All’ombra di una finanziaria che si chiama “legge di stabilità” , minata qua e là da più di 3.000 emendamenti, si sono subito liquefatte le invenzioni di modifica dell’IRPEF. Ce ne erano due di rilievo: l’elevazione della no Tax area a 12 mila euro presentata, con due distinti emendamenti, da parlamentari PD e da parlamentari PDL; e un’altra di Sacconi di riduzione al 10% della prima aliquota a chi ha redditi inferiori a 40 mila euro l’anno. E’ bastato dire che non c’erano le coperture finanziarie e la girandola delle invenzioni è stata accantonata.
L’IRPEF è l’imposta base del sistema fiscale italiano, per l’ammontare dell’entrate e perché colpisce la totalità delle persone fisiche; tutti i governi che sono succeduti hanno continuato ad apportare modifiche per mostrare una diversa politica fiscale: detrazioni, aliquote accorpate, addizionali ecc. ecc.. Questa girandola continua di invenzioni non ha fatto altro che offuscare il dettato principale della costituzione; art. 53 Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività. Pertanto proporzionalità e progressività.
Chi ha un reddito di 15.000 euro non può versare allo stato l’attuale 23%, e tutta la fascia medio bassa di redditi fino a 28.000 euro non può essere colpita con un 27%. Anche la stessa aliquota del 38% appena superati i 28.000 euro è estremamente elevata.
L’IRPEF risponde al dettato costituzionale solo se esistono più scaglioni d’imposta e non se si riducono.
Fatto salvo un primo scaglione che deve intendersi come soglia di povertà, tutti i successivi scaglioni sarebbe opportuno che fossero incrementati con entità non superiori 5.000 euro annui. Chi supera di poco la soglia della povertà può essere colpito con un 5%, i successivi scaglioni possono essere gravati da aliquote superiori e sempre con gradualità, 8%, 10%, 15%, 20%, 25% ecc.. Si può anche arrivare a colpire i redditi che superano i 100 mila euro anche con aliquote del 60% senza deprimere l’economia e senza fare andare a dormire le famiglie sotto i ponti.
I governi che si succedono non debbono inventare nuove forme di IRPEF, debbono solo limitarsi ad aumentare o a diminuire le aliquote su scaglioni ben prefissati da una legge stabile.
14/11/13 francesco zaffuto
Immagine – una girandola colorata
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