sabato 9 novembre 2013

DENARO FRESCO allo 0,25%, ma…

La Banca centrale europea ha tagliato  i tassi di interesse e il costo del danaro cala allo 0,25 per cento, un minimo storico da record.
L'ultimo taglio dei tassi della Bce risale al 2 maggio 2013, quando il tasso fu portato allo 0,50%, anch'esso un minimo record.
Con una inflazione che si presenta molto contenuta, con una disoccupazione estremamente elevata e con una domanda di beni che nei paesi europei  non riprende ritmo;  l’operazione fatta da Draghi è più che giustificata per dare un qualche impulso alla ripresa degli investimenti.
A fronte di questa misura tutte le grandi banche europee possono chiedere Euro alla BCE pagando un tasso d’interesse dello 0,25%;  quindi,  se facessero bene il loro lavoro di esercizio del credito, potrebbero concedere prestiti alle aziende con tassi molto ridotti.  
Quindi un’impresa, sulla base di questa notizia, potrebbe, già da oggi,  recarsi in banca e chiedere un prestito a sostegno delle sue attività produttive;  e la banca,  dopo aver fatto onesti conti sui propri costi, potrebbe concedere il prestito con un interesse del 1%  o al massimo del 2%.
ACCADRA’ ?!?
Sul piano teorico potrebbe accadere, ma sul piano pratico è molto probabile che accada tutt’altro: molte banche utilizzeranno questo vantaggio per fare operazioni speculative sui mercati finanziari o si limiteranno ad investire questo denaro comprando Titoli dei diversi stati europei lucrando sul differenziale dei tassi (ad esempio prendere denaro dalla BCE allo 0,25% e comprare titoli dello Stato italiano al 4% ).
 L’operazione tasso allo 0,25% della BCE, che dovrebbe dare impulso all’economia rischia di diventare, in gran parte,  un nuovo regalo alle grandi banche.
 La manovra classica della riduzione del costo del denaro operata dalla Banca centrale di Stato (prima dell’Euro) spesso veniva accompagnata da un’altra misura, l’acquisto da parte della Banca centrale di Titoli dello stato. In questo modo l’effetto vantaggio per le banche di credito ordinario di operare su titoli dello stato si riduceva ed erano interessate a fare arrivare soprattutto credito alle aziende.
 Con una Banca centrale europea  impossibilitata ad acquistare titoli di stato dei paesi europei si viene a creare una specie di effetto molto rallentato della diminuzione del costo del denaro.  Le grandi banche sono diventate mediatrici di credito per gli stati e gli stati sono diventati debitori delle grandi banche, banche che a loro volta per la mole di investimenti di questo tipo si vengono a trovare in difetto di liquidità.
 L’emissione di Eurobond (di un prestito europeo in aiuto agli stati) con un interesse  basso e comunemente concordato poteva,  e ancora può,  essere almeno una buona cura da affiancare alla manovra sul costo del denaro,  non la soluzione di tutti i mali ma una buona medicina.
Gli Stati europei fortemente indebitati debbono ridurre il loro debito, ma non si può strozzarli con tassi di interessi elevati, equivale solo ad aumentare l’impossibilità di ridurre il debito.
09/11/13 francesco zaffuto

Immagine – un po’ di euro sparpagliati 

4 commenti:

  1. Sono davvero poco presente nel mondo-blog, ultimamente. ma il tempo mi tiranneggia parecchio.
    Felice dell'incontro di domani a Milano...a presto. Sandra e Franco

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  2. Nella mia ignoranza io vedo un paradosso.
    Esiste questa teoria per cui l'economia dipende dalla Spesa Pubblica per cui per una economia in ripresa bisogna che lo Stato si butti a capofitto nelle famose "politiche keynesiane".
    Allo stesso tempo gli Stati sono strozzati dal debito, che è funzione della Spesa Pubblica. Posto che le entrate sono già spinte al massimo con una pressione fiscale assurda e che possono solo diminuire con il deprimersi dell'economia, le "politiche keynesiane" con quali soldi possono essere finanziate?

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    1. Siamo in un paese dove il gioco d'azzardo non è tassato come i redditi di lavoro. Qualcosa da mettere a punto sulla politica fiscale ci sarà. oltre alla necessità di ridurre la spesa per tutto ciò che è spreco.

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