Non è facile affrontare il tema dei “diritti acquisiti” dal punto di vista giuridico.
La Corte Costituzionale con una sentenza del 11 ottobre del 2012 bocciò addirittura quel minimo prelievo che il governo Berlusconi aveva osato fare con il decreto legge n. 78 del 31 maggio 2010. Quel decreto si limitava a ridurre stipendi e pensioni di alti dirigenti introducendo un prelievo in questa misura sugli emolumenti superiori a 90.000 euro lordi annui sono ridotti del 5 per cento per la parte eccedente il predetto importo fino a 150.000 euro, nonche' del 10 per cento per la parte eccedente 150.000 euro …
Per la Corte Costituzionale tale provvedimento contrastava con gli articoli 3 e 53 della Costituzione.
Se leggiamo gli articoli vediamo che:
Art. 3
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Art. 53.
Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva.
Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.
Dal punto di vista formale la Corte faceva riferimento alla pari dignità ed uguaglianza con i dipendenti privati, e faceva riferimento all’obbligo comune di concorrere tutti alla spesa pubblica in base alla propria capacità contributiva; le misure di Berlusconi in materia di riduzione degli stipendi per concorrere alla spesa pubblica vennero considerate per “conseguenza logica” incostituzionali.
Eppure se si guarda al secondo comma dell’articolo 3, salta evidente agli occhi di tutti anche il secondo comma: E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini
Una buona legge con in riferimento a questo secondo comma è sempre possibile, se la si vuole fare. Una legge capace di distinguere tra diritti e privilegi.
Se si considera che una pensione erogata dallo Stato di 5.000 euro netti al mese sia già notevolmente elevata rispetto ad una minima, si può fare una legge per eliminare pensioni superiori a 5.000 euro nette e tutte le situazioni di pensioni doppie che fanno superare complessivamente detto limite. L’enorme cifra risparmiata può essere portata in diminuzione del debito pubblico e in diminuzione delle imposte che gravano lavoro e imprese.
Non cadono poi in miseria, deputati, ministri, giudici, manager di stato se si arriva ad una legge che contiene i loro stipendi entro i 10.000 euro netti al mese, e ben ampia resta la distanza con i lavoratori che si arrangiano a vivere con 1.000 euro di paga al mese.
Questo per quello che paga lo Stato e i suoi enti (compresa la Rai).
Per quanto riguarda le aziende private, facciano quello che vogliono in tema di retribuzioni e di pensioni (se costruite senza agevolazioni fiscali). Massima libertà; fatta salva l’applicazione dell’articolo 53 in tema di proporzionalità e progressività delle imposte.
Una ricchezza meglio divisa e meglio distribuita fa inoltre crescere l’economia, dà nuovo impulso alla domanda di beni, trasferisce complessivamente i beni dalla tesaurizzazione al consumo.
21/11/13 francesco zaffuto
Immagine – Pellegrini mangiati in insalata - Illustrazione di Gustave Doré, del libro di Rabelais Gargantua e Pantagruel
Cara Francesco, è tragico, vedere che aspettano un euro dalla povera gente e pensionati per aiutare la popolazione sarda!!! Mentre basterebbe che le centinaia di pensioni doro venissero un po ridotte per avere tanti euro necessari
RispondiEliminaper aiutare tutta la Sardegna.
Uno che prende una pensione di oltre 100.000 euro all'anno potrebbe tranquillamente vivere con molti di meno e darli loro alla catena della solidarietà e non togliere il pano dalla bocca dei pensionati della minima:
Ciao e buona domenica caro amico.
Tomaso
La Costituzione non viene da Dio, non è una verità rivelata.
RispondiEliminaPiù tempo passa dal giorno in cui è stata approvata e più diventa meccanicamente obsoleta. Se leggiamo il codice delle leggi babilonesi a millenni di distanza ne possiamo capire certi principi ispiratori ma la maggior parte risulterà "sbagliata" ai nostri occhi perché appartiene ad un contesto completamente differente dal nostro.
Allo stesso modo una singola legge, che ha un valore molto inferiore alla Costituzione, dipende direttamente dalla percezione che l'uomo comune ha della materia che è oggetto della legge. Un esempio classico sono le leggi inerenti il "costume". Al tempo in cui fu scritta la costituzione esisteva ancora il concetto del "delitto d'onore" e le donne mai si sarebbero sognate di mostrarsi in pubblico nude. Un "omosessuale" era semplicemente un deviato, una aberrazione e a nessuno sarebbe mai venuto in mente l'idea di parificare una coppia omosessuale ad una coppia "nornale".
Il discorso degli stipendi e delle pensioni secondo me non viene inserito nel contesto corretto perché per farlo bisognerebbe rivedere sia il sistema del Pubblico Impiego che da sempre in Italia è un modo per elargire favori e prebende oppure un ammortizzatore sociale, sia il famoso "Stato Sociale", che a partire dagli anni '70 è stato descritto come una questione del tutto metafisica, cioè svincolata dalla prova dei fatti, direttamente collegato al concetto di "diritto" come qualcosa di connaturato all'essere umano.
La conclusione è che non puoi aspettarti che un sistema sia in grado di correggere se stesso. Quindi è ovvio che l'insieme di ideologie fondanti, di prassi consolidate e di apparati che ne sono l'esito, non potrà mai ridefinire i concetto dei "diritti". E' più probabile che la ridefinizione avvenga a seguito di un evento catastrofico, lo stesso tipo di evento che ha generato a suo tempo la Costituzione.