15/12/09
Di recente avevo inserito su questo blog un post sulla sentenza della corte di Strasburgo a proposito dell’esposizione dei Crocefissi nelle aule delle scuole.
Corte europea di Strasburgo, crocefissi e politic...
Oggi si riparla di tradizioni, religione e scuola a proposito del ricordare la ricorrenza del Natale con la costruzione di un Presepe nelle scuole. Crocefissi nelle aule e ricorrenza natalizia sembrano appartenere allo stesso problema; credo che sia necessario fare una distinzione.
Nella scuola si celebrano spesso delle ricorrenze: dalla Resistenza, alla festa della Repubblica, al Giorno della Memoria per ricordare la Shoah, e tante altre; ricordare la ricorrenza del Natale o quella della Pasqua cristiana sta all’interno del processo educativo. Nella scuola occorre parlare delle ricorrenze cristiane che sono anche delle festività nazionali e dell’importanza che viene data a queste ricorrenze, ciò fa parte della cultura e della consapevolezza che deve essere data agli studenti.
In una scuola dove oggi si pongono problemi di integrazione e di rapporti con altre culture, comunicare informazioni ed esperienze sulle ricorrenze è utile al fine di comprendere le affinità degli esseri umani. Se in una scuola, o in una classe, si costruisce il Presepe non c’è niente di offensivo per gli studenti di altre religioni, anzi si può invitare anche altri studenti a parlare delle proprie tradizioni o trovare nel corso dell’anno date per ricordarle. Ma finita la ricorrenza si ritorna nuovamente tutti in un ambito laico della cultura e non sotto un solo simbolo predominante. Il Crocefisso attaccato nelle aule come simbolo permanente dello Stato in una scuola pubblica, in una forma quasi burocratica, è qualcosa di ben diverso della celebrazione della ricorrenza natalizia o pasquale.
Non credo che sia utile alla comprensione e all’accrescimento della cultura il sostitutismo dei simboli con altri simboli neutrali inventati; credo che si possa crescere con la consapevolezza e non evitandola. Chiamare il Natale in un altro modo, festa dell’albero o delle luci per aiutare l’integrazione, vuol dire ben poco. Ma proibire con un atto d’ufficio un’iniziativa di una scuola, comunque rivolta all’integrazione, come nel caso della scuola di Cremona che aveva organizzato la “festa delle luci”, è un atto solo di prepotenza istituzionale (notizia divulgata dal Corriere della sera 15 dicembre 09 pag. 27).
Occorre in qualche modo anche far comprendere che il Natale viene festeggiato anche da persone di religione non cristiana come simbolo di umanità e di fratellanza.
Le cose peggiori che si possono fare sono quelle di ricorrere ai Presepi, ai Crocefissi e al laicismo di bandiera, per dividere e per far pesare agli altri le differenze e le distanze.
francesco zaffuto
(immagine – il presepe nella mia casa )
Corte europea di Strasburgo, crocefissi e politic...
Oggi si riparla di tradizioni, religione e scuola a proposito del ricordare la ricorrenza del Natale con la costruzione di un Presepe nelle scuole. Crocefissi nelle aule e ricorrenza natalizia sembrano appartenere allo stesso problema; credo che sia necessario fare una distinzione.
Nella scuola si celebrano spesso delle ricorrenze: dalla Resistenza, alla festa della Repubblica, al Giorno della Memoria per ricordare la Shoah, e tante altre; ricordare la ricorrenza del Natale o quella della Pasqua cristiana sta all’interno del processo educativo. Nella scuola occorre parlare delle ricorrenze cristiane che sono anche delle festività nazionali e dell’importanza che viene data a queste ricorrenze, ciò fa parte della cultura e della consapevolezza che deve essere data agli studenti.
In una scuola dove oggi si pongono problemi di integrazione e di rapporti con altre culture, comunicare informazioni ed esperienze sulle ricorrenze è utile al fine di comprendere le affinità degli esseri umani. Se in una scuola, o in una classe, si costruisce il Presepe non c’è niente di offensivo per gli studenti di altre religioni, anzi si può invitare anche altri studenti a parlare delle proprie tradizioni o trovare nel corso dell’anno date per ricordarle. Ma finita la ricorrenza si ritorna nuovamente tutti in un ambito laico della cultura e non sotto un solo simbolo predominante. Il Crocefisso attaccato nelle aule come simbolo permanente dello Stato in una scuola pubblica, in una forma quasi burocratica, è qualcosa di ben diverso della celebrazione della ricorrenza natalizia o pasquale.
Non credo che sia utile alla comprensione e all’accrescimento della cultura il sostitutismo dei simboli con altri simboli neutrali inventati; credo che si possa crescere con la consapevolezza e non evitandola. Chiamare il Natale in un altro modo, festa dell’albero o delle luci per aiutare l’integrazione, vuol dire ben poco. Ma proibire con un atto d’ufficio un’iniziativa di una scuola, comunque rivolta all’integrazione, come nel caso della scuola di Cremona che aveva organizzato la “festa delle luci”, è un atto solo di prepotenza istituzionale (notizia divulgata dal Corriere della sera 15 dicembre 09 pag. 27).
Occorre in qualche modo anche far comprendere che il Natale viene festeggiato anche da persone di religione non cristiana come simbolo di umanità e di fratellanza.
Le cose peggiori che si possono fare sono quelle di ricorrere ai Presepi, ai Crocefissi e al laicismo di bandiera, per dividere e per far pesare agli altri le differenze e le distanze.
francesco zaffuto
(immagine – il presepe nella mia casa )
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