03/11/09
Secondo una sentenza della Corte europea di Strasburgo la presenza dei crocifissi nelle aule scolastiche è "una violazione della libertà dei genitori ad educare i figli secondo le loro convinzioni e della libertà di religione degli alunni". Il Governo italiano intende presentare il ricorso e, in caso di accoglimento, il caso verrà ridiscusso nella Grande Camera.
Tranne qualche sparuta voce di plauso dei Radicali e del segretario del Prc Ferrero, la stragrande maggioranza degli esponenti politici di PDL, PD, IDV, UDC, Lega, considerano scandalosa la sentenza della Corte di Strasburgo. La posizioni spesso ripetute sono: “il crocifisso esprime la nostra identità culturale” – “vanno difesi i valori tradizionali e fondanti''. Ma queste posizioni sono contraddittorie sotto un duplice aspetto:
- il simbolo del crocefisso non può essere ridotto a simbolo di una cultura identitaria, è qualcosa di ben più elevato è il simbolo di una religione, di un culto, di Dio che si è fatto uomo;
- la scuola non è un luogo di culto e non è neanche il luogo dove si esprime una cultura identitaria, è il luogo dove si debbono esprimere conoscenza e ricerca in tutti i campi, nel rispetto della libertà di insegnamento.
La Corte di Strasburgo con la sua sentenza penso che abbia voluto evidenziare l’aspetto laico della scuola pubblica. Poteva la Corte di Strasburgo, interpellata su una questione di diritto, esprimersi in modo diverso?
Non mancano chiese nel nostro paese, piccole cappelle, Calvari, dove esporre una croce con tutta la pienezza del suo significato; l'esposizione del crocefisso nelle scuole e negli uffici riduce il simbolo ad una specie di atto burocratico di rispetto delle tradizioni.
francesco zaffuto
Tranne qualche sparuta voce di plauso dei Radicali e del segretario del Prc Ferrero, la stragrande maggioranza degli esponenti politici di PDL, PD, IDV, UDC, Lega, considerano scandalosa la sentenza della Corte di Strasburgo. La posizioni spesso ripetute sono: “il crocifisso esprime la nostra identità culturale” – “vanno difesi i valori tradizionali e fondanti''. Ma queste posizioni sono contraddittorie sotto un duplice aspetto:
- il simbolo del crocefisso non può essere ridotto a simbolo di una cultura identitaria, è qualcosa di ben più elevato è il simbolo di una religione, di un culto, di Dio che si è fatto uomo;
- la scuola non è un luogo di culto e non è neanche il luogo dove si esprime una cultura identitaria, è il luogo dove si debbono esprimere conoscenza e ricerca in tutti i campi, nel rispetto della libertà di insegnamento.
La Corte di Strasburgo con la sua sentenza penso che abbia voluto evidenziare l’aspetto laico della scuola pubblica. Poteva la Corte di Strasburgo, interpellata su una questione di diritto, esprimersi in modo diverso?
Non mancano chiese nel nostro paese, piccole cappelle, Calvari, dove esporre una croce con tutta la pienezza del suo significato; l'esposizione del crocefisso nelle scuole e negli uffici riduce il simbolo ad una specie di atto burocratico di rispetto delle tradizioni.
francesco zaffuto
Una annotazione del 9 - 11 - 09
Di tutto rispetto le dichiarazioni del Cardinale Tettamanzi sull'argomento, apparse sulla edizione milanese del Corriere (08/11/09):
"Un simbolo non solo confessionale ma umano, la cui eliminazione non rappresenta un passo avanti. Il punto però non è conservare un "simbolo", un oggetto, bensì il modo di viverlo nella realtà. Questo è l'aspetto che dovrebbe essere considerato con maggiore serietà. Mi pare che di ciò si parli poco".
(immagine – “papaveri rossi tra le colonne dell’Acropoli” foto © maria luisa ferrantelli)
Nessun commento:
Posta un commento