. Tizio e Caio si sono appropriati di un plusvalore, di un valore lavoro non pagato. Se Tizio e Caio con il plusvalore accumulato continuano ad ampliare la propria attività, con gli stessi metodi, la loro ricchezza è destinata ad aumentare. Se, inoltre, Tizio e Caio cominciano a dotarsi di strumenti, macchine, capannoni, edifici, uffici, e continuano a servirsi del lavoro di altri per fabbricare e vendere i loro pupazzetti, quel profitto comincia ad aumentare sempre di più in modo esorbitante.

L’ esempio C) di Tizio e Caio descrive Il capitalismo derivato dalla composita miscela fatta: dalla proprietà dei mezzi di produzione, dalla produzione, dal commercio è dallo sfruttamento dei lavoratori.

Ma andiamo ad un ulteriore esempio:

D) Tizio e Caio si sono stancati di produrre pupazzetti e di commerciarli, con il denaro accumulato preferiscono fare un’altra attività, prestano il denaro ad altri Tizi e ad altri Cai, e poi ne chiedono la restituzione con una maggiorazione, una specie di profitto che questa volta chiamano interesse. Questa volta senza far nulla vedono aumentata la loro ricchezza.

Questo esempio D) di Tizio e di Caio descrive il capitalismo finanziario, e la miscela questa volta è formata: dal capitale prestato con un interesse, dalla proprietà dei mezzi di produzione, dalla produzione, dal commercio è dallo sfruttamento dei lavoratori. Il comportamento di Tizio e Caio, diventati capitalisti finanziari, è un po’ diverso: non stanno legati alla produzione di quei pupazzetti, se ne infischiano dei pupazzetti e di chi li costruisce, guardano solo alla misura del loro interesse. Se, per un attimo, l’interesse diminuisce, possono con una semplice telefonata dire: “non vi prestiamo più il nostro denaro”. A questo punto chi viveva costruendo quei pupazzetti cade in crisi. Nel loro operare da capitalisti finanziari Tizio e Caio coinvolgono anche gli stessi lavoratori sfruttati, se questi hanno dei risparmi li convincono a portare il denaro presso le loro banche: “portali da noi così ti metti a riparo dai ladri – ti diamo un piccolo interesse – ti diamo una cartina plastificata per andare con il tuo denaro dove vuoi e come vuoi”. Tizio e Caio cominciano a giocare anche con il denaro degli altri
Il loro operare da capitalisti finanziari diventa moderno, Tizio e Caio non solo prestano denaro ad interesse ma si divertono anche a fare delle previsioni e a scommettere sulle previsioni: puntano sulla crescita di un gruppo di aziende e ci guadagnano, poi puntano sulla loro caduta e ci guadagnano, poi puntano sugli interessi che salgono o sugli interessi che scendono, puntano su Stati che emergono e Stati che declinano, puntano su popoli che si rovinano e ci guadagnano.

E) Infine Tizio e Caio vogliono usare la loro ricchezza, non solo per accumulare altra ricchezza ma, per aggiustare il mondo, perché credono che il mondo debba essere fatto a loro immagine e somiglianza; allora cominciano a comprare giornali, televisioni, case editrici, case cinematografiche che diffondono le loro belle idee, poi comprano anche i politici per fare in modo che le loro belle idee si possano trasformare in realtà.

Questo ultimo esempio E) è quello che possiamo chiamare imperialismo finanziario. Tizio e Caio tendono a influenzare la politica di uno Stato con i propri uomini, possono diventa direttamente essi stessi padroni dello Stato e se, per i loro interessi , non gli basta lo Stato del paese in cui abitano, possono dedicarsi a diventare i padroni del mondo. Se qualcuno di quei lavoratori, che erano stati pagati meno del dovuto, dice che le loro idee fanno un po’ schifo, allora si arrabbiano. Si possono arrabbiare tanto, al punto di dire: “la libertà non esiste più” oppure “la libertà siamo solo noi”.

E ora, cari bambini alcune domande:
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E’ indispensabile il capitalismo?
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Si può riformare il capitalismo?
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Si possono dare delle regole al capitalismo?
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Se si possono dare delle regole, chi dovrebbe darle?
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Siccome siamo e siamo stati tutti bambini, mi permetterò di intervenire con successivi commenti e domande. Spero di non restare solo. Ma anche se restassi solo continuerò questo dibattito con me stesso.
20/08/10 francesco zaffuto
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(nota : poiché è ancora estate i commenti potrebbero essere inseriti con ritardo)
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(immagine – “spaventapasseri e sole meccanico” cera e china © francesco zaffuto link Altre allegorie)

giovedì 19 agosto 2010

IL SORPASSO DI VENDOLA


IL SORPASSO DI VENDOLA, E’ LA FINE DELL’ERA BERLUSCONIANA

19 agosto 2010, ore 16,32 più di 228.700 “a me piace su facebook” di Nichi Vendola,
Berlusconi rimane inchiodato a 227.100 e comincia ad avere perdite
http://www.facebook.com/home.php?#!/pages/Nichi-Vendola/38771508894
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Può sembrare un risultato secondario. Però, se si ci pensa per un attimo, segnare un “mi piace su facebook” significa dirlo un po’ ad alta voce e metterci la faccia. Si potrebbe dire che è quasi più di un voto che si fa nascostamente dentro un urna. Chi ci ha messo la faccia può essere anche disposto a dirlo ad altri, diventa un piccolo ripetitore di adesioni successive.
Se si arriva alle primarie della sinistra il candidato Nichi Vendola ha notevoli possibilità di farcela. Ha anche notevoli possibilità di farcela rispetto a Berlusconi che dopo il “Caliendo Cadiendo” è ormai in caduta libera. Non è vero che Vendola non possa essere un riferimento anche per l’elettorato moderato; gli elettori italiani vogliono un po’ di chiarezza e se Vendola è disposto a rilanciare una sana socialdemocrazia può essere premiato da una sinistra che si sente orfana da parecchio tempo e da un elettorato moderato che ha da tempo superato la logica degli anatemi verso la sinistra, anzi preferisce discorsi chiari e su un possibile programma sociale.
Io alla mia età non mi faccio illusioni su grandi cambiamenti in Italia; comunque questo paese ha bisogno di una scrollata e la sinistra ha bisogno di liberarsi della sua vocazione a perdere; e se per dare una scrollata a questo paese è necessario un “Piatto pugliese”, sono disposto alle cime di rapa.
19/08/10 francesco zaffuto

(Immagine - La toccata - Kaciaturian – matite e biro © francesco zaffuto)
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mercoledì 18 agosto 2010

Cossiga lascia il paese inquietante


Cossiga, uomo politico democristiano, si spegne il 17 agosto 2010, lascia questo nostro paese inquietante.
Ci furono tante stagioni in cui tacque,
ci fu una stagione in cui disse un fiume di parole,
e infine le ultime stagioni in cui scelse le mezze parole.
Con le parole di Cossiga non siamo arrivati a delle verità, abbiamo solo assaggiato l’oscurità che circondò l’epoca democristiana dal dopoguerra alla caduta del Muro di Berlino.
Nella stagione in cui disse un fiume di parole forse Cossiga si aspettava che parlasse qualche altro uomo politico democristiano, ma ci fu un silenzio assordante; Andreotti, l’uomo che più sapeva, non aggiunse una sillaba, non si sentì certo sollevato dal “silenzio” diventando senatore a vita.
Fra qualche anno, per naturale scadenza dell’esistenza, anche altri esponenti politici democristiani scompariranno portando nella tomba i segreti della Storia d’Italia. Ci rimarranno solo degli aneddoti per accontentare le penne sfiziose di alcuni “grandi” giornalisti che stentatamente pensano di scrivere la Storia.
17/08/10 francesco zaffuto

(Immagine - "2010_odissea_italiana © liborio mastrosimone http://libomast1949.blogspot.com/)
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sabato 14 agosto 2010

Pakistan, a sei mesi dal monsone


A sei mesi dalla catastrofe causata dal monsone 90 mila bambini soffrono per fame
Lascio qui di seguito allegato il vecchio post dell'agosto 2010
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MORTI E SFOLLATI CON LE STESSE PROPORZIONI DI HAITI
ma i massmedia tacciono e gli aiuti stentano ad arrivare
link all'articolo - Perché a nessuno interessa del Pakistan
del 14/08/10
Appello Agire
AGGIORNAMENTI
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24/08/10 Ancora ritardi negli aiuti
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28/08/10 Tre operatori per i soccorsi uccisi dai talebani
07/09/10 La foto di un bambino morente con il biberon vuoto riaccende l'attenzione sul Pakistan, ma solo per poco
08/09/10 La crocerossa finalmente attiva la chiamata SMS per la raccota fondi per il Pakistan
09/09/10 Angelina Jolie tenta di attirare le attenzioni sul Pakistan recandosi nei luoghi del disastro. Ma i ritardi continuano, si è solo raccoltà poco più della metà della cifra richiesta dall'ONU.

giovedì 12 agosto 2010

GLI AQUILONI, OBAMA e CASTRO


Il cielo di Gaza vicino al mare si è colorato di aquiloni. 6.200 strisce di colore si sono unite all’azzurro del cielo.
http://mmedia.kataweb.it/video/25669013/record-di-aquiloni-nel-cielo-di-gaza
Gli aquiloni rammentano che in quella striscia di terra chiamata Gaza ci sono duecentomila bambini che sono uguali a tutti i bambini del mondo , ma che abitano in una stana città. Una città che non appartiene a nessuno stato sovrano, ma non è libera, anzi permanentemente assediata. Un milione e 400 mila persone in ostaggio della storia, una storia orrenda. Nel cielo di Gaza nel dicembre 2008 e nel gennaio 2009 non si spandevano gli aquiloni ma le mostruose luci dei bombardieri e delle bombe al fosforo. Il bilancio dei morti e dei feriti fu gravissimo per la popolazione di Gaza e oggi pare appartenere alla storia, ma è solo passato poco più di un anno http://it.wikipedia.org/wiki/Striscia_di_Gaza
Si disse allora che si trattava di una reazione spropositata di Israele a precedenti lanci di missili di Hamas verso il territorio israeliano. I missili di Hamas avevano provocato ben pochi danni ed erano già una reazione al permanente stato di segregazione; la reazione israeliana, pur essendo spropositata, aveva una valenza di forza particolarmente fuori dal comune. In quei giorni non era facile capire cosa stesse succedendo, anche una forte ritorsione verso Hamas poteva avere una dimensione più limitata. Il bombardamento israeliano sembrava voler lanciare un messaggio che andava oltre Hamas. A chi?
http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=90247
In quei giorni facevo tra me e me una considerazione azzardata: gli israeliani stavano bombardando Obama. In novembre Obama aveva ottenuto un trionfo elettorale schiacciante, e si presentava come il presidente disposto a superare l’era Bush e in grado di aprire un rapporto con gli stati arabi.
Il grave bombardamento della striscia di Gaza determinava per Obama uno stato di fatto su cui operare la scelta: condannare in modo altrettanto grave il comportamento di Israele o continuare sulla strada di considerare Israele come il più importante alleato. Obama si mostrò attendista, Bush era ancora formalmente in carica come presidente. Quando in gennaio Obama si insediò ufficialmente al potere, il bombardamento di Gaza si era concluso, ed Obama espresse una condanna ma senza la necessaria gravità. La premessa di una apertura verso il mondo arabo di Obama fu nei fatti ridimensionata dall’azione israeliana. Nel mondo arabo quel bombardamento veniva a determinare l’irrigidimento di tutte le posizioni: spazzava via ogni ipotesi di moderazione di Hamas, determinava nuove difficoltà per le organizzazioni moderate dei palestinesi, radicalizzava le posizioni dell’ Iran, vanificava il ruolo di mediazione dei cosiddetti stati arabi moderati.
A più di un anno dall’insediamento Obama non è riuscito a raccogliere la precedente eredità di mediazione di Clinton sulla questione palestinese, pur avendo la consorte di Clinton come suo ministro degli esteri, parla di rapporti diretti tra palestinesi e israeliani. L’ammontare dei finanziamenti Usa ad Israele non è certamente diminuito, anzi secondo molte agenzie di stampa risulta aumentato, anche per i benefici fiscali concessi a chi fa donazioni verso Israele. La volontà di mantenere Gaza assediata si è ulteriormente manifestata con l’assalto israeliano alla "Freedom Flotilla", e gli USA hanno rifiutato l’inchiesta internazionale trascinando anche l’Italia nello stesso comportamento.
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2010-06-02/lonu-approva-inchiesta-blitz-171300.shtml?uuid=AYYS3KvB
http://qn.quotidiano.net/esteri/2010/07/06/354007-premier_israeliano.shtml
In pratica nello scenario del Medio Oriente abbiamo: l’allontanarsi di ogni ipotesi di soluzione del conflitto israelopalestinese; l’acuirsi della crisi con l’Iran sull’energia nucleare; la situazione di guerra in Iraq e in Afghanistan; una difficile situazione di sorveglianza internazionale in Libano, un permanente stato di crisi in Pakistan. Se ultime notizie ci parlano di qualche missile che coinvolge la Giordania o altri stati, possiamo renderci conto di quanto questo scenario può ancora deteriorarsi.
http://www.agenziami.it/articolo/6719/missili+su+Eilat+e+Aqaba+Morto+un+tassista+giordano
Ma cosa c’entra Castro? Effettivamente non c’entra, per suoi 84 anni, per il suo stato di salute e per l’aver ceduto gran parte delle responsabilità di governo. Ma Castro è un osservatore attento della politica americana ed è intervenuto manifestando grande preoccupazione su un possibile conflitto nucleare tra Israele e Iran con un coinvolgimento degli USA , conflitto che metterebbe a ferro e fuoco tutto il Medio Oriente.
http://it.peacereporter.net/articolo/23116/Cuba,+Fidel%3A+Obama+non+potr%E0+evitare+un+conflitto+nucleare+con+l
In una recente intervista Castro ha delineato un Obama accerchiato che può cadere nella trappola di chi persegue la strada del tanto peggio.
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/201008articoli/57511girata.asp
Una guerra in Medio Oriente per risolvere la questione tra Israele e mondo arabo porterà solo distruzione .
Solo gli aquiloni di quei bambini di Gaza possono evitare quel conflitto. Se gli israeliani vogliono restare in pace in quelle terre debbono rendersi conto che possono puntare solo su una possibilità: costruire un’amicizia con i palestinesi. Non solo una pace provvisoria, ma addirittura un’amicizia; e’ un paradosso, ma non ci sono altre possibilità.
12/08/10 francesco zaffuto
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immagine - aquiloni
Un aggiornamento su Castro e Iran
09/09/10
WASHINGTON - Fidel Castro critica Mahmoud Ahmadinejad esortandolo a smetterla di negare l'Olocausto e a diffamare gli ebrei. In una lunga intervista con Jeffrey Goldberg, della rivista americana 'The Atlantic', il 'lider maximo' sottolinea che gli ebrei ''vengono diffamati da oltre duemila anni''. ''Credo che nessuno al mondo - osserva Castro - abbia ricevuto lo stesso trattamento riservato agli ebrei. Sono stati attaccati molto piu' che i musulmani. Sono stati sempre accusati di tutto. Nessuno ha mai addebitato ai musulmani ogni male. Gli ebrei hanno vissuto un'esistenza molto piu' difficile di qualunque altro. Non c'e' niente a confronto dell'Olocausto''. Secondo il padre della rivoluzione cubana, 84 anni appena compiuti, il governo di Teheran servirebbe meglio la causa della pace riconoscendo ''l'unicita''' della storia di Israele e provando a capire meglio perche' Israele teme per la sua sopravvivenza.
Castro ha quindi raccontato come da piccolo ha scoperto il concetto dell'antisemitismo: ''Avevo 5 o 6 anni ed era venerdi' santo. Quel giorno sentivo dire che Gesu era morto e che ad ucciderlo erano stati gli ebrei. Pensate quanta era l'ignoranza popolare''. L'Iran dovrebbe capire, ha proseguito Castro, che il popolo ebraico ''e' stato cacciato dalla sua terra e perseguitato in modo terribile in tutto il mondo per oltre 2000 anni. Sono sopravvissuti grazie alla loro cultura e alla loro religione, due elementi che hanno tenuto loro insieme, uniti come una nazione''. All'intervistatore che gli chiede se ripeterebbe lo stesso concetto anche al leader iraniano, Castro ha risposto laconico: ''Ti sto dicendo queste cose perche' tu le possa scrivere''. Quindi, incalzato dalle domande, torna sul passato. E inaspettatamente fa una sorta di marcia indietro sulla vicenda della crisi con gli Usa nei primi anni '60, quando l'istallazione di alcuni missili russi puntati sugli Usa fece sfiorare al mondo una guerra nucleare. ''Dopo aver visto quello che ho visto e sapendo quello che so ora - conclude Castro - posso dire che non ne valeva la pena...''.

venerdì 6 agosto 2010

PONTE O PIRAMIDE


Il 28 agosto 10 a TORRE FARO MESSINA si è tenuta la manifestazione NO PONTE
http://www.youtube.com/watch?v=uIsdctHrRQs
http://www.noponte.it/
Il ponte è un’opera faraonica destinata a sfidare i secoli, la storia, gli stessi equilibri sismici della nostra penisola.




Mentre il Governo del Faraone forse si avvia alla caduta, l’opera del Faraone comincia a prendere piede, inizia il processo di costruzione che dovrebbe partire materialmente alla fine del 2010.
L’inizio di questa opera comporterà l’uscita di diversi miliardi della collettività. Prima di iniziare è opportuno chiarire se:
si tratta di un opera che si realizza per soddisfare l’immortalità del faraone
o
si realizza perché desiderata dai siciliani e dai calabresi.
Per sciogliere l’enigma lo si può fare solo con un referendum consultivo del popolo siciliano e calabrese.
Se i siciliani e calabresi non vogliono questo ponte, questo ponte non si deve fare.

Il faraone lo si può accontentare con una Piramide:
questa



Piccolina, tipo quella che si fece costruire dai suoi eredi Caio Cestio a Roma http://it.wikipedia.org/wiki/Piramide_Cestia


o addirittura questa







Tipo quella di Cheope. Per la sua realizzazione dovranno lavorare ininterrottamente tutti gli scritti del PdL, e siccome non basteranno saranno aiutati da tutti gli iscritti della Lega Nord
Verrà ubicata ad Arcore, e sarà costruita con la massima calma per evitare di essere di cattivo auspicio per il Faraone.

06/08/10 francesco zaffuto

Questo blog ha già affrontato l’argomento con il post:Il ponte, il terremoto e i trasporti in Sicilia
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(immagine - manifesto da reteponte - ponte progetto da messina.blogsicilia.it - antica incisione di Piranesi della Piramide di Caio Cestio - antica foto della Piramide di Cheope di Antonio Beato (archivio Università degli studi di Milano))

mercoledì 4 agosto 2010

Sì, proprio CADIENDO


Due giorni fa con il post

avevo usato un bisticcio di parole con un gerundio composito: CADIENDO.
Mi ripromettevo di fare una correzione dopo le votazioni in Parlamento,
e invece è proprio CADIENDO.

Dopo la vicenda del voto di sfiducia sul sottosegretario Caliendo,
il Governo Berlusconi non è scivolato sul gerundio cadendo
ma sul CADIENDO;
nuovo ed inusitato gerundio che vuole significare: che non è caduto ma che è in prossimità di cadere, a ottobre oppure a novembre, potrà addirittura completare la legislatura in una condizione continua di CADIENDO.

La cosa più terribile che poteva capitare a un Mister muscolo come Berlusconi:
mentre viene spinto da Bossi, dover fare costantemente i conti con Fini e Casini, con addirittura l’osservazione di Rutelli e Lombardo.
Per quanto tempo Mister muscolo riuscirà a sopportare il gerundio CADIENDO?
Anche perché la scelta del cadendo la potrebbe fare lui stesso liberandosi del CADIENDO.
Se Mister Muscolo fa la scelta del cadendo per sua volontà, potrebbe: mettere in difficoltà Bersani (che ancora si arrovella nel dubbio amletico primarie sì – primarie no) e mettere in difficoltà Fini che continua a chiedere tempo al tavolo del poker. Ma quello che preoccupa Mister Muscolo è l’impossibilità di prevedere una sfavillante vittoria, in realtà a quel 60% dei famosi sondaggi il primo a non crederci è lui.
04/08/10 francesco zaffuto

Scorciatoie, utopia e necessità



Svegliarsi quando si comincia ad essere vecchi, con qualche acciacco (se l’acciacco non è grave) può essere utile, ti rendi meglio conto che non sei immortale e che attorno a te navigano costantemente accidenti e microbi. Se poi sono le sei del mattino, e non c’era motivo di svegliarsi così presto, riuscirai ad essere anche tu un accidenti per chi dorme ancora. Se poi è il giorno del tuo compleanno riesci a perdonarti e cominci a fare delle riflessioni come se fossero il sale della terra.
Vediamo: tra un giovane e un vecchio la differenza sono gli acciacchi e questa l’ho capita. Ma quale differenza c’è tra l’essere giovani oggi e l’esserlo stati tempo addietro. Chi è stato giovane nel ’68, come me, rimane stupidamente presuntuoso e ibernato in una condizione giovanile eterna. Ahh...noi sì...eh eh...perbacco. Ma siamo solo stati un po’ fortunati perché in quell’epoca si poteva credere in qualche scorciatoia per cambiare il mondo. Tutto qua: la revolucion amigo. I giovani di oggi non hanno quella scorciatoia, all’orizzonte non spuntano bandiere; alcuni desiderandole si deprimono e altri si sono fatti convinti che non possono spuntarne mai.

Questi giovani non sono .... ehh ...eh... ecc. . Evitiamo di dare fiato al presuntuoso di turno.
Questo è un mondo dove sono scomparse le scorciatoie e i problemi si sono ingigantiti. Questo è un mondo con la natura in scadenza, il clima in scadenza, con uomini che continuano a nascere e ogni uomo si crede un centro, tra poco 9 miliardi di centri, centri che pensano di avere delle idee ma con idee di terza mano, dove tutti si credono diversi, importanti o depressi che è la stessa cosa, dove l’egualitarismo non è di moda e la libertà non si capisce cosa sia. Un mondo che non ha tempo, con il tempo di una Storia che sta dietro densa di cazzate e di violenza, piena di faraoni e di cesari. Un mondo dove ci sta ancora chi cerca la terra promessa senza capire che quella terra è il pianeta. Con uomini che cercano un riconoscimento come popolo, come razza, come cultura, senza passare dal riconoscimento dell’uomo, dalle sue miserie e dal dignitoso desiderio di un briciolo di felicità.
Un mondo così ha bisogno di una grande utopia, non una di quelle utopie che si deve realizzare in un tempo lontano: una utopia grande e urgente. La revolucion amigo? Ancora, ancora più grande: un mondo unito, senza eserciti, anzi con un solo esercito impegnato a pulire la terra e a produrre alimenti, dove ogni uomo è ben lieto di lavarsi i suoi pedalini senza pretendere schiavi, dove il pensare è usato per capire il senso più profondo della parola libertà.

“Non stai dicendo niente di nuovo amigo, l’hanno già detto altri pazzi prima di te e qualcuno è finito pure male. “ Va beh so pazzo, questa volta però solo questa pazzia vi può dare una chance per salvare le vostre ch....

04/08/48 francesco zaffuto

lunedì 2 agosto 2010

CALIENDO O CADENDO

Mercoledì
il
Governo
sta
cadiendo.
Motivo la presenza al Governo del sottosegretario Cadiendo.
Per Berlusconi è colpa di Fini che ha calendarizzato il Cadiendo.
Se Berlusconi non riesce a convincere entro 48 ore il Cadiendo a dimettersi, il Governo rischia cadiendo di farsi molto male.
Arriva anche la prova del nove per i parlamentari di Fini: voteranno per Cadiendo o rischieranno anche loro, per vendicarsi della turpe cacciata, cadiendo con tutto il Governo.
Essere o non essere: Cadiendo o non cadiendo.
Volete una correzione dei refusi?
Aspettate mercoledì.

02/08/10 francesco zaffuto
(immagine “mha!....boh!” fotocomposizione © liborio mastrosimone http://libomast1949.blogspot.com/)

domenica 1 agosto 2010

L’orologio fermo di Bologna

10,25 Bologna, l’orologio sta fermo a quell’ora di trenta anni fa.
Potevo esserci anch’io con la mia famiglia,
quell’anno decisi di andare in Sicilia con la mia Renault 4,
ma potevo benissimo decidere di viaggiare in treno.
Sulla mia auto non c’era l’autoradio,
seppi tutto dai giornali il giorno dopo a Licata.
Possibile, che sia accaduto ciò!?
Eppure attorno a me c’era un silenzio che mi fece paura,
ancora di più della notizia che stavo leggendo.
Possibile, che ci stiamo abituando a tutto!?
Dal ’69 di piazza Fontana all’ ’80 di Bologna
erano passati 11 anni gravidi di fatti inquietanti,
quello stillicidio quotidiano di fatti orrendi ci aveva quasi abituato a tutto,
per accorgersi del sangue non bastavano i titoli sui giornali,
pareva necessario che ci corresse addosso.
Oggi, è ancora più inquietante pensare
che siano passati 40 anni dalla strage di piazza Fontana
e trenta anni da quella di Bologna
senza una vera verità.
Ci si può accontentare di verità approssimative!?
Di ipotesi di verità!?
Mentre i nostri capelli invecchiano
e la cronaca drammatica e piena di sangue diventa stupidamente storia.

01/08/48 francesco zaffuto

per notizie sulla manifestazione

http://eliotroporosa.blogspot.com/2010/08/trentanni-fa-il-2-di-agosto.html

altri post sull’argomento in questo blog

Siamo un paese inquietante
Siamo un paese inquietante 2
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(immagine – l’orologio della stazione di Bologna)

sabato 31 luglio 2010

Fini e l’uomo del destino



Quando il giovane Fini entra in politica l’uomo del destino (o anche della Provvidenza) sta alle sue spalle, era ormai un vecchio busto che si poteva trovare in alcune sedi del MSI. Almirante non poteva essere il nuovo uomo del destino perché era solo il portatore di una fiaccola del passato. Accanto ad Almirante la figura del giovane Fini, rappresenta il nuovo ma non può diventare l’uomo del destino; in quel periodo l’Italia è ancora guardinga nei confronti di un partito che raccoglie le nostalgie del fascismo.

Quando Fini conquista posizioni di rilevo nel suo partito, in Italia si delinea un nuovo uomo del destino: Craxi. Il carisma di Craxi si evidenzia: parla lentamente ed ogni sua sillaba pare essere un pronunciamento storico, è innovatore, abile, spregiudicato, tanto spregiudicato da legarsi a uomini spregiudicati che cercano di affermarsi nella politica e nell’economia. Raccoglie le simpatie di tutti quelli che amano il “carisma” come entità taumaturgica, perfino nello stesso Movimento sociale c’era chi simpatizzava per lui. Ma prima che potesse consolidare la sua posizione di uomo del destino, Craxi cade nella polvere con tangentopoli , viene distrutta la sua immagine, ed è colpito perfino dalla sfortuna di una salute diventata precaria.

L’Italia con Craxi si stava abituando nuovamente alla esistenza di una figura carismatica, e la stessa riforma del sistema elettorale veniva a creare un potenziamento della figura del leader candidato a capo di governo.
Con tangentopoli i partiti che avevano appoggiato i passati governi erano allo sbando; ma la sinistra, come impaurita della sua stessa forza, faceva ricorso a vecchie figure democristiane. Il quel clima scende in campo il nuovo uomo del destino, ha tutte le carte in regola: non viene da una politica in crisi, è vincente, è democristiano nell’anima , ed è soprattutto ricco. La sua ricchezza è stratosferica e la sfoggia come vanto della sua capacità e della sua fortuna; dando i poteri a Lui capacità e fortuna investiranno automaticamente tutto il paese.

L’innamoramento di Fini per Berlusconi forse non c’è mai stato; ma fiutando la necessità di uno schieramento bipolare Fini sceglie l’uomo del destino come suo alleato. L’uomo del destino in più occasioni indica Fini come il suo delfino o naturale successore; ma il novello Cesare è ben lontano dalla figura di Almirante (non si sente certo vicino al trapasso e sta continuamente a contare uomini e soldi in suo potere). Il potere ottenuto si aggiunge alla sua capacità finanziaria, il nuovo Cesare non solo può pagare con suo denaro ma anche distribuendo cariche e prebende.

E’ agli inizi del 2008 che Fini prende la più grande sbandata della sua vita; forse potrà scusarsi con se stesso dicendo che c’erano diversi motivi: le premesse di una grande vittoria dopo la caduta di Prodi, l’operazione veltroniana dei cosiddetti due grandi partiti, l’operazione del predellino di Berlusconi che fa la contromossa a Veltroni, l’agitata voglia di correre al potere dei colonnelli di Alleanza Nazionale. Ma questi motivi non potevano bastare per cacciarsi nella tana del lupo.
Fini scioglie Alleanza Nazionale il 15 febbraio 2008 e diventa “cofondatore” insieme a Berlusconi del PdL. L’uomo del destino pensa subito di ibernare il “cofondatore” e lo avvia alla carica di Presidente della Camera (era sicuro di ridurlo al silenzio bertinottiano ).

Fini vede passare il tempo e i giorni della politica, vede aumentare la prepotenza di Cesare che diventa Augusto, e vede che quelli che furono un tempo i suoi colonnelli ora si vantano di essere colonnelli di Cesare. Fini si rende conto che l’ibernamento bertinottiano può diventare la sua fine, inizia a parlare e nel suo parlare piglia qualche distanza da Cesare. Per l’Augusto questo parlare è insopportabile, lo redarguisce più volte e lo fa redarguire da tutti i suoi ex colonnelli. Fini, oltre a parlare comincia ad agire, ma cerca tempo per recuperare qualcuno dei suoi ex. Cesare, che nella sua banalità del male conosce bene la storia dei due galli nel pollaio, affretta i tempi, fa votare al PdL sei paginette e lo caccia dalla sua casa partito e pretende di cacciarlo anche dalla casa di tutti gli italiani, dal Parlamento.Sulla cacciata risparmio ogni commento, ne stanno facendo tanti i giornali.

Si può ricavare una qualche “morale” da questa storia? Proviamoci.

Chi ha soldi e potere può comprare uomini e cose;

chi dice di avere “carisma”, e fa in modo di propagandare il suo “carisma”, produce “carisma”;

chi dice di essere “immortale” non ci diventa, ma c’è sempre qualche pirla che ci crede.

31/07/10 francesco zaffuto

Per un vostro godimento ecco i due link video conferenze sulla cacciata
Berlusconi
http://video.sky.it/?videoID=309175109001#video
Fini
http://www.ansa.it/web/notizie/videogallery/italia/2010/07/30/visualizza_new.html_1877036051.html
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Un vecchio post di questo blog sull’argomento
Il trauma di Fini che incontra Mussolini
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(immagine – dalla Storia dell’Italia)

venerdì 30 luglio 2010

L’uomo, il toro e la corrida



Il Parlamento della Catalogna abolisce la corrida

Questo il parere del toro:

“Dopo qualche settimana che ero nato vennero e mi marchiarono a fuoco per dire ero di proprietà di Don Carlos;
passò il tempo e nella valle mi godevo l’erba e le corse, lei era giovane e il suo pelo di rame abbrunito mi faceva venire una strana voglia che ancora non capivo;
e vennero di nuovo, portarono con loro degli strani arnesi, si avventarono sui miei compagni urlanti di dolore, se restavo ancora ad aspettare mi avrebbero fatto bue, mi avrebbero tolto le palle e condannato a lavorare in eterno nei campi;
fuggii verso la collina ansimando, mi corsero appresso ma non riuscirono a prendermi e alla fine sentii le loro risate, capii che mi lasciavano vivere come toro;
e come toro vissi e dentro di me coltivai il desiderio incornare uno di quegli omuncoli;
si diceva che c’era un posto una specie di grande piazza dove potevo farlo;
ora se mi si toglie questa possibilità, mi resta solo la fine poco gloriosa di una morte in macelleria con una pallottola sparata tra le corna.”


Questo il mio parere:

E’ sicuramente una buona scelta quella di smettere con gli ultimi residui dei giochi del Colosseo, con loro divertimento sul dolore.
Ma riguardo al rispetto degli animali siamo ancora ben lontani; l’usarli come cibo non ci autorizza a farli vivere nell’inferno degli allevamenti, castrarli, trasportarli da una parte all’altra del mondo accalcati e semisoffocati. Se la carne avrà un costo maggiore e i nostri consumi di carne diminuiranno non sarà certo un danno per la nostra alimentazione, siamo ormai consapevoli che gli eccessi di consumo di carne sono dannosi alla salute.
L’uomo che sta più in alto nel sistema universale della coscienza ha un dovere nei confronti di chi tale coscienza percepisce a sprazzi. Questo non significa che non daremo la caccia agli insetti che invadono la casa dove abitiamo, come non significa che lasceremo riprodurre i cinghiali fino a perdere tutti i campi di granturco; ma se possiamo, dobbiamo limitare la sofferenza degli animali.
Dovremmo però cominciare dal limitare la sofferenza di noi uomini, spesso colpiti da altri uomini nel corpo e nella mente.
30/07/10 francesco zaffuto
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(immagine - Picasso - particolare di Guernica)